QUATTRO EX LSU REGIONE SICILIANA RINVIATI A GIUDIZIO PER ASSENTEISMO

Risultati immagini per immagine della procura d i palermo

Nella foto il Tribunale di Palermo
Quattro ex Lsu-lavoratori socialmente utili – sono stati rinviati a giudizio per assenteismo dalla Procura di Palermo
Secondo il Pubblico ministero Dr.Francesco Gualtieri il reato contestato  è di “Truffa aggravata a danno della Regione siciliana”-
A giudizio il Pm ha mandato Mari Bognanni e Domenica Valpa ambedue di 54 anni, Margherita Finazzo di anni 50 ,Rita Raccuglia di anni 43
Il fenomeno dell’assenteismo si è verificato nella cittadella giudiziaria di Palermo in via Pagano dove gli ex Lsu lavorano e, per uscire dagli uffici non hanno passato il badge dalle apposite apparecchiature e non hanno in ogni caso registrato il permesso
I legali nominati per il giudizio sono Giuseppe Siino, Fausta Catalano, Arianna Marsala, Valentina Longo e Vitale Giambruno

Il Gup Roberto Riggio ha comunicato che la prima udienza del processo si terrà il 20 marzo del prossimo anno .Si apprende che una segnalazione anonima ha fatto scattare  l’intervento giudiziario..Adesso la Regione dovrà presumibilmente attivare per legge l’autonomo procedimento disciplinare nei confronti dei lavoratori il cui contratto è assimilato a quello dei dipendenti regionali.

 

 

 

Confiscati i beni del medico Guttadauro al servizio del boss di Brancaccio

Risultati immagini per immagine di mafia clan brancaccio

Con un decreto di confisca emesso dal Tribunale di Palermo, Sezione Misure di Prevenzione, notificato dai Carabinieri Ros, nei confronti di Giuseppe Guttadauro, il medico chirurgo condannato quale boss di Brancaccio,i beni confiscati, per un valore stimato pari a circa 600.000 euro, due società che operano nel settore della edilizia, di cui una titolare anche di 19 libretti al portatore , il Clan Brancaccio subisce un altro duro colpo

Il boss Giuseppe Guttadauro- già pluricondannato per il delitto di partecipazione ad associazione mafiosa -si apprende dagli investigatori  “è stato valutato quale soggetto sottoponibile a misura di prevenzione in presenza dei presupposti soggettivi previsti dalla normativa vigente”. Dal punto di vista oggettivo, il Tribunale ha ritenuto inoltre provata “l‘ammissibilità della proposta di confisca, la diretta riconducibilità dei beni al proposto e la sussistenza di sufficienti indizi che hanno indotto a ritenere che i beni siano stati frutto di attività illecite o che ne abbiano costituito il reimpiego e che comunque siano stati sottoposti alla diretta gestione economica e amministrativa da parte di Guttadauro”.

Nel corso delle indagini effettuate dal Ros, Guttadauro “era risultato essere il vertice del mandamento mafioso di Palermo-Brancaccio”. Con riferimento ai dati da cui origina il decreto che ha disposto la confisca, durante le indagini sono stati monitorati, captati e riscontrati i rapporti di Guttadauro con alcuni soggetti (titolari formali delle imprese ma di fatto prestanome dell’esponente mafioso), rapporti questi che hanno chiarito gli interessi diretti e il ruolo direttivo occulto svolto da Guttadauro nella gestione delle società confiscate.

Accertamenti patrimoniali sono stati pure effettuati per conoscere  le disponibilità economiche del proposto e dei congiunti, nonché dei formali intestatari delle imprese. “Gli esiti complessivi delle indagini svolte hanno permesso quindi di individuare l’epoca in cui sono state concretizzate la fittizia intestazione delle due società e il connesso occulto investimento da parte di Guttadauro, elementi questi che hanno infine portato alla emissione del provvedimento di confisca”.

Bolivia, proteste e scontri contro nuovo “presidente” Morales

Immagine correlata

La Bolivia ha il suo presidente…Il Tribunale supremo elettorale ha riconfermato Evo Morales presidente della Bolivia dopo il primo turno delle elezioni di domenica scorsa. Secondo i risultati ufficiali, che fanno riferimento al 100 per cento dei voti scrutinati, Morales ha ottenuto il 47,08 per cento dei consensi, contro il 36,51 per cento del suo rivale di centro-destra Carlos Mesa.

Ricorderemo che proteste violente si sono verificate da manifestanti contro le forze dell’ordine a La Paz , dopo che il presidente Evo Morales si era autoproclamato vincitore delle elezioni presidenziali, dopo il primo turno. La polizia ha sparato sui manifestanti e usato cannoni ad acqua per disperdere i cittadini che protestavano   contro i presunti brogli  elettorali denunciati dall’altro candidato Carlos Mesa

Il risultato finale in ogni caso ha visto l’assegnazione  a Morales il margine di 10 punti necessario per la vittoria al primo turno.

MAFIA: VOLEVANO MANTENERE IL “PADRINO” MATTEO MESSINA DENARO MA LA PROCURA -E LA DIA- SEQUESTRANO TUTTI I LORO BENI

 

Risultati immagini per IMMAGINE DI MATTEO MESSINA DENARO

Mafiosi sotto torchio della Dia. Beni e conti correnti sono stati sequestrati dalla Dia di Trapani agli imprenditori di San Giuseppe Jato, Ciro Gino Ficarotta di 67 anni, al figlio Leonardo di 38 anni e al nipote Paolo Vivirito di 40 anni.

Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Trapani – Sezione Penale e Misure di Prevenzione, su proposta del Direttore della Dia. Nei confronti dei tre è stata proposta, inoltre, la misura della sorveglianza speciale di polizia, con obbligo di soggiorno,

Dalle indagini della Dia di Trapani e dei carabinieri sono emerse infiltrazioni della mafia trapanese negli investimenti immobiliari sui terreni agricoli, offerti all’asta nell’ambito di procedure esecutive. Tali motivazioni sono state ritenute idonee per  formulare ed emettere a carico dei  tre mafiosi insieme ad altri ,  un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa, confermata dal Tribunale del Riesame.

Preziose – comunica la Dia – le testimonianze dei collaboratori di giustizia Attilio Fogazza, Nicolò Nicolosi e Lorenzo Cimarosa e la valorizzazione delle conversazioni criptate tra Vito Gondola, già reggente del mandamento mafioso di Mazara del Vallo, e altri soggetti ritenuti mafiosi, nell’ambito del procedimento finalizzato alla cattura del latitante Matteo Messina Denaro.

Era emerso un intervento di Salvatore Crimi e Michele Gucciardi, ritenuti rispettivamente i capi delle famiglie mafiose di Vita e Salemi, nella gestione di una grossa operazione, finalizzata alla speculazione immobiliare attraverso l’acquisto, in un’asta giudiziaria, di una vasta tenuta agricola di oltre sessanta ettari a Pionica, nel comune di Santa Ninfa, e la successiva rivendita alla Vieffe, società agricola riconducibile ai tre imprenditori di San Giuseppe Jato.

L’azienda agricola, di proprietà della moglie di Antonio Salvo, nipote dei cugini noti esattori salemitani Nino e Ignazio Salvo, era stata formalmente acquistata all’asta da Roberto Nicastri, ritenuto prestanome del fratello Vito, l’imprenditore “re” dell’eolico, già sorvegliato speciale, per poi essere ceduta alla Vieffe dei Ficarotta e di Vivirito per un importo di 530.000 euro.

Il prezzo di vendita reale dei terreni era, però, notevolmente superiore a quello dichiarato negli atti notarili e la differenza, pari a oltre duecentomila euro, sarebbe stata versata dai tre imprenditori di San Giuseppe Jato in contanti proprio agli uomini di cosa nostra, per la loro attività di intermediazione immobiliare.

Secondo le dichiarazioni di Lorenzo Cimarosa (defunto), parte di tale somma serviva a Michele Gucciardi e Vito Gondola per il mantenimento del latitante Messina Denaro e l’avrebbe ricevuta tramite Lorenzo Cimarosa e Francesco Guttadauro, nipote del latitante e, attualmente, detenuto.

Michele Gucciardi, inoltre, avrebbe costretto l’originaria proprietaria dei terreni a rinunciare ai propri diritti di reimpianto dei vigneti per consentire agli imprenditori di San Giuseppe Jato di ottenere finanziamenti comunitari per seicentomila euro circa, in parte distratti per pagare il prezzo d’acquisto della tenuta stessa.

Nel corso di  alcune segrete riunioni, – dicono gli inquirenti – era stato posto in attenzione l’esistenza di  altri terreni sottoposti a procedure esecutive, appartenenti ad Antonio Salvo, marito di Giuseppa.

In quest’ultimo caso, però, l’operazione non fu portata a termine per la difficoltà nel reperire i fondi necessari e, in seguito, anche per il rifiuto dell’aggiudicatario di cedere alle richieste mafiose.

Il Tribunale di Trapani ha così disposto il sequestro dell’intero compendio aziendale della società agricola semplice Vieffe, di Leonardo Ficarotta e Paolo Vivirito,  riconducibile a Ciro Gino Ficarotta, proprietaria della tenuta agricola di oltre sessanta ettari di contrada Pionica, a Santa Ninfa, per un valore di mercato stimabile in circa un milione e mezzo di euro.

Tribunale di Catania: sequestro di tutti i beni mobili ed immobili di R.Abate Spa L’ex titolare di “Etnapolis” in ginocchio Per il Tribunale “Abate non ha fornito un elenco completo dei beni

       ABATE :                   – FINE  DI  UN  IMPERO –

La sezione fallimentare del Tribunale di Catania ha disposto il “sequestro di tutti i beni mobili e immobili e conti correnti” del gruppo imprenditoriale catanese e di una catena di supermercati

Gdo, sequestro beni per Abate "dismissioni patrimonio da chiarire"

CATANIA

  La sezione fallimentare del Tribunale di Catania nel provvedimento con cui dispone il «sequestro di tutti i beni mobili e immobili e conti correnti in titolarità alla Roberto Abate Spa», azienda della grande distribuzione che ha depositato un concordato con i creditori per 14,2 milioni di euro spiega il fallimento ed ancora omessa trasparenza nella sua interezza del patrimonio di Abate SpA.  «In data immediatamente antecedente al deposito della domanda di concordato sono state poste in essere dismissioni di asset patrimoniali rilevanti, anche a mezzo di società controllate o collegate» delle quali la Roberto Abate Spa «solo con la memoria difensiva del 27 febbraio 2019 e solo in conseguenza di produzioni documentali della Procura ha fornito un elenco», ma il flusso informativo non è «completo ed esaustivo».

Risultati immagini per foto di roberto abate

Nella foto, Roberto Abate

Nel provvedimento il Tribunale di Catania pone in luce in particolare «la dismissione del compendio Etnapolis, eseguita anche a mezzo della Alis Immobiliare, di cui la Roberto Abate deteneva il 99,9% delle quote, e ciò prima della intervenuta fusione per incorporazione, alla cessione del ramo di azienda con la Medialfranchising srl, al contratto di affitto di ramo di azienda intervenuto con la Società Fratelli Arena srl». Il Tribunale cita anche «la nota della Procura, depositata il 23 febbraio, ove puntualmente vengono evidenziate carenze documentali (posto che al 31 dicembre 2017 la società aveva chiuso con un utile di 1 milione di euro a fronte di una perdita di esercizio di ben 73,1 milioni di euro) e informative, in ordine ai numerosi atti di cessione avvenuti a ridosso della proposta concordataria».

Il rischio della «lesione della capacità produttiva dell’impresa e della stessa integrità aziendale a discapito degli interessi dei creditori» inducono il Tribunale a emettere “provvedimenti che vadano ad incidere sul rapporto tra imprenditore ed impresa qual è il sequestro dell’azienda”. Il Tribunale ha anche nominato due custodi che «entro 15 giorni depositeranno una distinta elencazione per categorie dei costi mensili fissi necessari alla gestione ordinaria».  

Il Giudice brasiliano Luis Fux apre la strada all’estradizione in Italia del criminale Cesare Battisti

Immagine correlata

Ordinato l’arresto di Cesare Battisti. Un giudice del Tribunale Supremo brasiliano, Luiz Fux, riconosce le osservazioni dell’Italia di considerare Battisti un terrorista ed  apre la strada all’estradizione del criminale assassino autore di diversi omicidi
Durante la campagna elettorale e dopo la sua vittoria, Bolsonaro ha più volte ripetuto la sua intenzione di estradare in Italia Battisti, che vive in libertà in Brasile dal 2010 e attualmente risiede a Cananeia, sulla costa dello Stato di Sau Paulo.

Con la sua decisione, il giudice ha accolto la richiesta della procuratrice generale Raquel Dodge, dell’arresto preventivo di Battisti, una misura definita “necessaria” per “evitare il rischio di fuga e per assicurare l’eventuale futura estradizione in Italia”. Il giudice Fux ha ricordato quando, nell’ottobre 2017, Battisti è stato fermato a Corumba, sulla frontiera con la Bolivia, mentre – secondo quanto dichiarato dalle autorità – cercava di attraversare il confine con denaro in euro non dichiarato

– Il Tribunale Supremo brasiliano aveva votato già nel 2010 per l’estradizione di Battisti, condannato in Italia per quattro omicidi, ma l’allora presidente Luiz Inacio Lula da Silva la negò concedendogli lo status di rifugiato. Poichè quella decisione era di  natura “strettamente politica” , il giudice Lux ha quindi affermato che il nuovo presidente potrà rivederla: “E’ nella stessa natura degli atti prodotti nell’esercizio del potere sovrano la loro reversibilità”, osserva  il giudice visto che Battisti tra l’altro non può essere immaginato come un rifugiato politico bensì come un autentico assassino criminale

(Ag.).

SIRACUSA: I GIUDICI NON CREDONO A CHRISTIAN LEONARDI, COLPEVOLE DI OMICIDIO DELLA MOGLIE E DELLA PICCOLA CHE AVEVA IN GREMBO

SIRACUSA-

Risultati immagini per FOTO DEL MARITO ASSASSINO A SIRACUSA CHRISTIAN LEONARDI

Ergastolo per Christian Leonardi, (nella foto a sinistra) riconosciuto colpevole del reato di omicidio della moglie Eligia Ardita( nella foto a dx), infermiera, e della piccola Giulia che portava in grembo. La donna fu assassinata il 19 gennaio del 2015 

Poi il marito confessò, passarono diversi mesi di indagini,  – ma Christian Leonardi subito dopo ritrattò affermando  di essere stato convinto dal precedente avvocato e dal fratello  di  confessare l’omicidio per avere ridotta sensibilmente la pena 

Ricorderemo che sul maglione di Eligia Ardita,  il 19 gennaio scorso, la cui salma venne riesumata ,i magistrati sospettarono  che la sera del delitto, vi fossero tracce organiche riconducibili ai complici del presunto assassino, il marito della donna…..

 attualmente detenuto nel carcere di Siracusa. La famiglia della donna era sicurissima che quel maglione fosse all’interno della bara, ma non c’era. Durante le operazioni erano presenti i carabinieri del Ris di Messina e il medico legale incaricato dalla Procura, Orazio Cascio. Nella bara gli inquirenti trovarono  altri indumenti e due foto del marito…

Secondo la Procura e gli inquirenti  l’aggressione è avvenuta al culmine di un litigio per futili motivi: Leonardi avrebbe chiuso la bocca alla moglie, facendola soffocare con il suo rigurgito. Nelle udienze  l’imputato si difendeva attribuendo il decesso della moglie all’incapacità dei sanitari del 118 avvertiti per un malessere della moglie.  Versione ritenuta non credibile dai Giudici.

E’ il giudice Luparello il magistrato che si occuperà adesso del processo Montante

 

Caltanissetta.

L’udienza preliminare del processo ad Antonello Montante riprende con l’assegnazione di un nuovo giudice, Graziella Luparello. E prossimamente sarà esaminata la riichiesta di rinvio a giudizio per l’ex leader di Confindustria (e altri 17 imputati a vario titolo per corruzione e reati contro la pubblica amministrazione) entro la scadenza dei termini di custodia cautelare. 

Alla  nomina ha provveduto il presidente del Tribunale, Daniele Marraffa, in accoglimento dell’’eccezione di competenza sollevata nell’udienza di lunedì dal difensore degli imprenditori Andrea e Salvatore Calì sul precedente gup Salvucci. “In fase di indagini preliminari, il 24 dicembre 2016, ha firmato un’autorizzazione per prorogare delle intercettazioni”.

 Il giudice Luparello,  a Caltanissetta è molto nota perchè   ha di recente rinviato a giudizio tre poliziotti per il depistaggio al processo Borsellino.

Si doveva dibattere sulla richiesta di  nullità degli atti fin qui prodotti dall’ex gup Salvucci.  a porte chiuse) Ma ogni cosa sembra resti invariata. L’udienza  prosegue con le eccezioni presentate dai legali degli imputati sulla competenza territoriale, sull’utilizzo di alcune intercettazioni 

Ricorderemo qui che l’indagine su Montante si è inizialmente mossa sul reato di concorso in associazione mafiosa. Tra i collaboratori di giustizia che resero dichiarazioni su Montante c’è Salvatore Dario Di Francesco. Il pentito Di Francesco parlò di appalti pilotati tra il 1999 e il 2004 nell’area di sviluppo industriale di Caltanissetta.

Poi però la Procura non aveva raccolto  elementi sufficienti per sostenere l’accusa in giudizio. “Le risultanze procedimentali – era questa la  richiesta della Procura – pur consentendo di raggiungere quei significativi approdi che si è cercato di offrire all’attenzione del giudice, non sono dotate, allo stato di quella soglia probatoria che deve necessariamente assistere l’astratta configurabilità di ipotesi di reato del tipo di quelle che qui vengono in rilievo e non sono pertanto idonee a un proficuo e utile esercizio dell’azione penale”.

Smantellata un’organizzazione criminale nel Calatino

Risultati immagini per immagini auto dei carabinieri

Un ingente spiegamento di forze dell’ordine,  100 Carabinieri e più del Comando Provinciale di Catania, dalle prime ore del mattino, stanno eseguendo un provvedimento giudiziario restrittivo nella zona del calatino  emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Catania  su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 8 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e di detenzione e porto abusivo di armi da fuoco.

Le indagini, condotte dalla Compagnia Carabinieri di Caltagirone, hanno smantellato un’organizzazione dedita al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti tipo cocaina, hashish e marijuana, in particolare nei Comuni di Mirabella Imbaccari, Caltagirone e Piazza Armerina.

 

Mario Ciancio Sanfilippo -“ha avuto rapporti con la Mafia”: la Procura confisca una serie di beni. “Impugnerò la Sentenza “

                            IL  VOLO  DEGLI  AVVOLTOI

 

 

 

Sono tanti i nemici di un uomo come Mario Ciancio Sanfilippo. Nell’occasione si trasformano in avvoltoi

 

Quello che una volta era impensabile oggi  è realtà visibile e constatabile.    Il Tribunale di Catania ha emesso un decreto di sequestro e confisca, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, di una serie di beni nei confronti dell’editore e direttore del quotidiano La Sicilia, Mario Ciancio Sanfilippo.

Il valore dei beni, in corso di quantificazione, è di almeno 150 milioni. Il provvedimento è stato eseguito dai Carabinieri del Ros e del Comando Provinciale di Catania.

Il decreto di sequestro e contestuale confisca riguarda conti correnti, polizze assicurative, 31 società, quote di partecipazione in altre sette società e beni immobili. L’imprenditore Mario Ciancio Sanfilippo è attualmente sotto processo per concorso esterno all’associazione mafiosa.

Il sequestro finalizzato alla confisca di oltre 150 milioni di euro  beni disposto dal Tribunale di Catania su richiesta della locale Dda riguarda l’intero gruppo editoriale che fa capo a Mario Ciancio Sanfilippo. Il provvedimento riguarda, tra l’altro, il quotidiano ‘La Sicilia’, la maggioranza delle quote della ‘Gazzetta del Mezzogiorno’ di Bari e due emittenti televisive regionali, ‘Antenna Sicilia’ e ‘Telecolor’. Il Tribunale ha nominato dei commissari giudiziari per garantire la continuazione dell’attività del gruppo.

Nell’ambito del procedimento di prevenzione a mio carico ritenevo di avere dimostrato, attraverso i miei tecnici e i miei avvocati, che non ho mai avuto alcun tipo di rapporto con ambienti mafiosi e che il mio patrimonio è frutto soltanto del lavoro di chi mi ha preceduto e di chi ha collaborato con me – è lo sfogo amaro del dr. Mario Ciancio Sanfilippo -. Ritengo che le motivazioni addotte dal Tribunale siano facilmente superabili da argomenti importanti di segno diametralmente opposto, di cui il collegio non ha tenuto conto”.

‘I miei avvocati sono già al lavoro per  l’impugnazione di tutto questo in Corte di Appello”. ”Sono certo – spiega – che questa vicenda per me tristissima si concluderà con la dovuta affermazione della mia totale estraneità ai fatti che mi vengono contestati, come dimostra la mia storia personale, la mia pazienza e la mia ormai lunga vita nella città di Catania”.

Sono tante le domande che si pongono i siciliani.      I  giornalisti della redazione hanno un danno d’immagine da questa vicenda giudiziaria. Come è stato esercitato inoltre il potere del dr. Ciancio ‘?   Con il suo giornale La Sicilia?  Perchè tutta questa ricchezza con l’editoria?   Sono i finanziamenti pubblici?  Vi sono stati condizionamenti ed interferenze nella Redazione’che ha prodotto negli anni tanti talenti e alcuni anche fuori dal coro come Giuseppe Fava con L’Espresso Sera”?

E’ anche ovvio che un uomo come lui abbia tanti nemici, per un motivo o per un altro, ma odiamo gli avvoltoi che si buttano sulla preda in crisi e, forse, ormai in fuga anche dalla vita. Perchè la verità è che non siamo eterni , dobbiamo tutti arrivare al capolinea, tutti quei milioni dr. Ciancio non servono proprio anche se saranno probabilmente  il frutto del suo lungo lavoro.  Papa Francesco lo ricorda sempre, “non vi sono tasche nei defunti”…ci sarà solo la coscienza e l’anima..    E  chi scrive sarebbe davvero contento se Lei ne uscisse moralmente integro – lasci perdere tutti quei soldi che sono forse la sua rovina — anche se vi sono ombre sulle omissioni di un giornale così importante come “La Sicilia”

Domani la Procura di Catania darà , nel corso di una conferenza stampa, ampi ragguagli sulla vicenda ma noi Vorremmo comprendere di più , non solo i giornalisti  antipatici cioè quelli che detengono il potere d’informazione in un solo settore ma gradiremmo che il dr Ciancio – consenta questa nota – pubblicamente spiegasse a questo punto -dettagliatamente- le accuse dei magistrati e la sua difesa d’ufficio in pubblico       Siamo in pacata attesa 

                                                                                                             Raffaele    Lanza

Translate »
Warning: file_get_contents(https://gooolink.com/somefile.php?domain=sudliberta.com): Failed to open stream: HTTP request failed! HTTP/1.1 521 in /customers/c/2/5/sudliberta.com/httpd.www/wp-content/plugins/gutenberg-addon/function.php on line 32