Come un profeta, Bill Gates aveva previsto nel 2015 che i batteri avrebbero ucciso milioni di persone

 

NEW YORK

«La prossima guerra che ci distruggerà non sarà fatta di armi ma di batteri. Spendiamo una fortuna in deterrenza nucleare, e così poco nella prevenzione contro una pandemia, eppure un virus oggi sconosciuto potrebbe uccidere nei prossimi anni milioni di persone e causare una perdita finanziaria di 3.000 miliardi in tutto il mondo». Eravamo al marzo del 2015 quando Bill Gates, inventore di Microsoft e oggi grande filantropo dedicato a lottare per la protezione della salute nel mondo, pronunciò queste parole nel corso di un Ted Talk. Ad ascoltare l’intero messaggio, appena otto minuti, c’è da pensare che l’uomo più ricco del mondo sia anche fra i più saggi del mondo e persino il più profetico   

Forse è questo il motivo che ieri  in coerenza con la sua personalità filantropica, Bill Gates abbia annunciato l’uscita dal consiglio di amministrazione di Microsoft per dedicare più tempo alle sue attività filantropiche come la sanità, il cambiamento climatico, l’istruzione e lo sviluppo. 

 Barack Obama pensò alla  creazione di un’unità di crisi permanente contro le pandemie, un gruppo misto di scienziati e specialisti della sicurezza nazionale. Nei giorni precedenti all’insediamento di Trump alla Casa Bianca, il team dei consulenti presidenziali per la Sicurezza uscente invitò alla Casa Bianca quello appena messo insieme da Donald Trump per una visita rituale di passaggio delle consegne, imposta dopo l’11 settembre. Obama volle che in quella occasione a fianco delle ipotesi di attacchi terroristici e cibernetici, fosse inserita una simulazione – come suggerì Bill Gates -dell’arrivo di una pandemia, e il giorno dell’inaugurazione rivolse al nuovo presidente un ultimo appello sulla problematica della guerra microbica

Ma le sollecitazioni, per quanto autorevoli, non servirono a nulla. John Bolton per conto di Trump ha sciolto l’unità di crisi in quanto rappresentava una spesa superflua. 
 

Abbas rifiuta l'”amicizia” degli Stati Uniti e di Israele

 

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La Palestina non è più amica degli Stati Uniti ed Isrraele.L’Autorità nazionale palestinese ”taglierà tutti i rapporti con gli Stati Uniti e con Israele’‘. Così il presidente dell’Anp Mahmoud Abbas intervenendo alla riunione straordinaria convocata dalla Lega Araba al Cairo per discutere del piano di pace per il Medio Oriente elaborato dal presidente Donald Trump. ”Gli Stati Uniti non sono più un Paese amico dei palestinesi” ha aggiunto, affermando che gli americani, con questa amministrazione, non possono più svolgere il ruolo di ”arbitro” nella crisi tra israeliani e palestinesi.

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Non passerò alla storia come il leader che ha venduto Gerusalemme” ha dichiarato ancora Abbas (nella foto sopra)

 Ribadendo il suo rifiuto al cosiddetto ‘Accordo del secolo’, definito “senza alcuna logica”, ha detto che “Israele non è la patria solo degli ebrei, ma anche dei musulmani e dei cristiani“. Accusando Trump di aver ”dato agli israeliani oltre il 90 per cento delle terre palestinesi”, Abbas ha detto di continuare a ”credere nella pace” sulla base di quanto scritto nella ”Iniziativa di pace araba” e nelle ”risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”.

Ad un passo dalla guerra “totale” contro l’Iran

 

L’America, guardiano del mondo, ad un passo dalla guerra con l’Iran ed alleati.  Il capo delle Forze iraniane al-Quds, Qassem Soleimani, è stato ucciso in un raid Usa presso l’aeroporto di Bagdad.        Il comunicato proviene dalla coalizione paramilitare sciite pro-iraniane attive in Iraq, Hashd Shaabi, aggiungendo che tra le vittime c’è anche il vice capo del gruppo, Abu Mahdi al-Mohandes.

Le Forze di Mobilitazione Popolare,sostengono che  entrambi gli uomini sono stati uccisi in un bombardamento americano che ha colpito il loro veicolo sulla strada dell’aeroporto internazionale di Baghdad.

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C’è una paternità dell’azione. Secondo il Pentagono      il presidente Donald Trump ha dato l’ordine di uccidere il nemico dell’America e si  parla di “un’azione difensiva”. ” l’uccisione del generale Qassem Soleimani è avvenuta per proteggere il personale americano all’estero”… Secondo il Pentagono Soleimani stava “attivamente mettendo a punto piani per colpire i diplomatici americani e uomini in servizio in Iraq e in tutta la regione”. “Il generale Soleimani ha anche approvato gli attacchi contro l’ambasciata americana a Baghdad che hanno avuto luogo questa settimana”.

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Lo stesso Soleimani è considerato responsabile della morte di centinaia di militari della coalizione e di americani e di aver ‘orchestrato’ l’attacco del 27 dicembre che ha ucciso un cittadino statunitense. “Gli Stati Uniti continueranno ad assumere le azioni necessarie per proteggere la nostra gente e i nostri interessi ovunque nel mondo”, afferma il Dipartimento della Difesa di Washington. Solo tre giorni fa la sede diplomatica statunitense era stata presa d’assalto da milizie sciite.

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Immediata la reazione iraniana, con il ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif, che ha definito quanto accaduto “estremamente pericoloso”.

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Nella foto il generale Soleimani ucciso

Il leader supremo Ayatollah Ali Khamenei ha minacciato gli Stati Uniti di una “dura ritorsione” e ha proclamato tre giorni di lutto nazionale. “Il sentiero intrapreso da Soleimani continuerà ad essere seguito, ma i responsabili dell’attacco che ha causato la morte del generale dovranno far fronte ad una grave ritorsione”, ha dichiarato Khamenei,

ATTI DI GUERRA DAI POTENTI DELLA TERRA

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Con un comunicato del segretario alla Difesa statunitense, Mark Esper, il Presidente Donald Trump- si apprende –  ha autorizzato l’invio di un contingente militare in Medio Oriente dopo l’attacco agli impianti petroliferi in Arabia Saudita.

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Ricorderemo  il lancio dei missili  sui  droni che hanno colpito le raffinerie di petrolio  sul territorio saudita: «I missili cruise- sembra siano stati  lanciati dallʼIran. «Tutte le prove che abbiamo raccolto dai siti dimostrano che sono stati usati armamenti iraniani nell’attacco. ». Lo ha detto in una conferenza stampa il portavoce del ministero della Difesa saudita nonché portavoce della coalizione a guida saudita che combatte contro i ribelli Houthi in Yemen, Turki al-Malki. «I missili da crociera usati» negli attacchi agli impianti petroliferi sauditi sono tecnologicamente «avanzati»,

“Tutto indica che l’Iran sia responsabile” ha detto Esper in riferimento all’attacco subito dall’Arabia, spiegando che le indagini condotte dagli esperti sauditi e Usa fanno ritenere che le armi impiegate siano di fabbricazione iraniana e non siano state lanciate dallo Yemen, come invece sostiene Teheran.

L’Arabia Saudita ha richiesto un aiuto internazionale per proteggere le infrastrutture critiche del regno. Le forze Usa- un centinaio- inviate nella regione saranno soprattutto di natura difensiva aerea e missilistica.

Vertice fallito, Stati Uniti e Corea del Nord, non c’è ancora la “garanzia” della pace nel mondo

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Tutto fuori programma. Il  Presidente Usa da mesi stava lavorando con la sua squadra per trovare un accordo capace di allontanare dagli Usa lo spettro di una guerra nucleare con la Corea del Nord. 

Trump aveva preparato il terreno per concedere un allentamento delle sanzioni verso Pyongyang in cambio di una piano di denuclearizzazione davvero concreto da parte del regime di Kim. Ma l’accordo che si sarebbe dovuto ratificare non si è fatto.

Kim ha sorpresa ha avanzato pretese impossibili da sostenere per il Presidente Usa che pensava di ritornare a Washington da vincitore.

Il leader Pyongvang  e il presidente Trump dinanzi agli occhi del mondo che attendono la finale di questi vertici per la garanzia della pace mondiale,proseguiranno nelle loro relazioni pubbliche visto che finoggi non è stato sottoscritto alcun accordo dalle parti.

– “Il segretario di Stato americano Mike Pompeo afferma : “Poca chiarezza sullo smantellamento del Centro di ricerca scientifica nucleare di Yongbyon, a un centinaio di chilometri da Pyongyang. . “Erano piuttosto espansivi rispetto a quello che erano disposti a fare a Yongbyon, ma non c’era ancora completa chiarezza su ciò che erano disposti a offrire”, ha aggiunto Pompeo durante una breve conferenza a Manila. Una versione che “corregge” quella data dall’omologo del Nord, Ri Yong-ho, secondo il quale Pyongyang aveva cercato solo una parziale revoca delle sanzioni e aveva presentato una proposta realistica per gli ingegneri di entrambi i paesi per smantellare tutto il suo principale sito nucleare. Secondo Pompeo, gli Stati Uniti sono comunque “ansiosi di tornare al tavolo per continuare quella conversazione”.

Si apprende anche che dopo il  vertice conclusosi senza un accordo, il presidente della Corea del Sud, Moon Jae-in, -ha comunicato  che si consulterà con gli Stati Uniti sui progetti economici intercoreani già avviati. In un discorso a Seul in occasione del centenario delle manifestazioni di massa contro il dominio coloniale giapponese, Moon ha rinnovato il suo impegno per riaprire due progetti inter-coreani messi in moto negli scorsi mesi: la regione industriale di Kaesong e la regione turistica di Mount Kumgang. “Ho molta stima per il presidente Trump, che ha espresso il suo impegno per continuare i colloqui”, ha detto Moon, aggiungendo che avrebbe continuato a svolgere il suo ruolo di mediatore tra Pyongyang e Washington. programma nucleare della Corea del Nord.

 

G20,STATI UNITI E CINA INSIEME CONTRO LA DISPUTA COMMERCIALE CHE DANNEGGIA L’ECONOMIA GLOBALE

 

Accordo raggiunto a Buenos Aires -G20 – tra il presidente americano Donald Trump e il presidente cinese Xi Jinping  per una tregua sui dazi che durerà 90 giorni a partire dal 1° gennaio prossimo,  Trump ha accettato di annullare gli aumenti tariffari previsti che, su 200 miliardi di merci esportate dal Paese asiatico verso gli Stati Uniti, sarebbero dovuti salire dal 10% al 25%a partire dal 2019. In cambio Xi si è impegnato ad acquistare una quantità, che la Casa Bianca ha definito “molto consistente”, di prodotti agricoli, energia e beni industriali dagli Usa.

Riprende il dialogo tra Stati Uniti e Cina volti  per fronteggiare una disputa commerciale che sta danneggiando l’economia globale, preoccupando alcuni degli alleati repubblicani di Trump    Si apprende   della comune intenzione di  “iniziare immediatamente” i colloqui sulle politiche industriali cinesi, comprese le licenze coercitive della tecnologia degli Stati Uniti, il furto di segreti commerciali e le barriere commerciali non tariffarie.

” Ma se, nel corso della tregua di 90 giorni, le trattative non dovessero andare a buon fine, il presidente Usa ha ribadito che procederà con il suo precedente piano, e dunque con gli aumenti delle tariffe. Il presidente,, avrebbe anche minacciato di estendere i dazi a tutte le importazioni statunitensi dalla Cina, relative ad altri 267 miliardi di dollari di beni. Una ‘minaccia’, però, della quale non si fa menzione nel documento finale dei colloqui tra i due leader diffuso dalla Casa Bianca.
(Ag.)

G20: IMPEGNO DEGLI STATI UNITI A RAGGIUNGERE UN CONSENSO -TENSIONI CON LA CINA

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Linea dura di Washington che richiede, con il consigliere alla Sicurezza John Bolton , che il documento finale del G20 non menzioni il commercio libero -se non abbinato al commercio equo- e non includa citazioni relative all’accordo di Parigi sul clima,  se collegate al tema delle emissioni e dei cambiamenti climatici. Gli Stati Uniti sono “impegnati a lavorare per raggiungere un consenso sulla questione”. Alcune posizioni però non sono negoziabili, almeno “non adesso”.

Donald Trump, a margine dei lavori,  sulle trattative con la Cina per le tensioni sul fronte commerciale, ha commentato: “Stiamo lavorando davvero sodo. Sarebbe positivo se riuscissimo a concludere un accordo. Credo che loro vogliano, a noi piacerebbe. Ci sono segnali positivi”. A chi chiedeva poi per quale motivo fosse stato cancellato l’incontro col presidente russo Vladimir Putin, ha replicato: “Ucraina, semplicemente Ucraina”.

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Il presidente argentino Mauricio Macri nell’intervento di esordio. “Nel G20 mai organizzato così a sud, vi invito a dare un messaggio chiaro al mondo: insieme possiamo dare da qui un orizzonte di sviluppo, uniti nella diversità. Dobbiamo mostrare al mondo che le sfide globali richiedono soluzioni globali”. “Qui noi leader possiamo guardarci in faccia, parliamo con franchezza”.

Atteso il principe ereditario saudita, Mohammed bin Salman, che  ha incontrato il presidente francese, Emmanuel Macron.  Alla vigilia il presidente francese aveva annunciato di voler incontrare il principe ereditario saudita, spiegando di volere “tutta la verità” sul caso del giornalista ucciso e martoriato Khashoggi e di auspicare “una soluzione politica” al conflitto nello Yemen, dove una coalizione araba a guida saudita combatte contro i ribelli che l’Iran è accusato di sostenere. Oltre al presidente francese, Mbs ha incontrato anche il presidente del Messico, Enrique Pena Nieto e quello sudcoreano, Moon Jae-in.

(Ag.)

Molti ingredienti piccanti nell’incontro del G20 con i potenti del mondo che si apre a Buenos Aires

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Foto- I leader del mondo nell’incontro 2017 -G20

La questione G20 che si apre a Buenos Aires contiene molti ingredienti piccanti. Anzitutto l”escalation delle tensioni tra Ucraina e Russia, la disputa commerciale tra Stati Uniti, Cina e altri Paesi , lo scandalo per l’omicidio e l’orrore della modalità, del giornalista dissidente saudita Jamal  Khashoggi saranno al centro del vertice del G20 che si apre a Buenos Aires.

 Migliaia di persone  intanto che hanno annunciato proteste e mobilitazioni di massa nella capitale argentina contro la globalizzazione e la crisi economica.

L’incontro sarà disertato persino dal presidente degli Stati Uniti Trump  in programma con Vladimir Putin, perché Mosca ha rifiutato di rilasciare i marinai ucraini di tre navi intercettate dalle forze armate russe domenica scorsa nel Stretto di Kerch. Il leader Usa si incontrerà con il suo omologo cinese, Xi Jinping, per discutere della disputa commerciale crescente tra le due maggiori potenze nel mercato mondiale.

 Ottawa ha confermato che il nuovo accordo commerciale tra Canada, Stati Uniti e Messico sarà firmato a Buenos Aires. Tuttavia, l’Accordo Stati Uniti-Messico-Canada (USMCA) dovrà ancora essere ratificato dall’organo legislativo di ciascun Paese.

Anche il principe ereditario dell’Arabia Saudita, Mohammed bin Salman, ritenuto il mandante dell’assassinio del giornalista coraggioso Jamal  Khashoggi al consolato saudita a Istanbul il mese scorso.sarà  presente al summit.   Resta da vedere l’atteggiamento degli altri leader nei suoi confronti..

APOCALISSE CALIFORNIA: REGNO DELL’INFERNO CON 76 VITTIME-FINORA- E 1300 DISPERSI –

California regno dell’Inferno. Distruzione e caos  Il bilancio dei roghi che da giorni stanno devastando il Paese diventa sempre più drammatico: sono 76 le vittime e oltre 1300 i dispersi. ”

Lo sceriffo della contea di Butte, Kory Honea,  ha aggiornato il numero dei dispersi a fronte delle diverse centinaia che sono stati individuati. Le fiamme, dall’8 novembre, hanno devastato finora 600 chilometri quadrati e distrutto quasi 10.000 abitazioni. L’incendio è domato per il 55%.

Donald Trump , nel fare un sopralluogo sul territorio, si è detto “molto triste” nel vedere  California devastata dagli incendi incontrollati. “Nessuno avrebbe mai pensato che questo poteva succedere“, ha detto il presidente parlando di fronte alle strutture rase al suolo dalle fiamme a Paradise, una delle comunità della California settentrionale devastate dagli incendi.

” Trump è stato accompagnato dal governatore della California uscente, Jerry Brown, e quello appena eletto Gavin Newsom, entrambi democratici.

Carovane in arrivo dal Centro America al confine del Messico: no di Trump

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La questione immigrazione investe , nel suo interno, anche gli Stati Uniti d’America–

Donald Trump è pronto a prendere misure eccezionali per fermare l’arrivo di migliaia di immigrati provenienti dall’Honduras.  Il capo della Casa Bianca ha definito “un’invasione” la marcia terrestre dei migranti partiti dal Paese del Centro America, diretta al confine tra Messico e Usa. 

 “Per questo dobbiamo avere un muro di persone che li fermi: ho intenzione di inviare alla frontiera sud degli Usa fino a 15mila soldati, più di quanti ce ne sono in Afghanistan“, ha annunciato Trump. 

Poi, il presidente americano ha criticato la stampa, rea  di enfatizzare la vicenda e di sottovalutare i numeri: “Ci sono carovane in arrivo molto più grandi di quanto viene detto. Io sono molto bravo a stimare l’entità di una folla e vi posso dire che la carovana in arrivo sembra molto più grande di quanto la gente pensi. Le donne e i bambini inquadrati in tv – ha chiosato Trump – sono messi lì apposta per le telecamere. Mettono davanti le donne e i bambini, e non va bene“. La prima decisione del Pentagono Appena una settimana fa, il Pentagono aveva dato il via libera all’invio di 800 soldati al confine con il Messico. Il decreto è stato firmato dal segretario James Mattis. Poi, Donald Trump si era detto pronto a inviare almeno 5 mila soldati. Adesso punta alle 15 mila unità, un vero e proprio muro umano lungo la frontiera.