Tenta di abusare di una donna russa che faceva il bagno da sola a Catania ,fra gli scogli, ma i Carabinieri lo bloccano mentre aggrediva la vittima

Catania

Un sessantanovenne che ha tentato di abusare di una donna russa, da tempo residente a Catania, che stava facendo il bagno nella scogliera di Aci Castello, è stato arrestato per violenza sessuale dai carabinieri della locale stazione. I militari dell’Arma, intervenuti dopo la segnalazione al 112 di un passante, lo hanno bloccato mentre stava aggredendo la vittima, che si era ribellata e urlava, chiedendo aiuto.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, la donna si era recata ad Aci Castello da sola per un bagno nel mare della scogliera. Quando è uscita dall’acqua, intorno a mezzogiorno, sarebbe stata sorpresa dall’uomo, che, completamente nudo, l’avrebbe scaraventata a terra, gettandosi su di lei e cercando prima di bloccarla e poi di toglierle di dosso il costume da bagno. La vittima, però, nel disperato tentativo di difendersi, ha afferrato un sasso e ha colpito al capo l’aggressore, riuscendo, così, a liberarsi per il tempo sufficiente ad alzarsi e tentare di scappare. Ma l’uomo è riuscito a riafferrarla e ha iniziato a colpirla con schiaffi e pugni.

Proprio in quel momento un passante, notata la scena, ha chiamato il 112. I carabinieri, che erano già in zona, sono arrivati in pochi istanti e, seguendo le urla della vittima, sono riusciti a interrompere l’aggressione, chiedendo l’intervento dei medici del 118.

Operazione antimafia “Mondo Opposto”. 29 arresti per uno spietato ricorso alla violenza ed al pizzo a commercianti ed imprenditori

 

Mafia & anti-mafia in Europe – Centro di Documentazione Europea

 

 Caltanissetta –

I Carabinieri del Comando Provinciale di Caltanissetta hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Caltanissetta, sulla base della richiesta della locale Procura della Repubblica – D.D.A., a carico di 29 soggetti (25 in carcere, 3 agli arresti domiciliari e 1 sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio svolto), gravemente indiziati, a vario titolo, dei delitti di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, favoreggiamento personale, violenza privata, minaccia e  minaccia a pubblico ufficiale, illecita concorrenza con minaccia e violenza, incendio, porto e detenzione di armi e munizionamento, ricettazione e violazione degli obblighi inerenti alla sorveglianza speciale.
L’odierna indagine, avviata dai Carabinieri nel dicembre 2020 e coordinata dalla locale Procura della Repubblica – D.D.A., ha consentito di acquisire un grave quadro indiziario condiviso dal G.I.P. nella suindicata ordinanza restrittiva. Secondo tale provvedimento sussistono gravi indizi per affermare l’esistenza e la piena operatività dell’organizzazione criminale denominata “Cosa Nostra” nel territorio di Niscemi, immortalando un contesto territoriale caratterizzato da uno spietato ricorso alla violenza e all’imposizione del pizzo a commercianti ed imprenditori.

L’attività d’indagine avrebbe consentito di tracciare l’evoluzione strutturale ed operativa della famiglia di Niscemi, identificarne i consociati ed i ruoli da costoro ricoperti. Inoltre dalle indagini sarebbe emersa la disponibilità del gruppo criminale di armi, nonché la commissione di reati da parte di soggetti sottoposti a misure di prevenzione personale.
Sempre secondo l’ordinanza cautelare sussistono gravi indizi, che dovranno essere successivamente confermati dagli ulteriori passaggi processuali, in ordine a:
– l’operatività e lo stretto controllo sul territorio che avrebbe esercitato l’organizzazione, dalla quale emergerebbe la figura di Alberto MUSTO, ritenuto il capo del Mandamento di Gela, sul cui conto sono stati raccolti gravi indizi circa la sua appartenenza al citato sodalizio;
– la presunta esistenza di vincoli di solidarietà tra gli appartenenti alle famiglie, a favore dei quali gli indagati risulterebbero essersi attivati per il sostentamento dei sodali detenuti;
– il tentativo di estorsione in danno di un’attività commerciale del posto con il posizionamento di una bottiglia contenente liquido infiammabile con l’intento di impedire l’apertura dell’attività;
– due estorsioni ai danni di commercianti e imprenditori agricoli, (uno dei quali sarebbe stato costretto a cedere i propri terreni attraverso una finta compravendita e l’altro sarebbe stato vessato per consentire il pascolo di animali nel proprio terreno);
– numerose minacce in danno di imprenditori, che in passato avevano denunciato alcuni componenti del sodalizio (nel corso delle indagini è stato scongiurato – nel mese di gennaio 2023 – l’intento omicida in danno di uno di loro, che in passato aveva denunciato il tentativo di estorsione, );
– una rapina esclusivamente progettata, ai danni di soggetti residenti in Lombardia, presumibilmente collegati alla criminalità e dotati di armi, che avrebbe fruttato circa un milione di Euro (come nel caso del progetto omicida, i propositi sono stati abbandonati a seguito della pressione esercitata dalle Forze dell’Ordine, attraverso controlli e perquisizioni);
– minacce dirette ad appartenenti delle forze di polizia compiute (mediante il collocamento di una testa di maiale dinanzi al portone d’ingresso dell’abitazione o programmate (mediante l’esecuzione di un danneggiamento con liquido infiammabile dell’autovettura e, a gennaio 2023, mediante l’esplosione di colpi d’arma da fuoco all’indirizzo dell’abitazione).
Tra i soggetti colpiti dalla misura cautelare figurano un poliziotto in pensione (agli arresti domiciliari per concorso esterno in associazione mafiosa) e un carabiniere in servizio (sospeso dall’esercizio del pubblico ufficio per la durata di un anno per il reato di favoreggiamento aggravato).
L’operazione odierna è sintomatica di un ritorno della criminalità organizzata a una mentalità di almeno 30 anni fa (chi denuncia deve essere punito). Rispetto ad anni addietro sicuramente la grossa differenza è data dal fatto che le Istituzioni sono presenti, che lo Stato c’è, e l’odierna operazione, effettuata in tempi stretti e chirurgici, ne è la prova concreta.

 

Aci Sant’Antonio celebrerà g28 alla Villa comunale la giornata contro la violenza.

Caruso: “Un  evento per esprimere un dissenso generale”Si celebrerà domenica 28 novembre presso la Villa Comunale, a partire dalle 09.30,  la giornata contro la violenza.Allacciandosi idealmente al 25 novembre, quando ad essere celebrata è la ‘Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne’, quella del 28 novembre ad Aci Sant’Antonio vuole essere una giornata nel corso della quale ad essere ricordate sono le vittime di ogni forma di violenza, e grazie alla quale porre sotto la lente di ingrandimento le azioni per mezzo delle quali mettere all’angolo ogni protagonista di atti violenti.La gentilezza, le forme di educazione, le forme di inclusione, la cultura, l’arte saranno al centro della giornata, durante la quale verranno installate e tinteggiate due casette-libro, verranno messe a dimora delle piante e sarà ridipinta di rosso la panchina già al centro delle giornate contro la violenza di genere.Alla presenza di Giovanna Zizzo, madre della piccola Laura Russo uccisa dal padre il 22 agosto del 2014 e ideatrice della panchina rossa, saranno protagonisti, tra gli altri, soprattutto i ragazzi del Centro ‘Autos’, un centro diurno per persone con autismo, che affiancheranno l’iniziativa comunale insieme a quella straordinaria realtà che è ‘Maggiu Sicilianu’, il progetto volto a dare un aiuto concreto alla donne vittime di violenza tramite l’offerta di un alloggio in un luogosicuro e l’affiancamento in un percorso di vera e propria rinascita.Abbiamo voluto lavorare ad un evento per esprimere un dissenso generale contro la violenza, a partire da quella di genere e fino alle sue forme meno dibattute – ha spiegato il Sindaco, Santo Caruso – e per questo ringrazio tutti quelli che hanno lavorato e stanno lavorando per dare questo segnale forte. Bisogna togliere spazio alla violenza, permettere a chi ne è vittima di riconquistare la libertà sottratta, e per farlo è necessario mettere l’accento su alcuni degli aspetti più importanti del quotidiano, dalle forme di inclusione alle sfaccettature della cultura”.

 

NAPOLI: UCCISA DAL FRATELLO CHE NON SOPPORTAVA LA RELAZIONE GAY

 

Napoli. Speronata dal fratello perché ha una relazione con ragazza trans,  cade da scooter e muore - Rai News

Foto Sud Libertà

ACERRA (NAPOLI)

Non sopportava la relazione particolare di sua sorella con altra ragazza gay. Così l’altra notte  Antonio Gaglione, 25 anni,  inforca lo scooter e decide  di seguire le due giovani in moto dirette da Caivano ad Acerra (Napoli) per dare loro -dirà poi agli inquirenti una lezione da ricordare.     Antonio Gaglione per fermare sua sorella Maria Paola in moto la tampona rovinandola insieme all’altra ragazza fuori strada

Volevo darle lezione, era infettata" e uccide la sorella per relazione con  ragazzo trans | L'HuffPost

Imprevisto in agguato: Maria Paola-la sorella- sbatte la testa  contro un tubo e perde la vita  mentre la fidanzata rimane ferita, ancora sanguinante per terra,  anche picchiata dal fratello della vittima…  Il giovane violento viene arrestato dai  carabinieri. della caserma di Acerra. La ragazza ferita è stata portata in una clinica della zona, le sue condizioni non sarebbero gravi.

 Antonio Gaglione ha perso la sorella ed  è ora in carcere per omicidio e violenza privata aggravata da omofobia.

 

Napoli, uccide la sorella perché gay facendola cadere dallo scooter |  Notizie Oggi 24

In Sicilia primato denunce di stalking, 35 ogni 100 mila abitanti

 

#TUNONSEISOLA, IL FILO CHE UNISCE LA RETE
LUNEDÌ VIA ALLA SETTIMANA SICILIANA CONTRO IL FEMMINICIDIO

 

 

Il 25 novembre alle ore 9.00, binario 1 Stazione Centrale di Catania, partenza del treno contro la violenza sulle donne; ore 12.38 arri

 

 

Il 25 novembre alle ore 9.00, binario 1 Stazione Centrale di Catania, partenza del treno contro la violenza sulle donne; ore 12.38 arri

vo a Palermo per piantumare l’albero del ricordo

Ogni tre giorni in Italia muore una donna per mano di un uomo violento. Nel 2019, in Sicilia, sono state uccise sette donne dai loro compagni, fidanzati, mariti. E secondo l’ultimo Rapporto Eures 2019, l’Isola ha il primato per denunce di stalking (35 ogni 100mila abitanti), con 10 punti percentuali in più rispetto alla media nazionale del 24,6: dati che rivelano la dimensione di un problema che spesso degenera in violenza di genere. Con l’hashtag #tunonseisola e con un filo rosso, ’assessorato alla famiglia e alle Politiche Sociali della Regione Siciliana con l’Ufficio della Consigliera di Parità, hanno deciso di lanciare un messaggio forte per affrontare la battaglia contro un fenomeno ormai diventato strutturale: il femminicidio. Una settimana di eventi, ideati per ricordare Anna Maria, Alessandra, Nicoletta, Loredana, Alice, Elvira e Rosalia, per sensibilizzare l’opinione pubblica e promuovere un nuovo strumento digitale a sostegno delle vittime.

Primo appuntamento lunedì 25 novembre alle ore 9.00 presso il binario 1 della Stazione Centrale di Catania: in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne e alla presenza del presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, partirà il treno speciale #tunonseisola diretto verso Palermo, grazie al patrocinio di Rete ferroviaria italiana e Trenitalia. Saliranno a bordo amministratori di enti locali, donne attive della società civile, imprenditori, artisti, docenti e studenti per un viaggio che percorre le tappe obbligatorie per contrastare il femminicidio: il coraggio, la denuncia, la sensibilizzazione dell’opinione pubblica, la costruzione di una rete che metta insieme sinergicamente istituzioni, associazioni e cittadini. All’arrivo presso la Stazione centrale di Palermo (ore 12.38) si terrà una cerimonia solenne in memoria delle vittime siciliane, con un momento di preghiera e la piantumazione dell’Albero del Ricordo.

«Per portare a conoscenza della vittima, una donna in pericolo, le informazioni utili per trovare immediato sostegno – spiega l’assessore regionale Antonio Scavone – abbiamo realizzato un QR Code che rimanda a una pagina web dove sono presenti tutti i CAV (Centro Antiviolenza) siciliani. La Settimana #tunonseisola, che presenteremo lunedì mattina – prima alla Stazione di Catania e poi all’arrivo a Palermo – è accompagnata da una serie di misure e iniziative legislative che abbiamo messo a punto in questi mesi. Dal 2000 a oggi le donne uccise in Italia sono 3.230, di cui 2.355 in ambito familiare e 1.564 per mano del proprio coniuge o ex partner: dobbiamo agire per arrestare quest’onda che sta travolgendo la società».

«Abbiamo voluto creare una campagna di sensibilizzazione partendo proprio da un messaggio positivo di fiducia e ottimismo – sottolinea la Consigliera di Parità della Regione Siciliana Margherita Ferro – c’è sempre qualcuno che ti può aiutare, che tende la mano, e in questo caso sono le istituzioni che si avvicinano per creare un contesto di fiducia e offrire tutti gli strumenti per consentire a chi subisce violenza di liberarsi dalla morsa psicologica e fisica del suo aggressore. Il “filrouge” è il leitmotiv che abbiamo scelto per accompagnare il progetto: il filo – nella sua accezione più negativa – può intrappolare come una ragnatela; il filo può essere utilizzato per legare, stringere, annodare, bloccare, trattenere, dividere. Ma il “filo” del nostro progetto unisce, racconta la “RETE” creata per sostenere le donne; è il filo che ci lega alla vita; il filo della matassa che conduce a una risoluzione del problema; è il nodo che si scioglie e si libera; il filo che orienta e che diventa guida per ritrovare la strada perduta».

 

RAGUSA, LA MADRE UCCISA CON VIOLENZA ED ATROCITA’ DAL FIGLIO: EMESSO OGGI L’ORDINE DI CUSTODIA IN CARCERE

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Raccolte le prove ,i carabinieri di Ragusa hanno eseguito stamane un provvedimento cautelare in carcere emesso dall’Autorità Giudiziaria nei confronti di un 48enne accusato dell’omicidio della madre al culmine di una lite per futili motivi, L’anziana donna era stata colpita ripetutamente con violenza a mani nude dal figlio. Ricoverata in ospedale in condizioni traumatiche, la vittima spirò dopo venti giorni di agonia.

Il presunto omicida è Carmelo Chessari, 48 anni, con precedenti penali per spaccio di droga. L’aggressione risale all’aprile scorso quando la madre del pregiudicato, Santa Trovato, venne ricoverata in ospedale a Ragusa con gravi ferite e tumefazioni provocate secondo i medici da una serie di pugni.

L’anziana donna morì dopo una lunga agonia durata venti giorni. I sospetti si concentrarono subito sul figlio, che fu indagato, ma solo oggi, in seguito ad alcuni esami e riscontri effettuati dagli inquirenti che inchioderebbero Chiessari, prove raccolte,è stato possibile emettere un ordine di custodia cautelare in carcere .

Conte non stringa la mano al principe Mohammad bin Salman, “l’assassino-del giornalista Khashoggi”

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di  R.Lanza

Quando si uccide un giornalista viene una fitta al cuore. Si pensa subito che un giorno, se si pubblicano verità scomode potrà capitare anche a Te.Ma il fatto più grave è il silenzio misto al terrore che si vuole imporre per impedire la pubblicazione di articoli e servizi.

Vi  sono delitti di giornalisti che sembrano passare inosservati: ricorderemo il Messico dove sono stati uccisi 47 giornalisti, 4 scomparsi e un totale di 2.502 aggrediti nel corso del loro mandato.

«Hanno tolto loro la parola e la voce. I fogli sono rimasti in bianco e il rumore è diventato silenzio».

La violenza e le intimidazioni possono mettere a tacere chi cerca la verità, generando paura e autocensura. Mettere in silenzio un giornalista e chiudergli la bocca equivale a non fargli fare il proprio mestiere, significa negare il diritto di tutti al sapere e alla verità.

I  continui attacchi alla libertà di espressione hanno tolto la parola a centinaia di giornalisti. Molti hanno iniziato a firmare in “anonimo”, hanno rinunciato ai loro nomi per continuare a fare informazione. Alcuni media, invece, hanno smesso di raccontare cosa accade.

In alcuni Stati, come a Tamaulipas, nella parte nord-orientale del Messico, il silenzio è diventato uno stile di vita per i giornalisti.

Veracruz resta invece lo Stato più pericoloso al mondo per fare giornalismo: la maggior parte dei cronisti hanno dovuto andare via per salvaguardare la propria vita.  Altri delitti sollevano clamore perchè ad ordinarne l’uccisione si pensa sia proprio il detentore del potere assoluto o il suo ambito. Ci riferiamo alla vicenda del giornalista Khashoggi

La scomparsa/uccisione del giornalista Jamal Khashoggi del ‘Washington Post      ricorre oggi due Ottobre.   Giornalista tra le voci più critiche della monarchia saudita e in particolare dell’erede al trono Mohammad bin Salman..(nella foto d’Archivio sopra a sn).quasi certamente ,secondo gli Stati Uniti, il probabile mandante dell’assassinio del coraggioso giornalista.
Le autorità turche denunciarono che Khashoggi era stato ucciso e fatto a pezzi da un commando di 15 sauditi partito appositamente da Riad a bordo di due jet privati. In un primo momento il governo saudita negò ogni responsabilità e di essere a conoscenza delle sorti del giornalista, ma poi ammise che Khashoggi era stato ucciso in un’operazione “non autorizzata”.

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L’omicidio scatenò la condanna della comunità internazionale.   Adesso il ricordo e la notizia di quel tremendo fatto di sangue per far tacere le verità scomode riappare in tutta la sua impunità del potere. Su forte impulso turco le Nazioni Unite aprirono un’inchiesta con alla guida la relatrice speciale sulle esecuzioni extragiudiziarie, sommarie o arbitrarie, Agnes Callamard. L’inchiesta, osteggiata dai sauditi, stabilì che il giornalista era stato vittima di un'”esecuzione premeditata”, sostenendo che c’erano prove “sufficienti” e “credibili” che collegavano Mbs – l’acronimo con il quale il principe della corona è noto in Occidente – all’omicidio. L’uccisione di Khashoggi resta una ferita aperta. “E’ un dolore che cambia forma con me”, ha raccontato Hatice, che ha promesso di mantenere viva la sua memoria e oggi sarà ad Istanbul davanti al consolato per una commemorazioneIl suo corpo non è stato mai ritrovato e non c’è ancora un colpevole.

messico giornalisti uccisione
 Tanti giornalisti uccisi nel mondo, messi in silenzio per negare il diritto di tutti  al sapere e alla verità
 “Un piccolo passo avanti è stato fatto di recente da Mbs nel corso di interviste ai media statunitensi. Per la prima volta l’erede al trono – si è assunto la piena responsabilità del l’omicidio  “dal momento che sono tra i leader dell’Arabia Saudita ed è stato commesso da individui che lavoravano per il governo saudita”. Ma il principe ha negato di aver ordinato l’omicidio di Khashoggi. Mbs considerava il giornalista, nato nel 1958 a Medina e un tempo vicino alla famiglia reale prima di andare in auto-esilio negli Usa, una voce sgradita che danneggiava la sua immagine di riformista all’estero. Il ‘New York Times’ scrisse che nel 2017 il principe, rivolgendosi a uno dei suoi consiglieri, disse che avrebbe usato una “pallottola” contro Khashoggi se non fosse tornato in Arabia Saudita e fermato le critiche al governo. Alcuni media statunitensi riferirono che, dopo l’omicidio, Mbs definì il giornalista un “pericoloso islamista” nel corso di una telefonata con il genero di Trump, Jared Kushner, e con l’ex consigliere del presidente, John Bolton.

Khashoggi, un tempo consigliere per i media dell’ex capo dell’intelligence ed ex ambasciatore negli Stati Uniti, il principe Turki bin Faisal, era diventato molto scomodo da quando iniziò a criticare le autorità del suo Paese per la condizione delle donne e la censura imposta alla stampa. Denunciava  le politiche di Mbs e in particolare la  decisione di intervenire in Yemen. Criticò vibratamente gli arresti di alcuni intellettuali affermando  che la situazione in Arabia Saudita “ora è insostenibile”.

La reazione di Riad al suo omicidio, di cui sono stati pubblicati particolari agghiaccianti, è stata controversa.Si susseguirono “tante verità”.Lo stesso Mbs, pochi giorni dopo la sua scomparsa, dichiarò che il giornalista aveva lasciato il consolato “pochi minuti o un’ora dopo” essere entrato. Il 20 ottobre il procuratore generale del regno del Golfo dichiarò che Khashoggi era stato ucciso in una zuffa e che 18 sauditi erano stati arrestati, mentre cinque giorni dopo sostenne che l’omicidio era stato “premeditato”. A novembre, il suo vice, Shaalan al-Shaalan, disse che Khashoggi era stato ucciso dopo che erano falliti i negoziati per il suo ritorno in patria, aggiungendo che Khashoggi morì per un’iniezione letale e che il suo corpo venne smembrato e portato via dal consolato.

Si apprende anche che oggi 11 persone sono a processo per l’omicidio e la Procura ha chiesto la pena di morte per cinque imputati. Tra loro un medico forense, Salah al-Tubaigy, e una delle guardie del corpo di Mbs, Maher Abdulaziz Mutreb. Ma il procedimento si sta svolgendo a porte chiuse e i pochi diplomatici che hanno assistito alle udienze hanno mantenuto un rigido silenzio ” 

CONTE, NON STRINGA LA MANO AL PRINCIPE MOHAMMAD BIN SALMAN

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Fin qui le notizie d’Agenzia.  Noi aggiungiamo che il feroce assassinio richiede anche una presa di posizione politica sia da parte dell’Italia che dai Paesi della Comunità europea: il principe Mohammad .bin Salman non può affiancare negli incontri internazionali il nostro Premier Giuseppe Conte o i ministri italiani e posare per la foto ricordo. Secondo la Cia e per motivi logistici viste le vibrate critiche del giornalista fatto a pezzi,  Mohammad  è l’assassino dello scrittore, impunito perchè  detiene il potere nel suo Paese dove non si sa cosa voglia dire la parola “verità”, deve essere assolutamente isolato.  I personaggi del processo sono secondari rispetto alla figura dominante e di primo piano politico del principe “mandante del delitto”.

Ad un probabile assassino, detentore del potere assoluto ,ci rivolgiamo al nostro Presidente Giuseppe Conte che riesce a comprendere i confini del bene e del male,  non si stringe la mano neppure per convenienza diplomatica e politica.  Gli assassini devono essere lasciati soli  a specchiarsi con la loro coscienza.

I SACRAMENTI DEL POTERE

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Mozione di sfiducia al governo presentata stamane dalla Lega

 

di  Raffaele Lanza

 

La Lega presenta una mozione di sfiducia al governo Conte Si assume così la responsabilità politica di una operazione avventurosa che trascina il Paese a nuove elezioni e a far credere alla favola che il Paese sotto la guida di Salvini avrà una migliore vivibilità.  Non comprendiamo perchè il leader del Carroccio non abbia preventivato all’inizio quel che era prevedibile, cioè non proporre l’alleanza al M5S. 

L’interrogativo che queste azioni politiche  pongono è questo : può esistere una forma di potere politico orientato al perseguimento del bene comune, che non conduca alla corruzione chi lo detiene, che non si basi sulla forza e sulla mistificazione, che non si limiti a eternare se stesso? Matteo Salvini ha appena dichiarato che si candida premier, Zingaretti leader del Pd si dichiara pronto e certo che la sfida stavolta la vincerà proprio il partito democratico che non ha partecipato al grande subbuglio. Altri partiti sognano di allearsi con i futuri potenti.

Ma  il potere in Italia sembra  per sua natura contaminato e perverso amorale, interessato solo alla propria autoconservazione, sordo infatti agli insegnamenti della morale, finalizzato a soddisfare unicamente i bisogni e i desideri di chi lo detiene Perchè dunque firmare quel Contratto tra i due leader quando ci accorgiamo che non c’è rispetto l’uno dell’altro? 

Possibile che tutti i morti nel Mediterraneo e i disperati sul barconi che invocavano aiuto, soccorso immediato sollevano adesso solo indifferenza agli italiani’ ?      Possibile che gli appelli di Papa Francesco di aprire le porte ai più bisognosi siano caduti nel vuoto?

Ma che popolo siamo?       Un gregge che cura solo gli interessi economici, fiscali, circoscritti al proprio nucleo familiare e nulla più?

 Ricoprire un ruolo di responsabilità al vertice della piramide sociale, significa soddisfare i bisogni primari della società e non il dominio sulle persone e sulle cose. Quest’ultimo, invece, sembra essere il modo di intendere il potere da parte della nostra  classe politica.

C’è  un pessimo uso del potere sino a farsene accecare. Il suo abuso-un ministro che chiacchera nelle piazze e non apre un solo foglio, a Palazzo Chigi,  dell’analisi negativa del Ministero competente sulla Tav, è un fatto gravissimo perché distrugge una comunità trasformando i cittadini in sudditi,  oggetto di inganno, mettendoli nella condizione di narcotizzare la gente , e quindi di non poter giudicare con cognizione di causa.

La gente applaude ma apprezza in realtà  solo una dialettica- come quella del Ministro dell’Interno -tipicamente “familiare” e popolare       Il marciume doveva ancora essere eliminato del tutto. Il Ministro dell’interno lo sapeva benissimo così come si sa che il nostro Paese corre ora il rischio dell’aumento Iva e una spesa ancor più elevata per ogni famiglia. Le macchie restano . Esempi clamorosi: quella dei i Benetton e Atlantia la cui “concessione è stata rinnovata per anni da Governi di destra e di sinistra come se fosse un atto dovuto. Ora arriva-coro unanime di chi aveva manifestato l’impegno di smantellare un sistema corrotto ( manutenzione del Ponte Morandi mai attuata per oltre 25 anni, ha avvertito la Procura di Genova) l’ultimo soccorso chirurgico e tempestivo per i soliti poteri,…. Un sabotaggio alla procedura di revoca- inequivocabile un comunicato del Movimento di replica alla Lega – degno della  politica ammuffita che, in questi anni, ha regalato con i milioni delle tasse dei cittadini concessioni imbarazzanti a chi doveva fare manutenzioni e investimenti, ma ha lasciato in uno stato vergognoso le nostre Autostrade.  Un’assicurazione per una lunga vita a chi doveva fare il proprio dovere, garantendo le manutenzioni sul Ponte Morandi, che invece è crollato il 14 agosto 2018 spezzando 43 vite e 43 famiglie”

     Anche l’abuso dell’informazione pressante , faziosa contro chi si ha l’intenzione di far cadere in ogni caso,mina alla radice la fiducia dei cittadini senza la quale non si possono avere   relazioni politiche in una società fondata sul diritto. Ciò spiega l’astensionismo e il perchè la popolazione non si reca più alle urne.   

 Il potere che opera d’arbitrio non è più potere politico ma é dominio e dunque “violenza pura” che fa di chi lo subisce un oppresso a tutti gli effetti. 

Con tali peculiarità il potere diventa arbitrio, discrezione nella mani dei protagonisti e detentori di poltrone ministeriali, strumento di privilegio.  In Italia il potere politico è sempre più oscuro e ora ancor più meschino .. Forse anche infame non è esagerato dirlo.  Diceva Pasolini: nulla è più anarchico del potere, il potere fa praticamente ciò che vuole. Questo è un rischio enorme che la società contemporanea sta correndo

 Ecco il testo depositato stamane dai leghisti : “Visto l’articolo 94 della Costituzione e visto l’articolo 161 del Regolamento del Senato della Repubblica”   -Visto che  “L’esame in aula delle mozioni riguardanti la Tav ha suggellato una situazione di forti differenze di vedute, tra le due forze di maggioranza, su un tema fondamentale per la crescita del paese come lo sviluppo delle infrastrutture”. La Lega ricorda come sul tema dell’alta velocità “si è verificata la situazione paradossale che ha visto due membri del governo presenti esprimere due pareri contrastanti”.

 

“il presidente del Consiglio non era presente in aula, nel momento delle votazioni sulle citate mozioni, per ribadire l’indirizzo favorevole alla realizzazione dell’opera che egli stesso aveva dichiarato pochi giorni prima nell’altro ramo del Parlamento”, sottolinea il testo a prima firma di Massimiliano Romeo, capogruppo al Senato del Carroccio. “Le stesse divergenze si sono registrate su altri temi prioritari dell’agenda di governo quali la giustizia, l’autonomia e le misure della prossima manovra economica“.

 

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Adrano: molestano coppia di fidanzati. Identificato e fermato il gruppo

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Tre giovani, due di 24 anni e uno di 21, sono stati fermati dalla polizia ad Adrano per tentata violenza sessuale di gruppo. La notte dello scorso 13 luglio avrebbero bloccato, con un’auto e ciclomotori, una coppia di fidanzati  rivolgendo  espressioni volgari a sfondo sessuale alla ragazza. Immediata la reazione del  fidanzato  che è stato aggredito e picchiato.

Il gruppo si allontanava. I due fidanzati hanno hanno telefonato alla sala operativa del commissariato di polizia. Le indagini hanno permesso l’identificazione dei tre che sono stati fermati e condotti in carcere. Finisce qui la storia dei giovani arrestati.Adesso per loro inizia un’altra storia: quella giudiziaria.

La Procura di Catania ha chiesto infatti  la convalida del provvedimento e il Gip, dopo l’interrogatorio di garanzia, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per uno di loro e disposto gli arresti domiciliari per gli altri due.

Codice Rosso, è legge, le indagini saranno più veloci, punito il “Reverge porn”, la condivisione on line

Oggi il Codice Rosso, fortemente voluto dal governo Conte – come lo stesso afferma-  , è legge dello Stato” .

Uno strumento pensato per aiutare le tante donne che quotidianamente sono minacciate, perseguitate, stalkerizzate, sottoposte a violenze fisiche o psicologiche da ex compagni o mariti, talvolta semplicemente da conoscenti”. “I dati parlano di una vittima ogni 72 ore e ci restituiscono l’immagine di un Paese nel quale, evidentemente, il problema della violenza contro le donne è prima di tutto culturale. Ed è lì che bisogna intervenire, a fondo e con convinzione, per cambiare davvero le cose. Grazie anche al supporto fondamentale delle associazioni che da anni si impegnano per combattere contro la violenza di genere, abbiamo studiato e messo a punto ogni strumento che consentirà di offrire a chi chiede aiuto una rete efficace di protezione che si attiverà da subito”, aggiunge Conte. “Il Codice Rosso,aggiunge Conte,  a cui hanno lavorato i ministri Giulia Bongiorno e Alfonso Bonafede, che ringrazio, è un modo per non far sentire queste donne sole e indifese. Non è la soluzione definitiva, e ne siamo consapevoli. Ma è un primo importante passo, che mi rende orgoglioso, nella direzione della rivoluzione culturale di cui il nostro Paese ha fortemente bisogno“.

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Procedimenti penali più veloci per prevenire e combattere la violenza di genere. Il Codice Rosso, definitivamente approvato dal Senato, non punta solo su un generalizzato inasprimento delle pene per combattere il dilagare di violenze, maltrattamenti e femminicidi, ma agisce sul ‘fattore tempo’ come elemento determinante per scongiurare l’esito irreparabile che, ormai con cadenza quotidiana, viene riportato dalle cronache. La maggioranza sbandiera il risultato raggiunto a palazzo Madama, mentre l’opposizione ne contesta gli effetti positivi annunciati, perché è una legge a costo zero e non stanzia risorse.

Il testo si compone di 21 articoli che, come fa notare una relazione del Servizio Studi del Senato, “individuano un catalogo di reati attraverso i quali si esercita la violenza domestica e di genere e, in relazione a queste fattispecie, interviene sul codice di procedura penale al fine di velocizzare l’instaurazione del procedimento penale e, conseguentemente, accelerare l’eventuale adozione di provvedimenti di protezione delle vittime”. Il provvedimento incide sul codice penale per inasprire le pene per alcuni dei citati delitti, per rimodulare alcune aggravanti e per introdurre nuove fattispecie di reato.

VELOCIZZAZIONE DELLE INDAGINI E DEI PROCEDIMENTI GIUDIZIARI – Gli articoli da 1 a 3 del ddl intervengono sul codice penale prevedendo, a fronte di notizie di reato sui delitti di violenza domestica e di genere che la polizia giudiziaria, acquisita la notizia di reato, riferisca immediatamente al pubblico ministero, anche in forma orale. Alla comunicazione orale seguirà senza ritardo quella scritta. Il pubblico ministero, entro 3 giorni dall’iscrizione della notizia di reato, assume informazioni dalla persona offesa o da chi ha denunciato i fatti di reato e nel caso scattano le indagini di polizia giudiziaria.

DIVIETO DI AVVICINAMENTO RAFFORZATO – Le norme in vigore che disciplinano il reato di violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, vengono rafforzate e punite con la reclusione da sei mesi a tre anni per chiunque violi gli obblighi o i divieti previsti dall’autorità giudiziaria.

PUNITO IL MATRIMONIO FORZATO Una delle innovazioni introdotte dal Codice Rosso è l’articolo che punisce, con la reclusione da uno a 5 anni, il delitto di costrizione o induzione al matrimonio che colpisce chi “con violenza o minaccia costringe una persona a contrarre vincolo di natura personale o un’unione civile”, approfittando delle condizioni di vulnerabilità o di inferiorità psichica o di necessità di una persona. La disposizione, vista la dimensione ultranazionale del fenomeno da colpire, stabilisce che il reato sia punito anche quando il fatto è commesso all’estero da cittadino italiano o da straniero residente in Italia.

PENE AGGRAVATE IN CASO DI MATRIMONIO FORZATO DI MINORI – Il nuovo articolo contiene le circostanze aggravanti del reato di matrimonio forzato: la pena è aumentata se i fatti sono commessi ai danni di un minore di 18 anni é aumentata da 2 a 7 anni se viene colpito un minore sotto i 14. Si vogliono così contrastare, in attesa di una legge organica, il fenomeno delle spose-bambine e dei matrimoni precoci e forzati.

PIU’ RISORSE PER ORFANI DEL FEMMINICIDIO – Sul fronte delle risorse, la legge recepisce il finanziamento di 7 mln a partire dal 2020, già previsto nella Legge di Bilancio.

MALTRATTAMENTI E ATTI PERSECUTORI – L’articolo 9 interviene sui delitti di maltrattamenti contro familiari e conviventi e di atti persecutori, elevando la pena minima a 3 anni, fino a una massima di sette; se dal fatto deriva una lesione personale grave, si applica la reclusione da 4 a 9 anni; con una lesione gravissima, la reclusione da 7 a 15 anni. I caso di morte la morte, la reclusione raddoppia da 12 a 24 anni. La fattispecie viene ulteriormente aggravata quando il delitto di maltrattamenti è commesso in presenza o in danno di minore, di donna in stato di gravidanza o di persona con disabilità.

REVENGE PORN, PUNITO ANCHE CHI CONDIVIDE IMMAGINI La lotta al revenge porn è un altro aspetto innovativo della legge, che punisce chi realizza e diffonde immagini o video privati, sessualmente espliciti, senza il consenso delle persone rappresentate per danneggiarle a scopo di vendetta o di rivalsa personale. Punito anche chi ‘condivide’ le immagini on line. Il reato viene punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro 5.000 a euro 15.000 e prevede una serie di aggravanti nel caso, a esempio, se il reato di pubblicazione illecita è commesso dal coniuge, anche separato o divorziato o da una persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa.

ERGASTOLO PER OMICIDIO AGGRAVATO – L’articolo 11 modifica il codice penale intervenendo sull’omicidio aggravato dalle relazioni personali, di cui all’art. 577 c.p., per estendere il campo d’applicazione delle aggravanti consentendo l’applicazione dell’ergastolo anche in caso di relazione affettiva senza stabile convivenza o di stabile convivenza non connotata da relazione affettiva.

DA 8 A 14 ANNI DI CARCERE – A chi causa lesioni permanenti personali gravissime, come la deformazione o lo sfregio permanente del viso. La cronaca riporta ormai decine di casi di donne rimaste irreparabilmente offese per essere state colpite al volto dall’acido corrosivo lanciato da uomini che non si erano rassegnati all’interruzione del matrimonio o di una relazione sentimentale.

VIOLENZA SESSUALE, FINO A 24 ANNI DI RECLUSIONE – L’articolo 13 inasprisce le pene per i delitti di violenza sessuale che, in caso di violenza su un minore di dieci anni, parte de un minimo di 12 fino a un massimo di 24 anni di reclusione.

 – E’ prevista la possibilità per i condannati per delitti sessuali in danno di minori, di sottoporsi a un trattamento psicologico con finalità di recupero e di sostegno, suscettibile di valutazione ai fini della concessione dei benefici penitenziari.

 – La legge stabilisce l’attivazione di specifici corsi di formazione per il personale della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri e della Polizia penitenziaria “in relazione alla prevenzione e al perseguimento dei reati di violenza domestica e di genere”.