DI RAFFAELE LANZA
Che un genio come Vittorio Sgarbi, critico d’arye d’alto livello, si dimetta da una carica pubblica ci sta. Non ci sta il fatto che Vittorio l’abbia fatto adesso,in un momento cruciale della sua vita, che coincide con l’accusa -grave- di acquisto di un’importante quadro del seicento, candela o senza candela
. Chiaro che vi siano strumentalizzazioni politiche. Il personaggio serve ai nemici per colpire il governo dove lui riveste la carica, non indifferente, di sottosegretario alla Cultura. Il prof Sgarbi tuttavia ha fatto un’errore di valutazione: avrebbe dovuto prevedere, prima di accettare la carica di sottosegretario, quel che oggi è successo e lo sta collocando sull’altare del sacrificio mediatico
Il governo tira in realtà un sospiro di sollievo così pure il Ministro Giuliano al quale Sgarbi ha rivolto alcune critiche di incapacità o di uomo di secondo ordine
Ma la presenta incompatibilità del critico rappresenta in realtà una perdita per la promozione della Cultura italiana nel mondo. “Lui era sottosegretario in quanto Sgarbi. Come tale faceva il conferenziere, le mostre
Sgarbi era un’eccezione alla regola dell’Antitrust di dover pronunciare il provvedimento di contestazione. Sgarbi cioè -avrebbe potuto fare il conferenziere, promuovere le mostre e intervenire pure come sottosegretario.
Una vera eccezione che l’Antitrust ha messo però all’angolo considerando il genio di Ferrara come personaggio comune . Che comune però, tutti sanno non è. Non solo per la sregolatezza del linguaggio Ai giornalisti di “Report” ,nel corso di un contatto indesiderato del programma della Rai, avrebbe detto:”Facce di m.er……” Facce di ca…..” Eccetera
Sgarbi è in realtà – checchè si possa dire – autentico Patrimonio vivente dell’Unesco” Leggete i libri d’arte del critico: Un vero spettacolo di genialità e di linguaggio italiano. Tanto di cappello! L’arte viene vista sotto altre angolazioni e sfumature …. Dovrebbe essere maggiormente tutelato in Italia. Vediamo quel che ha detto Sgarbi:
“Mi dimetto e lo faccio per voi”, ha aggiunto Sgarbi, parlando alla platea che stava seguendo la sua lecture su Michelangelo. “L’Antitrust – ha spiegato – ha mandato una molto complessa e confusa lettera, dicendo che, avendo accolto due lettere anonime che ha inviato all’Antitrust il ministro della Cultura, io non posso fare una conferenza da Porro”.
Il ministro Gennaro Sangiuliano “non l’ho sentito, non ci parliamo dal 23 ottobre, quando mi ha dato la delega per andare a occuparmi della torre Garisenda”. “Non potevo sentire una persona che riceve una lettera anonima e la manda all’Antitrust. Le lettere anonime si buttano via, gli uomini che hanno dignità non accolgono lettere anonime“. Nella sua indicazione “l’Antitrust dice ‘dalle lettere anonime che abbiamo ricevuto’, le ha inviate il ministro. Tutto quello che hanno dichiarato arriva da lettere anonime”, ha sottolineato Sgarbi. “Sangiuliano ha compreso la lettera anonima, ha ritenuto che fosse degna e ha avuto ragione, mi compiaccio con lui. Lui rimane ministro e io solo Sgarbi”.
“Pongo il problema anche per Nordio, che questa sera parla. Se sono incompatibile io, chiunque faccia una conferenza da ministro o da sottosegretario, è incompatibile”, ha detto ancora. Le dimissioni – ha spiegato – sono dovute a un’indicazione dell’Antitrust sulla compatibilità tra la sua attività di conferenziere con gli incarichi di governo, giunta poche ore fa. “L’Antitrust ha ritenuto le indicazioni di lettere anonime come delle indicazioni credibili e ha dichiarato l’incompatibilità. Io ne ho avuto notizia verso le 14.30. Ho preso l’aereo e quando sono sceso, il tempo di meditare quale scelta fare, ho pensato di fare questa conferenza libero. Questa è la prima conferenza della nuova stagione in cui non c’è incompatibilità, altrimenti non avrei potuto farla”, ha detto Sgarbi.
Sono “oggetto di una persecuzione mediatica, è evidente, su questioni inesistenti o su questa supposta incompatibilità”. L’altro giorno su un “giornale di 65 articoli, in una sola edizione su di me c’erano 5-6 articoli e una vignetta in cui mi si dava della ‘testa di cazzo’, tanto per dire la delicatezza”, ma – ha assicurato – “non ho paura della satira. Poi ho avuto trasmissioni televisive, 5 o 6 contro, su costruzioni inverosimili, su dipinti acquistati, come uno acquista dipinti, non è che uno è colpevole perché acquista dipinti”.
“Io sono noto per le mie imprecazioni, per le ‘capre’, ma non ho nessuna volontà di crudeltà e di morte per nessuno”, ha proseguito, facendo riferimento allo scontro con i giornalisti di Report e del Fatto Quotidiano. “Mi scuso con i giornalisti che si sentono in pericolo di morte”, ha detto il critico d’arte, ribadendo che però si è trattato di una “intervista non autorizzata, non voluta”. “A un certo punto, non essendo un’intervista, io ho fatto imprecazioni, che sono sembrate anche a qualche giornalista offensive. Io ritiro il mio augurio di morte, mi scuso di averlo pensato e non sono più neanche in sottosegretario. D’ora in avanti augurerò la morte senza essere responsabile di essere sottosegretario“.
Prima dell’intervento dal palco, incalzato dai cronisti sulla vicenda degli insulti ai giornalisti, Sgarbi aveva parlato di “immagini rubate. E uno nel suo privato può dire quello che vuole. Non mi devo scusare con nessuno, ho espresso le miei imprecazioni come fa chiunque. Non rifarei l’intervista anche perché non l’ho fatta. E comunque il giornalista non morirà per questo”.
Si apprende che l’Antitrust avrebbe chiuso il procedimento che era stato avviato a fine ottobre su attività del critico che potevano “porsi in contrasto” con quanto previsto dalla legge Frattini sul conflitto di interessi. Lunedì dovrebbe essere reso noto il provvedimento relativo alle possibili condotte illecite per attività incompatibili con la titolarità di una carica di governo. La delibera di apertura del procedimento fissava peraltro una data di chiusura entro il prossimo 15 febbraio.