I funerali di Totò Schillaci, oggi alle 11,30 in Cattedrale, rispecchieranno l’uomo umile che il campione che ha indossato le maglie di Messina, Juventus ed Inter è sempre stato nel corso della sua carriera e della sua vita.
Una persona buona in grado di far sognare milioni di italiani durante Italia ’90 pur rimanendo con i piedi ben saldi per terra. Il feretro di Totò, stroncato da un tumore al colon, arriverà in Cattedrale pochi minuti prima dell’orario fissato e sfilerà tra le migliaia di persone attese, dando modo alla folla che riempirà i giardini antistanti la chiesa di rendere un primo omaggio. Ad officiare il rito funebre.
Sarà monsignore Luigi Sarullo, parroco della Cattedrale. Solo mille persone potranno accedere per motivi disicurezza.
Nato a Palermo, nel 1964, era malato da tempo di tumore al colon, per il quale nel corso degli anni ha subito vari interventi. Dal 7 settembre era ricoverato al Civico di Palermo, dove è deceduto. La conferma delle sue gravi condizioni era arrivata sul suo profilo social da parte dei familiari: «Totò è in condizioni stabili ed è controllato da una equipe di medici notte e giorno» e poi l’augurio di riprendersi, «Forza Totò».
Emerso come calciatore nelle file del Messina, con cui vincerà i campionati di C2 e C1, per poi passare, dopo un campionato di serie B 1988-89 da capocannoniere con 23 gol, nel 1989 alla Juventus. Nella “vecchia signora” fu autore di una prestazione di altissimo livello, con 15 gol in 30 partite in serie A. Quell’anno vinse anche una Coppa Italia, suo unico trofeo italiano di massimo livello, e la Coppa Uefa. I gol alla Juventus lo portarono alla convocazione in nazionale per i mondiali casalinghi di quell’estate. La sua fama si deve proprio alle “notti magiche” di Italia ’90, quando divenne con 6 gol capocannoniere della manifestazione, finita con una medaglia di bronzo per la nazionale allenata da Azeglio Vicini e zeppa di campioni come Roberto Baggio e Roberto Mancini che furono messi in ombra dalle prestazioni dell’attaccante palermitano. Schillaci quell’anno arrivò al secondo posto nella corsa per il Pallone d’oro dietro a Lothar Matthäus, che quel mondiale con la sua Germania Ovest lo vinse
. Da allora Schillaci è stato il più riconoscibile e celebrato calciatore siciliano di sempre: la sua fama ha superato quella di atleti anche più vincenti, uno su tutti il catanese Pietro Anastasi (scomparso nel 2020), anche lui attaccante della Juventus e vincitore dell’Europeo del 1968. Con la Juventus l’avventura si concluderà nel 1992, anno in cui passerà all’Inter. Dopo due annate avare di soddisfazioni sia a livello individuale che di squadra, nel 1994 andò a giocare in Giappone nel Júbilo Iwata, squadra con cui vincerà il campionato nel 1997, anno del ritiro dai campi a soli 32 anni. In carriera – ufficialmente conclusa solo nel 1999 – ha totalizzato complessivamente 120 presenze e 37 reti in Serie A e 105 presenze e 39 reti in Serie B, a cui si aggiungono i 56 gol in 78 partite nella massima competizione del Sol Levante.
Dopo il ritiro Schillaci tornò a vivere nella sua Palermo, città nella quale avviò con successo il centro sportivo “Louis Ribolla”, una scuola calcio nella quale sono cresciuti vari calciatori poi diventati professionisti. La fama presso il grande pubblico torna però nel 2004, quando partecipa come concorrente al reality “L’Isola dei Famosi”. Nel 2016 pubblicò l’autobiografia Il gol è tutto, scritta assieme ad Andrea Mercurio
.La Lega Serie A e tutti i suoi Club si stringono ai familiari e all’intera comunità calcistica e dei tifosi italiani per la scomparsa di Salvatore ‘Totò’ Schillaci. “Schillaci – ha dichiarato il presidente di Lega Serie A, Lorenzo Casini – è stato un campione che ha illuminato le ‘notti magiche’ dei mondiali di Italia ‘90, aggiudicandosi anche i titoli di capocannoniere e migliore giocatore della competizione. La sua voglia di emergere e arrivare ai massimi livelli nel calcio è stata e continuerà ad essere fonte di ispirazione per i tantissimi giovani che inseguono il sogno di giocare in Serie A”.
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