IL GHIACCIO NEL CUORE

 

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Pubblichiamo un editoriale del sacerdote Don Aldo Buonaiuto , fondatore e direttore del Quotidiano ” Interris”, inviato al ns. direttore Raffaele Lanza,che riteniamo molto interessante per le responsabilità e la partecipazione del cittadino-credente- ai problemi della società odierna.  Aggiungiamo noi solo un punto: che l’uomo deve avere pure il coraggio della partecipazione alle problematiche generali d’interesse pubblico.  Perchè come cantava  Gaber “la libertà è partecipazione”.  

 

E’ sotto gli occhi di tutti come la nostra società soffra di alcuni mali di difficile guarigione. Il cittadino “social” e “global” è costantemente connesso con le piazze virtuali ma sempre più incapace di percorrere con empatia e curiosità intellettuale le strade reali della propria esistenza. Capita così che su una panchina di un giardino pubblico di una città benestante ed elegante si possa morire di freddo nell’indifferenza generale, oppure che un gruppo di ragazzi autistici si veda rifiutato l’alloggio perché la presenza del disagio potrebbe rovinare le ferie degli altri vacanzieri. L’idea che deresponsabilizzandoci saremo più felici è il veleno che semina solitudine più spietata e la disperante perdita di senso. C’è un’immagine che ritrovo nel mio passato di studente: la zavorra e l’ancora sono lo stesso oggetto ma la prima è vista come un peso, la seconda come una sicurezza. Ecco cosa significa essere una comunità: prendersi cura di chi ha bisogno, agganciando e donando stabilità, come fa l’ancora, con chi è alla deriva, invece di voltarci dall’altra parte.

Quante volte accolgo vittime di violenze che aspettavano una parola di attenzione magari da parte di un vicino che le vedeva scendere le scale con i lividi sul volto. La tentazione diabolica è quella di alzare le spalle e pensare che non sono affari nostri. La sofferenza esiste? “Occhio non vede, cuore non duole”. Da qui la deriva egoistica che ci rende tristi individui, ripiegati su noi stessi, con l’errata e mistificante convinzione che sia sufficiente delegare al “potere” le nostre responsabilità. E’ per questo che la situazione sociale, economica, culturale ristagna: è tutto fermo perché “non è compito mio”. Mai come adesso vale l’immagine filosofica della monade: ognuno è chiuso nel proprio guscio, rintanato nel fuorviante universo digitale, persuaso che tanto “provvederanno lo Stato, le istituzioni civili e religiose, forse il volontariato”. Messi di fronte ai nostri mali sociali, siamo tenuti a ribellarci ad una situazione che ci vede calpestare quotidianamente la dignità e la diversità. L’Italia ha potenzialità e risorse in grado di farle rialzare la testa a patto che sappia riappropriarsi delle radici valoriali che affondano nella civiltà cristiana. Occorre ricominciare a sentirci come un “noi“, smettendola di illuderci e di scaricare su indefiniti “poteri” i compiti da svolgere collettivamente.

Solo tre input: responsabilità, partecipazione, condivisione. Sia nella nostra dimensione di cittadini sia in quella di credenti. E proprio qui sta la domanda fondamentale: c’è ancora spazio per il trascendente in una società che misura tutto in termini di tornaconto personale? Non solo l’occidente secolarizzato ma anche le antiche culle della spiritualità orientale sono diventate teatro della vorticosa rincorsa edonistica e consumistica. L’unica medicina ai mali contemporanei è la riscoperta della comunità perché ingannarsi che non ci sia nulla per cui valga la pena meritare Salvezza equivale ad appiattire la vita individuale e collettiva su una dimensione abbrutita, imbarbarita, limitante e soprattutto priva di anima. Quindi una mera gratificazione dell’effimero. Quando mi formavo mi affascinava due branche della conoscenza: la filosofia parlava principalmente all’io, la teologia alla Trinità che univa la persona al noi. Oggi la dimensione comunitaria della religione crea solo fastidio a molti, si vorrebbe eliminare la fede già confinata alla sfera strettamente privata. Benedetto XVI definiva “dittatura del relativismo” quella che il suo Successore stigmatizza come “relativismo pratico”, cioè, va bene il sacro purché non incida sulla sfera sociale. Insomma, “pregate se volete, ma rassegnatevi: non è più tempo di difendere in concreto la vita, la famiglia, la dignità umana”, sostengono i neo-nichilisti. Nel terzo decennio del nuovo millennio l’ipocrisia impedisce di chiamare con il loro nome le nuove forme di martirio in un’epoca che ha sostituito Dio con la trionfante tecnologia post-umana. L’era “progredita” della sempre più alta definizione è glaciale, asettica e incapace di scaldare il cuore con un abbraccio e un sorriso autentici. Sarà davvero un “buon anno” se torneremo ad essere più umani.

BIGA DI MORGANTINA: TRAFUGATA NEL 2017 MA L’EX SOPRINTENDENTE AVEVA IL DOVERE DELLA VIGILANZA.ECCO PERCHE’

                  OMISSIONE DI VIGILANZA ED ISPEZIONE DELL’EX SOPRINTENDENTE PATANE’ AL CIMITERO ETNEO IN VIOLAZIONE DELL’ART19 DEL CODICE DEI BENI CULTURALI E PAESAGGIO?

Video sulla Vicenda della Biga di Morgantina -Y.T. (Tv.2000)

di Raffaele Lanza

Sul ritrovamento della celebre -oggi ancor di più-  biga di Morgantina, reperto archeologico trafugato nel 2017 e la cui inchiesta dei Carabinieri  ha «consentito- comè noto – di sgominare un gruppo criminale a elevata pericolosità sociale, dedito alla commissione di reati contro il patrimonio nelle province di Catania, Enna e Siracusa sia concesso spendere due parole.

Anzitutto il recupero – abbiamo appreso dai Carabinieri- è avvenuto prima che potesse essere venduta al mercato nero delle opere d’arte

Secondo quanto si è appreso, sarebbero stati gli indagati, intercettati, a ricostruire la dinamica dell’operazione illegale, realizzata con un complice interno al cimitero.

Il gruppo criminale dalla vendita dell’opera bronzea sperava di potere realizzare due milioni di euro.Abbiamo saputo tutti che una volta imbragata la biga , essa è stata sollevata con elicottero – proprio come se si girasse la scena di un film -e poi poggiata su un camion. Successivamente è stata divisa: la carrozza è stata nascosta in un garage nel Catanese, i due cavalli appunto occultati in una stanza «segreta» realizzata in una villetta privata dell’Ennese.  Fin qui la cronaca.

L’appendice riguarda l’epoca del bene  che pare   non proviene dall’area archeologica situata nel territorio di Aidone (Enna). Secondo l’archeologa Rosalba Panvini, soprintendente-protempore ai Beni culturali di Catania, il manufatto individuato dai militari non risalirebbe infatti al 450 a.C, bensì a poco più di un secolo fa. “È un’opera di fine Ottocento o dei primi del Novecento. Una riproduzione ben fatta, ma non risale certo all’età classica”,

La “Biga di Morgantina”, in bronzo e del peso di una tonnellata, era stata posizionata nel cimitero di Catania sul tetto di una cappella monumentale dalla famiglia Sollima 

 

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Apprendiamo che i Carabinieri hanno programmato la consegna alla Soprintendenza ai Beni culturali e all’Identità siciliana di Catania.  Ed è qui il punto. O meglio l’appunto.    Anche qui viene da sorridere: la comicità prosegue proprio come in un film a puntate. La  scoperta del furto della biga è avvenuta con oltre un anno di ritardo, i Carabinieri la ritrovano e la consegnano alla Soprintendente.. Ma viene trascurata finora la responsabilità (indiretta) pure della Soprintendenza di Catania nell’arco di tempo 2017-2018. La riportiamo perchè la Magistratura etnea abbia  elementi ulteriori idonei per individuare tutte le responsabilità ipotizzate sulla clamorosa vicenda

Si trascura infatti che la Soprintendenza  sia incorsa – l’esperienza ai Beni culturali insegna –  nella fattispecie in una chiara violazione del Codice ai Beni culturali e del Paesaggio in vigenza  dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137, per aver omesso o trascurato la vigilanza del bene bronzeo del Cinquecento e/o fine Ottocento (sarà accertato successivamente) nel periodo di tempo di oltre un anno dalla scoperta del furto e dalla denuncia   Sissignore: la vigilanza. Come si applica?

 1). La vigilanza sui beni culturali sulle cose di cui all’articolo 12, comma 1, nonché sulle aree interessate da prescrizioni di tutela indiretta, ai sensi dell’articolo 45 compete al Ministero (e alle Soprintendenze n.d.r.). 2. Sulle cose di cui all’articolo 12, comma 1, che appartengano alle Regioni e agli altri enti pubblici territoriali il Ministero provvede alla vigilanza anche mediante forme di intesa e di coordinamento con le Regioni medesime.
Ma riveste pure interesse la lettura dell’ Articolo 19 che prevede l”Ispezione”
E cioè: spieghiamo papale papale:
1. I soprintendenti possono procedere in ogni tempo, con preavviso non inferiore a cinque giorni, fatti salvi i casi di estrema urgenza, ad ispezioni volte ad accertare l’esistenza e lo stato di conservazione o di custodia dei beni culturali.
2.” Con le modalità di cui al comma 1 i soprintendenti possono altresì accertare l’ottemperanza alle prescrizioni di tutela indiretta date ai sensi dell’articolo 45 “..

Non trascuriamo neppure che sulle tombe monumentali del Cimitero di Catania la Soprintendenza di Catania ha realizzato una specifica pubblicazione scientifica (una sorta di censimento)  Era a conoscenza dunque l’Ente regionale dell’esistenza del bene bronzeo.   E non dimentichiamo che per esercitare vigilanza ed ispezioni i Soprintendenti possono –  ricordiamo che la penultima Soprintendente  era, prima della messa in pensione,_la   dirigente M.Grazia Patanè-  anzi hanno il dovere di esercitare un controllo periodico sui monumenti del Cimitero etneo.    Non sembra affatto che ciò sia stato fatto. Comprendiamo la complessità dei loro compiti  dirigenziali,ma in caso positivo la Soprintendente , anche se la Biga di Morgantina non risalga all’epoca classica-non sappiamo- e, quindi priva di elevata preziosità, avrebbe certamente presentato una denuncia -in primis- al Dipartimento ai beni culturali-Sezione del direttore generale- dal quale essa dipende -di Palermo.

Le indagini dei Carabinieri, durate dal 2018 al 2019 e coordinate dalla Procura di Catania, hanno preso spunto da un assalto, il 16 aprile 2018,degli autori del furto  a un centro scommesse di San Giovanni la Punta, che fruttò oltre 17.000 euro. Quindi la scoperta del “mediatore tedesco” 

 E’ passato oltre un anno- secondo i Carabinieri- la scoperta del furto(nel 2018) in virtù delle particolari indagini ed intercettazioni..

Come non sembra pure che sia stato utilizzato il personale Catalogatore degli Uffici di Via Luigi Sturzo a Catania addetto proprio per legge al censimento delle opere d’arte. E la scomparsa della Biga di Morgantina non riguarda un oggetto artistico o piccolo bene ma addirittura- come nelle foto sopra-un bene visibilissimo, importante e prezioso nonostante tutto anche per tipo di materiale impiegato  -per gli addetti ai lavori- collocato sopra una tomba monumentale con tanto di foto pubblicata all’epoca dalla Soprintendenza.     Non esiste la responsabilità della Soprintendenza? O la Vigilanza sui monumenti è uscita dalla magia di un prestigiatore anzichè del Codice ai Beni culturali che espressamente lo prevede ed è rimasto nell’occasione inapplicato?

Disco rosso anche alla nave Open armys: “Porti chiusi”.. La Ong: “Salvini un giorno dovrà guardare gli occhi dei suoi figli……e vergognarsi…”

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Ancora polemiche e dichiarazioni storiche oltre il rinnovo di aiuto e l’apertura dei “porti chiusi” in Italia per le navi delle Ong in cerca di uno sbarco sicuro. Dopo il disco rosso alla nave Open Arms, il ministro dell’Interno Matteo Salvini interviene anche sulla richiesta d’aiuto – rivolta all’Italia e ad altri paesi europei – arrivata stamane dalla nave Sea Watch 3 per un porto sicuro dove sbarcare i 33 migranti recuperati ieri a poca distanza dalle coste libiche. “Sea Watch 3 – dice il titolare del Viminale -, altra nave di un’altra Ong (bandiera olandese) chiede di portare in Italia decine di immigrati. La mia risposta non cambia: i porti italiani sono chiusi, stop al traffico di esseri umani!”.

 

Le condizioni meteo preoccupano però la Ong, che Lancia un nuovo appello: “Abbiamo pochi giorni di autonomia. Le condizioni meteo in peggioramento per Natale ci preoccupano. Ci auguriamo – spiega Sea Watch – che presto ci venga indicato un porto sicuro. Abbiamo soccorso 33 persone su un gommone in difficoltà. Le loro condizioni di salute sono buone, non ci sono, per ora, problemi medici. Ieri abbiamo inviato una richiesta di porto sicuro ma ad oggi ancora nessuna risposta”, continua la Ong, denunciando un “rimpallo di responsabilità” e sottolineando “l’urgenza di sbarcare per portare queste persone al sicuro e perché il diritto marittimo lo prevede”.

 

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La Open Arms,  non risparmia critiche al ministro Salvini: “I viveri stanno finendo, le coperte non bastano per tutti e fa molto freddo. Questa notte un ragazzo è stato portato a Lampedusa dalla Guardia Costiera italiana per una infezione cutanea aggressiva”, spiega che sta dirigendo la nave verso la Spagna dopo il diniego di ieri del ministro dell’Interno Matteo Salvini, sul quale “c’è poco da commentare, ognuno deve prendersi le proprie responsabilità nei confronti della storia, lui un giorno deve avere il coraggio di guardare negli occhi i suoi figli  e provare vergogna,noi – rimarca la Ong – continueremo a fare il nostro lavoro e ad aiutare le persone in difficoltà”. La nave in rotta verso la Spagna resta in attesa “di un’altra nostra imbarcazione che dalla Spagna sta arrivando per portarci medicine, viveri e coperte”.

 

 

ESONDAZIONE FIUME A MAZARA DEL VALLO-MUSUMECI: PIU’ FACILE VINCERE LA MAFIA CHE LOTTARE CONTRO CERTA BUROCRAZIA”

 

MAZARA DEL VALLO –

 

(Video Vigili del fuoco)

Ancora allerta in Sicilia: dopo il Mazaro anche il fiume Delia è a rischio esondazione

L’allarme lanciato dal sindaco di Mazara del Vallo, Nicola Cristaldi: “Coloro che abitano o lavorano nei pressi del fiume prestino attenzione ed evitino di recarsi in questi luoghi”

Ormai il cataclisma mette in ginocchio tutte le parti della Sicilia. E siamo impreparati a fronteggiare tali evenienze perchè si scopre- come ha riferito il Presidente della Regione siciliana Musumeci – che le pratiche sono seppellite nei Geni civili dell’isola da anni e anni. E’ allerta oggi per il fiume Delia a Mazara del Vallo dopo lo straripamento del fiume Mazaro.Nove persone di due nuclei familiari e un cane, Ettore, salvati; pescatori in lacrime per la perdita delle loro barche, tre auto parcheggiate inghiottite dalle acque, strade e scantinati allagati e tonnellate di detriti finiti nel porto nuovo che per alcune ore, in via precauzionale, è stato chiuso ai pescherecci. L’ente gestore della diga Trinità di Delia, sul territorio di Castelvetrano, infatti, dopo le abbondanti piogge delle ultime ore sta aprendo alcune saracinesche per fare defluire l’acqua in eccesso che viene immessa nel fiume Delia la cui foce e’ nella costa mazarese. Il sindaco di Mazara del Vallo, Nicola Cristaldi,  avverte: “Coloro che abitano o lavorano nei pressi del fiume prestino attenzione ed evitino di recarsi in questi luoghi. La situazione e’ sotto controllo: la Protezione civile regionale, comunale e i vigili urbani vigilano sui luoghi“.

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IL  PRESIDENTE DELLA REGIONE: “PIU’ FACILE VINCERE LA MAFIA CHE LOTTARE CONTRO CERTA BUROCRAZIA” (Riferimento ai Geni civili-lumaca-e”mafiosetti” dell’Isola)

Il fiume non viene dragato da una quarantina d’anni e da 8 anni, come ha più volte denunciato il sindaco Nicola Cristaldi, la città attende che «la Regione autorizzi i lavori per il suo assetto idrogeologico». 
Musumeci  si scaglia contro la burocrazia della Regione : ««Questa vicenda del fiume Mazaro ha dell’incredibile. Ho appena saputo che la pratica per i lavori al porto canale si trascina da anni, fra mille lacci e lacciuoli. A volte penso che sia più facile in Sicilia sconfiggere la mafia che certa burocrazia.(Genio civile n.d.r.) Ho chiesto di avere entro lunedì dettagliate relazioni dall’Ufficio del Genio civile e dal Dipartimento regionale Territorio e ambiente e capire se emergono responsabilità a carico di qualcuno.In tali ipotesi altre teste dopo quelle di Palermo e Catania con l’ex dirigente Gabriele Ragusa che bloccava tutto, cadranno. In ogni caso, i lavori vanno avviati nel più breve tempo possibile».

IL VERTICE DI AUTOSTRADE,CASTELLUCCI : LE RESPONSABILITA’ DEVONO ANCORA ESSERE ACCERTATE- CON IL GOVERNO POI PARLEREMO

VIDEO CONFERENZA DI AUTOSTRADE

Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Autostrade per l’Italia., annuncia un risarcimento di mezzo miliardo di euro gestibile dal Comune.”, “un progetto che permetterà di costruire un ponte in acciaio in otto mesi”, indennizzare gli sfollati e i familiare delle vittime. Insieme a lui siede Fabio Cerchiai, presidente della società.

“Abbiamo stanziato un fondo per le esigenze immediate che affineremo con il Comune  Un’opera che sarà simbolo “della velocità con cui la città di Genova” si rialzerà.

Un’altra volta tratteremo i rapporti tra Autostrade e il governo.

Il presidente Cerchiai  ha espresso “una profonda tristezza nel cuore” e la famiglia Benetton, principale azionista di Atlantia, (chiamata in causa da Di Maio),sta vivendo la tragedia “con grande dolore e con grande partecipazione”.

L’amministratore si è pure scusato perché la società “non è riuscita a far percepire” la propria vicinanza nel dramma del ponte di Genova, Castellucci  tiene a precisare che “la responsabilità del crollo deve essere accertata fino in fondo”, anche perché “è un ponte costruito non da noi, bisognerà vedere come è stato costruito e una serie di altri elementi”. “Nei confronti delle vittime e della collettività sentiamo fortemente la nostra compassione e vicinanza – ha spiegato ancora – ma non riteniamo ci siano le condizioni per assumersi la responsabilità per un evento che deve essere indagato ancora dalla Magistratura “Le vittime hanno diritto alla verità, l’Italia ne ha diritto ma anche noi ne abbiamo diritto”  Vi assicuro che tutte le relazioni tecniche sul Ponte, di manutenzione, di mia conoscenza, riportavano lo stato di “buono“.