IL SANTO PADRE RIVOLGE UN APPELLO DI MISERICORDIA PER IL POPOLO CARCERARIO

2020.03.29-Angelus-1.jpg

 Il Santo Padre ha letto   il Vangelo di Giovanni centrato sulla sofferenza di Gesù per la morte dell’amico Lazzaro, ricordando a ciascuno che l’amore di Dio è onnipotente e che siamo stati creati per la vita

Dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico, ancora una volta in streaming a causa delle restrizioni imposte dall’emergenza Coronavirus, Papa Francesco  commenta il passo sulla risurrezione dell’amico Lazzaro, invitandoci a togliere dai nostri cuori ogni pietra che sa di morte, per far rifiorire la vita che viene da Cristo: “Senza di Lui non solo non è presente la vita – dice Francesco – ma si ricade nella morte”. “Gesù si fa vedere come il Signore della vita, quello che – – è capace di dare la vita anche ai  morti”. 

La sofferenza di Gesù per l’amico Lazzaro

È un Gesù profondamente commosso, che scoppia in pianto per la morte di un amico caro come Lazzaro e per la sofferenza delle sue sorelle Marta e Maria, quello che l’evangelista Giovanni presenta in questa quinta domenica di Quaresima. Un’immagine quasi eguale a quella odierna dove al dramma del tremendo virus si associa quello dei cari familiari di non poter accarezzare od avvicinare il caro estinto. Un dolore atroce. E Gesù, “con questo turbamento nel cuore, va alla tomba, ringrazia il Padre che sempre lo ascolta, fa aprire il sepolcro e grida forte: «Lazzaro, vieni fuori!» ). E Lazzaro esce con «i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario»

Qui tocchiamo con mano che Dio è vita e dona vita, ma si fa carico del dramma della morte. Gesù avrebbe potuto evitare la morte dell’amico Lazzaro, ma ha voluto fare suo il nostro dolore per la morte delle persone care, e soprattutto ha voluto mostrare il dominio di Dio sulla morte.

Togliere le pietre dal cuore

Si concretizza, in questo passo del Vangelo –  – l’incontro tra la fede dell’uomo e l’onnipotenza dell’amore di Dio. Come “una doppia strada”, spiega. Da una parte, Maria e Marta e “tutti noi”, rappresentati in quell’espressione: “Se tu fossi stato qui!…. Dall’altra la risposta di Gesù al problema della morte è : “Io sono la Risurrezione e la vita…Abbiate fede!”:

In mezzo al pianto continuate ad avere fede, anche se la morte sembra aver vinto. Togliete la pietra del vostro cuore! Lasciate che la Parola di Dio riporti la vita dove c’è morte.

Dio – afferma il Santo Padre  – non ci ha creati per la tomba, ci ha creati per la vita, bella, buona, gioiosa”, dunque anche oggi l’invito che Gesù ripete a ciascuno è a “togliere la pietra”, a liberarci da ogni traccia di morte entrata nel mondo “per invidia del diavolo”:

Siamo chiamati a togliere le pietre di tutto ciò che sa di morte:ad esempio l’ipocrisia con cui si vive la fede, è morte; la critica distruttiva verso gli altri, è morte; l’offesa, la calunnia, è morte; l’emarginazione del povero, è morte. Il Signore ci chiede di togliere queste pietre dal cuore, e la vita allora fiorirà ancora intorno a noi. Cristo vive, e chi lo accoglie e aderisce a Lui entra in contatto con la vita. Senza Cristo, o al di fuori di Cristo, non solo non è presente la vita, ma si ricade nella morte.

Compassionevoli come Gesù: appello per i carcerati

Afferma il Pontefice:c’è il pianto, il dolore, la morte ma la fede è la nostra salvezza.”Per l’azione e la forza dello Spirito Santo –   il cristiano è una persona che cammina nella vita”, una creatura “nuova”, una “creatura per la vita”. Dunque la risurrezione di Lazzaro è anche segno di questa “rigenerazione” del credente. Infine, la raccomandazione a essere, con l’aiuto di Maria, compassionevoli come Gesù, che ha fatto suo il nostro dolore: l‘appello ad avere misericordia per il popolo carcerario che versa in cattive , disumane condizioni.

La Vergine Maria ci aiuti ad essere compassionevoli come il suo Figlio Gesù, che ha fatto suo il nostro dolore. Ognuno di noi sia vicino a quanti sono nella prova, diventando per essi un riflesso dell’amore e della tenerezza di Dio, che libera dalla morte e fa vincere la vita.

Successivamente il Papa, ha voluto, anche questa domenica, affacciarsi dalla finestra su una Piazza San Pietro completamente vuota, per le restrizioni decise per contrastare il diffondersi del Coronavirus, e ha dato la sua benedizione.

Papa Francesco: “la vita terrena non è l’unica, dobbiamo credere nella Resurrezione”

FRANCESCO:  “ASPETTIAMO L’AL DI LA’ “

Il mistero della vita: la Resurrezione dei morti . Papa Francesco all’Angelus parla della resurrezione. La dimensione terrena non è l’unica, dice, bisogna essere in attesa dell’al di là. Dio ama la vita e la vita, afferma ancora il Papa, è dove ci sono “relazioni vere e legami di fedeltà”

   DOBBIAMO AVERE FEDE E CREDERE NELLA RESURREZIONE DEI MORTI

E’ la fede nella resurrezione dei morti e, dunque, la vita eterna al centro delle  di questa domenica. Il brano odierno del Vangelo presenta Gesù che dialoga con alcuni sadducei a proposito della risurrezione in cui essi non credevano. Per questo gli propongono un caso insidioso: “Di chi sarà moglie, nella risurrezione, una donna che ha avuto sette mariti successivi, tutti fratelli tra loro, i quali uno dopo l’altro sono morti?” La risposta di Gesù si colloca su un altro piano: dice che i risorti non prendono più moglie o marito, e che non possono più morire perché sono simili agli angeli.

Con questa risposta, Gesù anzitutto invita i suoi interlocutori – e anche noi – a pensare che questa dimensione terrena in cui viviamo adesso non è l’unica dimensione, ma ce n’è un’altra, non più soggetta alla morte, in cui si manifesterà pienamente che siamo figli di Dio.

                             LA VITA DOPO LA MORTE

Francesco afferma che le parole di Gesù sulla vita oltre la morte danno “grande consolazione e speranza” e che di questo “abbiamo tanto bisogno specialmente nel nostro tempo, così ricco di conoscenze sull’universo ma così povero di sapienza sulla vita eterna”. La certezza della resurrezione, spiega ancora, ha il suo fondamento nella “fedeltà di Dio che è il Dio della vita”. E dice che la domanda profonda che si nasconde nel quesito dei sadducei è di chi sarà la vita di quella donna.

Si tratta di un dubbio che tocca l’uomo di tutti i tempi e anche noi: dopo questo pellegrinaggio terreno, che ne sarà della nostra vita? Apparterrà al nulla, alla morte? 

La vita “appartiene a Dio”, risponde Gesù, a Dio che ci ama e che si lega strettamente a noi. E’ il “Dio non è dei morti, ma dei viventi”. E aggiunge:

La vita sussiste dove c’è legame, comunione, fratellanza; ed è una vita più forte della morte quando è costruita su relazioni vere e legami di fedeltà. Al contrario, non c’è vita dove si ha la pretesa di appartenere solo a sé stessi e di vivere come isole: in questi atteggiamenti prevale la morte. E’ l’egoismo. Io vivo per me stesso: sto seminando morte nel mio cuore. 

Il Papa conclude con un’invocazione alla Vergine Maria perché lei ci aiuti a vivere nell’attesa della resurrezione dei morti e della vita che verrà. E raccomanda: “Aspettare l’al di là.”