Marsala: 15 persone all’interno di una privata abitazione sono stati sorpresi dai Carabinieri intenti in attività di gioco d’azzardo e scommesse tramite utilizzo di carte.
Vediamo il fatto.I Carabinieri della Stazione di Petrosino e del NORM di Marsala, impegnati in servizio di intensificazione del controllo del territorio durante festività pasquali, con l’ausilio di personale specializzato nel pilotaggio di droni hanno individuato, intorno alle ore 19 circa quando ancora la luce del sole permetteva una nitida visibilità, un’abitazione dove dall’alto si notava una gran quantità di auto parcheggiate e persone che entravano ed uscivano dall’edificio.
Giunti sul posto in pochi attimi, gli equipaggi intervenuti, hanno potuto constatare la presenza di 15 persone che giocavano a carte e scommettevano in un luogo adibito in tutto e per tutto a sala giochi, con tanto di registratore di cassa e turni di gioco ben scanditi che sarebbero durati tutta la serata come accertato dall’analisi dei block notes ritrovati nella sala .
Il proprietario di casa, nonché organizzatore, è stato deferito all’Autorità Giudiziaria dai Carabinieri per il reato di esercizio abusivo di attività di giuoco o di scommessa, mentre i partecipanti sono stati sanzionati per violazione normativa contenimento Covid-19.
Oltre ai block notes, sono stati sequestrati a fini probatori personal computer, vari mazzi di carte e denaro contante, suddiviso in banconote di piccolo taglio, pari ad euro 142,00 custodito interno registratore di cassa.
Sequestro di beni ingenti – 10 milioni di euro delle Fiamme gialle del comando provinciale di Catania a Rocco Biancoviso, ritenuto come il Capo referente a Scordia dal Clan mafios o Santapaola-Ercolano e accusato di avere gestito, per conto del clan, le estorsioni ad imprenditori
Il provvedimento, emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Catania su richiesta della locale Dda, si basa su indagini del Gico del Nucleo Pef delle Fiamme gialle di Catania. Nell’ambito dell’operazione ‘Caimano’, sigilli sono stati posti a supermercati, terreni, villa con piscina, disco pub e auto di lusso per un valore complessivo di 10 milioni di euro.
Il boss Biancoviso, già destinatario di due ordinanze di custodia cautelare in carcere per la sua partecipazione, quale referente per il territorio di Scordia, all’associazione a delinquere di tipo mafioso denominata clan “Santapaola-Ercolano”, ritenuto dagli investigatori di alta pericolosità sociale; dall’altro, la sproporzione tra il profilo reddituale del nucleo familiare che in alcune annualità ha dichiarato redditi pari a zero, e il complesso patrimoniale, composto da terreni, da una villa con piscina e dalle disponibilità finanziarie riconducibili al proposto, anche se intestate ai familiari
(come il disco pub “Eden”, di cui risulta proprietaria la moglie).
Nel dettaglio il Tribunale ha disposto la confisca dei seguenti beni a Scordia, alcuni dei quali già sottoposti a sequestro: nove terreni, otto fabbricati, due auto, compresa una Porsche Cayman, circa 66 mila euro in contanti e quote sociali e relativi compendi aziendali di due società proprietarie di altrettanti supermercati. “L’attività delle Fiamme gialle di Catania – sottolinea in una nota la Procura distrettuale etnea – si inserisce nel più ampio quadro delle azioni svolte da questo Ufficio e dalla Guardia di Finanza volte al contrasto sotto il profilo economico-finanziario, delle associazioni a delinquere di tipo mafioso, al fine di evitare i tentativi, sempre più pericolosi, di inquinamento del tessuto imprenditoriale, e di partecipazione al capitale di imprese sane, anche profittando delle difficoltà legate al periodo di contrazione economica”.
Provvedimento di sequestro patrimoniale del Tribunale di Palermo, su richiesta della locale Procura della Repubblica-Direzione Distrettuale Antimafia – nei confronti di un noto imprenditore operante nel settore della grande distribuzione alimentare, per un valore complessivo di circa 150 milioni di euro, eseguito dai finanzieri del Comando Provinciale di Palermo.
Nell’imponente operazione sono stati impegnati oltre 100 militari del Nucleo di polizia economico – finanziaria di Palermo che hanno cautelato un rilevante compendio aziendale, quote societarie, immobili, conti correnti, polizze assicurative e autovetture, anche di lusso.
Oggetto del sequestro una società, con sede legale a Milano, che gestisce 13 supermercati tra Palermo e provincia (Bagheria, Carini, Bolognetta, San Cipirello e Termini Imerese) che, come disposto nel citato provvedimento, viene contestualmente affidata ad un amministratore giudiziario nominato dal Tribunale di Palermo, con il compito di garantire la continuità aziendale e mantenere i livelli occupazionali per preservare i diritti dei lavoratori, dei fornitori e della stessa utenza.
La ricostruzione operata dalla Procura della Repubblica- D.D.A. e accolta dai giudici della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale, sulla base degli accertamenti svolti dagli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo, ha consentito di evidenziare il proposto, pur essendo incensurato, sia da ritenere un imprenditore colluso alla criminalità organizzata, posto che il medesimo, seppure non organicamente inserito nell’organizzazione criminale, ha sempre operato sotto l’ala protettiva di Cosa Nostra.
Si apprende che gli investigatori hanno dovuto analizzare e riscontrare le precise e puntuali dichiarazioni rese da diversi collaboratori di giustizia, nonché valorizzare in chiave unitaria le risultanze investigative raccolte in diversi procedimenti penali; tale complessa ricostruzione ha consentito di evidenziare strutturati contatti del proposto con la famiglia mafiosa di Bagheria, e far emergere i vantaggi “imprenditoriali” di cui ha potuto beneficiare nel tempo.
Alla luce delle penetranti investigazioni svolte dalle Fiamme Gialle palermitane, il Tribunale ha ritenuto ricorrenti gli elementi per ritenere il proposto un soggetto socialmente pericoloso in quanto appartenente, anche se non partecipe, al sodalizio mafioso, alla luce della vicinanza con esponenti di vertice della consorteria bagherese, grazie alla quale l’imprenditore “colluso” è riuscito a: espandersi economicamente nel settore, acquisendo, avvalendosi di interventi di “Cosa nostra”, ulteriori attività commerciali; scoraggiare la concorrenza anche attraverso atti di danneggiamento; risolvere controversie sorte con alcuni soci, ottenendo in loro pregiudizio la possibilità di rilevare l’impresa contesa e beneficiando peraltro di una dilazione nei pagamenti;evitare il pagamento del “pizzo” nella zona di Bagheria e, grazie alla mediazione mafiosa della locale famiglia, contrattare la “messa a posto” con altre articolazioni palermitane di “Cosa nostra”.
In una logica di reciproco vantaggio, il proposto ha remunerato con ingenti somme gli esponenti mafiosi, assumendo anche loro familiari nei propri punti vendita, quale riconoscimento del loro determinante intervento in momenti cruciali nel percorso di espansione commerciale dell’attività imprenditoriale.
Inoltre, le ricostruzioni operate sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Palermo, hanno consentito agli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo di valorizzare anche la disponibilità manifestata dal proposto alla consorteria mafiosa di Bagheria di un appartamento per dare rifugio ad un mafioso di grosso calibro nell’ultimo periodo della latitanza.
Infatti proprio in coincidenza temporale con i più significativi interventi del sodalizio mafioso in favore della società attiva nella grande distribuzione, si è registrato una crescita esponenziale della società, che si è trasformata dall’iniziale impresa familiare in una realtà in forte sviluppo che ha incrementato costantemente il proprio volume d’affari arrivando a fatturare oltre 80 milioni di euro nel 2019.
Tenendo conto della ricostruita risalente vicinanza al sodalizio criminale, il Tribunale ha disposto il sequestro dell’intera attività imprenditoriale svolta dal proposto – qualificata come impresa mafiosa – e di tutto il patrimonio nella sua disponibilità.
Oltre al sequestro dell’interno compendio aziendale e delle quote sociali della citata società, sono stati cautelati e parimenti affidati ad un amministratore giudiziario affinché li gestisca nell’interesse della collettività: 7 immobili di cui una villa in zona Pagliarelli a Palermo; 61 rapporti bancari e 5 polizze assicurative; 16 autovetture, tra cui 2 Porsche Macan.
Continua l’azione che la Guardia di Finanza palermitana svolge, nell’ambito delle indagini delegate dalla Procura della Repubblica di Palermo, a contrasto dei patrimoni di origine illecita con la duplice finalità di disarticolare in maniera radicale le organizzazioni criminali e di liberare l’economia legale da indebite infiltrazioni della criminalità consentendo agli imprenditori onesti di operare in regime di leale concorrenza.
CONTROLLI E PERQUISIZIONI A TAPPETO DEI CARABINIERI -INDEBOLITE LE RISORSE OPERATIVE DEI GRUPPI CRIMINALI ARMATI LOCALI
Archivio- Sud Libertà
Ragusa – Vittoria
Proseguono senza sosta i controlli a tappeto effettuati dai Carabinieri della Compagnia di Vittoria, con il supporto di personale dello Squadrone Eliportato Carabinieri “Sicilia”, volti al contrasto del traffico di armi clandestine, nonché alla prevenzione e repressione dei reati contro il patrimonio. In tale ambito, sono stati eseguiti numerosi rastrellamenti e perquisizioni nelle aree del territorio ritenute più sensibili sotto il profilo dell’ordine e della sicurezza pubblica, effettuando mirati posti di controllo nelle aree rurali dei maggiori centri abitati. Al termine di un’approfondita attività info-investigativa, l’opera di contrasto svolta dai Carabinieri ha consentito di sequestrare 9 armi e circa 400 munizioni di vario calibro, contribuendo in tal modo ad indebolire le risorse operative dei gruppi criminali armati locali. In particolare,l’esito di serrati controlli ha condotto i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Vittoria, congiuntamente a personale dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Sicilia”, a trarre in arresto nella flagranza dei reati ricettazione e detenzione abusiva di armi e munizioni, un 20enne originario del luogo, disoccupato, che, a seguito di una perquisizione domiciliare, è stato trovato in possesso di un fucile a pompa marca Beretta modello R.S.200p e 6 cartucce cal. 12.
I Carabinieri hanno scoperto che l’arma rinvenuta è stata oggetto di furto denunciato presso il Commissariato di P.S. di Vittoria nell’anno 2002. Tutto il materiale rinvenuto è stato sequestrato e, considerati gli elementi raccolti, i Carabinieri hanno arrestato il 20enne, sottoponendolo agli arresti domiciliari presso la propria abitazione su disposizione dell’A.G. di Ragusa; inoltre, a Vittoria, in Contrada Salmè, i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile, hanno tratto in arresto nella flagranza dei reati ricettazione e detenzione abusiva di armi e munizioni, un 63enne originario del luogo, trovato in possesso di una carabina cal. 9 marca Saint’Etienne, oggetto di furto denunciato a Vittoria nel 2016 e 44 cartucce cal. 9 di cui 2 modificate, per aumentarne le potenzialità offensive. L’arma e le munizioni, detenute illegalmente, sono state rinvenute all’interno di un agrumeto di sua proprietà a pochi passi dalla sua abitazione. L’arrestato, dopo le formalità di rito, è stato accompagnato presso la propria abitazione e sottoposto agli arresti domiciliari su disposizione dell’A.G. di Ragusa.. L’attività dei Carabinieri si è spostata a Chiaramonte Gulfi, in Contrada Monte Arcibessi s.n.c., dove congiuntamente ai Carabinieri Squadrone Eliportato Cacciatori “Sicilia”, hanno tratto in arresto nella flagranza del reato di detenzione abusiva di armi e munizioni Campo Giovanni cl.1969, allevatore, pregiudicato. In particolare, a seguito di una perquisizione domiciliare eseguita presso l’abitazione dell’uomo – che già nell’anno 2011 era stato colpito da un provvedimento di divieto di detenzione armi e munizioni – i Carabinieri hanno rinvenuto, occultati all’interno di un armadio posto nella propria camera da letto: un fucile cal. 12, senza marca, e 166 cartucce dello stesso calibro dell’arma, intestate al padre defunto; una carabina ad aria compressa cal. 4,5 marca “Norica”; 80 cartucce per pistola di vario calibro. I militari dell’Arma hanno sequestrato tutte le armi e le munizioni rinvenute, in quanto detenute illegalmente dall’uomo. Nelle prossime ore, gli investigatori effettueranno gli accertamenti balistici per verificare se la carabina detenuta sia stata modificata, per aumentarne le potenzialità balistiche. Al termine delle formalità di rito, l’arrestato è stato tradotto presso la propria abitazione, ove è stato sottoposto agli arresti domiciliari, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria.. A Comiso, i Carabinieri della locale Stazione hanno deferito in stato di libertà per il reato di porto abusivo di arma un 23enne del luogo, addetto al settore agricolo. Quest’ultimo, fermato per un controllo dai Carabinieri a bordo della propria autovettura durante le ore del coprifuoco imposto dal D.P.C.M. per contenere il contagio da coronavirus, è stato trovato in possesso di un fucile a canne sovrapposte marca Luigi Franchi e 5 cartucce cal.12, legalmente detenuti per uso sportivo. A seguito di successivi accertamenti, i Carabinieri della Stazione di Comiso hanno proceduto anche al ritiro cautelare ex art. 38 T.U.L.P.S. di altre 5 armi, una canna e 95 munizioni di vario calibro, legalmente detenute dal 23enne.
Gli accertamenti della G.di Finanza danno buon esito e si sequestrano i patrimoni dei mafiosi. Troppa sproporzione tra redditi dichiarati e attività svolta. Nell’ambito di attività di indagine coordinate dalla Procura della Repubblica di Catania, i Finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno infatti eseguito un provvedimento di sequestro patrimoniale in materia antimafia – emesso dal Tribunale etneo, Sezione Misure di Prevenzione – relativo a una ditta individuale, operante nel settore della coltivazione agricola e della ristorazione, e il relativo terreno, per un valore complessivo di circa 60 mila euro.
Si tratta dell’esito di ulteriori accertamenti patrimoniali, svolti dal GICO del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Catania e dalla Compagnia della Guardia di finanza di Caltagirone, nei confronti di noto esponente di “Cosa Nostra” e dei suoi familiari, tutti residenti a Palagonia (CT), già destinatari, a ottobre 2020, di un provvedimento di sequestro relativo a terreni, una villa e conti correnti per circa 270 mila euro.
In particolare, le indagini hanno consentito di:
da un lato, confermare la pericolosità sociale dell’affiliato a “Cosa Nostra”, condannato, tra l’altro, per associazione a delinquere di tipo mafioso e molteplici “reati fine” (estorsioni a danno di imprenditori del catanese), nonché, con sentenza definitiva, per gravissimi reati quali rapina e omicidio;
dall’altro, la sproporzione tra il profilo reddituale del nucleo familiare del soggetto destinatario della misura patrimoniale, che in alcune annualità ha dichiarato redditi pari a zero, e il complesso patrimoniale.
Nel dettaglio, le indagini svolte dalla Guardia di finanza di Catania hanno posto in luce, in primo luogo, la pericolosità sociale del soggetto proposto al fine dell’applicazione delle misure di prevenzione patrimoniali. Sotto questo aspetto – in aggiunta alla condanna definitiva per rapina e omicidio – di rilievo è risultata l’appartenenza del proposto all’associazione a delinquere di tipo mafioso denominata “Cosa nostra” e, in particolare, alla “famiglia” di Caltagirone.
Al riguardo, è emerso che il proposto – condannato dal GIP di Catania a 13 anni e 6 mesi di reclusione – ha partecipato ad almeno quattro summit tra esponenti di punta delle famiglie catanesi e calatine di “Cosa nostra” (clan Santapaola, Ercolano e Floridia per il clan Nardo di Lentini), nell’ambito dei quali, tra l’altro, è stata discussa la nomina del “rappresentante provinciale” dell’associazione criminale e la ripartizione dei proventi delle estorsioni (7 episodi di estorsione nei confronti di imprenditori catanesi, operanti nel settore delle costruzioni, del movimento terra e delle onoranze funebri).
Le investigazioni condotte dal GICO della Guardia di finanza di Catania e dalla Compagnia di Caltagirone si sono poi concentrate sul profilo economico-finanziario del proposto e, soprattutto, del suo nucleo familiare (moglie e figlie). Le indagini, estese pertanto ai restanti componenti della famiglia, hanno posto in luce che la presenza di ulteriori particelle di terreno – acquisite nel tempo dal proposto – e di una ditta individuale, formalmente intestata alla moglie, attiva nel settore della coltivazione agricola e della ristorazione. Anche questo patrimonio è stato realizzato dal proposto a fronte di una significativa sproporzione rispetto al reddito dichiarato: infatti, per ciascuno degli anni nel periodo dal 2002 al 2018, il relativo nucleo familiare ha presentato dichiarazioni di redditi minimali e, in un anno, anche pari a zero.
Al termine delle attività di indagine, il Tribunale di Catania – Sezione Misure di Prevenzione ha così disposto il sequestro, finalizzato alla confisca, della azienda agricola e dei terreni agricoli.
Domenica dovranno arrivare a Mazara del Vallo . Sono in viaggio i due pescherecci con a bordo i 18 pescatori sequestrati e liberati ieri mattina in Libia dopo quasi tre mesi di sequestro(108 giorni bloccati in Libia, rilasciati 8 italiani, 6 tunisini, 2 indonesiani e 2 senegalesi che erano a bordo dei due pescherecci). Le due imbarcazioni, ‘Medinea’ e ‘Antartide’ hanno lasciato il porto di Bengasi poco prima dell’una di notte con destinazione Mazara del Vallo (Trapani) dove arriveranno fra due giorni.
La prima preoccupazione dei pescatori era la manutenzione delle imbarcazioni rimaste ferme per un lungo periodo di tempo. Una volta che i pescherecci erano pronti alla partenza una delle due barche ha avuto un guasto elettrico al motore ed è stato necessario rinviare per la riparazione Adesso i due pescherecci sono in navigazione, scortati da due navi militari italiane.
Per le famiglie dei pescatori quest’anno,pur con tutti gli eventi negativi legati al Covid-19, sarà il Natale più bello della loro vita. Tutti stavano perdendo le speranze, e si chiedeva sui motivi che non inducevano il governo italiano, ad intervenire militarmente con gli Aerei da caccia dell’Aeronautica come da più parti e da Mazara De Vallo si auspicava vibratamente a difesa dell’onore dell’Italia. Si è appreso comunque da Conte che, prima di partire dalla base libica aerea di Rajma, alla periferia dii Bengasi, iniseme al Ministro Di Maio, ha colloquiato con il generale Khalifa Haftar che “ha elogiato il ruolo del governo italiano ad una soluzione della crisi del Paese Italia..”
Programmata pure, per ringraziare, una visita da Papa Francesco che ha ricordato spesso nelle sue preghiere questa ingiustizia ed invocava la libertà per tutti gli uomini di mare..
Sequestrati 1.400 litri complessivi di champagne, olio e alcol non tracciati e contraffatti – 2 denunciati
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NAPOLI-
Febbrile attività a Napoli del Comando Provinciale della Guardia di Finanza insieme a Ispettori dell’ICQRF (Dipartimento dell’Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e Repressione Frodi Agroalimentari) Italia Meridionale sede di Napoli… Le Fiamme gialle hanno sequestrato a San Giuseppe Vesuviano (Napoli) una fabbrica clandestina utilizzata per il confezionamento di bevande.
Individuati quasi 1400 litri tra champagne, olio ed alcool etilico privi delle indicazioni obbligatorie in materia di tracciabilità alimentare e contraffatti.
Informano i militari: gli specialisti del Gruppo Tutela Mercato Beni e Servizi del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Napoli hanno scoperto un opificio perfettamente allestito per l’etichettatura di bottiglie contenenti falso champagne a marchio “MOET & CHANDON” nel seminterrato di un edificio residenziale. Sequestrate 774 bottiglie di champagne, 804 di olio “SAPIO” e di alcool etilico delle distillerie “LA SORGENTE” e “FIUME”, nonché 129.400 accessori per il confezionamento, fra tappi, etichette, contenitori in cartone, capsule copri-tappo in alluminio, con loghi e falsi marchi “MOET & CHANDON”, “OLIO SAPIO”, “OLIO SAN COLOMBANO” e “MADE IN ITALY”.
Sequestrati anche 1.100 contrassegni di Stato per bevande alcoliche con il logo contraffatto della Repubblica Italiana e denunciati i titolari, una 55enne e un 48enne originari di Sarno (Salerno), per contraffazione e ricettazione. Se immessi sul mercato,spiegano i finanzieri, i prodotti avrebbero consentito un guadagno di oltre 120 mila euro.
L’operazione si inquadra nell’ambito della collaborazione, recentemente formalizzata con un protocollo d’intesa tra il Comando Generale della Guardia di Finanza e l’ICQRF del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestrali, volta a rafforzare le relazioni operative già in essere tra le due Istituzioni e contrastare le frodi, anche di tipo economico-finanziario, nello specifico settore.
Successo dei Nas :132 siti web oscurati, 13 arresti, 485 denunce e migliaia di medicinali, sostanze dopanti e dispositivi covid-19 sequestrati, per un valore di oltre 6 milioni di euro.
I Carabinieri del NAS hanno concluso una vasta operazione internazionale finalizzata alla tutela della salute e al contrasto del cd. pharma crime, che ha visto la partecipazione di 19 Paesi Membri dell’Unione Europea, nonché di Albania, Bosnia Erzegovina, Colombia, Moldavia, Norvegia, Serbia, Repubblica della Macedonia del Nord, Ucraina e dell’Ufficio Europeo Antifrode (OLAF), sotto la direzione e il coordinamento di EUROPOL. L’Operazione “SHIELD”, nata dall’esperienza delle precedenti operazioni europee VIRIBUS e MISMED e lanciata ai primi del 2020 durante il kick-offmeeting tenutosi ad Alicante (Spagna) presso la sede dell’Ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale (EUIPO), rappresenta la più grande attività condotta a tutela della salute e per la lotta alla “criminalità farmaceutica”, fenomeno ormai di rilievo transazionale rispetto al quale sono state sviluppate, nell’ambito delle linee guida fissate da EUROPOL, specifiche attività di contrasto a livello nazionale secondo un efficace modello organizzativo di coordinamento, cooperazione e scambio informativo tra gli Stati coinvolti, finalizzato a perseguire i traffici illeciti di sostanze dopanti e il loro uso nelle competizioni sportive, nonché la produzione e la distribuzione di farmaci contraffattio provento di attività illegali. L’esplosione della pandemia da COVID-19 ha inoltre comportato lo sviluppo di una mirata azione di contrasto, in uno sforzo sinergico tra i Paesi partecipanti che hanno orientato le indagini e gli accertamenti anche nel delicato settore emergenziale.
Si apprende che il ruolo svolto dall’Italia, è stato di assoluto rilievo, e in particolare dai militari del NAS, nell’ambito di “SHIELD”. Al Comando Carabinieri per la Tutela della Salute è stato, infatti, affidato il delicato ruolo di co-leader di EUROPOL: questa posizione di responsabilità ha consentito al NAS di prendere posto nella “cabina di regia” (composta anche dalla Gendarmeria Nazionale Francese, dalla Polizia Greca e dalle Dogane Finlandesi) che ha pianificato, diretto e coordinato i Paesi aderenti nei vari settori d’intervento. I risultati conseguiti dalle varie articolazioni del Comando Carabinieri per la Tutela della Salutenel corso dell’Operazione “SHIELD”, svoltasi nell’arco del 2020, hanno visto l’esecuzione di 220 attività ispettive e di controllo sul territorio nazionale, con l’apertura di 166 tra procedimenti giudiziari e amministrativi, per un totale di 13 arresti e 485 segnalazioni alle competenti Autorità. Ingenti i sequestri di medicinali e di sostanze dopanti, nonché di dispositivi medici e di prodotti di vario genere collegati all’emergenza COVID-19: oltre 62.000 confezioni e circa 1.500.000 unità di medicinali a uso umano in diverse forme farmaceutiche (compresse, fiale, iniettabili, polveri), contenenti principi attivi a varia indicazione terapeutica, principalmente riconducibili ad anabolizzanti, antibiotici, antinfiammatori, disfunzione erettile e vantanti proprietà per il trattamento del COVID-19.
Gli investigatori informano anche che il Comando Carabinieri ha proceduto al sequestro di circa 3 quintali di varie sostanze in polveri e cristalli, tra materiale da taglio e altre presumibilmente stupefacenti, in corso di analisi, rinvenute nel corso di un’operazione che, nell’ottobre scorso, ha portato alla scoperta di una stamperia clandestina di banconote in euro. Ammontano, inoltre, a circa 2 milioni i dispositivi e presidi medici sequestrati in relazione all’emergenza COVID-19 poiché non conformi o illegalmente importati, tra mascherine, guanti, kit protettivi e DPI, test diagnostici e liquidi igienizzanti, per un quantitativo di 15 tonnellate. Il valore commerciale di tutti i sequestri supera la cifra di 6.500.000 euro.
Parallelamente è stato condotto un mirato controllo sull’offerta in vendita e la pubblicità illecite di medicinali on line. Lo specifico ambito del contrasto al cd. cybercrime farmaceutico è stato, infatti, ritenuto particolarmente sensibile atteso che i timori del cittadino soprattutto rispetto alla diffusione del COVID-19, alimentando una verosimile frenetica ricerca di rimedi “fai da te” in rete, avrebbero potuto essere sfruttati da criminali che alimentano il mercato dei farmaci di provenienza illecita e i canali paralleli di approvvigionamento.
OSCURATI 132 SITI INTERNET CON DATI FITTIZI DEI GESTORI
In tale contesto, i militari del ComandoCarabinieri per la Tutela della Salute hanno quindi condotto mirate analisi del web che hanno consentito di individuare e “oscurare”, su provvedimenti del Ministero della Salute ben 132 siti internet tutti con server ubicati all’estero e con dati fittizi dei relativi gestori. Di questi siti, 112 erano riferiti a medicinali a base di principi attivi (idrossiclorochina, clorochina, lopinavir/ritonavir, azitromicina) per i quali è stato autorizzato l’utilizzo off label nel solo ambito di ricerche e studi clinici connessi con il COVID-19, mentre 20 proponevano in vendita e pubblicizzavano medicinali a varia indicazione terapeutica, prevalentemente dopanti, contro la disfunzione erettile, antinfiammatori e antibiotici, tutti soggetti a obbligo di prescrizione. Nonostante le limitazioni delle attività sportive connesse con l’emergenza pandemica, sono state condotte 42 verifiche antidoping “in” (36) e “out” (6) competition da parte dagli Ispettori Investigativi Antidoping del NAS, che hanno consentito di sottoporre a controllo 154 atleti (135 a margine di gare e 21 fuori gara), 13 dei quali sono risultati positivi (tutti “in” competition). In tale ambito, i militari si sono avvalsi a livello nazionale della consolidata collaborazione di NADO ITALIA, sotto la cui egida hanno anche contribuito ai controlli condotti dalla UCI nel corso del Giro d’Italia 2020, e della Sezione Vigilanza sul Doping del Ministero della Salute.
SCOPERTO PURE UN LABORATORIO CLANDESTINO PER SOSTANZE DOPANTI
L’occasione operativa è, inoltre, stata proficua per favorire i rapporti di cooperazione istituzionale tra i Carabinieri del NAS e l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli nelle aree di rispettiva competenza, peraltro rinsaldata dalla recente sigla di uno specifico protocollo d’intesa tra il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri e la medesima Agenzia. Al riguardo, va citata l’attività congiunta che in Trentino Alto Adige ha portato alla scoperta, qualche giorno fa, di un laboratorio clandestino per la produzione e la commercializzazione di sostanze dopanti destinate a essere assunte in maniera pericolosa per la salute, in assenza di qualsiasi prescrizione medica e in carenza di esigenze terapeutiche, con il sequestro di ingenti quantitativi di prodotti di vario genere e materiale per il confezionamento. L’Operazione “SHIELD”, condotta nei territori dei vari Paesi aderenti, ha permesso di smantellare 25 gruppi criminali, sequestrare migliaia di medicinali e prodotti dopanti di vario genere, per un totale di oltre 25 milioni di unità e un valore commerciale di quasi 73 milioni di euro, individuare e sequestrare 10 laboratori clandestini, avviare 95 indagini, arrestare 667 persone e denunciarne ulteriori 1.282, nonché di monitorare 4.009 siti web oscurandone 453. L’attività antidoping si è, invece, concretizzata in 536 verifiche “in” (148) e “out”(388) competition controllando 650 atleti (247 a margine di gare e 403 fuori gara), 17 dei quali risultati positivi (13 a seguito di controlli “in” competition e 4 in occasione di verifiche “out” competition). La sola azione mirata sul COVID-19, infine, ha portato al sequestro di oltre 32 milioni tra mascherine, test, kit diagnostici e dispositivi medici, 8 tonnellate tra sostanze chimiche e principi attivi e 70 tonnellate di liquido igienizzante per le mani.
Scattano le sanzioni nella città di Catania per l’osservanza delle disposizioni anti COVID-19 e delle norme commerciali per la tutela del consumatore e della libera concorrenza. Il Comune etneo con gli ispettori della Polizia Commerciale ha elevato sanzioni a cinque operatori ambulanti presenti sul viale Mario Rapisardi e in Piazza Eroi d’Ungheria della città etnea, sanzionandone quattro, che avevano posto in vendita prodotti ortofrutticoli, seppur privi di requisiti professionali, autorizzazione alla vendita e all’occupazione di suolo pubblico.
A questi abusivi – informa il Comune – sono state elevate sanzioni per un importo totale di 10.500,00 euro, con il sequestro di tutti i prodotti successivamente devoluti in beneficenza. Due venditori tra questi sono stati sanzionati anche ai sensi della normativa sul COVID-19 per mancato uso di mascherina protettiva con una multa di 400,00 euro ciascuno. I controlli hanno riguardato anche un quinto venditore ambulante, commerciante di prodotti casalinghi, che, in possesso di autorizzazione alla vendita in forma itinerante, aveva trasformato la propria attività in sede fissa, occupando con la propria merce anche il suolo pubblico. Per tale motivo è stato sanzionato con due verbali amministrativi, di importo totale pari a 480,00 euro e con il sequestro di tutta la merce esposta abusivamente.
Nella zona della Circonvallazione, in viale Antoniotto Usodimare, la Polizia Municipale ha sanzionato un venditore ambulante di prodotti ortofrutticoli risultato sprovvisto di ogni autorizzazione amministrativa al commercio. Tutta la merce è stata posta sotto sequestro, per poi essere devoluta in beneficenza; comminate sanzioni per 3.500,00 euro.
La Guardia di finanza di Catania, coordinata dalla locale Procura, ha messo in luce un articolato sistema di frode fiscale che ha coinvolto tre persone giuridiche della provincia etnea: un’associazione, una ditta individuale e una società a responsabilità limitata.
Sostanzialmente sono state scoperte fatture false per circa 630 mila euro
Gli accertamenti sono stati condotti dal Nucleo di polizia economico-finanziaria nei confronti della «Kalat Racing Team», associazione di Riposto attiva nel settore dell’organizzazione degli eventi sportivi, che aveva emesso fatture per oltre 500 mila euro a favore della «Stargate 2011» di Belpasso, che opera nel settore delle slot machine. “La tipologia dei servizi fatturati, per la manutenzione delle slot machine, non era coerente con l’attività dell’associazione. E il suo rappresentante ha poi ammesso di non aver effettuato le prestazioni fatturate, emesse in cambio del 3% dell’importo”.
Approfondimenti investigativi della Gdf sulla Stargate 2011 hanno fatto emergere altre false fatture emesse da un’altra ditta di Belpasso per 100mila euro e che ne aveva falsificato altre per 30 mila euro, facendole risultare di una ditta di Catania in realtà estranea ai fatti contestati.
Viste le indagini conclusive il Gip ha emesso un provvedimento di sequestro beni per 250mila euro nei confronti della Stargate 2011. Sono stati sono stati denunciati i due legali rappresentanti della società, A. C. , 47 anni, e G. C., 52 anni, per dichiarazione fraudolenta mediante l’uso di fatture per operazioni inesistenti. Denunciati anche il rappresentante dell’associazione di Riposto, P. G., 39 anni, e il titolare della ditta individuale di Belpasso, G. C., 40 anni, per emissione di fatture per operazioni inesistenti. Vedremo successivamente le difese legali dei soggetti denunciati.
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