Papa Francesco ” Dio apparecchia per tutti, nessuno è escluso”

Papa Francesco stupisce con l'enciclica verde Laudato si'

Oggi all’Angelus Papa Francesco ricorda che  per due volte i servi del re vengono mandati a chiamare gli invitati “ma questi rifiutano, non vogliono andare alla festa, perché hanno altro a cui pensare: i campi e gli affari”. Francesco commenta:

Tante volte anche noi anteponiamo i nostri interessi e le cose materiali al Signore che ci chiama. Ma il re della parabola non vuole che la sala resti vuota, perché desidera donare i tesori del suo regno.

Nella casa di Dio “nessuno è escluso”

Il Signore non si arrende al rifiuto e anzi allarga l’invito anche ai più lontani, “senza escludere nessuno”, perchè “nessuno è escluso dalla casa di Dio”. I servi escono dalla città e raggiungono le strade di campagna, i luoghi “dove la vita è precaria”. Ad accettare l’invito sono dunque gli “esclusi”, “coloro che non erano mai sembrati degni di partecipare a una festa”.

Anzi: il padrone, il re, dice ai messaggeri: “Chiamate tutti, buoni e cattivi. Tutti!”. Dio chiama i cattivi, pure. “No, io sono cattivo, ne ho fatte tante …”. Ti chiama: “Vieni, vieni, vieni!”. E Gesù andava a pranzo con i pubblicani, che erano i peccatori pubblici, lì, erano i cattivi … Gesù, Dio non ha paura della nostra anima ferita da tante cattiverie, perché ci ama, ci invita.

Il  Vangelo non è riservato a pochi

Come il Signore anche la Chiesa, afferma Papa Francesco, “è chiamata a raggiungere i crocicchi odierni, cioè le periferie geografiche ed esistenziali dell’umanità”, tutti quei luoghi dove vivono “brandelli di umanità senza speranza”. E prosegue.

Si tratta di non adagiarsi sui comodi e abituali modi di evangelizzazione e di testimonianza della carità, ma di aprire le porte del nostro cuore e delle nostre comunità a tutti, perché il Vangelo non è riservato a pochi eletti. Anche quanti stanno ai margini, perfino coloro che sono respinti e disprezzati dalla società, sono considerati da Dio degni del suo amore.   

Il Pontefice confida che ieri sera è riuscito a parlare al telefono con un anziano sacerdote italiano, da anni missionario in Brasile accanto agli esclusi e ai poveri e che ora vive nella pace la sua vecchiaia. “Ha bruciato la sua vita con i poveri – dice il Papa-. Questa è la nostra Madre Chiesa, questo è il messaggero di Dio che va agli incroci dei cammini”.

Dio dunque apparecchia per tutti, ma pone ai suoi invitati una condizione, quella di indossare l’abito nuziale, ai tempi di Gesù una specie di mantellina che ogni invitato riceveva in dono all’entrata. Tra i seduti al banchetto della parabola uno non la indossa: rifiutando il dono si è escluso da solo e il re non può che gettarlo fuori.

Quest’uomo ha accolto l’invito, ma poi ha deciso che esso non significava nulla per lui: era una persona autosufficiente, non aveva alcun desiderio di cambiare o di lasciare che il Signore lo aiutasse. Questa mantellina, l’abito nuziale simboleggia la misericordia che Dio ci dona gratuitamente. La grazia. L’invito di Dio, anche che ti porti Dio alla festa, è una grazia. Senza grazia tu non puoi fare un passo nella vita cristiana. Tutto è grazia. Non basta accettare l’invito a seguire il Signore, occorre essere disponibili a un cammino di conversione, che cambia il cuore.

Occorre avere vedute larghe, non ristrette

La misericordia di Dio è un dono del suo amore, afferma Francesco, è la grazia che va accolta “con stupore e con gioia”. Il Papa conclude rivolgendo una preghiera a Maria Santissima perché aiuti tutti noi a fare come i servi della parabola, ad “uscire dai nostri schemi e dalle nostre vedute ristrette” per annunciare a tutti l’amore gratuito del Signore.

Papa Francesco: “Il Vangelo cambia il mondo e i cuori….”

 

 Papa Francesco oggi all’Angelus si sofferma sulla missione pubblica di Gesù.  Galilea, “una terra di periferia rispetto a Gerusalemme, e guardata con sospetto per la mescolanza con i pagani”, Gesù comincia la sua predicazione e pronuncia queste parole: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”.

Credere nella Parola di Gesù: il Vangelo che cambia il mondo e i cuori

Questo annuncio, sottolinea il Papa, “è come un potente fascio di luce che attraversa le tenebre”. “

Tante volte risulta impossibile cambiare vita, abbandonare la strada dell’egoismo, del male, abbandonare la strada del peccato perché si incentra l’impegno di conversione solo su sé stessi e sulle proprie forze, e non su Cristo e il suo Spirito. Ma la nostra adesione al Signore non può ridursi ad uno sforzo personale, no. Credere questo anche sarebbe un peccato di superbia. La nostra adesione al Signore non può ridursi ad uno sforzo personale, deve invece esprimersi in un’apertura fiduciosa del cuore e della mente per accogliere la Buona Notizia di Gesù. È questa – la Parola di Gesù, la Buona Notizia di Gesù, il Vangelo – che cambia il mondo e i cuori! Siamo chiamati, pertanto, a fidarci della parola di Cristo, ad aprirci alla misericordia del Padre e lasciarci trasformare dalla grazia dello Spirito Santo.

Mettersi al servizio di Dio

È da qui, ricorda il Santo Padre, che comincia “un vero percorso di conversione. Proprio come è capitato ai primi discepoli”:

L’incontro con il Maestro divino, col suo sguardo, con la sua parola ha dato loro la spinta a seguirlo, a cambiare vita mettendosi concretamente al servizio del Regno di Dio.

Speranza al mondo
Tutti – conclude Francesco – sono chiamati ad essere messaggeri della Parola di Dio:

L’incontro sorprendente e decisivo con Gesù ha dato inizio al cammino dei discepoli, trasformandoli in annunciatori e testimoni dell’amore di Dio verso il suo popolo. Ad imitazione di questi primi araldi e messaggeri della Parola di Dio, ciascuno di noi possa muovere i passi sulle orme del Salvatore, per offrire speranza a quanti ne sono assetati.

Anniversario della liberazione del campo di Auschwitz-Birkenau

Dopo la preghiera mariana dell’Angelus, Papa Francesco ha ricordato che domani si celebrerà il 75.mo anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, simbolo della Shoah. “Davanti a questa immane tragedia – ha affermato il Pontefice – non è ammissibile l’indifferenza ed è doverosa la memoria. Domani siamo tutti invitati a fare un momento di preghiera e di raccoglimento, dicendo ciascuno nel proprio cuore: mai più”.

Malati di lebbra

Il Santo Padre ha anche ricordato che oggi si celebra la “Giornata mondiale dei malati di lebbra”.. “Siamo vicini – ha detto Francesco – a tutte le persone affette dal morbo di Hansen e a quanti in diversi modi si prendono cura di loro”. Quest’anno la Giornata, giunta alla 67.ma edizione, è incentrata sul tema “Mai più ingiustizie, discriminazioni, lebbre nel mondo”.

Vicinanza alle persone malate a causa del virus che si è diffuso in Cina

Il Pontefice ha anche espresso la propria vicinanza” alle persone malate a causa del virus che si è diffuso in Cina”. “Il Signore – ha detto – accolga i defunti nella sua pace, conforti le famiglie e sostenga il grande impegno della comunità cinese già messo in atto per combattere l’epidemia“.

Francesco ha salutato infine i ragazzi e le ragazze dell’Azione Cattolica, delle parrocchie e delle scuole cattoliche della Diocesi di Roma venuti numerosi al termine della “Carovana della Pace”.  Due bambini hanno letto un messaggio e poi sono stati lanciati dei palloncini bianchi e gialli. “Siamo qui – si ricorda nel messaggio – per gridare la voglia di pace alla nostra città e al mondo intero”. “Siamo venuti a trovarti in questa prima “Domenica Della Parola Di Dio”, che hai voluto affinché tutti possiamo concentrarci sul grande valore che la Parola di Dio occupa nella nostra esistenza quotidiana. Da quest’anno in poi, per noi, sarà un appuntamento che attenderemo con gioia!”.

PAPA FRANCESCO: QUANDO OFFRI UN BANCHETTO INVITA POVERI, STORPI,ZOPPI, CIECHI ..E SARAI BEATO..”

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Riportiamo l’Angelus di oggi primo Settembre.  “Prima di tutto, -esordisce Papa Francesco- devo scusarmi del ritardo, ma c’è stato un incidente: sono rimasto chiuso nell’ascensore per 25 minuti! C’è stato un calo di tensione e si è fermato l’ascensore. Grazie a Dio sono venuti i Vigili del Fuoco – li ringrazio tanto! – e dopo 25 minuti di lavoro sono riusciti a farlo andare. Un applauso ai Vigili del Fuoco!

Il Vangelo di questa domenica (cfr Lc 14,1.7-14) ci mostra Gesù che partecipa a un banchetto nella casa di un capo dei farisei. Gesù guarda e osserva come gli invitati corrono, si affrettano per procurarsi i primi posti. È un atteggiamento piuttosto diffuso, anche ai nostri giorni, e non solo quando si è invitati a un pranzo: abitualmente, si cerca il primo posto per affermare una presunta superiorità sugli altri. In realtà, questa corsa ai primi posti fa male alla comunità, sia civile sia ecclesiale, perché rovina la fraternità. Tutti conosciamo queste persone: arrampicatori, che sempre si arrampicano per andare su, su… Fanno male alla fraternità, danneggiano la fraternità. Di fronte a questa scena, Gesù racconta due brevi parabole.

La prima parabola è rivolta a colui che è invitato a un banchetto, e lo esorta a non mettersi al primo posto, «perché – dice – non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Per favore, vai indietro, cedigli il posto!”». Una vergogna! «Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto» (cfr vv. 8-9). Gesù invece insegna ad avere l’atteggiamento opposto: «Quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, veni più avanti!”» . Dunque, non dobbiamo cercare di nostra iniziativa l’attenzione e la considerazione altrui, ma semmai lasciare che siano gli altri a darcele. Gesù ci mostra sempre la via dell’umiltà – dobbiamo imparare la via dell’umiltà! – perché è quella più autentica, che permette anche di avere relazioni autentiche. La vera umiltà, non la finta umiltà, quella che in Piemonte si chiama la mugna quacia, no, quella no. La vera umiltà.

Nella seconda parabola, Gesù si rivolge a colui che invita e, riferendosi al modo di selezionare gli invitati, gli dice: «Quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti» (vv. 13-14). Anche qui, Gesù va completamente contro-corrente, manifestando come sempre la logica di Dio Padre. E aggiunge anche la chiave per interpretare questo suo discorso. E qual è la chiave? Una promessa: se tu farai così, «riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti» (v. 14). Questo significa che chi si comporta così avrà la ricompensa divina, molto superiore al contraccambio umano: io ti faccio questo favore aspettando che tu me ne faccia un altro. No, questo non è cristiano. La generosità umile è cristiana. Il contraccambio umano, infatti, di solito falsa le relazioni, le rende “commerciali”, introducendo l’interesse personale in un rapporto che dovrebbe essere generoso e gratuito. Invece Gesù invita alla generosità disinteressata, per aprirci la strada verso una gioia molto più grande, la gioia di essere partecipi dell’amore stesso di Dio che ci aspetta, tutti noi, nel banchetto celeste.

La Vergine Maria, «umile ed alta più che creatura» (Dante, Paradiso, XXXIII, 2), ci aiuti a riconoscerci come siamo, cioè piccoli; e a gioire nel donare senza contraccambio.


Dopo l’Angelus

Cari fratelli e sorelle,

oggi, 1° settembre, ricorre la Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato. Una preghiera ecumenica, che anima la presa di coscienza e l’impegno per tutelare la nostra casa comune, a partire da uno stile di vita personale e familiare più sostenibile. Da oggi fino al 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi, è un tempo favorevole alla lode di Dio per tutte le sue creature e all’assunzione di responsabilità di fronte al grido della Terra.

Saluto tutti voi, provenienti dall’Italia e da varie parti del mondo. In particolare, saluto i pellegrini ucraini – Slava Jisusu Khristu! – giunti da diversi Paesi in occasione del Sinodo dei Vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina, che avrà luogo a Roma nei prossimi giorni. Saluto le Suore e le giovani in formazione dell’Istituto di San Giuseppe Benedetto Cottolengo. Grazie! Grazie per la vostra testimonianza! Grazie per quello che fate e per quello che ci insegnate; avanti, avanti! I ciclisti di Cunardo e i fedeli di Cerro di Bottanuco; il gruppo dell’Azione Cattolica di Lecce e i giovani di San Matteo della Decima, Gallo Ferrarese e Capriate San Gervasio.

Mercoledì prossimo, a Dio piacendo, partirò per un viaggio apostolico in Africa, per visitare le popolazioni di Mozambico, Madagascar e Mauritius Vi chiedo di accompagnarmi con la preghiera, perché questa visita pastorale possa portare i frutti desiderati.

Il prossimo 5 ottobre terrò un Concistoro per la nomina di dieci nuovi Cardinali. La loro provenienza esprime la vocazione missionaria della Chiesa che continua ad annunciare l’amore misericordioso di Dio a tutti gli uomini della Terra. Ecco i nomi dei nuovi cardinali:

Mons. Miguel Ángel Ayuso Guixot, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso;

Mons. José Tolentino Calaça de Mendonça, Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa;

Mons. Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, Arcivescovo di Jakarta;

Mons. Juan de la Caridad García Rodríguez, Arcivescovo di San Cristóbal de la Habana;

Mons. Fridolin Ambongo Besungu, Arcivescovo di Kinshasa;

Mons. Jean-Claude Hollerich, Arcivescovo di Lussemburgo;

Mons. Álvaro Leonel Ramazzini Imeri, Vescovo di Huehuetenango;

Mons. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna;

Mons. Cristóbal López Romero, Arcivescovo di Rabat;

Padre Michael Czerny, S.J., Sottosegretario della Sezione Migranti del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.

Insieme ad essi, unirò ai membri del Collegio Cardinalizio due Arcivescovi e un Vescovo che si sono distinti per il loro servizio alla Chiesa:

Mons. Michael Louis Fitzgerald, Arcivescovo emerito di Nepte;

Mons. Sigitas Tamkevičius, Arcivescovo emerito di Kaunas;

Mons. Eugenio Dal Corso, Vescovo emerito di Benguela.

Preghiamo per i nuovi Cardinali affinché, confermando la loro adesione a Cristo, mi aiutino nel mio ministero di Vescovo di Roma per il bene di tutto il santo popolo fedele di Dio.

PAPA FRANCESCO: LA VITA E’ UN CAMMINO VERSO L’ETERNITA’

Papa Francesco: “Non abbiamo qui la città stabile..ma siate pronti all’ultimo incontro con Gesù..”

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E’ necessario vigilare continuamente “per cogliere il passaggio di Dio nella propria vita”. Così Papa Francesco prima della recita dell’Angelus, commentando il brano del Vangelo di questa domenica (Lc 12,32-48) dove Gesù esorta i suoi discepoli con le parole: “Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese”.

 Francesco spiega:

Si tratta di non mettere radici in comode e rassicuranti dimore, ma di abbandonarsi, di essere aperto con semplicità e fiducia alla volontà di Dio, che ci guida verso la meta successiva. Il Signore sempre cammina con noi e tante volte ci accompagna per mano, per guidarci, perchè noi non sbagliamo in questo cammino così difficile.”

La vita di fede non è statica, prosegue, presenta sempre tappe nuove “che il Signore stesso indica giorno dopo giorno.

Una fede matura aperta al prossimo

Le lampade accese rischiarano il buio della notte e il Papa dice che è necessario “vivere una fede autentica e matura”, per “illuminare le tante notti della vita”. Ma la lampada va alimentata con la preghiera costante e l’ascolto della Parola. E il Papa, a braccio, ripete la raccomandazione già fatta in altre occasioni di portare sempre con sè un piccolo Vangelo per leggerlo. “E’ un incontro con Gesù – dice – con la Parola di Gesù”. Poi riprende:

Questa lampada ci è affidata per il bene di tutti: nessuno, dunque, può ritirarsi intimisticamente nella certezza della propria salvezza, disinteressandosi degli altri. E’ una fantasia credere che uno possa illuminarsi dentro. No, è una fantasia. La fede vera apre il cuore al prossimo e sprona verso la comunione concreta con i fratelli, soprattutto con coloro che si trovano nel bisogno.

L’ultimo incontro con il Signore

Nella pagina evangelica Gesù, raccontando ai suoi discepoli una parabola, indica un altro aspetto dell’essere vigilanti: “essere pronti per l’incontro ultimo e definitivo col Signore” e Francesco afferma:

Il Signore ci ricorda che la vita è un cammino verso l’eternità; pertanto, siamo chiamati a far fruttificare tutti i talenti, senza mai dimenticare che «non abbiamo qui la città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura». In questa prospettiva, ogni istante diventa prezioso, per cui bisogna vivere e agire su questa terra avendo la nostalgia del cielo. I piedi sulla terra, camminare sulla terra, lavorare sulla terra, fare il bene sulla terra e il cuore nostalgico del cielo”.

Ciò che ci aspetta è la felicità eterna. E’ una gioia che, osserva il Papa, “non possiamo capire davvero”, ma Gesù ce ne dà un’idea quando dice che il padrone al suo ritorno, trovando ancora svegli i servi, “si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli”. Papa  Francesco conclude:

La gioia eterna del paradiso si manifesta così: la situazione si capovolgerà, e non saranno più i servi, cioè noi, a servire Dio, ma Dio stesso si metterà a nostro servizio. E questo lo fa Gesù da adesso: Gesù prega per noi, Gesù ci guarda e prega il Padre per noi. Gesù ci serve adesso, è il nostro servitore. E questa sarà la gioia definitiva. Il pensiero dell’incontro finale con il Padre, ricco di misericordia, ci riempie di speranza, e ci stimola all’impegno costante per la nostra santificazione e per costruire un mondo più giusto e fraterno.

 Papa Francesco ricorda infine il 70° anniversario, domani, delle Convenzioni di Ginevra, sulla protezione di civili e prigionieri in tempo di guerra, richiamando gli Stati alla loro responsabilità di tutela della vita e della dignità delle vittime dei conflitti armati, proteggendo in particolare ospedali, scuole, luoghi di culto, campi-profughi. Infine il richiamo a non dimenticare “che la guerra e il terrorismo sono sempre una grave perdita per l’intera umanità”.

Papa Francesco   : “Con il Diavolo non si dialoga, gli si risponde con la parola di Dio”

 

Papa Francesco: l'Angelus di domenica 10 marzo 2019 in Piazza San Pietro!

Roma
Papa Francesco, durante l’udienza di ieri con i partecipanti al congresso annuale dell’Unione ciclistica europea ha indicato lo sport “di grande aiuto per la crescita umana di ogni persona perché stimola a dare il meglio di sé, in vista del raggiungimento di una determinata meta; perché educa alla costanza, al sacrificio e alla rinuncia”.

Il pontefice ha ribadito che “la pratica di uno sport insegna a non scoraggiarsi e a ricominciare con determinazione, dopo una sconfitta o dopo un infortunio”. Soffermandosi sul ciclismo, Francesco lo ha definito come “uno degli sport, che mette maggiormente in risalto alcune virtù come la sopportazione della fatica nelle lunghe e difficili salite, il coraggio nel tentare una fuga o nell’affrontare una volata, l’integrità nel rispettare le regole, l’altruismo e il senso di squadra”.

Anche nella vita è necessario coltivare uno spirito di altruismo, di generosità e di comunità per aiutare chi è rimasto indietro e ha bisogno di aiuto per raggiungere un determinato obiettivo”…..

        Angelus : le tentazioni del diavolo

AVIDITA’ DI POSSESSO    -GLORIA UMANA   – NON STRUMENTALIZZARE DIO A PROPRIO VANTAGGIO –

Papa Francesco dopo si è soffermato sull’’esperienza delle tentazioni di Gesù nel deserto. Dopo aver digiunato per 40 giorni Gesù è tentato tre volte dal Diavolo. Costui prima lo invita  prima a trasformare una pietra in pane, poi gli mostra dall’alto il Regno della terra e gli prospetta di diventare un messia potente e glorioso, infine lo conduce sul punto più alto del tempio di Gerusalemme e lo invita a buttarsi giù per manifestare in maniera spettacolare la sua potenza divina.

Le tre tentazioni indicano le tre strade che il mondo sempre ci propone promettendo grandi successi. Tre strade per ingannarci: l’avidità di possesso, la gloria umana e la strumentalizzazione di Dio. La prima strada, quella dell’avidità di possesso parte dal naturale e legittimo bisogno di nutrirsi di vivere di realizzarsi di essere felice per spingere a credere che tutto ciò è possibile senza Dio, anzi persino contro di lui. Gesù si oppone dicendo sta scritto non di solo pane vive l’uomo, ricordando il lungo cammino del popolo eletto attraverso il deserto Gesù afferma di volersi abbandonare con piena fiducia alla provvidenza del padre, che sempre si prende cura dei suoi figli.

La seconda tentazione, la strada della gloria umana: il diavolo dice se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me tutto sarà tuo. Si può perdere ogni dignità personale e ci si lascia corrompere da idoli del denaro, del successo e del potere, pur di raggiungere la propria autoaffermazione. Gesù risponde: “Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai”.

Di fronte alla terza tentazione, ossia strumentalizzare Dio a proprio vantaggio, Gesù oppone con forza la propria decisione di rimanere umile, rimanere fiducioso di fronte al Padre. È stato detto non mettere alla prova il signore tuo Dio, così Gesù respinge la tentazione forse più sottile, quella di voler tirare Dio dalla nostra parte, chiedendogli grazie in realtà servirà a soddisfare il nostro orgoglio.

Queste le strade che se vengono messe davanti con l’illusione di poter ottenere così il successo e la felicità, ma in realtà esse sono del tutto Estranee al modo di agire di Dio, anzi di fatto ci separano da Dio, perché sono opera di Satana. Gesù affrontando in prima persona queste prove vince per tre volte la tentazione per aderire pienamente al progetto del Padre. Ci indica i rimedi, ossia la vita interiore, la fede in Dio,  la certezza del suo amore, la certezza che Dio ci ama, e con questa certezza vinceremo ogni tentazione. Gesù  non entra in dialogo ma risponde alle sfide soltanto con la parola di Dio. Questo ci insegna che con il Diavolo non si dialoga, non si deve dialogare soltanto gli si risponde con la parola di Dio”.

Papa Francesco : “La potenza del denaro non potrà essere usata in Cielo: porteremo solo quel che abbiamo donato”

PAPA FRANCESCO RICORDA LE PAROLE DI GESU’. ” IL CIELO E LA TERRA PASSERANNO MA LE MIE PAROLE NON PASSERANNO”

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Il Vangelo di oggi “non è in primo luogo un discorso sulla fine del mondo, piuttosto è l’invito a vivere bene il presente, ad essere vigilanti e sempre pronti per quando saremo chiamati a rendere conto della nostra vita”. Lo ha spiegato il Papa, durante l’Angelus recitato dopo la messa nella basilica di San Pietro per la Giornata mondiale dei poveri. “La luce che in quel giorno ultimo risplenderà sarà unica e nuova: sarà quella del Signore Gesù che verrà nella gloria con tutti i santi”

“In quell’incontro vedremo finalmente il suo Volto nella piena luce della Trinità; un Volto raggiante d’amore, di fronte al quale apparirà in totale verità anche ogni essere umano”. “La storia dell’umanità, come la storia personale di ciascuno di noi, non può essere compresa come un semplice susseguirsi di parole e di fatti che non hanno un senso”, il monito del Papa: “Non può essere neppure interpretata alla luce di una visione fatalistica, come se tutto fosse già prestabilito secondo un destino che sottrae ogni spazio di libertà, impedendo di compiere scelte che siano frutto di una vera decisione.

Nel Vangelo di oggi, piuttosto, Gesù dice che la storia dei popoli e quella dei singoli hanno un fine e una meta da raggiungere: l’incontro definitivo con il Signore”. “Non conosciamo il tempo né le modalità con cui avverrà”, ha ammesso il Papa, perché “tutto è custodito nel segreto del mistero del Padre”, ma conosciamo “un principio fondamentale con il quale dobbiamo confrontarci: ‘Il cielo e la terra passeranno – dice Gesù –, ma le mie parole non passeranno’”. “Il vero punto cruciale è questo”, ha commentato Francesco: “In quel giorno, ognuno di noi dovrà comprendere se la Parola del Figlio di Dio ha illuminato la propria esistenza personale, oppure se gli ha voltato le spalle preferendo confidare nelle proprie parole. Sarà più che mai il momento in cui abbandonarci definitivamente all’amore del Padre e affidarci alla sua misericordia”. “Nessuno di noi può sfuggire a questo momento”, il monito del Papa: “La furbizia, che spesso mettiamo nei nostri comportamenti per accreditare l’immagine che vogliamo offrire, non servirà più; alla stessa stregua, la potenza del denaro e dei mezzi economici con i quali pretendiamo con presunzione di comperare tutto e tutti, non potrà più essere usata. Avremo con noi nient’altro che quanto abbiamo realizzato in questa vita credendo alla sua Parola: il tutto e il nulla di quanto abbiamo vissuto o tralasciato di compiere”. “Con noi soltanto porteremo quello che abbiamo donato, quello che abbiamo dato”,

 

VIDEO (conc.-Vaticano)  DELL’ANGELUS  DI PAPA FRANCESCO

Papa Francesco: Santi sette Beati e il monito la ricchezza è pericolosa

 

Vaticano,  Paolo VI e monsignor Romero proclamati Santi da Papa Francesco

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Impugnando la croce astile di Paolo VI e indossando le sue vesti liturgiche, con però il cingolo macchiato di sangue di monsignor Oscar Arnulfo Romero macchiato del suo sangue il giorno dell’uccisione, Papa Francesco ha fatto ingresso questa mattina in piazza San Pietro attraversando la Basilica di San Pietro fino a raggiungere il sagrato dove avevano già preso posto i 267 padri sinodali concelebranti e le delegazioni ufficiali tra cui quella italiana guidata da Mattarella..

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Dopo la lettura della petizione da parte del cardinale Giovanni Angelo Becciu, sono state recitate le litanie e Papa Francesco ha proclamato santi tutti e sette i beati, “Ad onore della Santissima Trinità – ha detto con voce solenne Papa Francesco – per l’esaltazione della fede cattolica e l’incremento della vita cristiana, con l’autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, dopo aver lungamente riflettuto, invocato più volte l’aiuto divino e ascoltato il parere di molti Nostri Fratelli nell’Episcopato, dichiariamo Santi i Beati”.

Papa Francesco ricorda il  messaggio che Romero e Papa Montini hanno lasciato agli uomini: “La ricchezza è pericolosa e, dice Gesù,  rende difficile persino salvarsi. Non perchè Dio sia severo, no! Il problema è dalla nostra parte: il nostro troppo avere, il nostro troppo volere ci soffocano il cuore e ci rendono incapaci di amare”.

PAPA FRANCESCO:  LA RICCHEZZA E’ PERICOLOSA E RENDE INCAPACE DI AMARE

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Francesco ricorda pure come la vita dei nuovi santi sia stata una vita di povertà. E come “l’avidità del denaro è la radice di tutti i mali”. Dice: “Lo vediamo: dove si mettono al centro i soldi non c’è posto per Dio e non c’è posto neanche per l’uomo”. “Gesù – spiega il Pontefice – è radicale. Egli dà tutto e chiede tutto: dà un amore totale e chiede un cuore indiviso. Anche oggi si dà a noi come Pane vivo; possiamo dargli in cambio le briciole? A Lui, fattosi nostro servo fino ad andare in croce per noi, non possiamo rispondere solo con l’osservanza di qualche precetto. A Lui, che ci offre la vita eterna, non possiamo dare qualche ritaglio di tempo. Gesù non si accontenta di una ‘percentuale di amore’: non possiamo amarlo al venti, al cinquanta o al sessanta per cento. O tutto o niente”. “Cari fratelli e sorelle, il nostro cuore è come una calamita: si lascia attirare dall’amore, ma può attaccarsi da una parte sola e deve scegliere: o amerà Dio o amerà la ricchezza del mondo; o vivrà per amare o vivrà per sè. Chiediamoci da che parte stiamo. Chiediamoci a che punto siamo nella nostra storia di amore con Dio”.Secondo Papa Francesco, infatti, “non basta non fare nulla di male per essere di Gesù, non si può seguire Gesù se si è zavorrati da troppe cose”. “Chiediamo la grazia – ha invocato Francesco – di saper lasciare per amore del Signore: lasciare le ricchezze, le nostalgie di ruoli e poteri, le strutture non più adeguate all’annuncio del Vangelo, i pesi che frenano la missione, i lacci che ci legano al mondo. Senza un salto in avanti nell’amore la nostra vita e la nostra Chiesa si ammalano di ‘autocompiacimento egocentrico’: si cerca la gioia in qualche piacere passeggero, ci si rinchiude nel chiacchiericcio sterile, ci si adagia nella monotonia di una vita cristiana senza slancio, dove un pò di narcisismo copre la tristezza di rimanere incompiuti”.      

Significativo -afferma Papa Francesco – l’episodio del “giovane ricco” del Vangelo che “se ne andò rattristato: si era ancorato ai precetti e ai suoi molti beni, non aveva dato il cuore. E, pur avendo incontrato Gesù e ricevuto il suo sguardo d’amore, se ne andò via triste. La tristezza è la prova dell’amore incompiuto. E’ il segno di un cuore tiepido. Invece, un cuore alleggerito di beni, che libero ama il Signore, diffonde sempre la gioia, quella gioia di cui oggi c’è grande bisogno”. “Il santo Papa Paolo VI – conclude Francesco – scrisse: ‘E’ nel cuore delle loro angosce che i nostri contemporanei hanno bisogno di conoscere la gioia, di sentire il suo cantò. Gesù oggi ci invita a ritornare alle sorgenti della gioia, che sono l’incontro con Lui, la scelta coraggiosa di rischiare per seguirlo, il gusto di lasciare qualcosa per abbracciare la sua via. I santi hanno percorso questo cammino”.

Dunque, Papa Paolo VI e monsignor Oscar Arnulfo Romero vengono canonizzati insieme. Con loro altri cinque nuovi santi: don Francesco SpinelliNazaria Ignazia di Santa Teresa di Gesù, don Vincenzo Romano, suor Maria Caterina Kasper e Nunzio Sulprizio. Questi ultimi tre furono beatificati proprio da Paolo VI.

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