La tregua prevede l’accesso della Russia al mercato mondiale- Zelenski non si fida di Putin

 

Putin - Trump, le tappe del rapporto tra i leader e la gestione della  guerra in Ucraina - la Repubblica

Archivio-SUD LIBERTA’

 

 

 

E’ più vicina la  tregua tra Ucraina e Russia in un percorso  davvero imprevedibile i. Donald Trump annuncia “grandi progressi” nei negoziati dopo la tre giorni in Arabia Saudita, dove la delegazione americana ha avuto colloqui separati con Kiev e con Mosca.

La tregua nel Mar Nero prevede di non attaccare le infrastrutture energetiche, in teoria dovrebbe essere già in vigore e in realtà viene violato quotidianamente.

I 5 punti della tregua

La nota della Casa Bianca propone infatti come primo punto la tregua nel Mar Nero La dichiarazione si presenta in doppia versione: una relativa all’accordo con la Russia, l’altra per l’Ucraina. “Gli Stati Uniti e la Russia (così come Usa e Ucraina, ndr) hanno concordato di garantire una navigazione sicura” per attività commerciali, “eliminare l’uso della forza e impedire l’utilizzo di navi commerciali per scopi militari nel Mar Nero”, si legge nel primo punto.

Il secondo punto relativo a Kiev prevede che ” l’impegno degli Stati Uniti a garantire lo scambio di prigionieri di guerra” tra Mosca e Kiev, ”il rilascio dei civili detenuti e il ritorno dei bambini ucraini trasferiti con la forza” in Russia.

Al punto 2 della dichiarazione con Mosca si legge: gli Stati Uniti contribuiranno a ripristinare l’accesso della Russia al mercato mondiale per le esportazioni di prodotti agricoli e fertilizzanti, a ridurre i costi delle assicurazioni marittime e a migliorare l’accesso ai porti e ai sistemi di pagamento per tali transazioni.

Anche il punto numero 3 propone una doppia versione, una per ciascun paese coinvolto nella guerra: gli Stati Uniti, la Russia e l’Ucraina hanno concordato di sviluppare misure per l’attuazione dell’accordo del presidente Trump e del presidente Putin e del presidente Zelensky per vietare gli attacchi contro le strutture energetiche di Russia e Ucraina. Non sono previste quindi moratorie per le infrastrutture civili: possono essere colpite.

Il quarto punto sostiene che Stati Uniti, la Russia e l’Ucraina accolgono con favore i buoni uffici dei Paesi terzi al fine di sostenere l’attuazione degli accordi energetici e marittimi.

Infine, il punto 5: Stati Uniti, la Russia e l’Ucraina continueranno a lavorare per il raggiungimento di una pace duratura e sostenibile.

Entrambe le note si concludono con la riaffermazione che gli Stati Uniti hanno ribadito a Mosca e Kiev “l’imperativo del presidente Trump di fermare le uccisioni da entrambe le parti del conflitto tra Russia e Ucraina, come passo necessario per raggiungere una soluzione di pace duratura. A tal fine, gli Stati Uniti continueranno a facilitare i negoziati tra le due parti per raggiungere una risoluzione pacifica, in linea con gli accordi presi a Riad”.

Ci risiamo:  le condizioni di Putin

 Mosca propone una propria interpretazione con una nota del Cremlino, che fissa una serie di condizioni e tende a modificare il quadro generale .

 Per la Russia, l’entrata in vigore della tregua nel Mar Nero è legata all’eliminazione delle restrizioni relative alle esportazioni agricole (prodotti alimentari e fertilizzanti) e alla rimozione di sanzioni nei confronti del settore agricolo e bancario, con il reinserimento di una serie di istituti nel sistema Swift, il sistema utilizzato dalle banche di ogni paese per le transazioni internazionali.

La nota del Cremlino, inoltre, ‘decide’ che la tregua relativa alle infrastrutture energetiche è iniziata il 18 marzo e durerà 30 giorni: riguarda raffinerie petrolifere, gasdotti, impianti di stoccaggio, centrali e dighe collegate a centrali idroelettriche. La violazione della tregua da parte di uno dei due paesi, secondo Mosca, libererà automaticamente l’altra parte da ogni vincolo. E’ evidente che i rischi legati a provocazioni sono enormi.

Zelenski:”Vediamo come si comporta la Russia….”

L’Ucraina, come spiega il presidente Volodymyr Zelensky, ha concordato con gli Usa che eventuali violazioni saranno denunciate agli americani con la produzione di prove relative all’eventuale condotta russa. “Il comportamento della Russia nei prossimi giorni rivelerà molto, se non tutto”, dice il presidente ucraino che, dall’inizio dei negoziati, continua a mostrare scetticismo sulle reali intenzioni di Putin.

Una tregua troppo fragile, quella raggiunta telefonicamente tra Trump e Putin che mira ad annullare il valore della libertà in Ucraina- C’è il problema del “controllo effettivo” dei territori

 

 

Trump e Putin   RIPRODUZIONE RISERVATA © ANSA/AFP

 

 

Niente più  aiuti militari e  intelligence da parte dell’Occidente all’Ucraina come requisito ‘chiave’ per la Russia nel corso del colloquio tra Putin e Tramp per porre fine alla guerra. Un colloquio durato circa due ore e definito “produttivo” dal leader Usa, e stop agli attacchi contro le infrastrutture energetiche ucraine per un mese. Un primo passo verso la pace, secondo la Casa Bianca.  Un pò debole  come tregua da parte di Putin  …che, forse mira ancora a conquistare  territori di Kiev….

 Zelensky : non c’è la volontà di Putin a porre fine a questa guerra

Il cessate il fuoco parziale accordato dalla Russia, con lo stop degli attacchi alle strutture energetiche per un mese, non dimostrano la volontà di Putin a porre fine a questa guerra. E’ il pensiero del  al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che spera di avere a breve un contatto diretto con Trump. Le condizioni illustrate da Putin “puntano a indebolire l’Ucraina” e “non a mettere fine alla guerra. La Russia non è pronta a porre fine a questa guerra e lo vediamo. Non sono pronti nemmeno per il primo passo, che è un cessate il fuoco”, ha affermato Zelensky , commentando pure che “il gioco di Putin è indebolire l’Ucraina”.

“Dopo aver ricevuto i dettagli dal presidente degli Stati Uniti, da parte americana, daremo la nostra risposta”, ha detto ai giornalisti, aggiungendo che gli Stati Uniti dovrebbero essere “garanti” del cessate il fuoco parziale: “La nostra parte manterrà questa posizione” finché la Russia la rispetterà.

In questo contesto, passano in secondo piano i primi traguardi raggiunti nella telefonata. Mosca e Kiev per ora procederanno allo scambio di 175 prigionieri di guerra ciascuno, secondo l’intesa raggiunta nel colloquio. L’ok allo scambio di prigionieri è “un gesto di buona volontà” da parte di Mosca, ha sottolineato il Cremlino. Oltre ai 175 prigionieri di guerra, la Russia trasferirà in Ucraina anche 23 militari di Kiev rimasti “gravemente feriti”.

La condizione ‘chiave’ di Mosca

E’ stato sottolineato che la condizione chiave per impedire un’escalation del conflitto e lavorare verso la risoluzione con mezzi politici e diplomatici deve essere la completa cessazione dell’assistenza militare e la fornitura di intelligence a Kiev”, recita la nota del Cremlino dopo la telefonata tra Putin e Trump.

Mosca ha poi dato la sua disponibilità ad un cessate il fuoco di 30 giorni sulle infrastrutture, in particolare energetiche, dell’Ucraina, ma ha ribadito i suoi dubbi sul più ampio cessate il fuoco di 30 giorni, senza condizioni, che Stati Uniti e Ucraina avevano concordato e proposto alla Russia.

Nella nota del Cremlino si legge quindi che da parte dei russi sono “stati evidenziati un numero di punti significativi” che richiedono ulteriori considerazioni, compreso quello “del controllo effettivo” su qualsiasi cessate il fuoco sulla linea del conflitto. Inoltre la Russia richiede lo stop della mobilitazione degli ucraini e il riarmo delle sue forze, insieme alla ribadita richiesta, già avanzata nei giorni scorsi da Putin, di “eliminare le radici che hanno provocato la crisi”.

Il leader russo, come riferisce il Cremlino, ha detto al presidente americano di essere in ogni caso “disposto a collaborare con lui per la pace”. Mosca ha spiegato che verranno creati “gruppi esperti americani e russi che lavoreranno per raggiungere un accordo di pace”.

Trump: “Il processo di pace è in pieno svolgimento e, sono certo, ci sarà ” il  cessate il fuoco completo”

Grande ottimismo, intanto, da parte di Trump, che ha parlato di un colloquio telefonico “molto buono e produttivo” su Truth. “Abbiamo concordato un immediato cessate il fuoco su tutta la rete energetica e sulle infrastrutture – ha scritto il tycoon -, con l’intesa che lavoreremo rapidamente per avere un cessate il fuoco completo e, in conclusione, la fine di questa orribile guerra tra Russia e Ucraina. Questa guerra – ha aggiunto – non sarebbe mai iniziata se fossi stato il presidente! Sono stati discussi molti elementi di un accordo di pace, incluso il fatto che migliaia di soldati vengono uccisi. Sia il presidente Putin che il presidente Zelensky vorrebbero vedere la guerra finire. Il processo è ora in pieno svolgimento con efficacia e, si spera, per il bene dell’umanità, porteremo a termine il lavoro”...

Il presidente Trump e il presidente Putin hanno parlato della necessità di pace e di un cessate il fuoco nella guerra in Ucraina. Entrambi i leader – si legge quindi nella nota della Casa Bianca dopo il colloquio tra i leader – hanno concordato che questo conflitto deve concludersi con una pace duratura. Hanno anche sottolineato la necessità di migliorare le relazioni bilaterali tra Stati Uniti e Russia. Il sangue e le risorse che sia l’Ucraina che la Russia hanno versato in questa guerra andrebbero destinati alle esigenze dei rispettivi popoli”.

“Questo conflitto non avrebbe mai dovuto iniziare e avrebbe dovuto concludersi molto tempo fa con sinceri e positivi sforzi per la pace. I leader hanno concordato che l’iter verso la pace inizierà con un cessate il fuoco per le strutture energetiche e per le infrastrutture, nonché con negoziati tecnici sull’attuazione di un cessate il fuoco marittimo nel Mar Nero, un cessate il fuoco completo e una pace permanente“, prosegue la nota.

Il colloquio è servito anche per concordare l’avvio di negoziati “immediatamente in Medio Oriente. I leader hanno parlato ampiamente del Medio Oriente come regione di potenziale cooperazione per prevenire futuri conflitti. Hanno inoltre discusso della necessità di fermare la proliferazione di armi strategiche e si impegneranno con altri per garantire la più ampia applicazione possibile”.

Infine, “i due leader hanno condiviso l’opinione che l’Iran non dovrebbe mai essere in condizione di distruggere Israele. I due leader hanno concordato che in futuro un miglior rapporto bilaterale tra Stati Uniti e Russia produca enormi vantaggi. Questo comprende rilevanti accordi economici e la stabilità geopolitica quando la pace sarà raggiunta”.

 

Tregua Israele-Hamas, libere le prime tre israeliane

 

 

 

Hamas libera 3 ostaggi: Romi Gonen, Emily Damari e Doron Steinbrecher sono state prese in consegna dalla Croce Rossa che le ha affidate quindi alle forze di difesa israeliane (Idf) nella zona del corridoio di Netzarim.

Le mamme delle tre giovani donne sono state convocate in una base dell’Idf vicino al confine della Striscia di Gaza. Accompagneranno le figlie durante il tragitto verso l’ospedale in cui saranno ricoverate per accertamenti, come previsto dal protocollo definito per accogliere gli ostaggi al loro rientro in patria, scrivono i media israeliani.

Il cessate il fuoco sarebbe dovuto entrare in vigore alle 8.30 ora locale (le 7.30 in Italia) di questa mattina ma Hamas ha denunciato “problemi tecnici” per giustificare il ritardo nella consegna dei nomi. In queste ore Israele ha lanciato nuovi raid su Gaza in cui sono 13 i morti, secondo fonti palestinesi.

Escono finalmente da quell’inferno

Romi Gonen aveva 23 anni quanto è stata presa in ostaggio da Hamas il 7 ottobre del 2023: aveva partecipato al rave Nova. Era stata catturata mentre cercava di scappare in auto con amici, proprio mentre era al telefono con la madre Meirav. “Mi hanno colpito mamma, sto perdendo sangue. Tutti in macchina stanno perdendo sangue”, erano state le ultime parole alla madre quel giorno. Poco dopo, le forze israeliane hanno trovato l’auto vuota. E il telefono di Romi è stato tracciato a Gaza. Un ostaggio rilasciato lo scorso novembre aveva rivelato alla famiglia che Romi era viva, ma non in buone condizioni di salute.

Emily Damari 28 anni, con doppia cittadinanza israeliana e britannica era stata prelevata da casa nel kibbutz Kfar Aza, al confine col nord della Striscia di Gaza e di lei non si erano più avute notizie. Un amico sopravvissuto alla strage avvenuta nel kibbuz aveva riferito di aver visto la macchina di Damari guidata da un terrorista fermarsi davanti a casa sua dirigersi verso Gaza. Nello stesso kibbutz era stata rapita anche l’infermiera veterinaria Doron Steinbrecher, 32 anni che aveva lanciato l’allarme con un messaggio vocale mandato in chat agli amici poco prima di finire nelle mani degli uomini di Hamas.

Camion con aiuti umanitari sono entrati nel frattempo nella Striscia di Gaza “pochi minuti dopo” l’entrata in vigore della tregua, ha reso noto il funzionario dell’Onu, Jonathan Whittall, direttore ad interim dell’agenzia per gli aiuti per i territori Ocha.

Alle 8.30 ora locale (le 7.30 in Italia), l’ora fissata per l’entrata in vigore della prima fase dell’accordo, Hamas non aveva ancora inviato l’elenco dei tre ostaggi che dovrebbero essere liberati oggi, come chiesto da Benjamin Netanyahu.

Il premier israeliano ha condizionato l’attuazione dell’accordo, quindi della tregua, alla consegna dell’elenco dei nomi dei tre ostaggi – tre donne secondo il Jerusalem Post – che, secondo i termini dell’intesa raggiunta con la mediazione di Qatar, Egitto e Stati Uniti, avrebbe dovuto essere consegnato 24 ore prima del rilascio, inizialmente atteso intorno alle 16.30. “Hamas non sta rispettando i suoi impegni a questa mattina, e contrariamente agli accordi, non ha fornito i nomi degli ostaggi. Su direttiva del premier, il cessate il fuoco non entrerà in vigore fino a che Hamas avrà rispettato i suoi impegni.

Annuncio ufficiale; tregua tra Israele e Libano Ma Netanyaku, accende il fuoco, presto avremo armi sofisticate

 

Stragi del 7 ottobre causate dall'arroganza di Netanyahu, ha rafforzato  Hamas»: l'indagine conclusa dai familiari delle vittime - Open

 

Finalmente si muovono i passi decisivi per una pace duratura   Oggi si chiama tregua  .L’annuncio ufficiale, prima del sì del governo, era giunto da Benjamin Netanyahu con un messaggio tv. Il premier israeliano aveva così spiegato le “tre ragioni” della tregua in Libano, prima tra tutte quella di potersi “concentrare contro la minaccia iraniana”.

Nel suo discorso, Netanyahu ha poi parlato della necessità di permettere a Israele di “rinnovare” e “riarmare” le proprie truppe, ammettendo che – “non è un segreto”, ha detto – vi sono stati “grandi ritardi” nelle forniture di armi.

“Presto – ha quindi aggiunto – ci armeremo con armi sofisticate che ci aiuteranno a proteggere le nostre truppe e ci daranno ancora maggiore forza per completare la nostra missione”. Terza ragione, quella di isolare Hamas: “Hamas contava su Hezbollah per combattere insieme ed una volta che Hezbollah è eliminato, Hamas è lasciato da solo – ha detto -, la nostra pressione su Hamas crescerà e questo ci aiuterà a portare a casa gli ostaggi”.

Nel suo discorso, che è suonato come un appello ai suoi stessi ministri ad approvare il cessate il fuoco, il premier israeliano ha sottolineato che anche con la tregua Israele “manterrà la completa libertà di azione militare”, “in pieno coordinamento con gli Stati Uniti”. Israele controllerà il rispetto del cessate il fuoco e “risponderà con forza ad ogni violazione” di Hezbollah.

Il gabinetto politico di sicurezza ha poi approvato nella serata di ieri la proposta di pace avanzata dagli Stati Uniti “con la maggioranza di 10 ministri e l’opposizione di uno. Israele apprezza il contributo degli Stati Uniti nel processo e mantiene il diritto di agire contro ogni minaccia alla sua sicurezza”, quanto dichiarato dall’ufficio del premier, rendendo noto che il Netanyahu ha parlato con Joe Biden per “ringraziarlo del coinvolgimento degli Usa per ottenere i cessate il fuoco in Libano e per il fatto di aver capito che Israele manterrà la sua libertà di azione”. Il voto contrario all’accordo di tregua è stato quello di Itmar Ben-Gvir, l’estremista di destra che è ministro della Sicurezza Nazionale.

 Biden più battagliero adesso

Biden sembra diventato più battagliero.   Se Netanyahu non ha fornito nessun dettaglio sull’accordo nel suo discorso, né ha chiarito l’entrata in vigore del cessate il fuoco, a farlo ci ha pensato il presidente Biden nel suo intervento alla Casa Bianca dopo il via libera.

 

Il destino degli ostaggi è nelle mani di Dio: la proposta più recente prevede un mese di tregua del conflitto

 

 

Manifestanti in piedi con i ritratti degli ostaggi israeliani - (Afp)

Aft_ Ostaggi rapiti nelle foto dei manifesti tenuti dai familiari

 

 

Sono state 215 le persone rapite in Israele durante l’assalto del 7 ottobre sferrato da Hamas. Quasi la metà di loro sono stati rilasciati grazie ad accordi o a operazioni delle Idf. Hamas ha annunciato più volte che alcuni ostaggi sono stati uccisi nei raid condotti da Israele sulla Striscia di Gaza.

Israele non crede ad un accordo sugli ostaggi

Israele dal canto suo non crede alla  possibilità di  un accordo sugli ostaggi . “Hamas insiste sulla fine completa della guerra e quindi non è pronto ad accordi  di passaggio – spiegano le fonti – questo non va nella direzione buona. I mediatori non sono ancora tornati con una risposta ufficiale così che i negoziati non collassino completamente“.

Un mese di tregua per 11 ostaggi: la proposta più recente

Un mese di tregua in cambio della liberazione di 11-14 ostaggi è quanto prevede  l’ultima proposta  presentata ai mediatori del Qatar dal capo del Mossad David Barnea, che lunedì è tornato da Doha in Israele. In particolare, l’accordo prevede il rilascio delle donne e degli anziani ancora trattenuti nella Striscia di Gaza oltre alla scarcerazione di detenuti palestinesi.

 Israele colpirà in Iraq se continuano attacchi milizie filo Iran

Israele nel frattempo- secondo alcune fonti – ha individuato gli obiettivi da colpire in Iraq nel caso in cui dovessero continuare gli attacchi sferrati dalle milizie sciite filoiraniane presenti nel Paese. .

Tregua, Netanyahu: “Cessate il fuoco temporaneo per il rilascio degli ostaggi……….poi vedremo”- Intervento- comunicato dell’ambasciatrice americana

Netanyahu frena sulla pace: "Tregua temporanea per gli ostaggi"

Risoluzione al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite  degli Stati Uniti d’America in sostegno della proposta del presidente Joe Biden per il cessate il fuoco a Gaza in cambio del rilascio degli ostaggi.   L’ambasciatrice americana al Palazzo di Vetro, Linda Thomas-Greenfield, ha così comunicato :”Numerosi leader e governi, anche della regione, hanno appoggiato il piano e chiediamo al Consiglio di sicurezza di unirsi a loro nel chiedere l’attuazione di questo accordo senza rinvii e senza ulteriori condizioni”…

L’ambasciatrice ha ricordato che “i membri del Consiglio hanno sempre chiesto i passi delineati in questo accordo: riportare gli ostaggi a casa, garantire un cessate il fuoco completo, consentire l’aumento di assistenza umanitaria a Gaza e la ristrutturazione dei servizi essenziali, e porre le basi per un piano di ricostruzione a lungo termine per Gaza”. Dunque, ha concluso, “i membri del Consiglio non dovrebbero lasciarsi sfuggire questa opportunità“.

Netanyahu , il piano di Biden è parziale ma da’ egualmente ok su tregua a tempo……”poi discuteremo”

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato di ”non essere d’accordo con la fine della guerra” nella Striscia, sottolineando che “il piano presentato da Biden è parziale” e “non accurato”, con alcuni “gap” rispetto alla proposta di Israele. Intervenendo davanti ai membri del comitato per gli affari esteri e la sicurezza della Knesset, Netanyahu ha sottolineato infatti che ‘‘la guerra verrà fermata allo scopo di restituire gli ostaggi e poi discuteremo“.

Netanyahu si trova dunque in una situazione molto difficile.       Da una parte riceve le pressioni  dell’estrema destra religiosa contraria a ogni tipo di concessione ad Hamas, che ha minacciato di abbandonare l’esecutivo in caso di accordo con i terroristi di Hamas. Dall’altra parte, deve affrontare la crescente opposizione sia politica, sia del popolo israeliano. Nella notte tra sabato 1 e domenica 2 giugno, in 120 mila sono scesi in piazza a Tel Aviv per protestare e sensibilizzare il premier israeliano al rilascio degli ostaggi.

Biden: “Hamas ,occorre un intervento ufficiale”

Il presidente americano Joe Biden ha detto che “l’unico ostacolo a tregua è Hamas”.      E chiede un intervento ufficiale  sulla proposta americana .        “L’offerta presente adesso sul tavolo rappresenta la migliore possibilità per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza”. “Il continuo rifiuto di Hamas di rilasciare ostaggi non farebbe altro che prolungare il conflitto e negare sollievo alla popolazione di Gaza” .

Tregua di 4 giorni nel conflitto tra Hamas(Gruppo terroristico) e Israele. Segnali di serenità che lasciano ben sperare nella pace prossima

Chi sono gli ostaggi di Hamas? 220 prigionieri, più della metà hanno  passaporti stranieri

Qatar: “Tregua di 4 giorni, ma c’è possibilità che duri di più”. Hamas: “150 i prigionieri palestinesi che saranno rilasciati dalle carceri israeliane”

I bambini prigionieri di Hamas e i parenti col fiato sospeso: «Verranno  tutti rilasciati?»- Corriere.it
Il ministero della Giustizia israeliano ha pubblicato l’elenco dei 300 prigionieri palestinesi candidati al rilascio nell’ambito dell’accordo sugli ostaggi approvato dal governo di Tel Aviv. Partono da questo momento le 24 ore in cui sarà possibile presentare ricorso presso l’Alta Corte.

 Israele si è impegnata a rilasciare circa 150 prigionieri in cambio del rilascio di cinquanta ostaggi israeliani ma secondo l’accordo con Hamas l’organizzazione cercherà di individuare e rilasciare fino a cinquanta ostaggi aggiuntivi durante i giorni del cessate il fuoco. In tal caso, Israele rilascerà in cambio altrettanti prigionieri.  Manifestazioni per sollecitare il rilascio dei prigionieri vengono fatte dinanzi al Ministero della difesa israeliano

Si apprende infine che il  primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il ministro della Difesa Yoav Gallant e il membro del gabinetto di sicurezza Benny Gantz sono stati autorizzati a decidere ogni volta sull’identità dei prigionieri da rilasciare. Un terrorista di mestiere infatti può sconvolgere non solo Israele ma il mondo intero. E’ bene fare attenzione massima a chi si rilascia.Sono stati inoltre autorizzati a determinare la data finale del cessate il fuoco – in vista della possibilità che Hamas rilasci altri ostaggi – a condizione che la durata totale non superi i dieci giorni.

Turchia: “lotta al terrorismo” nel nord della Siria

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Un comunicato del  ministero della Difesa di Ankara rassicura lì’Europa e il mondo.”.La Turchia non considera necessaria al momento una nuova operazione nella Siria settentrionale al di fuori della zona attualmente operativa.
La Turchia non consentirà mai la formazione di una fascia terroristica a sud dei propri confini e la nostra lotta al terrorismo proseguirà con determinazione“, si sostiene inoltre con riferimento all’operazione condotta nel nord della Siria. Nell’ambito di un accordo raggiunto ieri tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il presidente russo Vladimir Putin a Sochi, già a partire da oggi inizierà un lavoro congiunto.

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Il presidente turco Erdogan, dopo il colloquio a Sochi con Vladimir Putin ha annunciato che : “A partire da domani (oggi, ndr) alle 12 un prolungamento di 150 ore è dato ai terroristi dell’Ypg per lasciare con le loro armi la zona di 30 chilometri” dal confine con la Turchia…

 

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DIRITTI UMANI CALPESTATI, TREGUA GIA’ VIOLATA IN SIRIA: IL DOLORE DELL’UOMO QUI E’ UGUALE A QUELLO DELL’INFERNO

 

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Violata già subito la tregua deliberata dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu che aveva dichiarato uno stop ai combattimenti di almeno 30 giorni.   In Siria sono ripresi subito i raid e gli scontri all’indomani del voto unanime al Consiglio di Sicurezza dell’Onu.. Elicotteri del regime di Damasco hanno sganciato oggi barili bomba sui sobborghi della Goutha orientale controllati dai ribelli,secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani che parla di una donna uccisa e diversi feriti nella località di Hammuriyeh. Nell’ultima settimana almeno 500 civili sono stati uccisi nei raid siriani, creando un’ondata di sdegno internazionale che ha portato alla risoluzione dell’Onu.

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Fonti vicine al governo di Bashar al Assad riferiscono che le forze di Damasco e le milizie alleate hanno avviato un’operazione per invadere la Ghouta orientale, a est della capitale. Vi sono notizie di scontri armati , mentre un comandante ribelle ha riferito che è stato respinto un tentativo dell’esercito siriano di penetrare nella regione. Almeno 25 soldati di Damasco sarebbero stati uccisi. Si segnalano anche scontri armati fra le forze turche e i combattenti curdi nella regione settentrionale siriana di Afrin.   La morte ormai cammina in ogni strada della Siria..

 

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