Maxi operazione in materia di falsi “bonus edilizi” con investimenti in oro e criptovalute Palermo – Sequestri per circa 19 milioni di euro e 90 indagati

 

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Palermo,

I finanzieri del Comando Provinciale Palermo hanno dato esecuzione a una misura cautelare reale, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Palermo su richiesta della Procura della Repubblica, con cui è stato disposto il sequestro preventivo di beni e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di circa 19 milioni di euro nei confronti di 107 soggetti, tra imprese e persone fisiche.

Le indagini hanno riguardato un sodalizio (composto da imprenditori e professionisti) dedito alla realizzazione di frodi in materia di bonus edilizi, a cui è stata ricondotta la gestione di 19 imprese edili, tutte con sede a Palermo, esecutrici di lavori di ristrutturazione fittizi, per oltre 26 milioni di euro.

In particolare, lo sviluppo delle investigazioni ha consentito di delineare compiutamente l’operatività dell’associazione per delinquere secondo il seguente meccanismo illecito:

  • le società coinvolte nella frode, applicando lo sconto in fattura, emettevano fatture per operazioni inesistenti verso clienti privati per lavori in realtà mai eseguiti, generando il citato credito d’imposta fittizio, utilizzabile in detrazione o cedibile a terzi;
  • lo stesso veniva ceduto a intermediari finanziari, consentendone un’immediata e consistente monetizzazione;
  • i titolari d’impresa distraevano parte delle somme mediante bonifici su conti correnti personali, prelevamenti di contanti, sottoscrizione di buoni fruttiferi postali, acquisto di oro, criptovalute, beni mobili e immobili.

Oltre ai 7 membri dell’associazione, allo stato, risultano indagati altri 83 soggetti, tra amministratori di diritto delle imprese inserite nel circuito illecito e committenti compiacenti, concorrenti nei reati di emissione di fatture per operazioni inesistenti e truffa aggravata.

Alcuni tra i titolari delle imprese, inoltre, sono stati segnalati, a vario titolo, per le fattispecie di dichiarazione fraudolenta, dichiarazione infedele, omessa dichiarazione, autoriciclaggio, riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori.

Queste ultime due fattispecie si riferiscono, nello specifico, alla compravendita di 16 immobili fittiziamente intestati a terzi e in parte acquistati con i proventi della frode.

Le condotte di autoriciclaggio, analogamente, afferiscono all’impiego del profitto illecito in attività finanziarie e speculative (quali la compravendita di immobili e l’investimento in buoni fruttiferi postali/criptovalute).

Infine, nell’ambito dell’inchiesta, risultano indagate 10 società di capitali per gli illeciti in materia di responsabilità amministrativa dell’Ente.

In tale contesto, l’operazione di stamane è volta a sottoporre a vincolo cautelare ingenti crediti d’imposta ancora detenuti nei cassetti fiscali (in modo da interromperne la circolazione e impedire la commissione di ulteriori reati a danno dell’Erario) nonché decine di rapporti finanziari, oltre 50 immobili, autoveicoli, imbarcazioni e numerose quote societarie.

L’intervento si aggiunge a un sequestro di 8 milioni di euro già eseguito nel corso delle indagini.

L’odierna attività di servizio, svolta in stretta sinergia con la Procura della Repubblica di Palermo, si inserisce nel quadro delle linee strategiche dell’azione del Corpo, a contrasto delle frodi in materia di agevolazioni fiscali concesse a sostegno di famiglie e imprese, a tutela della legalità economico-finanziaria del Paese.

MAFIA A CATANIA, OPERAZIONE “MERCURIO”, CHI ERA NELL’ANTIMAFIA-G.CASTIGLIONE- E’ ORA ACCUSATO DI MAFIA INSIEME AD ALTRI

 

 

Sala d'Ercole, l'aula dell'Assemblea regionale

Catania,

l Raggruppamento operativo speciale dell’Arma . si apprende – ha notificato  un provvedimento cautelare nei confronti di 19 indagati.

E cioè: Antonino Bergamo; Emanuele Bonaccorso; Rosario Bucolo; Giuseppe Coco; Antonino Della Vita.

In stato di fermo pure i Antonio Di Benedetto; Domenico Di Gaetano; Pierpaolo Luca Di Gaetano; Vincenzo Fresta; Salvatore Fornaro; Matteo Marchese; Ernesto Marletta; Rosario Marletta; Salvatore Mendolia; Salvatore Mirabella; Santo Missale; Vincenzo Rizzo; Nunzio Vitale.

Sequestrate la «Società Nicotra Biagio Alessio» e la «Onoranze Funebri San Marco».

Nei loro confronti è stata emessa un’ordinanza dal Gip etneo, su richiesta della locale Procura distrettuale, che indica a vario titolo i reati di associazione di tipo mafioso,
estorsione, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, trasferimento fraudolento di valori e scambio elettorale politico mafioso.

Contestualmente alle misure cautelari, nell’ambito della medesima  operazione denominata «Mercurio»,  si aggiunge  un decreto di sequestro preventivo di aziende e beni per un valore di 300 mila euro. Il provvedimento notificato  dal Ros con il supporto in fase esecutiva del Comando provinciale Carabinieri di Catania, dello squadrone eliportato Cacciatori Sicilia e del XII nucleo elicotteri dell’Arma.

L’inchiesta Mercurio rappresenta la prosecuzione del procedimento Agorà e, secondo la Dda di Catania, ha consentito di «acquisire un grave quadro indiziario sulla base del quale sono stati ricostruiti gli affari criminali della famiglia catanese dei Santapaola-Ercolano sviluppati attraverso gruppi a loro storicamente collegati quali quello del Castello Ursino e quello della famiglia di Ramacca, quest’ultima egemone nel territorio anche dopo l’arresto nel 2022 del suo esponente di vertice, Pasquale Oliva. Il quadro indiziario anche evidenziato la capacità dei clan di infiltrarsi nelle istituzioni, attraverso soggetti politici locali dei quali hanno sostenuto la candidatura rispettivamente per le tornate elettorali per i Comuni di Misterbianco e Ramacca del 2021 e dell’Assemblea Regionale Siciliana del 2022.

 

Ma sotto i riflettori , per la carica di deputato e i numerosi incarichi di antimafia, ‘è il deputato regionale siciliano Giuseppe Castiglione, capogruppo del movimento Popolari e autonomisti, tra i destinatari del provvedimento cautelare dell’operazione Mercurio dei Ros contro Cosa nostra etnea coordinata dalla Procura distrettuale di Catania. Eletto nel novembre del 2022 ha ricoperto infatti  ruoli in commissione regionale Antimafia e nelle commissioni Affari istituzionali e Attività produttive. Prima di essere eletto all’Ars era stato eletto al consiglio comunale di Catania, di cui era presidente d’Aula.

L’indagine Mercurio dei carabinieri del Ros, coordinata dalla Dda di Catania, ha fatto luce sulla capacità della famiglia Santapaola Ercolano di «penetrare all’interno della pubblica amministrazione per coltivare i propri interessi economici nel settore degli appalti pubblici». In questo senso, scrive la Procura di Catania, sarebbero «documentate relazioni tra i vertici del gruppo del Castello Ursino ed esponenti della politica locale e regionale, come Giuseppe Castiglione».

Sempre dalle indagini del Ros, ricostruisce la Procura, «sarebbe emerso a livello di gravità indiziaria, in epoca prossima alle consultazioni elettorali per l’Assemblea Regionale Siciliana, avvenute il 15 ottobre del 2022, un accordo tra i vertici dell’articolazione mafiosa dei Santapaola Ercolano, individuati dalle indagini in Ernesto Marletta, Rosario Bucolo e Domenico Colombo, e Giuseppe Castiglione, quale candidato della lista Popolari e Autonomisti per l’Ars, che, in quel periodo, era già presidente del Consiglio Comunale di Catania».

Napoli, in ginocchio il Clan Mallardo: 25 arresti e sequestri per milioni di euro. Reati, associazione mafiosa, corruzione, scambio elettorale

 

personaggio del film noir - mafia foto e immagini stock

 

 

 

Napoli,

In ginocchio il  clan Mallardo: 25 arresti e sequestri per milioni di euro. Il Ros dei Carabinieri, supportato dal Comando Provinciale Carabinieri di Napoli, ha eseguito un’ordinanza cautelare emessa dal gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 25 persone (di cui 20 sottoposte alla custodia in carcere, 5 agli arresti domiciliari) gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso, di scambio elettorale politico-mafioso, nonché di estorsione, tentata estorsione, usura, trasferimento fraudolento di valori, corruzione ed altro…

Reati   aggravati perchè  commessi avvalendosi del metodo mafioso e con la finalità di agevolare le attività del clan Mallardo, operante sul territorio di Giugliano in Campania e zone limitrofe.

 

 

Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche Palermo – Sequestri per 3,4 milioni di euro nei confronti di un’emittente televisiva locale

 

Palermo,

I finanzieri del Comando Provinciale di Palermo hanno dato esecuzione a un decreto emesso dal G.I.P. presso il Tribunale alla sede (su richiesta della locale Procura della Repubblica), con cui è stato disposto il sequestro preventivo, nei confronti di una società e del suo legale rappresentante, di beni e disponibilità finanziarie per un importo di circa 3,4 milioni di euro.

Le indagini, condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo, hanno riguardato i contributi pubblici a valere sulle risorse del Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione (D.P.R. n. 146/2017), concessi dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy a una nota emittente televisiva locale, nell’arco temporale dal 2016 al 2023.

Nel dettaglio, all’esito degli accertamenti svolti in relazione alle istruttorie instaurate dalla predetta società, sono state rilevate significative anomalie in ordine a uno dei requisiti fondamentali per l’ottenimento delle provvidenze in parola, ossia il numero di lavoratori, compresi i giornalisti, “effettivamente applicati nell’attività di fornitura di servizi media audiovisivi”.

Al riguardo, dalle investigazioni è emerso che diversi dipendenti (tra cui alcuni familiari del legale rappresentante) sarebbero stati assunti, in modo surrettizio, al solo scopo di poter accedere alle contribuzioni pubbliche, senza in realtà prestare alcuna attività lavorativa nell’ambito dell’emittente ovvero svolgendo prestazioni saltuarie e del tutto marginali.

Tutto ciò, secondo la ricostruzione operata dalle Fiamme Gialle, avrebbe indotto le competenti strutture ministeriali ad autorizzare la liquidazione degli importi.

La descritta e ipotizzata frode avrebbe così consentito di ottenere indebitamente contributi pubblici per oltre 4,1 milioni di euro, di cui 3,4 milioni di euro già erogati e oggetto del provvedimento ablativo adottato dall’Autorità Giudiziaria.

L’odierna operazione di servizio testimonia la stretta sinergia operativa tra la Procura della Repubblica di Palermo e la Guardia di Finanza a tutela degli interessi economico – finanziari dello Stato, nella consapevolezza che il corretto impiego di fondi pubblici favorisce la crescita produttiva e occupazionale del Paese.

 

Sicilia,Controlli dei NAS in pescherie e ristoranti di sushi. Sequestri e sanzioni.

Ristoranti da incubo: a Milano ancora pesce avariato nei ristoranti ...

 

Palermo,

I Carabinieri del Nucleo Antisofisticazione e Sanità di Palermo, nel corso di recenti controlli, hanno sequestrato una pescheria nel centro storico del capoluogo. I militari hanno verificato come l’attività commerciale, specializzata nella vendita di frutti di mare, fosse completamente abusiva: priva di qualsiasi autorizzazione e con gravissime carenze igieniche.

La pescheria è risultata perfino senza collegamento alla rete idrica e condotta utilizzando l’acqua del mare. I Carabinieri hanno proceduto al sequestro di oltre un quintale di prodotti non tracciato e notificato al titolare sanzioni per 4.600 euro. Proseguendo nel controllo dei prodotti ittici, gli specialisti del N.A.S. hanno ispezionato due ristoranti di sushi di Palermo, dove hanno constatato la conservazione non conforme degli alimenti.

Complessivamente, i militari hanno sequestrato oltre 120 kg di pesce e molluschi e hanno contestato violazioni amministrative con relative sanzioni per un totale di 3.500 euro.

Controlli dei NAS nelle Mense Scolastiche: irregolare 1 su 4

Comando Carabinieri per la Tutela della Salute

Archivi- Sud Libertà

 Roma –

Con l’inizio del nuovo anno scolastico, il Comando Carabinieri per la Tutela della Salute ‒ d’intesa con il Ministero della Salute ‒ ha avviato una campagna di controlli a livello nazionale volta alla verifica del rispetto dei requisiti previsti dalla normativa di riferimento nel settore della ristorazione all’interno degli istituti scolastici.

Le attività ispettive sinora condotte ‒ e che continueranno nel corso di tutto l’anno scolastico ‒ hanno interessato oltre 700 mense scolastiche di ogni ordine e grado sia pubbliche che private, dalle scuole dell’infanzia agli istituti superiori ed universitari. In quasi 1 mensa su 4 (circa 170) sono state riscontrate irregolarità che, nella maggioranza dei casi, hanno riguardato carenze igienico-strutturali (diffusa umidità, formazioni di muffe, presenza di insetti e di escrementi di roditori) e autorizzative, la non rispondenza per qualità/quantità ai requisiti prestabiliti dai capitolati d’appalto, la mancata tracciabilità degli alimenti nonché l’omessa presenza di eventuali allergeni, quest’ultima essenziale per prevenire possibili reazioni allergiche specialmente nei bambini in quanto soggetti più fragili.

Nel complesso, sono state accertate 225 violazioni amministrative o penali e irrogate sanzioni pecuniarie per 130 mila euro; nei casi più gravi, 5 gestori sono stati deferiti all’A.G. ed è stato disposto il sequestro di punti cottura/dispense nonché di 350 kg. di alimenti (in cattivo stato di conservazione, privi di tracciabilità, scaduti e/o con etichettatura irregolare) per un valore approssimativo di 5M€.

In particolare:

▪ NAS di Treviso (p.o.c. 0659944326) Presso un centro educativo per l’infanzia sono stati accertati il mancato possesso di autorizzazione all’esercizio della refezione scolastica e l’omessa registrazione sanitaria. L’intera struttura, che gestiva bambini di età compresa tra 2 e 6 anni, è stata posta sotto sequestro amministrativo.
▪ NAS di Pescara (p.o.c. 08565961) Presso un asilo nido, è stata disposta l’immediata sospensione di tutte le attività di manipolazione e somministrazione di alimenti a seguito delle accertate carenze igienico-sanitarie e strutturali dei locali nonchè della mancata autorizzazione all’attivazione della mensa.
▪ NAS di Caserta (p.o.c. 0823324153) Il titolare di una ditta incaricata del servizio di fornitura vitto per la refezione scolastica è stato denunciato per frode nelle pubbliche forniture, in quanto è stato appurato che veniva apposta fraudolentemente l’etichetta della ditta sulle vaschette di pasti prodotte da altre aziende.

Le eventuali persone deferite all’Autorità giudiziaria- comunica infine il Comando – sono da ritenersi presunti innocenti fino a un definitivo accertamento di colpevolezza in successiva sede processuale.

Riserva Naturale Orientata Isola Bella a Taormina .: occupazione abusiva di demanio di Stato e ricettazione reperti archeologici Denunce e verbali.

 

Isola Bella: foto, come arrivare e hotel nei dintorni ...

 Messina – Taormina (ME),
È stata condotta un’operazione congiunta tra la Capitaneria di Porto di Messina e la Compagnia Carabinieri di Taormina, finalizzata per i profili di competenza alla tutela del demanio marittimo dell’ambiente ed alla salvaguardia della vita umana in mare, attivando nel contempo un’azione mirata alla prevenzione ed al contrasto di reati comuni.
Il personale dei Carabinieri e della Guardia Costiera, ha operato all’interno della Riserva Naturale Orientata, meta di numerosi turisti e bagnanti che frequentano le spiagge, le acque prospicienti e le bellezze naturali e paesaggistiche che la circondano.
Nella zona sono presenti molteplici attività commerciali, che offrono svariati servizi mirati alla balneazione con lidi e spiagge attrezzate, ad attività escursionistiche con barche e moto d’acqua a noleggio e attività di immersioni subacquee, oltre alla tradizionale ristorazione siciliana.
I militari intervenuti hanno provveduto ad eseguire accertamenti mirati all’utilizzo abusivo di aree demaniali marittime, occupate senza alcun titolo concessorio con la collocazione di ombrelloni e cartelloni indicanti servizi escursionistici oltre a controlli al servizio di assistenza ai bagnanti ed alle dotazioni di sicurezza degli stabilimenti.
In concomitanza con le verifiche eseguite in spiaggia, le motovedette della Guardia Costiera hanno controllato certificazioni e dotazioni di bordo finalizzate ad aspetti di sicurezza della navigazione.
All’esito dell’attività sono state denunciate n.2 persone a piede libero, per occupazione abusiva di demanio dello Stato e per ricettazione di reperti archeologici e fossili marini, inoltre sono state elevati n.3 verbali amministrativi, per mancanza di dotazioni di sicurezza ad un lido e per aver superato il numero massimo di passeggeri a bordo di unità dedite ad attività di noleggio.
In totale sono state elevate sanzioni per circa 2000 euro, oltre a n.2 sequestri penali, dei materiali costituenti corpi di reato, sia per l’occupazione abusiva che per il traffico di reperti archeologici.
In particolare, i Carabinieri della Compagnia di Taormina hanno operato con il supporto della Sezione Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Siracusa, accertando ed eseguendo attività di censimento, messa in sicurezza e recupero dei reperti rinvenuti, ubicati in una teca in vetro all’interno di un’azienda operante, nelle immediate vicinanze dell’isola.
I controlli saranno implementati in sinergia tra i due Comandi, anche in vista del periodo più intenso di balneazione, laddove il numero di turisti crescerà esponenzialmente, con l’obiettivo di garantire e tutelare i cittadini.

Messina, un’operazione internazionale di Narcotraffico conduce in carcere oltre 110 persone con Ordinanza del GIP del Tribunale di Messina

Foto close-up di un uomo depresso sdraiato vicino alle medicine sul pavimento

Archivi -Sud Libertà

 Messina – Territorio Nazionale e Spagna,

I Carabinieri del Comando Provinciale di Messina hanno dato esecuzione, in Sicilia, Calabria, in altre località del territorio nazionale e in Spagna, a ordinanze di custodia cautelare nei confronti di oltre 110 persone (85 destinatarie della custodia cautelare in carcere e 27 agli arresti domiciliari), di cui 4 a cura della Polizia Penitenziaria, emesse dal GIP del Tribunale di Messina, su richiesta della Procura della Repubblica. Tra i destinatari delle misure cautelari, 16 sono già detenuti in carcere.
L’esecuzione dei provvedimenti restrittivi si pone a valle di tre distinte indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina, a partire dal gennaio 2021 all’attualità; delle quali, una eseguita dai CC della Compagnia di Messina Sud, le altre due dalla Compagnia CC di Barcellona Pozzo di Gotto. Le articolate e complesse investigazioni hanno disvelato l’esistenza e la operatività di diverse organizzazioni criminali della città di Messina e del barcellonese, attive nel narcotraffico, con collegamenti con strutture criminali calabresi e soggetti attivi anche in Campania, Lombardia e all’estero.

Nell’ambito delle tre attività investigative, sono stati, infatti, documentati diversi, stabili, canali di approvvigionamento della droga, con la Calabria, per la cocaina; con alcuni soggetti attivi nelle province di Napoli e Milano, nonché con la Spagna, per l’hashish; e con soggetti attivi nei Paesi Bassi, con riferimento allo spice, cannabinoide sintetico con effetto psicotropo estremamente dannoso per la salute. Le indagini articolate e complesse, si sono strutturate, utilizzando i tradizionali strumenti delle intercettazioni, telefoniche e ambientali;; delle dichiarazioni di soggetti che hanno avviato la collaborazione con l’autorità giudiziaria. Gli elementi raccolti, dunque, hanno disvelato l’organigramma di 4 tra le principali organizzazioni criminali operanti, dal 2020, nel traffico di stupefacenti e nella gestione di piazze di spaccio nei quartieri messinesi di Giostra, S a n t a Lucia Sopra Contesse, Villaggio CEP e Villaggio Aldisio, nonché nelle zone di Barcellona P.G. e di Milazzo.

In particolare, l’indagine delegata alla Compagnia Carabinieri di Messina Sud ha riguardato l’esecuzione di misure cautelari in carcere e agli arresti domiciliari a carico di 49 persone, gravemente indiziate -a vario titolo- per i delitti di “associazione finalizzata al narco traffico”, “detenzione, coltivazione, cessione e traffico di sostanze stupefacenti”, “autoriciclaggio” e “porto e detenzione di armi clandestine”. Sono stati delineati i ruoli e gli assetti di un gruppo criminale, ritenuto fra i più attivi nel narcotraffico nell’area peloritana, con significativi rapporti con organizzazioni criminali di altre regioni, riorganizzatosi e riaffermatosi sul territorio .

Il sodalizio, con base operativa nel quartiere popolare messinese “Giostra” e con la disponibilità di armi, avrebbe smerciato, nel tempo, ingenti quantitativi di stupefacente, rifornendo plurime piazze di spaccio nei diversi quartieri nelle aree a Nord e a Sud del capoluogo e delle zone nebroidea e tirrenica della provincia, particolare a Tortorici. Lo stupefacente sarebbe stato stoccato e custodito nelle abitazioni di alcuni sodali, strategicamente protette da impianti di videosorveglianza, inferriate e porte blindate, volti a ritardare i tempi di accesso delle Forze di Polizia durante le perquisizioni e consentire, nel frattempo, l’occultamento della droga e delle armi, realizzando veri e propri “fortini” di difficile, se non impossibile, accesso. Infatti, nel corso delle indagini sull’articolazione operante in Messina, nel g e n n a i o 2021, abbiamo registrato il ferimento di un carabiniere, che, nel tentativo di entrare in una abitazione da perquisire, rimaneva ferito al piede, per effetto della improvvisa e volontaria chiusura, contro di lui, di una porta blindata a protezione dell’appartamento.

L’organizzazione, anche attraverso la considerevole disponibilità economica acquisita e le sperimentate capacità criminali, si sarebbe accreditata sul mercato illecito della droga, potendo contare su numerosi canali di approvvigionamento, individuati nelle aree di San Luca e Rosarno (RC), nonché in soggetti operanti nel napoletano e a Milano; ovvero, ancora, avvalendosi, in caso di difficoltà, di altri gruppi messinesi attivi nello spaccio degli stupefacenti. Sulla base di quanto emerso dalle indagini, il sodalizio avrebbe reimpiegato parte dei consistenti profitti del narcotraffico -che si stima essere pari a ca. €500.000 mensili, confluenti in una cassa comune- in un’attività commerciale nel settore dell’abbigliamento di Messina, destinando un’altra parte alle famiglie dei sodali detenuti.

Dall’indagine è emersa anche una seconda consorteria criminale, che si riforniva di stupefacente dal sodalizio principale, qualificandosi quale gruppo acquirente privilegiato, per, poi, metterlo in vendita nel quartiere popolare denominato “Villaggio Aldisio”. Sul versante barcellonese, delle due attività di indagine, la prima è culminata nell’arresto di 28 persone, delle quali 24 a cura della Compagnia CC di Barcellona P.G.; le restanti 4 a cura della Polizia Penitenziaria del Provveditorato di Palermo dell’Amministrazione penitenziaria; in particolare, 23 destinatarie della custodia cautelare in carcere e 5 agli arresti domiciliari, gravemente indiziate -a vario titolo- dei delitti di “associazione finalizzata al narco traffico”, “detenzione, cessione e traffico di sostanze stupefacenti”, “associazione per delinquere finalizzata all’indebita introduzione di telefoni cellulari in istituti penitenziari”, “porto abusivo di armi” e “trasferimento fraudolento di valori”.

Le attività investigative hanno consentito di ricostruire le componenti soggettive ed oggettive di un’organizzazione criminale, attiva a Barcellona P.G. nel narco traffico di ingenti quantitativi di cocaina, marijuana e hashish. Gli indagati avrebbero posto in essere un’intensa attività di spaccio, in modo sistematico, attraverso un’organizzazione criminale strutturata; con la disponibilità di armi; composta, tra vertici e affiliati, anche da soggetti legati da vincoli di parentela, che avrebbe distribuito la droga in favore di una rete di spacciatori nel territorio di Barcellona e nei paesi limitrofi, cedendola anche ad altri narcotrafficanti della provincia di Catania.

La droga, in particolare l’hashish, sarebbe stata, in parte, approvvigionata dalla Spagna, tramite un sodale ivi dimorante e poi occultata nelle abitazioni di altri affiliati alla consorteria, che utilizzava un’autoconcessionaria di Barcellona P.G., fittiziamente intestata ad alcuni indagati, sebbene riconducibile a uno dei capi del sodalizio, quale base operativa del narcotraffico nonché quale attività commerciale ove indirizzare parte dei proventi dell’illecita attività di spaccio. Dagli accertamenti svolti dai militari dell’Arma, insieme al Nucleo Investigativo Regionale della Polizia Penitenziaria, è emerso che, al fine di incrementare i propri introiti, il sodalizio criminale avrebbe, addirittura, introdotto la droga nel carcere di Barcellona P.G., dove uno dei promotori, lì detenuto, dirigeva e coordinava la distribuzione delle dosi e telefoni cellulari, anch’essi illecitamente introdotti, ad altri reclusi. L’attività investigativa ha altresì consentito di raccogliere indizi circa l’esistenza di un ulteriore gruppo criminale, collegato al primo sodalizio, finalizzato all’illecita introduzione nel carcere di Barcellona P.G. di telefoni cellulari, composto da detenuti e da una donna la quale, dall’esterno dell’istituto, avrebbe introdotto i dispositivi occultati all’interno di pacchi destinati ai detenuti.

Tra i destinatari della misura cautelare in carcere figurano un Agente della Polizia Penitenziaria e un infermiere dell’ASP (Azienda Sanitaria Provinciale) di Messina, all’epoca entrambi in servizio presso la citata Casa Circondariale. Il primo avrebbe coadiuvato uno dei capi della consorteria – consegnandogli stupefacente, poi, distribuito nel carcere; il secondo avrebbe introdotto la droga nel carcere, ceduta poi ad alcuni reclusi.

Contestualmente, all’esecuzione delle misure cautelari, i militari dell’Arma hanno anche eseguito il sequestro preventivo del capitale sociale e del compendio aziendale di 5 società, compresa una concessionaria di autovetture, ubicate a Barcellona P.G., Milazzo e in Spagna, nonché di 7 beni immobili (fabbricati e terreni), autovetture, polizze assicurative e conti correnti, tra cui uno relativo a un istituto di credito spagnolo, intestati o nella disponibilità degli indagati, del valore complessivo di 4 milioni di euro. Sempre sul versante barcellonese, il secondo segmento dell’indagine fa, oggi, registrare l’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 35 persone, delle quali 20 destinatarie della misura in carcere e 15 agli arresti domiciliari, di cui 10 già detenute; allo stato, gravemente indiziate a vario titolo- di “associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti”, “detenzione, cessione e traffico di sostanze stupefacenti”, “estorsione”, “detenzione e porto abusivo di armi”, nonchè “indebita introduzione di telefoni cellulari in istituti penitenziari”.

L’attività investigativa ha permesso di ricostruire le coordinate di riferimento di un’organizzazione criminale, con basi operative a Barcellona P.G e Milazzo (ME), dedita al traffico di ingenti quantitativi della droga sintetica denominata spice, nonché di cocaina e marijuana. In particolare, il gruppo criminale avrebbe importato lo spice dal mercato olandese in considerevoli quantitativi, tramite siti web riguardanti, apparentemente, il commercio di prodotti leciti- per il successivo smercio, per un volume d’affari di circa 50.000 euro al mese. Sono emerse anche le forti pressioni, esercitate dagli affiliati nei confronti di alcuni spacciatori, loro acquirenti, per costringerli ad onorare i debiti di droga assunti nei confronti della consorteria.

Dagli accertamenti condotti, anche questa organizzazione criminale avrebbe avuto la disponibilità di armi e la sua forza criminale sarebbe emersa dalla circostanza di essere in grado di operare nel narcotraffico, senza subire interferenze da parte di sodalizi concorrenti del territorio di Barcellona P.G. Pur essendo 3 distinte indagini, sono emersi elementi di collegamento tra i territori coinvolti, come documentato per il traffico di spice, che dal gruppo di Barcellona P.G., oltre a pusher della zona, veniva smerciato in favore di spacciatori messinesi, raggiunti dall’odierno provvedimento, che provvedevano a distribuire la sostanza ai consumatori del capoluogo.

Quanto sopra, – informa il Comando – ai fini dell’esercizio del diritto di cronaca, costituzionalmente garantito e nel rispetto dei diritti degli indagati, che, in considerazione dell’attuale fase delle indagini preliminari, sono da presumersi innocenti fino alla sentenza irrevocabile che ne accerti le responsabilità e con la precisazione che il giudizio, che si svolgerà in contraddittorio con le parti e le difese davanti al giudice terzo ed imparziale, potrà concludersi anche con la prova dell’assenza di ogni forma di responsabilità in capo agli stessi indagati e restituzione dei beni sequestrati.

Operazione ” Fuel family Lussemburgo” – Scoperta frode Iva di 300 milioni di euro. Procura Europea (Napoli e Roma) e Guardia di Finanza smantellano sodalizio criminale

 

Napoli,

Nella mattinata odierna un’operazione coordinata dagli uffici di Bologna, Napoli e Roma della Procura Europea ha consentito di smantellare un sodalizio criminale che avrebbe commercializzato prodotti energetici in Italia evadendo sistematicamente l’imposta sul valore aggiunto. L’operazione, convenzionalmente denominata “Fuel family”, ha dato luogo all’esecuzione di misure cautelari personali nei confronti di otto soggetti, inclusi i vertici del sodalizio. Contestualmente, nei confronti di 59 persone fisiche e 13 imprese sono stati sequestrati beni per circa 300 milioni di euro.

Il provvedimento trae origine dalle indagini condotte nei confronti di un’associazione per delinquere composta da almeno dieci soggetti (alcuni dei quali legati da vincoli familiari), con ramificazioni in Italia e all’estero, che avrebbero posto in essere una ingente frode all’IVA nel settore dei carburanti. Cinque indagati sono stati sottoposti agli arresti domiciliari mentre tre sono destinatari dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Sono gravemente indiziati dei reati di associazione per delinquere, frode all’IVA e riciclaggio.

Le attività investigative avrebbero consentito di disvelare la commercializzazione in Italia di carburante proveniente, principalmente, dalla Slovenia e dalla Croazia attraverso una filiera commerciale in cui erano fittiziamente interposte 41 società “cartiere” con sedi in Campania e Lombardia, che hanno sistematicamente violato gli obblighi di dichiarazione e versamento dell’IVA. Secondo quanto emerso dalle indagini, al vertice della filiera vi era una società con sede a Rovigo e deposito fiscale a Magenta (MI), dove era destinata la maggior parte del prodotto.

Le società “cartiere” avrebbero emesso e utilizzato fatture per operazioni inesistenti per un ammontare di oltre 1 miliardo di euro determinando un’evasione dell’IVA di oltre 260 milioni.

Sarebbe stato, inoltre, accertato il riciclaggio di proventi illeciti per un ammontare complessivo di oltre 35 milioni di euro, prima trasferiti sui conti correnti di società ungheresi e rumene, quindi monetizzati attraverso sistematici prelievi di denaro contante e infine consegnati ai promotori del sodalizio.

Grazie alla sistematica evasione dell’IVA, gli indagati avrebbero praticato prezzi illecitamente concorrenziali ai clienti finali (distributori stradali) applicando un sistematico “sottocosto” sul prezzo di cessione.

L’operazione è stata condotta dai Nuclei di Polizia Economico-Finanziaria di Verbania, Rovigo, Roma, Napoli e Caserta, in collaborazione con il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata e con il II Gruppo Napoli.

La Procura europea (EPPO) è un organismo indipendente dell’Unione europea incaricato di indagare, perseguire e portare in giudizio i reati che ledono gli interessi.

 

 

Frode fiscale “Carosello”, transnazionale, aggravata per agevolare “Cosa Nostra” – Cinque arresti e sequestri per oltre 3 milioni di euro in territorio nazionale ed estero

 

 

 Due ordinanze di applicazione di misure cautelari personali e reali emesse dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Genova, su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo, sono state notificate dai militari del Comando Provinciale di Genova e del Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.) della Guardia di Finanza nei confronti di 5 persone (di cui 3 destinatarie del provvedimento della custodia in carcere e 2 destinatarie di un’ordinanza di applicazione degli arresti domiciliari), sottoposte ad indagini, a vario titolo, per i reati di associazione per delinquere (art. 416 c.p.), trasferimento fraudolento di valori (art. 512-bis c.p.), autoriciclaggio (art. 648-ter.1 c.p.) dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti (art. 2 D.Lgs. 74/2000), dichiarazione infedele (art. 4 D.Lgs. 74/2000), omessa dichiarazione (art. 5 D.Lgs. 74/2000), emissione di fatture per operazioni inesistenti (art. 8 D.Lgs. 74/2000) e omesso versamento IVA (art. 10-ter D.Lgs. 74/2000), aggravati dalla transnazionalità (art. 61-bis c.p.).

Nei confronti di un indagato i predetti reati vengono altresì contestati con l’aggravante di cui all’art. 416-bis.1 c.p., per avere commesso tali delitti al fine di agevolare l’associazione di stampo mafioso “Cosa Nostra”.

In particolare, attraverso società con sede in Spagna, Portogallo e Italia, aventi quale amministratore di fatto e socio occulto il capo e promotore dell’associazione criminale (già destinatario di una misura di prevenzione patrimoniale che lo indicava come “collettore degli interessi mafiosi nel settore del commercio dei prodotti surgelati”) e quali amministratori e soci soggetti scelti da lui stesso o da altri associati, l’associazione consentiva al dominus di partecipare a varie società, tutte collegate tra loro, e di gestire, nel periodo 2015-2021, un giro d’affari basato sull’importazione di prodotti ittici surgelati dalla Spagna e dal Portogallo all’Italia, nonché di porre in essere reiterate e gravi frodi IVA consistite nel trasferire su “missing trader” (ditte cioè che omettevano il versamento dell’imposta applicata in fattura) il debito IVA nascente dalle transazioni e nel garantirsi, nel contempo, la possibilità di praticare prezzi al di sotto delle normali condizioni di mercato, con conseguente alterazione della libera concorrenza, nonché, di reimpiegare il denaro provento delle fittizie intestazioni societarie e dei delitti di evasione nelle società estere riconducibili all’organizzazione.

Le “frodi carosello” venivano realizzate dall’associazione attraverso: società con sede in territorio iberico destinate all’esportazione verso l’Italia di prodotti ittici surgelati;

  • ditte (cc.dd. “missing trader”) che omettevano il versamento dell’imposta applicata in fattura ai propri cessionari (i quali, per contro, detraevano i tributi corrisposti) con sede sul territorio nazionale, costituite al solo scopo di effettuare solo formalmente le importazioni, rivendere i prodotti, accumulare e non versare ingenti debiti IVA, per poi scomparire nell’arco di un biennio o poco più;
  • entità (cc.dd. “buffer”) realmente esistenti, destinate ad acquistare i prodotti formalmente importati dai “missing trader” e a rivenderli ai clienti finali.

 

Nell’ambito del sodalizio, il dominus della frode è stato coadiuvato:

– dal titolare di una impresa individuale nonché socio ed amministratore di una società di Genova, entrambe coinvolte nella frode fiscale con il ruolo di filtro (cd. “buffer”) che, tramite un’ulteriore società genovese, ha trasferito all’estero denaro proveniente dalle “società cartiere” italiane impiegate nella frode;

– la moglie del medesimo, la quale ha formalmente assunto per conto del coniuge la qualifica di socio e amministratore in varie società iberiche ed italiane gestite di fatto dal predetto;

– una donna residente a Siracusa, titolare di cariche formali all’interno di società cartiere costituite in Italia, nonché referente per la gestione dei clienti nazionali, in particolare quelli siciliani;

– un soggetto originario di Palermo, che gestiva la riscossione dei pagamenti da parte della clientela, facendogli pervenire il denaro frutto dello schema fraudolento attuato.

Le risultanze investigative acquisite hanno consentito alla Procura della Repubblica di Genova di chiedere ed ottenere dal competente G.I.P. l’emissione di un provvedimento cautelare personale nei confronti di 5 indagati tra cui 2 Mandati di Arresto Europeo nei confronti dei soggetti stabilitisi in Spagna.

I Mandati di Arresto Europei e di Indagine emessi sono stati eseguiti a Barcellona da personale della Divisió d’Investigació Criminal de Mossos d’Esquadra, con il supporto del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Genova ed il coordinamento del Servizio per la cooperazione internazionale di polizia, ed a Vigo da personale dalla Policia Nacional – Unidad de Delincuencia Económica y Fiscal, al fine di procedere alla perquisizione dei luoghi nella loro disponibilità.

Nei confronti di 8 indagati il G.I.P. ha disposto il sequestro preventivo di disponibilità finanziarie e beni per un importo complessivo di oltre € 3 milioni di euro, corrispondente al profitto delle attività illecite poste in essere.

 

I sequestri, che interessano il territorio italiano, il territorio spagnolo e quello portoghese, riguardano: – 100 rapporti finanziari, di cui 54 ubicati in Italia, 26 in Spagna e 20 in Portogallo;

– quote del capitale sociale di 15 società, di cui 7 con sede in Italia, 4 con sede in Spagna e 4 con sede in Portogallo; – 2 società di Genova con relativo compendio aziendale;

– 9 immobili situati nelle provincie di Genova, Palermo e Cuneo.

Al fine di dare corso alle attività di sequestro dei rapporti finanziari e delle società in Spagna ed in Portogallo, sono stati emessi Certificati di Congelamento ai sensi del Regolamento (UE) 2018/1805 del Parlamento Europeo e del Consiglio dell’Unione Europea, che disciplina il riconoscimento e l’esecuzione negli Stati membri dell’UE dei provvedimenti di congelamento e di confisca emessi da un altro Stato membro nel quadro di un procedimento in materia penale.

Contestualmente alle misure cautelari personali e reali, la Guardia di Finanza di Genova, con l’ausilio dello S.C.I.C.O. e dei Nuclei di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo, Milano, Torino, Cuneo, Siracusa, Napoli e Venezia sta procedendo a perquisizioni delegate dalla D.D.A.A. ligure a Genova, Palermo e provincia, Milano, Torino, Cuneo, Siracusa e nelle provincie di Napoli e Venezia.

Va precisato- informa la Finanza-  che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che, indipendentemente dagli elementi indiziari raccolti che hanno portato all’emissione dei provvedimenti cautelari, gli indagati non possono essere considerati colpevoli fino ad eventuale pronuncia di una sentenza di condanna definitiva.