Sequestro beni ad imprenditore edile mafioso del Clan “Casalesi”per 6,5 milioni di euro

 

Sequestrati tra Campania e Abruzzo beni per 6,5 milioni di Euro a imprenditore edile

Napoli,

In data odierna, -comunica la Finanza – i Finanzieri del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata e i Carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale di Napoli hanno eseguito, tra le province di Napoli, Caserta e L’Aquila, un decreto di sequestro di beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie per un valore di circa 6.500.000 di euro.

Il provvedimento è stato emesso dalla Sezione per le Misure di Prevenzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, – su richiesta della Direzione distrettuale antimafia della Procura di Napoli – nei confronti di un membro del clan ZAGARIA.

Lo stesso, attualmente detenuto, imprenditore nel campo dell’edilizia, originario di Casapesenna (CE), ma stabilmente domiciliato a Caserta, risulta condannato in via definitiva per associazione mafiosa avendo partecipato all’organizzazione operante nella provincia di Caserta e in altre aree del territorio nazionale, denominata clan dei Casalesi – fazione ZAGARIA, a seguito dell’indagine condotta dal ROS dei Carabinieri denominata SISTEMA MEDEA diretta dalla Procura della Repubblica di Napoli e conclusa il 14 luglio 2015, con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, nei confronti, tra gli altri, del “proposto” per i reati di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione, intestazione fittizia di beni, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, turbata libertà degli incanti, finanziamento illecito a partiti politici ed altri delitti aggravati dalle finalità mafiose.

Le indagini economico-patrimoniali condotte dal G.I.C.O. della Guardia di Finanza hanno consentito di individuare un cospicuo patrimonio in capo allo stesso e ai componenti del proprio nucleo familiare, non giustificato rispetto ai redditi e alle attività economiche dichiarate.

Il sequestro, in particolare, riguarda 33 immobili, di cui 26 ubicati in provincia di Caserta, 6 nella provincia di Napoli e 1 nella provincia de L’Aquila, 4 terreni in provincia di Napoli, 3 società con sede in provincia di Caserta operanti nel settore edile e immobiliare, 5 autoveicoli e rapporti finanziari.

 

Palermo,in ginocchio il Clan Brancaccio

Maxi operazione antimafia a Palermo. La Polizia di Stato e l’Arma dei carabinieri, su delega della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo siciliano, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 31 indagati (di cui 29 in carcere e 2 agli arresti domiciliari).

Sono accusati, a vario titolo, di partecipazione ad associazione di tipo mafioso, detenzione e produzione di stupefacenti, detenzione di armi, favoreggiamento personale ed estorsione con l’aggravante del metodo mafioso. “L’ordinanza segna l’epilogo di una fase operativa già avviata lo scorso 20 luglio – spiegano gli investigatori -, attraverso l’esecuzione del decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Dda di Palermo a carico di numerosi indagati per associazione per delinquere di stampo mafioso ed estorsione aggravata”. 

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Ricostruito l’organigramma del mandamento di Brancaccio e delle famiglie di Corso dei Mille e Roccella, identificando 26 tra vertici, gregari e soldati. Le misure cautelari, personali e reali, sono state eseguite, oltre che a Palermo anche a Reggio Calabria, Alessandria e Genova. L’attività investigativa sviluppata dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Palermo, invece, ha messo a fuoco i reati della famiglia di Ciaculli. Cinque in tutto le ordinanze di custodia cautelare in carcere eseguite dai militari a carico di altrettanti indagati, ritenuti direttamente legati ai vertici del mandamento, già arrestati nell’ambito dell’operazione ‘Stirpe’ dello scorso 20 luglio.

Per gli investigatori dell’Arma sarebbero stati in grado di coadiuvare i due boss nella gestione del mandamento e delle attività illecite che alimentavano le casse della famiglia. Nell’ambito dell’operazione è scattato anche il sequestro per intestazione fittizia di imprese ed esercizi commerciali, tra i quali una rivendita di prodotti ittici, due di caffè e tre agenzie di scommesse. 

– Estorsioni e non solo. Per alimentare le casse di Cosa nostra e mantenere le famiglie dei detenuti i boss di Brancaccio puntavano al traffico di droga che resta “un importante voce di arricchimento illecito”. Le sei piazze di spaccio del quartiere Sperone, tutte direttamente gestite o, comunque, controllate dagli indagati, garantivano un vero e proprio tesoretto: circa 80mila euro a settimana.

Nel corso delle indagini sono stati eseguiti 16 arresti in flagranza per detenzione di sostanza stupefacente e sequestrati circa 80 chili di droga tra cocaina, purissima ancora da tagliare, hashish e marijuana per un valore sul mercato di oltre 8.000.000 di euro. A garantire il rifornimento di parte della droga erano due calabresi, tra i destinatari delle misure cautelari eseguite oggi.

Le piantagioni di cannabis-sativa, da cui ricavare la droga destinata alle piazze di spaccio, e la gestione delle piattaforme di gioco per le scommesse on-line illegali, ma anche l’attività di sensaleria. Il clan avrebbe imposto l’utilizzo di piattaforme di gioco che non avrebbero rispettato la normativa sulla prevenzione patrimoniale imposta alle attività ludiche dalle leggi italiane. Il compenso, tuttavia, sarebbe stato versato dagli esercenti, in proporzione ai guadagni ricavati, nelle casse del mandamento. I proventi delle attività illecite sarebbero stati poi reinvestiti in alcune attività commerciali. Il gruppo criminale si occupava anche dell’imposizione delle cosiddette ‘sensalerie’ sulle compravendite di immobili ricadenti sotto l’area di influenza, commettendo vere e proprie condotte estorsive ai danni di quei cittadini che, per concludere affari immobiliari, si sono visti costretti ad accettate l’opera di mediazione degli indagati.

 A fermare gli esattori del racket a Brancaccio non era bastato neppure il Covid. “Anche in piena emergenza epidemiologica sono stati acquisiti gravi indizi in merito al rastrellamento di denaro dalle pochissime attività rimaste aperte e con volumi di affari certamente ridotti”, spiegano gli investigatori. In un caso un indagato, appartenente al bacino ‘Emergenza Palermo’ si è impossessato di venti cartoni con 16mila mascherine Ffp3, destinate a un ospedale cittadino per poi rivenderle sul mercato nero. Gli indagati sono accusati a vario titolo di partecipazione ad associazione di tipo mafioso, detenzione e produzione di stupefacenti, detenzione di armi, favoreggiamento personale e estorsione con l’aggravante del metodo mafioso.

– Le mani dei boss nella gestione delle acque irrigue. Le indagini dei militari del Nucleo Investigativo hanno fatto luce sugli affari di una delle famiglie che avrebbe tratto parte del suo sostentamento anche dalla gestione delle acque irrigue, impropriamente sottratte direttamente alla conduttura ‘San Leonardo’, di proprietà del Consorzio di bonifica Palermo 2. Gli affiliati sarebbero, infatti, intervenuti direttamente sulle condotte del consorzio, forzandole e incanalando l’acqua in vasche di loro proprietà, per poi ridistribuirla ad alcuni contadini. “Tale circostanza, oltre a costituire un guadagno illecito per l’organizzazione mafiosa – spiegano gli investigatori dell’Arma -, avrebbe permesso alla famiglia mafiosa di accreditarsi verso numerosi produttori agricoli, ergendosi a punto di riferimento per la gestione di uno dei beni essenziali per eccellenza: l’acqua”.

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Omesso versamento dell’Iva, la Finanza sequestra beni del valore di otto milioni di euro

Omesso versamento dell’IVA da parte di società operanti nel settore della telefonia
Foto Comando g.di Finanza

 

Nel rispetto dei diritti degli indagati, da ritenersi presunti innocenti in considerazione dell’attuale fase del procedimento, per delega del Procuratore della Repubblica di Napoli , il Comando della Guardia di Finanza -Ufficio Stampa- comunica quanto segue:

 

Napoli,

il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli, su delega della Procura della Repubblica di Napoli, ha dato esecuzione tra Campania, Puglia e Lazio, a un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca, emesso dal GIP del Tribunale di Napoli, relativo a beni del valore di circa 8.000.000 di euro.

I soggetti coinvolti, denunciati per omesso versamento dell’IVA e per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, sono 2 partenopei e prestanomi pugliesi, soci e amministratori di 3 società operanti nel settore del commercio di telefonini che hanno omesso il versamento dell’imposta sul valore aggiunto.

Le investigazioni, condotte dal 1° Nucleo Operativo Metropolitano della Guardia di Finanza di Napoli, sono scaturite da un controllo in materia di lavoro “nero” nei confronti di una delle società coinvolte e hanno permesso di documentare il fraudolento modus operandi finalizzato ad un utilizzo strumentale della c.d. “inversione contabile dell’I.V.A.” (c.d. reverse charge); le società in questione, infatti, hanno acquistato telefoni cellulari senza I.V.A. omettendone il relativo versamento all’atto della rivendita.

In tal modo, il rilevante debito d’imposta nei confronti dell’Erario non veniva in alcun modo ripianato in quanto le società indebitate venivano svuotate ad arte dei loro beni per evadere il Fisco.

I finanzieri sono riusciti di fatto a dimostrare la continuità aziendale tra le tre società, che hanno tutte mantenuto la stessa sede operativa, impiegato gli stessi dipendenti, nonchè la medesima piattaforma e-commerce.

Scoperto a Napoli un opificio clandestino di sigarette

Napoli,

Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli, in collaborazione con il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Milano, ha scoperto, nel comune di Bernate Ticino (MI), un opificio clandestino adibito alla produzione illecita di sigarette, e sequestrato 400 kg di sigarette contraffatte, nonché oltre 10 tonnellate di tabacco trinciato.

Sono due le persone tratte in arresto e otto quelle denunciate dagli specialisti del G.I.C.O. di Napoli che da tempo stavano seguendo l’organizzazione criminale, registrando, negli ultimi mesi, frequenti “trasferte” effettuate da alcuni soggetti partenopei, con precedenti per fatti di contrabbando, alla volta dell’area bernatese, al confine occidentale della città metropolitana di Milano, a ridosso della provincia di Novara.

I due arrestati sono entrambi campani, direttamente responsabili della illecita attività, mentre gli otto denunciati sono 2 cittadini bulgari e 6 cittadini serbi, trovati al lavoro dentro la fabbrica.

L’analisi degli spostamenti e le attività di osservazione svolte sul territorio hanno portato alla individuazione della “meta” di quei viaggi: un capannone allocato all’interno dell’area industriale del Comune di Bernate Ticino (MI), formalmente in disuso da oltre 24 mesi, tuttavia recentemente rivitalizzato da “attività lavorative” che si protraevano anche in orari notturni.

Al momento dell’intervento, le Fiamme Gialle partenopee si sono avvalse della preziosa collaborazione della Guardia di finanza del capoluogo lombardo, ed in particolare, della Compagnia di Magenta e dei “Baschi Verdi” del Pronto Impiego Milano e hanno sottoposto a sequestro una linea industriale completa, composta da sofisticati macchinari e attrezzature, adibita alla produzione di sigarette riproducenti i marchi contraffatti Chesterfield e Winston.

Sono state così complessivamente sequestrate 10 tonnellate di tabacco sfuso, trinciato ed essiccato, 4 quintali di sigarette contraffatte con marchio “Chesterfield e Winston” già confezionate, 1 milione di pacchetti per il confezionamento delle sigarette, 5 milioni di filtri.

La capacità produttiva dell’intera filiera è stimata in oltre 2 tonnellate di sigarette al giorno.

L’odierno sequestro conferma le recenti evidenze investigative che attestano la scelta strategica delle storiche organizzazioni contrabbandiere napoletane di ramificarsi nelle Regioni del Nord Italia per adattare e sfruttare opifici per la produzione autonoma delle sigarette di contrabbando, riducendo così i rischi legati ai trasferimenti su strada o via mare da paesi esteri, frequentemente e storicamente bersagliati dai sequestri delle Fiamme Gialle.

La Finanza sequestra oltre sei quintali di sigarette di contrabbando

 

Napoli,

Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli ha sequestrato quasi 6 quintali di sigarette a Torre del Greco denunciando tre contrabbandieri, un 47enne e un 49enne di Ercolano e un 31enne di Napoli.

L’operazione è stata condotta dai finanzieri del Gruppo di Nola che, durante la costante attività di controllo economico del territorio, hanno notato, in prossimità del casello autostradale “Portici-Ercolano” dell’autostrada A3 Napoli-Salerno, un soggetto già conosciuto dalle stesse Fiamme Gialle per precedenti episodi di contrabbando.

Il prolungato pedinamento effettuato da finanzieri ha consentito di accertare che il medesimo stava facendo strada ad un ulteriore veicolo, verificando la presenza di eventuali posti di controllo delle Forze dell’ordine, per condurlo all’interno di un complesso di box multipiano, situato in Torre del Greco.

Intuendo che all’interno della struttura vi erano delle sigarette di contrabbando, i militari hanno fatto accesso all’interno del seminterrato e hanno sorpreso tre soggetti mentre prelevavano alcune casse di sigarette e le riponevano nel portabagagli di un’auto.

All’esito dell’ispezione del box e del veicolo, sono stati rinvenuti e sequestrati 579 kg. di T.L.E. di contrabbando marca “Marlboro”.

I tre responsabili sono stati denunciati a piede libero e due di essi sono stati segnalati all’Autorità Giudiziaria anche per aver omesso di comunicare le variazioni del reddito, anche se provenienti da attività irregolari, tenuto conto che sono risultati percettori del reddito di cittadinanza.

Furto di beni culturali-monete greche del v sec.- Arresti

Reggio Calabria, al MArRC due millenni di storia raccontata dalle monete -  Il Sole 24 ORE
Monete greche. Archivi Sud Libertà

 

Palermo,

L’incessante attività di controllo dei Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo, volta a prevenire il fenomeno della razzia delle numerose aree archeologiche del territorio, ha dato i suoi frutti. 
Nella notte tra il 2 e 3 Aprile i militari della Stazione di Baucina hanno sorpreso e arrestato in flagranza di reato 5 persone provenienti dalle province di Catania, Enna e Siracusa, a caccia di tesori nel palermitano, intente a scavare senza alcuna autorizzazione nella locale area archeologica denominata “Monte Falcone”, sede di una necropoli del VI secolo a.C., con tombe ricche di corredi funebri e vasellame.
I militari quindi, appostati in orario notturno, sono riusciti ad individuare, seguire e bloccare i malviventi, i quali sarebbero risultati perfettamente organizzati perché muniti di picconi, zappe e 3 metal detector. Il bottino, appena asportato dal sottosuolo, è stato sequestrato: ben 23 monete greche risalenti al V secolo A.C.
La particolarità dell’operazione consiste nel fatto che per la prima volta sono stati contestati alcuni nuovi articoli del codice penale, 518-bis e seguenti, introdotti nell’ordinamento solamente dal 23 marzo scorso, i quali inaspriscono le pene e prevedono dei reati specifici in materia di furto e devastazione di beni d’interesse storico e culturale, tra i quali appunto il “furto di beni culturali”.
Le monete sequestrate, qualora fossero state immesse nel mercato clandestino dei beni archeologici, avrebbero potuto fruttare diverse centinaia di euro, così arricchendo le gallerie dei numerosi collezionisti abusivi di beni culturali.
Le 5 persone tratte in arresto sono quindi stati tradotte presso le rispettive abitazioni in regime di arresti domiciliari. 

I Carabinieri sequestrano oltre 3300 tonnellate di alimenti e 160.000 litri di vino in diverse città italiane

Omesso aggiornamento dei registri di cantina e mancanza di indicazioni  sull’etichetta- Sequestrate anche colombe al pistacchio di Bronte

Imbottigliamento vino | Tecnica e trucchi - Giardinaggio, fiori, animali e  centinaia di articoli passo passo!

I Carabinieri dei Reparti Tutela Agroalimentare (R.A.C.), nelle scorse settimane, nell’espletamento dei controlli finalizzati alla sicurezza della filiera agroalimentare, hanno ispezionato 27 attività del comparto sull’intero territorio nazionale.
Emerse violazioni in materia di rintracciabilità, etichettatura, evocazione di DOP e IGP, nonché sulla normativa del vino, che hanno condotto al sequestro di oltre 3.300 tonnellate di prodotti alimentari (ortofrutta, salumi di vario tipo, prodotti dolciari e mosto muto) e 1.600 ettolitri di vino, per un valore complessivo di mercato di oltre 1 milione e 275 mila  euro. 
In particolare:
– in provincia di Verona, presso un’azienda dolciaria, sono state sequestrate 250 confezioni di “Colombe al Pistacchio di Bronte DOP”, per un peso di 231 Kg ed un valore di circa 7.250 euro, per l’utilizzo del riferimento alla denominazione di origine senza l’autorizzazione del relativo Consorzio;
– nelle province di Trento e Piacenza, presso due salumifici, sono stati sequestrati, rispettivamente, 2.148 kg di speck e 3.400 kg di salumi,  del valore di circa 66.000 euro, per mancata indicazione obbligatoria in etichetta dell’origine della carne suina lavorata; – in provincia di Foggia, presso un’azienda vinicola, sono state sequestrate 3.300 tonnellate di mosto muto e 160.000 litri di vino IGP Puglia Primitivo, del valore di mercato  di circa 1 milione e 200 mila euro, per omesso aggiornamento dei registri di cantina e mancanza di indicazioni obbligatorie previste per l’identificazione delle superfici vitate idonee alla produzione di vini IGP. Contestate sanzioni amministrative per complessivi 25.500 euro.

 

 

Palermo: giro di fatture false per oltre 300 milioni di euro

 

 

Palermo,

I finanzieri del Comando Provinciale di Palermo hanno dato esecuzione – informa un comunicato del Comando -ad un decreto di sequestro preventivo emesso dal G.I.P. del Tribunale di Palermo, su richiesta della locale Procura della Repubblica, per un valore complessivo di oltre 78 milioni di euro, corrispondente al profitto dei reati tributari contestati.

Le indagini del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria di Palermo scaturiscono da un controllo fiscale avviato nei confronti di una società palermitana, operante nel settore del commercio all’ingrosso metalli ferrosi, la cui sede è risultata un mero recapito per la corrispondenza.

Dagli accertamenti svolti, infatti, sarebbe emerso che l’impresa, sebbene priva di mezzi, locali, attrezzature e utenze, pur non avendo mai presentato dichiarazioni, versato imposte, né avuto personale alle dipendenze, avrebbe però formalmente intrattenuto transazioni commerciali per rilevanti importi, negli anni 2016 e 2017, con una società di capitali con sede a Roma.

Emergendo possibili violazioni alla normativa penaltributaria, su delega della Procura della Repubblica di Palermo, sono stati eseguiti perquisizioni e accertamenti bancari finalizzati a ricostruire l’effettività dei rapporti economico-commerciali intercorsi tra le due società operanti nel settore del commercio all’ingrosso metalli ferrosi.

Gli elementi indiziari acquisiti allo stato delle indagini avrebbero confermato la natura di mera “cartiera” della società palermitana, la quale avrebbe emesso fatture per operazioni oggettivamente inesistenti nei confronti della società romana che, a sua volta, avrebbe rivenduto solo “sulla carta” la medesima merce (Triossido di Molibdeno, Bramme e Coils) oggetto di precedente fatturazione ad altre due società con sede a Napoli e Milano, operanti nel medesimo settore.

La finalità dell’ipotizzato meccanismo fraudolento, in grado di generare un volume di fatture false per oltre 312 milioni di euro, sarebbe stata quella di abbattere illecitamente il reddito imponibile delle società destinatarie delle fatture false, attraverso la contabilizzazione di costi fittizi nonché l’indebita detrazione dell’I.V.A.

In considerazione dell’ingente evasione ricostruita dagli specialisti del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria – I Gruppo Tutela Entrate, sono stati segnalati all’Autorità Giudiziaria 6 soggetti – rappresentanti legali delle società coinvolte nel sistema illecito – i quali risulterebbero a vario titolo coinvolti nelle indagini per i reati di dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, omessa dichiarazione,  emissione di fatture per operazioni inesistenti e occultamento o distruzione di documenti contabili.

Il G.I.P. del locale Tribunale, al fine di salvaguardare gli interessi erariali a beneficio della futura azione di riscossione, ha emesso un provvedimento cautelare per un importo di 78.865.026 euro, pari all’ammontare delle imposte evase (Imposta sul Reddito delle Società e I.V.A.).

L’operazione eseguita dalla Guardia di Finanza, in stretto coordinamento con la Procura di Palermo, si inserisce nel quadro delle linee strategiche dell’azione del Corpo, volte a rafforzare l’azione di contrasto ai contesti di illegalità economico-finanziaria connotati da maggiore gravità e a garantire il perseguimento degli obiettivi di aggressione dei patrimoni dei soggetti dediti ad attività criminose, al fine di tutelare le imprese che operano nel rispetto della legge, soprattutto nell’attuale fase di congiuntura economica causata dalla pandemia nonché dalle ripercussioni derivanti dalla situazione di instabilità geopolitica connessa alla crisi russo-ucraina.

 

Napoli, sequestro preventivo di 83 milioni di euro della Finanza quale profitto del reato

 

NAPOLI,

Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli , delegata dal Procuratore della Repubblica distrettuale ,ha dato esecuzione al sequestro di 83 milioni di euro quale profitto del reato disposto con decreto di sequestro preventivo d’urgenza emesso dalla Procura della e convalidato dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il locale Tribunale.

La misura fa seguito all’esecuzione del sequestro dei crediti d’imposta fittizi relativi al c.d. “Superbonus 110%”, originati da un Consorzio operante nel settore edile, pari a circa 110 milioni di euro.

L’attività trae origine da un’analisi di rischio sviluppata dall’Agenzia delle Entrate – Divisione Contribuenti – Settore Contrasto Illeciti sulla spettanza del bonus in materia edilizia previsto dal Decreto “Rilancio” (D.L. 34/2020), un beneficio fiscale riconosciuto nella misura del 110% dell’ammontare delle spese sostenute per la realizzazione di una serie di interventi di ristrutturazione edilizia finalizzati all’efficientamento energetico. Dalle risultanze dell’analisi è stata constatata la percezione del sopra citato beneficio da parte del menzionato Consorzio con sede a Napoli, propostosi quale general contractor per l’esecuzione di lavori, non ancora avviati, a favore di soggetti privati situati sull’intero territorio nazionale.

I crediti fittizi, pari a complessivi 110 milioni di euro circa, erano stati concessi al Consorzio grazie allo sconto in fattura. Gli stessi erano stati poi parzialmente monetizzati mediante la cessione a intermediari finanziari. Ciò è stato realizzato mediante la produzione di documentazione fiscale e tecnica attestante uno stato di avanzamento lavori con una percentuale superiore al 30%, munita di visto di conformità apposto da consulenti fiscali e di asseverazione da parte di geometri. Alcuni di questi ultimi, in particolare, in sede di esecuzione delle perquisizioni domiciliari e locali effettuate lo scorso gennaio, si sono dichiarati completamente estranei ai fatti, ipotizzando la redazione di documentazione falsa riportante le proprie firme.

Al fine di porre celermente un freno all’attività delittuosa sopra descritta, la Procura della Repubblica di Napoli lo scorso gennaio aveva emesso la misura cautelare d’urgenza del sequestro dei crediti così da interromperne la circolazione, disponendo contestualmente le perquisizioni finalizzate a individuare i responsabili e consentire agli ignari cittadini coinvolti di adottare iniziative idonee a tutelare i loro interessi: molti di loro, infatti, hanno deciso di sporgere querela contro il Consorzio, dichiarando la loro completa estraneità ai fatti.

La Procura di Napoli ha  emesso anche il decreto di sequestro preventivo d’urgenza del profitto del reato per un importo pari a oltre 83 milioni di euro (corrispondente alla quantità dei crediti monetizzati), da eseguire sui conti correnti degli indagati. Il decreto è stato convalidato dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale partenopeo.

Operazione Carnevale sicuro: la Finanza sequestra oltre 130 mila giocattoli privi dei requisiti di sicurezza

Messina,

I militari della Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Messina,  hanno sottoposto a sequestro 131.700 giocattoli di carnevale ed altri articoli privi dei requisiti minimi di sicurezza prescritti dal “Codice del Consumo”, per un valore complessivo di oltre 35 mila euro.

L’operazione rientra nell’ambito di un incisivo piano di interventi eseguito dalle Fiamme Gialle dei Reparti dipendenti dal Comando Provinciale di Messina.

Complessivamente, sono stati eseguiti 14 interventi, nel corso dei quali sono state contestate violazioni amministrative nei confronti di altrettanti soggetti, titolari di esercizi commerciali ove sono stati rinvenuti gli articoli non conformi alle norme in materia di sicurezza prodotti, con conseguente segnalazione dei titolari alla Camera di Commercio di Messina per l’irrogazione delle previste sanzioni amministrative.

Nel dettaglio, i finanzieri del Gruppo di Messina hanno sequestrato 125.000 articoli carnascialeschi (maschere, costumi, palloncini e gadget), non conformi ai requisiti di sicurezza previsti dalla vigente normativa, in quanto privi della marcatura CE, ovvero privi di idonea etichettatura, nonché delle prescritte “Avvertenze” ed informazioni di sicurezza relative alle caratteristiche ed alle dimensioni delle componentistiche delle parti presenti, che, se ingerite, avrebbero potuto provocare soffocamento.

E’ stata, altresì, rilevata la mancanza del pittogramma che indica l’inadeguatezza degli articoli per i bambini da 0 a 3 anni (simbolo del bambino con barra trasversale di colore rosso).

Ancora, le confezioni risultavano prive delle prescritte informazioni in lingua italiana sulle caratteristiche, dimensioni e componentistiche delle parti presenti, nonché sulle modalità di utilizzo.

Le Fiamme Gialle della Compagnia di Taormina, invece, nel corso di altro controllo, hanno sequestrato 300 prodotti di carnevale privi dei prescritti requisiti di sicurezza, ovvero privi della marcatura CE, come noto necessaria a dimostrare la rispondenza del prodotto a tutti i requisiti essenziali di sicurezza ed il rispetto di tutte le procedure di conformità, secondo quanto indicato dalle vigenti normative.

Analogamente, sulla fascia tirrenica, i Reparti dipendenti dal Gruppo di Milazzo, nel corso dei mirati controlli eseguiti, hanno riscontrato analoghe irregolarità, sempre in ordine all’assenza della marcatura “CE” e delle prescritte informazioni minime, ovvero rinvenendo e sequestrando articoli carnevaleschi privi dei previsti requisiti di sicurezza.

Più in particolare, complessivamente, i finanzieri della Compagnia di Milazzo, della Tenenza di Capo d’Orlando, della Tenenza di Barcellona, della Tenenza di Patti, della Tenenza di Sant’Agata di Militello e della Tenenza di Lipari hanno sequestrato oltre 6.400 prodotti, tra articoli di Carnevale (costumi, mascherine, lacche colorate per cappelli, bombolette di schiuma a spray, coriandoli, cappelli et similia), prodotti per la cura della persona, nonché articoli di cancelleria e utensili per la cucina. Trattasi di prodotti non a norma e, pertanto, “dannosi” per la salute degli utilizzatori.

L’operazione testimonia, ancora una volta, il costante impegno profuso dal Corpo a presidio della sicurezza e salvaguardia della salute pubblica, non disgiunta da una sempre maggiore ed incisiva azione di legalità nel più ampio contesto dell’ordine e della sicurezza economico-finanziaria, con particolare riguardo alla tutela dei diritti dei consumatori finali e della libertà di concorrenza del mercato.