Enna, suicidio di un 15 enne, il Procuratore dei minori, Cosentino, si rivolge ai suoi compagni: “vi chiedo di parlare, noi vi tuteleremo”

 

Ragazzo suicida a Roma: indagato il professore. I compagni del 17enne:  «Luca è stato umiliato»

 

 

Enna,

 Il Procuratore dei minori di Caltanissetta, Rocco Cosentino, che coordina l’indagine sul suicidio di Larimar Annaloro, la studentessa 15enne, con il sogno di diventare neurochirurga, che martedì si è tolta la vita impiccandosi con una corda a un albero del proprio giardino, a Piazza Armerina, piccolo centro dell’ennese, si rivolge pubblicamente ai più giovani, compagni di Larimar, per avere notizie.

Abbiamo già sentito molti ragazzi, tra i suoi amici.  Perché consideriamo la tutela del minore come faro che indirizza il nostro operato. Non abbia timore di presentarsi, per renderci edotti di particolari che conosce sulla vicenda che per noi potrebbero essere importanti, anzi direi fondamentali……
. .Il procuratore ha disposto per mercoledì prossimo l’autopsia sul corpo della ragazza, dopo che la Procura di Enna aveva restituito il corpo alla famiglia.

L’ipotesi revenge porn

Vi sono ipotesi in atto. Negli ultimi giorni al commissariato di Piazza Armerina sono stati sentiti diversi amici e compagni di scuola della 15enne che, secondo indiscrezioni, potrebbe essere rimasta vittima di revenge porn e di bullismo. Alcuni coetanei hanno riferito che circolava la notizia di foto e video intime della giovane diffuse nelle chat e che la ragazza era stata insultata da studenti del suo liceo durante una lite con una compagna. Si indaga anche su questa ipotesi.

Catania, altra tragedia al Policlinico , paziente precipita dal quarto piano Suicidio? Indagini della Polizia

Inaugurato il nuovo Cast del Policlinico | Archivio Bollettino

Archivi -Sud Libertà

 

Catania,

Si indaga sulla  tragica morte di un uomo di 64 anni, ricoverato al Policlinico di Catania e in attesa di dimissione, che, ieri sera, si sarebbe lanciato giù dal quarto piano del padiglione 8.

L’ipotesi di suicidio, fino a questo momento, sembra avere maggiore consistenza ma la Polizia sta svolgendo indagini e raccogliendo elementi utili per capire cosa abbia spinto il poveretto all’insano gesto.

La tragedia di ieri sera al Policlinico di via Santa Sofia segue di due mesi quella di una studentessa di medicina, che si è consumata in un altro padiglione. In quel caso la giovane era precipitata dalle scale antincendio del settimo piano. Sembra una maledizione su questa struttura.

 

La morte dell’architetto Onorato, dall’analisi delle immagini di videosorveglianza emerge la tesi del suicidio Improbabile infatti che il Killer possa essere un acrobata

La polizia sul luogo del ritrovamento dell'imprenditore Angelo Onorato, trovato morto nella sua auto con una fascetta di plastica che gli stringeva il collo

 

Analisi delle immagini di videosorveglianza .  Supposizioni  e,forse certezze a questo punto, degli investigatori.  Il suv di Angelo Onorato, l’architetto marito dell’europarlamentare Francesca Donato trovato morto in auto, era parcheggiato in un punto cieco-si apprende –  tra due telecamere di sorveglianza.
Dalle registrazioni delle immagini appare chiaro -informano gli investigatori -e che nessun veicolo si è fermato nei pressi del Range Rover del professionista perché tutte le macchine «filmate» sono passate in un tempo incompatibile con una sosta.   Così come è vero che non risulta alcuna registrazione di passante -Killer- a piedi.

 

Angelo Onorato e Francesca Donato

 

Dunque?  Le circostanze avvalorerebbero la tesi del suicidio.. Emerge dai primi accertamenti medico-legali sul corpo depositato nell’istituto di Medicina legale del Policlinico di Palermo Così come è possibile dall’altro lato che l’avv (tributarista) sia stato ucciso perchè aveva dei nemici con interesse a toglierlo di mezzo. E forse il piano di uccisione prevedeva l’idea di un killer atletico per eludere la videosorveglianza

Mio marito Angelo non si è suicidato, ripete  l’eurodeputata Francesca Donato. Sono state lei e la figlia Carolina a trovare ieri nel primo pomeriggio l’imprenditore, era al lato guida della sua vettura col capo riverso sul volante e una fascetta in plastica attorno al collo. Donato aveva detto subito che il marito era stato ucciso, ieri per l’intera giornata ha continuato a sostenerlo e a non credere al suicidio, una delle ipotesi al vaglio degli investigatori della squadra mobile che stanno indagando su delega della Procura di Palermo.

Appare poco credibile che il  killer sia un acrobata e  si sia allontanato arrampicandosi sul muro, alto almeno due metri, che delimita l’autostrada per evitare di essere ripreso.

 

Vittima di usura aveva chiesto un prestito che cresceva sino al 50% mensile e ha tentato il suicidio

 

suicidio da Édouard Manet

 Trapani – Alcamo (TP)
I Carabinieri della Compagnia di Alcamo hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un noto pregiudicato partinicese cl.’84, già detenuto per gravi fatti commessi nel 2019, oggi indagato per i reati di usura, estorsione e autoriciclaggio.
L’indagine svolta dai Carabinieri della Compagnia di Alcamo traeva origine dal tentativo di suicidio di un allora settantaseienne imprenditore agricolo alcamese. Nella circostanza, solo la tempestività dei soccorsi e il successivo ricovero presso il locale nosocomio dell’anziano scongiuravano gli esiti funesti dell’efferato gesto, perpetrato nel dicembre 2022, mediante l’assunzione di svariati farmaci.
Gli accertamenti svolti, nell’immediatezza dei fatti, avrebbero permesso ai Carabinieri di documentare che l’anziano risultava versare in critiche condizioni economiche e per tale motivo, nel periodo compreso tra marzo e dicembre 2022, aveva chiesto in prestito all’odierno indagato l’importo complessivo di 40.000,00 euro, in cambio del quale aveva consegnato a garanzia assegni per un valore complessivo di 79.900,00 euro.
Nel corso dei mesi gli interessi sarebbero aumentati sino a giungere, in ultimo, al 50% mensile e a causa di tale incremento la vittima, dal mese di dicembre 2022, non riuscendo più ad onorare i debiti avrebbe tentato, per disperazione, di togliersi la vita.
Le attività d’indagine sviluppate dai Carabinieri avrebbero, poi, fatto emergere che, da maggio a dicembre 2022, gli assegni in bianco, provento dei delitti di usura ed estorsione, sarebbero stati utilizzati, dall’odierno indagato, per il pagamento delle forniture ortofrutticole dell’impresa individuale di fatto gestita da quest’ultimo, ma fittiziamente intestata ad un prestanome. Tenuto conto delle risultanze, il G.I.P. presso il Tribunale di Trapani, oltre all’emissione dell’odierno provvedimento custodiale, ha anche disposto il sequestro preventivo della ditta dell’arrestato.

Tenta il suicidio; i Carabinieri di Frosinone lo salvano consentendo ai sanitari di effettuare un primo intervento

 

Stop Child Suicidio

 Frosinone – Cassino 
I Carabinieri della Sezione Radiomobile della Compagnia di Cassino sono intervenuti all’interno dell’abitazione di un 45enne del luogo, già noto alle forze dell’ordine, per un tentativo di suicidio segnalato al N.U.E. 112 dai propri familiari e dal personale sanitario del 118 già intervenuto.
All’arrivo i Carabinieri hanno trovato l’uomo con una siringa nel braccio che in evidente stato di agitazione, causato da una crisi di astinenza, pronunciava frasi sconnesse minacciando di uccidersi. Dopo diversi tentativi, i militari sono riusciti, comunque, a far desistere l’uomo dall’insano gesto togliendoli la siringa dal braccio e consentendo ai sanitari di effettuare un primo intervento. Il 45enne però, repentinamente, riusciva a divincolarsi cercando di raggiungere il balcone per lanciarsi nel vuoto, venendo prontamente bloccato dai Carabinieri ed affidato nuovamente al personale del 118 che lo trasportava con ambulanza presso il pronto soccorso di Cassino per le cure del caso. Continua ininterrottamente l’impegno dei Carabinieri della Compagnia di Cassino sia nel controllo del territorio sia nell’assicurare risposta alle numerose richieste di soccorso che giungono alla Centrale Operativa attraverso il Numero Unico di Emergenza 112.

Ritrovato impiccato Vincenzo Cancemi: ma il suicidio non convince nessuno perchè l’albero era troppo basso per suicidarsi

La foresta dei suicidi | Mondo Tempo Reale
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Un pachinese, Vincenzo Cancemi, 41 anni, si sarebbe suicidato – ritrovato penzolante da un albero-anche se non tutti i contorni della vicenda sembrano ancora chiariti. 
L’uomo, molto noto e altrettanto stimato a Pachino come a Portopalo di Capo Passero per via del suo lavoro, potrebbe non essersi tolto la vita. . Sul caso stanno indagando i carabinieri della stazione pachinese che avrebbero già sentito alcune persone che potrebbero fornire particolari rilevanti legati alla vita privata di Cancemi. 

Il primo elemento al vaglio degli inquirenti scaturirebbe da alcune considerazioni che sarebbero state fatte da persone accorse nel luogo dove due giorni fa è stato ritrovato il corpo dell’uomo, in contrada Lettiera, alle porte di Marzamemi. L’albero, infatti, sarebbe troppo basso per giustificare un’azione suicida.

Ma non sarebbe questo l’unico elemento sufficiente a fare ipotizzare qualcosa di diverso dall’intenzione di togliersi la vita messa in atto da Cancemi. Ad attrarre l’attenzione degli investigatori sarebbe anche una vicenda, rimasta piuttosto oscura, risalente a pochi mesi fa e riguardante una lettera diffamatoria, oltremodo circostanziata. In questa lettera si faceva riferimento, in modo capillare, a una serie di rapporti extraconiugali che avrebbero coinvolto persone di Pachino e Portopalo. Tra gli uomini inseriti dall’anonima mano che ha scritto e divulgato minuziosamente la lettera-volantino c’era anche il nome di Vincenzo Cancemi. Un testo anonimo che fece scalpore nei due centri della provincia siracusana, anche perché chiamava in causa persone quasi tutte legate da stabili rapporti sentimentali e che venne distribuita con il sistema del “porta a porta” nel centro abitato portopalese.

Un documento apocrifo che non lesinava particolari legati a presunte performance sessuali di una donna coniugata. La vicenda sarebbe persino sfociata in querele. 

I carabinieri ascoltano parenti e amici dell’uomo, che svolgeva l’attività di tecnico riparatore di elettrodomestici, al fine di ricostruire i suoi ultimi giorni di vita. Tantissimi i messaggi di cordoglio. Cancemi si era fatto stimare da tante persone per la sua disponibilità e competenza in ambito lavorativo, già per il sol fatto di essere sempre pronto ad intervenire quando le esigenze lo richiedevano, a Pachino come a Portopalo. 

 

 

La tragedia di Licata forse legata a ragioni di eredità familiare (terreni)

strage di Licata, Sicilia, Cronaca
Indagini dei Carabinieri sulla tragedia di Licata – Sud Libertà

 

 

La strage di Licata ha cancellato una intera famiglia . Si tratta di una intera famiglia  oltre all’uomo pluriomicida suicida dopo aver compiuto la strage. La tragedia si è verificata in via Riesi, alla periferia cittadina.     Si sta indagando sulle motivazioni della tragedia . Sul luogo i militari del Comando Provinciale di Agrigento e i quelli della Compagnia di Licata.

Forse ragioni legate a motivi economici o  ad una eredità, quelle che sarebbero alla base della strage di stamattina alla periferia di Licata. L’uomo, il 48enne Angelo Tardino – che ha sterminato anche i due nipotini di 11 e 15 anni – già all’alba si sarebbe recato nella casa di campagna del fratello, in contrada Safarello. Qui-informano- si troverebbero i terreni coltivati lasciati in eredità dal padre.

Tra i due, a quel punto si sarebbe accesa una discussione violenta, dalla quale è scaturita la furia omicida dell’uomo….La diatriba sembrerebbe nata per ragioni di interesse legate alla suddivisione di alcuni terreni dove la famiglia coltivava carciofi

L’uomo che avrebbe estratto la pistola ed esploso i colpi di pistola all’indirizzo dei suoi familiari è Angelo Tardino, 48 anni: le vittime sono suo fratello Diego Tardino, la cognata Alexandra Ballacchino e suoi due nipoti Alessia Tardino, 15 anni,e Vincenzo Tardino, 11 anni. Dopo aver assassinato i familiari, Tardino ha tentato la fuga ma deve aver fatto una seria e tempestiva riflessione c he la sua vita era sostanzialmente già finita e ha tentato il suicidio  nella sua vettura.

 Sul luogo della strage la Pm Dr Paola Vetro che indaga sul caso . Gli inquirenti  informano pure  che  l’uomo si è sparato proprio mentre era al telefono con i Carabinieri  della compagni di Licata,  che erano ormai sulle sue tracce dopo la segnalazione della moglie . All’improvviso uno sparo mentre l’uomo un attimo prima conversava con i militari,l’intuizione che il fuggitivo  ci aveva ripensato decidendo  di porre fine alla sua esistenza.  Anche se in condizioni gravissime che non lasciano speranza, l’uomo è stato trasportato in ospedale ..

Forse ragioni legate ad una eredità, quelle che sarebbero alla base della strage di stamattina alla periferia di Licata. L’uomo, il 48enne Angelo Tardino – che ha sterminato un’intera famiglia, compresi i due nipotini di 11 e 15 anni – già all’alba si sarebbe recato nella casa di campagna del fratello, in contrada Safarello. La stessa zona nella quale si troverebbero i terreni coltivati lasciati in eredità dal padre.

Tra i due, a quel punto si sarebbe accesa una discussione violenta, dalla quale è scaturita la furia omicida dell’uomo che, dopo aver assassinato fratello, cognata e bambini, è salito in auto per darsi alla fuga. Solo successivamente, appena rintracciato dai carabinieri, Tardino avrebbe deciso di spararsi con la stessa arma del delitto.

NAPOLI: ATTRAZIONE FATALE PER UN FOLLE GIOCO SOCIAL CHE ISTIGA AL SUICIDIO. INCHIESTA DELLA PROCURA

Si impone una regolamentazione urgente su questo social        non solo dal punta di vista dei contenuti inseriti ma anche per l’identificazione immediata ed autentica di chi si registra su Facebook in particolare.  Omessa la propria identità-quella vera-dovrebbe scattare il divieto per chiunque di registrarsi su Facebook in particolare, social incontrollato e di dubbia credibilità

Attrazione fatale di uno sciocco gioco sul massimo sociale per un bambino di undici anni a Napoli «Vuoi giocare con me?». Una richiesta di amicizia su Instagram, Facebook o Tik Tok. La faccia di un uomo che sembra mascherato da Pippo, il cartone della Disney. Ma quello che “Jonathan Galindo” (questo il nome del profilo da cui arriva il contatto) propone di fare sui social è tutto fuorché un gioco.

Una gara fatta di piccoli step con difficoltà sempre più elevate e che potrebbe aver spinto il ragazzino di 11 anni a Napoli a lanciarsi nel vuoto dal balcone perché così era stato deciso «dall’uomo col cappuccio».

Jonathan Galindo è un fenomeno molto conosciuto negli Usa, arrivato in Europa prima in Spagna e Germania e poi approdato in Italia. Il gioco è semplice: se accetti la richiesta di amicizia, solitamente fatta a giovanissimi, ti viene inviato, tramite messaggistica, un link che ti propone di entrare in un gioco nel quale vengono proposte delle sfide e prove di coraggio fino ad arrivare all’autolesionismo.

I profili sono tanti: differenziati magari da un punto o da un trattino tra le parole Jonathan e Galindo. La nuova challenge mira a sfruttare l’impatto mediatico che acquisì alcuni anni fa la Blue      Whale che solo in Russia contò oltre cento vittime. E sul web, quest’estate, sono anche cominciati a spuntare video inquietanti di persone mascherate – generalmente di “fantasmi neri” – che entrano nelle  case di notte.     Si impone una regolamentazione urgente su questo social        non solo dal punta di vista dei contenuti inseriti ma anche per l’identificazione immediata ed autentica di chi si registra su Facebook in particolare.

Tra le prove -si apprende – quella” di incidere con una lama sulla pelle dell’addome le lettere iniziali del proprio nome ma anche il numero del diavolo 666″. 

 

vIOLENTA COLLUTTAZIONE CON IL MARITO: CATYA PERDE LA VITA

 

Il marito di Catya si è poi suicidato in carcere

Uxoricidio Caltagirone, il marito di Catya si è suicidato in carcere

Gli inquirenti avevano contestato all’uomo la circostanza di una violenta lite all’interno del condominio, confermata dai lividi e dagli evidenti segni di lotta trovati sul corpo di Catva Di Stefano. Prima di essere condotto n carcere,l’uomo è stato curato all’ospedale dell’Asl  a causa di una frattura al dito della mano sinistra ..

Forse un disperato suicidio di Viviana Parisi e il piccolo Gioele -ipotesi investigativa- dovrebbe essere nei boschi di Caronia

 

Nuova ipotesi sul caso Viviana-Gioeleil bambino morto nell'incidente stradale

 

Alla Procura si coltivano tante ipotesi sulla morte di Viviana Parisi, la dj trovata senza vita nelle campagne di Caronia  sabato 8 agosto, e sulla scomparsa del figlio di 4 anni, Gioele.         Si pensa anche all‘omicidio del piccolo a opera della mamma che avvertiva da tempo delle sofferenze, che poi si sarebbe suicidata, lanciandosi dal traliccio, oppure la morte accidentale del bambino.

Il piccolo potrebbe essere deceduto nell’incidente, seppure non grave, sulla Messina-Palermo avvenuto lo scorso 3 agosto. “Sono solo ipotesi – spiegano gli investigatori – ma non escludiamo che il piccolo Gioele seduto sul seggiolino di protezione, magari allacciato male o non allacciato, possa avere battuto la testa in maniera letale. Ribadiamo, non c’è niente di certo, ma sono ipotesi di cui abbiamo parlato”.

Intanto prevale la tesi secondo la quale  “Viviana dopo avere sbattuto con la sua Opel Corsa contro il guardrail e una macchina, si sarebbe accorta della morte sopraggiunta del bambino e in preda alla disperazione avrebbe preso il bimbo in braccio e sarebbe scappata”. Da lì, il percorso a piedi nelle campagne di Caronia (Messina), dove poi la donna è stata rinvenuta cadavere. Ecco perché si stanno eseguendo nuovi accertamenti sulla macchina sequestrata. “Non privilegiamo una tesi rispetto a un’altra – dicono gli inquirenti – ma guardiano in tutte le direzioni”.

Il problema adesso è il piccolo Gioele. Com’è possibile che non si trova il corpo?  Da ieri mattina sono al lavoro anche i carabinieri del Reparto ‘I Cacciatori di Sicilia’ che sono specializzati nella ricerca di latitanti pericolosi. Ieri sera il procuratore di Patti (Messina) Angelo Vittorio Cavallo ha fatto un nuovo sopralluogo, il quarto in pochi giorni, sempre nei pressi del ritrovamento del corpo della madre.

Daniele Mondello , padre del piccolo Gioele, lancia un drammatico appello:”Chiunque abbia visto qualcosa dopo l’incidente, nelle campagne, si faccia avanti, e chiami la polizia. Io amo mio figlio e lo voglio trovare”.

Una tenue speranza la fornisce il  procuratore Cavallo :  “dal video di Sant’Agata di Militello si capisce    che nelle immagini rioprese all’uscita di Sant’Agata di Militello, il piccolo Gioele era ancora vivo ”