Ieri, XXV Giornata nazionale dei castelli, ha riaperto il castello di Taormina, edificato nel X secolo e ricostruito tra il XIII e il XIV secolo dopo significativi lavori di restauro eseguiti dalla Soprintendenza per i Beni culturali e ambientali di Messina. L’intera struttura muraria è già visitabile , e studiosi dei castelli nonchè autori di approfondite analisi su alcuni importanti castelli siciliani ,si sono soffermati sui singoli ambienti murari- sala delle armi- sala delle visite ad es. esprimendo la loro opinione nel corso della prima giornata durante la quale l’Istituto italiano dei Castelli, onlus fondata nel 1964, ha festeggiato 60 anni con il supporto -patrocinio dell’ ’assessorato- dipartimento regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana e organizzata dalla Sezione Sicilia dell’Istituto, in collaborazione con Regione, Comuni di Taormina e Messina, Soprintendenza, Parco archeologico Naxos-Taormina e Museo regionale di Messina.
CONVEGNO A TAORMINA: RIPERCORSO DELLA SOPRINTENDENZA DEL MARE PER VALORIZZARE IL PATRIMONIO MARINO SOMMERSO
Oltre un centinaio di studiosi, ricercatori, archeologi e tecnici subacquei da tutta Italia e da Malta; cinque sezioni di studio; circa 70 relazioni sulle ultime scoperte e sugli scavi in corso; 30 contributi da Università e centri di ricerca per la sezione poster; il focus sulla “Carta di Udine” con il decano degli archeologi subacquei, Luigi Fozzati; tre mostre destinate al grande pubblico con reperti unici e l’esperienza immersiva con visori hi-tech per sperimentare dal vivo una vera esplorazione subacquea.
Meeting Soprintendenza del Mare
Per tre giorni, dal 10 al 12 ottobre, Taormina ospita a Palazzo Ciampoli il VI Convegno nazionale di Archeologia Subacquea insieme alla XV rassegna internazionale di Giardini Naxos. La storica manifestazione della cittadina jonica torna a distanza di ben diciotto anni dall’ultima edizione del 2001.
La dirigente Valeria Li Vigni e a destra il compianto archeologo prof Sebastiano Tusa
Il meeting è organizzato dalla Soprintendenza del Mare, diretta da Valeria Li Vigni, e dal Parco Archeologico Naxos Taormina, diretto da Gabriella Tigano. Giunge in Sicilia, dopo la tappa di tre anni fa a Udine, per volere di Sebastiano Tusa, l’insigne archeologo scomparso prematuramente nel marzo scorso.
Foto Soprintendenza del Mare Archivio
Obiettivo dello studioso era infatti quello di riorganizzare nella Baia di Naxos, prima colonia greca in Sicilia – e una delle aree che, insieme alle Eolie, è stata la più battuta dai pionieri dell’archeologia subacquea degli anni Sessanta – lo storico appuntamento internazionale con docenti e ricercatori universitari, tecnici subacquei, esperti delle Soprintendenze regionali, del Mibac (Ministero dei Beni Culturali), dell’INGV di Roma (Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia), dirigenti di poli museali e centri di restauro e conservazione.
Cinque sezioni
I lavori di ricerca verranno esposti nell’ambito delle cinque sezioni del convegno: Ricerca, Studi, Tutela, Valorizzazione e Storia; mentre per la Rassegna internazionale di Giardini Naxos saranno esposti una trentina di poster inviati da team di ricercatori di numerose regioni italiane.
Il Comitato scientifico è costituito da Marco Anzidei, Lorenz E. Baumer, Massimo Capulli, Luigi Fozzati, Adriana Fresina, Tim Gambin, Roberto La Rocca, Valeria Li Vigni, Domenico Marino, N. Martinelli, Giovanni Mastronuzzi, Franco Marzatico, Pier Giorgio Spanu, Gabriella Tigano, Edoardo Tortorici, Annalisa Zarattini
L’evento ha messo in luce il progetto pilota del comitato scientifico nato proprio per progettare l’intervento di conservazione della nave di Marausa. L’idea è nata su proposta del compianto ex assessore Regionale ai Beni culturali della Sicilia Sebastiano Tusa e del coordinatore del GruppoArte16, Giovanni Taormina, ed è stato effettuato dal restauratore Franco Fazzio e da Sabrina Zuccalà amministratore di 4ward360, azienda che ha studiato e sviluppato il formulato nanotecnologico “4wd-wood”, applicato sul relitto.
“La nave romana di Marausa – si apprende – è il relitto di una nave oneraria del IV sec. d.C. recuperata dopo oltre 1700 anni a 150 mt dall’estuario del fiume Birgi. La nave rappresenta uno dei reperti navali più interessanti, in quanto il recupero ha interessato oltre 600 elementi ad opera della Sovrintendenza del Mare della Regione siciliana, che ha affidato la bonifica degli elementi ed il loro restauro alla Società “Legni e segni della memoria” di Salerno.
Oltre al restauro c’è stato il trattamento conservativo con le nanotecnologie ,l’uso cioè di un prodotto specifico per la conservazione, protezione della superficie del relitto dai danni causati dal tempo, dai raggi UV, dagli insetti xylofagi e dalle condizioni ambientali sfavorevoli alle quali può essere sottoposto durante l’esposizione museale”.
Le nanotecnologie applicate al legno,-informano gli studiosi- assolvono un compito indispensabile perché creano una nanostruttura di particelle schermanti, di fatto creando una separazione tra il materiale e l’ambiente
Questa moderna tecnica ha potuto dare questi ottimi risultati per merito della collaborazione scientifica con il Gruppo Arte 16 e con la Soprintendenza della Regione Sicilia. Gli esperti affermano anche che il trattamento con i nanomateriali ha provocato nel materiale ligneo un cambiamento della tensione superficiale: ciò ha permesso al legno di non subire un eccessivo apporto di umidità (tale da compromettere la struttura) durante lo scambio di aria con l’esterno, in una situazione analoga a quella che potrebbe verificarsi in occasione di una esposizione museale.
Durante l’intervento di restauro della nave di Marausa è stata anche eseguita una scansione Tmc (scansione tomografica) a 128 strati per verificare le condizioni del legno.
E’ la prima volta in Italia – apprendiamo pure -che viene effettuata una investigazione scientifica così approfondita su reperti lignei di navi rimasti sommersi per secoli nei fondali marini, per poi giungere ad una ipotesi di intervento conservativo attraverso l’applicazione delle nanotecnologie, sviluppate in funzione di questo contesto dalla 4ward360. Gli esami eseguiti con la TCMS, basati sull’erogazione di un fascio di radiazioni ionizzanti (raggi “X”), hanno consentito di ottenere immagini particolarmente dettagliate di aree specifiche della sezione del legno. Lo studio e l’applicazione poi delle nanotecnologie ha richiesto un’indagine scientifica accurata e scrupolosa al fine di ottenere tutte le informazioni necessarie sullo stato del reperto ligneo, onde evitare che, una volta applicate, elementi biologici, sottoforma di spore, potessero attivarsi. La prima fase esplorativa ha consentito ai tecnici del GruppoArte16 e di 4ward360 di avere una conoscenza sugli elementi esaminati e di potere eseguire ed applicare un test protettivo nano tecnologico”.
Fra tante presenze,e prove di tanti successi lavorativi, emerge un’unica immensa e manifesta assenza: quella di Sebastiano Tusa. L’ideatore della Soprintendenza del Mare un anno fa aveva progettato questo grande appuntamento in Sicilia. L’obiettivo, naturalmente, è quello di un confronto corale con la comunità scientifica sul tema dei tesori sommersi e della loro valorizzazione. Tusa sarà tuttavia idealmente presente a Taormina con il libro postumo sulla “Battaglia delle Egadi” (editore L’Erma di Bretschneider) presentato agli ospiti e alla città mercoledì 9 ottobre, alle ore 19, a Palazzo Ciampoli; 300 pagine in inglese in cui lo studioso, nei mesi che precedettero la sua scomparsa a causa dell’incidente aereo in Etiopia, ripercorre insieme al collega Jeffrey Royal le tappe del ritrovamento del monumentale rostro al largo dell’isola di Levanzo, a 80 metri di profondità. L’indomani, alle 9.30, l’apertura del convegno.
Esplorazioni subacquee
Il VI Convegno nazionale di Archeologia Subacquea non si limita al serrato cronoprogramma con le sessioni di studio e dibattiti fra gli addetti ai lavori. Infatti, è l’occasione per raccontare il mondo delle esplorazioni subacquee anche al pubblico dei “profani”, grandi e piccoli curiosi del mestiere dell’archeologo “sottomarino”.
Le mostre
Le mostre sono: “I pionieri dell’archeologia subacquea”, con foto d’epoca e documenti d’archivio sulle prime esplorazioni sottomarine degli anni Sessanta in Sicilia; “Storia della Soprintendenza del Mare” per ripercorrere la best-practice siciliana di un ente che in quindici anni di attività ha contribuito in maniera significativa a definire procedure e criteri per il recupero e la valorizzazione del patrimonio sommerso del Mediterraneo, culla della civiltà europea;
Infine “Archeologia subacquea tra passato e futuro: dai pionieri alla realtà virtuale”. Con visori hi-tech si potrà sperimentare una vera immersione subacquea che rende accessibile a chiunque quello che è privilegio di pochi audaci esploratori subacquei. Un’app, infine, consentirà ai visitatori di tutte le età di seguire sul proprio smartphone un breve docuvideo. Questo, con l’ausilio di animazioni digitali che rinnovano approccio e narrazione, si racconta la storia dei tre reperti in mostra. Il micidiale rostro della Battaglia delle Egadi, potente arma da guerra che consentì alle flotte dei Romani di battere i Cartaginesi e rivoluzionare la storia del Mediterraneo nei secoli a seguire; un magnifico elmo del tipo Montefortino e un ceppo d’ancora in piombo.
Con Civita Sicilia, gestore dei servizi aggiuntivi del Parco Naxos Taormina, sono possibili visite guidate alle tre mostre con il supporto di giovani archeologi ogni sabato pomeriggio, dal 19 ottobre (ore 17) e tutte le domeniche (ore 10.30, domenica 13 ottobre eccezionalmente alle ore 17).
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