Successo di Kamala Harris alla Convention nazionale del Partito democratico: libertà ed unità sono le parole chiave che cambieranno il futuro dell’America

 

 

Libertà e unità. Sono le parole chiave che hanno segnato il discorso di Kamala Harris per l’accettazione della candidatura dal palco della Convention nazionale del Partito democratico di Chicago prima di un voto che “è una battaglia per il futuro dell’America. Non sono solo le elezioni più importanti della nostra vita, ma anche fra le più importanti della nostra nazione”.

Ecco chi è Kamala Harris: quali le probabilità che sarà la prima donna  presidente degli Stati Uniti | Euronews

Una parte importante del discorso è stata dedicata alle libertà delle donne, a iniziare dall’aborto un tema molto caro all’elettorato democratico.

Diversi i passaggi dedicati alla politica estera. Dopo avere ricordato come Trump abbia ‘sminuito’ la Nato e in pratica “detto alla Russia che poteva fare quello che voleva”, perché è un amico dei dittatori, la Harris ha aggiunto: “Quando sarò presidente gli Stati Uniti resteranno più che mai accanto all’Ucraina e insieme alla Nato e ai nostri partner europei”.

Sulla crisi in Medioriente ha spiegato che “il presidente Biden e io lavoriamo senza sosta su Gaza: ora è il tempo di raggiungere un cessate il fuoco e un accordo sugli ostaggi”. “Ma voglio essere chiara – aggiunge – saro’ sempre dalla parte di Israele sul diritto di difendersi, perché non possano mai ripetersi le cose irriferibili successe il 7 ottobre. Al tempo stesso quello che è successo a Gaza è devastante: tante vite perse, tante persone affamate che cercano sicurezza e soffrono, questo spezza il cuore”. “Noi lavoriamo perché questa guerra finisca, perché gli ostaggi tornino a casa” ma anche – ha aggiunto in un passaggio importante – affinché “i palestinesi possano realizzare il loro diritto alla dignità, alla sicurezza, alla libertà e all’autodeterminazione”.

Ma Kamala ha anche ribadito come “agli americani serve un presidente che tuteli le loro libertà. E in queste elezioni sono in gioco la liberta’ di non avere paura della violenza armata nelle scuole, di sposare e amare con orgoglio chi si vuole, di bere acqua pulita, di respirare aria pulita, e la libertà che tutela tutte le altre, quella di votare”.

“Sarò chiara: dopo decenni nel settore giudiziario sono cosciente della necessità di sicurezza, soprattutto ai nostri confini confine. Lo scorso anno insieme ai repubblicani avevamo trovato un accordo bipartisan che aveva ottenuto l’approvazione della Pattuglia di confine. Ma Donald Trump pensava che questo accordo non avrebbe giovato alla sua campagna elettorale, e ha ordinato ai suoi uomini di affondare il testo. Ma io non gioco alla politica con la sicurezza dei cittadini. La mia promessa è questa: da presidente firmerò quella legge”.

Ma questo tema si associa inevitabilmente a quello dell’immigrazione. Kamala ha assicurato che l’America difenderà i suoi confini senza rinunciare a un elemento chiave della sua storia, ovvero quello di accettazione e integrazione degli immigrati.

Kamala – che ha reso omaggio alla presidenza di Joe Biden “che ha avuto risultati straordinari e la storia lo dimostrera’” – ha più volte ricordato la madre, a sua volta immigrata: “Io amo questo paese con tutto il mio cuore, dovunque vada vedo una nazione pronta al prossimo passo in questo cammino incredibile che è l’America, un paese dove niente è fuori dalla nostra portata, dove ci prendiamo cura uno degli altri, perché abbiamo in comune molto più di quello che ci divide”. “Nell’unità c’è la nostra forza. Mia madre mi diceva sempre ‘non permettere a nessuno di dire quello che sei’. Bene, America mostriamo a noi e al mondo chi siamo, e cioè il paese delle libertà, delle opportunità e delle possibilità senza fine”. “Noi siamo gli eredi della più grande democrazia della storia. Dobbiamo essere degni di questo: e’ il nostro turno di combattere per gli ideali che ci stanno a cuor e per l’enorme responsibilità che deriva dal più grande privilegio di tutto: quello di essere americani. Combattiamo insieme e scriviamo il prossimo capitolo della storia più grande, quella degli Stati Uniti” ha concluso fra gli applausi.

ANCHE DRAGHI -COME MATTARELLA- CHIEDE AL PARLAMENTO “LA FIDUCIA.”

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Mario Draghi, come di rito, ha accettato con riserva. Per l’ex presidente Bce, si tratta di un “momento difficile” mentre si attraversa una “drammatica crisi sanitaria” e quindi “servono risposte all’altezza della situazione”. “Accetto con speranza”, ha detto ancora, mentre assicura che “mi rivolgerò con rispetto al Parlamento” in giorni in cui si rende necessario “dare una risposta responsabile e positiva all’appello del Capo dello Stato”. Draghi si dice “fiducioso che emerga unità” tra le forze politiche mentre con le risorse Ue a disposizione, spiega, “possiamo fare tanto”.

L’ex presidente Bce è arrivato a mezzogiorno per il colloquio con il Capo dello Stato dopo la crisi del governo Conte e la rottura definitiva di ieri fra Italia Viva e la maggioranza al tavolo sul programma voluto da Fico. Mattarella nella serata di ieri serata aveva lanciato un “appello a tutte le forze politiche” perché “conferiscano la fiducia ad un governo di alto profilo”, quindi la convocazione dell’ex presidente Bce.

Le parole di Draghi al Colle

“Con grande rispetto mi rivolgerò innanzi tutto al Parlamento, espressione della volontà popolare. Sono fiducioso che dal confronto con i partiti e i Gruppi parlamentari e dal dialogo con le forze sociali emerga unità e co essa la capacità di dare una risposta responsabile e positiva all’appello del Presidente della Repubblica. Scioglierò la riserva al termine delle consultazioni”. Queste le parole del il presidente del Consiglio incaricato Draghi, al termine del colloquio con il Presidente della Repubblica.

“Ringrazio il Presidente della Repubblica per la fiducia che mi ha voluto accordare – ha aggiunto Draghi – conferendomi l’incarico per la formazione del nuovo governo. E’ un momento difficile, il Presidente ha ricordato la drammatica crisi sanitaria, con i suoi gravi effetti sulla vita delle persone, sull’economia, sulla società. La consapevolezza richiede risposte all’altezza della situazione. Ed è con questa speranza e con questo impegno che rispondo positivamente all’appello del Presidente della Repubblica”.

“Vincere la pandemia, completare la campagna vaccinale, offrire risposte ai problemi quotidiani dei cittadini, rilanciare il Paese sono le sfide che ci confrontano. Abbiamo a disposizione le risorse straordinarie dell’Unione europea, abbiamo l’opportunità di fare molto per il nostro Paese, con uno sguardo attento alle giovani generazioni e al rafforzamento della coesione sociale”, ha spiegato ancora.

Il premier incaricato da Fico e Casellati

Il premier incaricato Mario Draghi si è quindi diretto a Montecitorio per incontrare il presidente della Camera, Roberto Fico. Dopo il colloquio, Draghi si recherà al Palazzo Madama per incontrare la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati.

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Papa Francesco: “Pregare perchè l’Europa cresca unita nella sua diversità”

Nella Messa a Santa Marta, Papa Francesco ricorda due recenti commemorazioni: la festa dell’Europa e l’anniversario della fine della seconda guerra mondiale nel vecchio continente, pregando che l’Europa cresca unita nelle sue diversità. Nell’omelia, ha affermato che la preghiera è l’accesso al Padre: bisogna avere il coraggio di pregare e di credere nell’onnipotenza della preghiera

Nelle premesse il Pontefice  ha rivolto il suo pensiero all’Europa:

In questi due giorni passati, ci sono state due commemorazioni: il 70.mo della Dichiarazione di Robert Schuman, che ha dato inizio all’Unione Europea, e anche la commemorazione della fine della guerra. Chiediamo al Signore per l’Europa, oggi, che cresca unita, in questa unità di fratellanza che fa crescere tutti i popoli nell’unità nella diversità.

Il Papa ha centrato la sua omelia sulla preghiera, commentando il passo del Vangelo in cui Gesù dice ai suoi discepoli che chi crede in Lui, anch’egli compirà le opere che Lui compie e ne compirà di più grandi di queste, perché va al Padre. Gesù afferma: “Qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio”.

Possiamo dire –  che questo passo del Vangelo di Giovanni è la dichiarazione dell’ascesa al Padre. Il Padre sempre è stato presente nella vita di Gesù, e Gesù” diceva che il Padre ha cura di noi e delle sue creature. E quando i discepoli gli chiesero di imparare a pregare, Gesù ha insegnato il “Padre nostro”. Gesù “va sempre al Padre” e “in questo passo è molto forte” perché “è come se aprisse le porte della onnipotenza della preghiera”, perché dice: “Io sono con il Padre: voi chiedete e io farò tutto. Ma perché il Padre lo farà con me”.

Questa fiducia nel Padre, fiducia nel Padre che è capace di fare tutto. Questo coraggio di pregare, perché per pregare ci vuole coraggio, ci vuole lo stesso coraggio, la stessa franchezza che per predicare: la stessa”. Il Papa ricorda il coraggio di Abramo, quando “mercanteggiava”: aveva “il coraggio della lotta nella preghiera, perché pregare è lottare: lottare con Dio”. E anche il coraggio della preghiera di Mosè che osava dire “no” al Padre. Pregare con poco coraggio “è una mancanza di rispetto. Pregare è andare con Gesù al Padre che ti darà tutto. Coraggio nella preghiera, franchezza nella preghiera. La stessa che ci vuole per la predica”.

Il Papa poi si sofferma sugli  Atti degli Apostoli,  di “quel conflitto nei primi tempi della Chiesa, perché i cristiani di origine greca mormoravano – mormoravano, già a quel tempo si faceva questo: si vede che è un’abitudine della Chiesa … – mormoravano perché le loro vedove, i loro orfani non erano ben custoditi; gli apostoli non avevano tempo”. E Pietro, insieme agli altri apostoli, “illuminato dallo Spirito Santo, ‘inventò’ i diaconi: sette persone di fede che si prendessero cura del servizio, in modo che quelle persone che avevano ragione di lamentarsi, fossero assistite nei loro bisogni”. Una decisione presa dagli apostoli perché potessero dedicarsi alla preghiera e all’annuncio della Parola.

Questo – ha detto Francesco – è il compito del vescovo: pregare e predicare. Con questa forza che abbiamo sentito nel Vangelo: il vescovo è il primo che va dal Padre, con la fiducia che ha dato Gesù, con il coraggio, con la parresìa, a lottare per il suo popolo. Il primo compito di un vescovo è pregare”.

Il Papa ricorda un sacerdote, “un santo parroco, buono”, che quando incontrava un vescovo faceva sempre la stessa domanda: “Ma eccellenza, quante ore al giorno lei prega?”, e sempre diceva: “Perché il primo compito è pregare”. “Perché è la preghiera del capo della comunità per la comunità, l’intercessione al Padre perché custodisca il popolo”.

La preghiera del vescovo, il primo compito: pregare. E il popolo, vedendo il vescovo pregare, impara a pregare. Perché lo Spirito Santo ci insegna che è Dio che ‘fa la cosa’. Noi facciamo un pochettino, ma è Lui che ‘fa le cose’ della Chiesa, e la preghiera è quella che porta avanti la Chiesa”. E per questo “i vescovi devono andare avanti con la preghiera”.

Quella parola è profetica: “Che i diaconi facciano tutto questo, così la gente è ben custodita e ha risolto i problemi e anche i suoi bisogni. Ma a noi, vescovi, la preghiera e l’annuncio della Parola”.

È triste – ha osservato Francesco – vedere bravi vescovi, bravi, gente buona, ma indaffarati in tante cose, l’economia, e questo e quell’altro e quell’altro … La preghiera al primo posto. Poi, le altre cose. Ma quando le altre cose tolgono spazio alla preghiera, qualcosa non funziona. E la preghiera è forte”. Gesù lo ha detto: “Io vado dal Padre, e qualunque cosa chiederete nel mio nome al Padre, la farò, perché il Padre sia glorificato”. “Così – ha concluso il Papa – va avanti la Chiesa, con la preghiera, il coraggio della preghiera, perché la Chiesa sa che senza questa ascesa al Padre non può sopravvivere”.

Mattarella:”Festa della Liberazione, l’Italia rafforza la solidarietà della convivenza e la continuità dei valori che hanno reso straordinario il nostro Paese”

 

Il Presidente della Repubblica Mattarella: «Coraggio, spirito d’appartenenza e di sacrificio: i valori della Liberazione ci guidino anche oggi»

Il presidente della Repubblica Mattarella: «Coraggio, spirito d'appartenenza e di sacrificio: i valori della Liberazione ci guidino anche oggi»
INSIEME POSSIAMO FARCELA ANCHE OGGI NELLA DURA PROVA DI UNA MALATTIA CHE HA SPEZZATO TANTE VITE…”

Significativo il messaggio del  Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per la Festa del Liberazione del 25 Aprile, in un momento così delicato per l’intero Paese..   Ecco il messaggio integrale.
«Nella primavera del 1945 l’Europa vide la sconfitta del nazifascismo e dei suoi seguaci.
L’idea di potenza, di superiorità di razza, di sopraffazione di un popolo contro l’altro, all’origine della seconda guerra mondiale, lasciò il posto a quella di cooperazione nella libertà e nella pace e, in coerenza con quella scelta, pochi anni dopo è nata la Comunità Europea.
Oggi celebriamo il settantacinquesimo anniversario della Liberazione, data fondatrice della nostra esperienza democratica di cui la Repubblica è presidio con la sua Costituzione.
La pandemia del virus che ha colpito i popoli del mondo ci costringe a celebrare questa giornata nelle nostre case.
Ai familiari di ciascuna delle vittime vanno i sentimenti di partecipazione al lutto da parte della nostra comunità nazionale, così come va espressa riconoscenza a tutti coloro che si trovano in prima linea per combattere il virus e a quanti permettono il funzionamento di filiere produttive e di servizi essenziali.
Manifestano uno spirito che onora la Repubblica e rafforza la solidarietà della nostra convivenza, nel segno della continuità dei valori che hanno reso straordinario il nostro Paese.
In questo giorno richiamiamo con determinazione questi valori. Fare memoria della Resistenza, della lotta di Liberazione, di quelle pagine decisive della nostra storia, dei coraggiosi che vi ebbero parte, resistendo all’oppressione, rischiando per la libertà di tutti, significa ribadire i valori di libertà, giustizia e coesione sociale, che ne furono alla base, sentendoci uniti intorno al Tricolore.
Nasceva allora una nuova Italia e il nostro popolo, a partire da una condizione di grande sofferenza, unito intorno a valori morali e civili di portata universale, ha saputo costruire il proprio futuro.
Con tenacia, con spirito di sacrificio e senso di appartenenza alla comunità nazionale, l’Italia ha superato ostacoli che sembravano insormontabili.
Le energie positive che seppero sprigionarsi in quel momento portarono alla rinascita. Il popolo italiano riprese in mano il proprio destino. La ricostruzione cambiò il volto del nostro Paese e lo rese moderno, più giusto, conquistando rispetto e considerazione nel contesto internazionale, dotandosi di antidoti contro il rigenerarsi di quei germi di odio e follia che avevano nutrito la scellerata avventura nazifascista.

Cari concittadini, la nostra peculiarità nel saper superare le avversità deve accompagnarci anche oggi, nella dura prova di una malattia che ha spezzato tante vite. Per dedicarci al recupero di una piena sicurezza per la salute e a una azione di rilancio e di rinnovata capacità di progettazione economica e sociale. A questa impresa siamo chiamati tutti, istituzioni e cittadini, forze politiche, forze sociali ed economiche, professionisti, intellettuali, operatori di ogni settore.

Insieme possiamo farcela e lo stiamo dimostrando.  Viva l’Italia! Viva la Liberazione! Viva la Repubblica!