Elezioni suppletive per sostituire i due membri togati del Csm dimissionari, Luigi Spina e Antonio Lepre, rappresentanti della componente dei pm, non sostituibili con i primi dei non eletti, per “voltare pagina, restituendo alla magistratura prestigio e fiducia” incrinati per le vicende delle ultime settimane. E’ questa la decisione del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha indetto le elezioni suppletive per i prossimi 6 e 7 ottobre dopo lo sconquasso generale della magistratura.
Le accuse sono chiare: “. politicizzazione e il correntismo all’interno dell’ordine giudiziario hanno condizionato e condizionano pesantemente l’attività di giurisdizione a tutti i livelli, svilendo il lavoro prezioso che tanti magistrati onesti e corretti svolgono ogni giorno lontano dai riflettori nell’interesse esclusivo della collettività”.
“Si impone dunque una riforma profonda dell’ordinamento giudiziario, per garantire l’imparzialità dei giudici ela parità di condizioni fra accusa e difesa che realizzino finalmente ‘il giusto processo’. Nelle more, l’attuale Csm è gravato da ombre troppo serie per poter svolgere la sua funzione con la necessaria autorevolezza e imparzialità.
Per il Capo dello Stato successivamente sarà impegnato nella necessaria modifica dei criteri di scelta dei membri del Csm. .
“Appare di cristallina evidenza” la “non casualità” della riunione del 9 maggio tra magistrati e politici per discutere della nomina del capo della procura di Roma, e la “preventiva sicura consapevolezza, in capo a tutti i consiglieri presenti della presenza di Luca Lotti”.
Elementi chiarissimi per il procuratore generale della Cassazione Fuzio, secondo il quale la riunione sarebbe stata “perfettamente programmata” e ciascuno dei componenti “sapeva esattamente e preventivamente chi sarebbe intervenuto e di cosa si sarebbe discusso”. E in tale riunione “furono stabiliti accordi e ‘deliberati’ in dettaglio strategie, modalità e tempi della pratica inerente la nomina del futuro procuratore della Repubblica di Roma“.
Il comportamento dei consiglieri “appare certamente idoneo a influenzare in maniera occulta l’attività funzionale dell’Organo di autogoverno, in ragione del dirimente rilievo che, alla programmata riunione in questione, sono stati non solo invitati soggetti completamente estranei all’attività consiliare ma, di più – rileva ancora il pg – ne è stato accettato e recepito il contributo consultivo, organizzativo e decisorio anche in relazione a una pratica (nomina del procuratore della Repubblica di Roma), di diretto e diverso interesse personale per almeno due di essi”.
Le intercettazioni emerse dall’inchiesta di Perugia a carico di Luca Palamara, secondo Fuzio dimostrerebbero tra l’altro “un’attività propalativa” del consigliere Cartoni “ai soggetti estranei, in particolare a Luca Lotti, di fatti e circostanze inerenti i suoi rapporti con il vicepresidente del Csm, nonché la sua specifica funzione di componente della sezione disciplinare”. “E ciò non senza esimersi – sottolinea l’atto – dal rilevare come tali propalazioni abbiano lambito addirittura il segreto della Camera di Consiglio”.
Altra intercettazione riportata nell’atto, Gianluigi Morlini, togato dimissionario, ex presidente della commissione per gli incarichi direttivi, si riferiva, in una riunione con altri consiglieri coinvolti e con Luca Palamara, Luca Lotti e Cosimo Ferri, alla discussione sul voto, che sarebbe avvenuta di lì a qualche giorno, sui candidati per la nomina a procuratore capo di Roma: “Noi – contattiamo Creazzo e gli diciamo… Peppe guarda che qui noi ti possiamo votare ci sono cinque voti nostri e magari un laico ma tu qua perdi, che si fa?”. Morlini in quella circostanza, rileva il pg, “attribuisce a sé stesso l’intenzione di voto in favore del candidato Creazzo, come poi sarebbe avvenuto nella seduta della commissione del 23 maggio successivo”.