Neppure la visita (“non amichevole”) del Cancelliere austriaco Nehammer rimuove Putin dal suo sogno criminale

 

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Il cancelliere austriaco nella recente visita a Bucha, in Ucraina – Foto Archivi Sud Libertà

La situazione non cambia di un millimetro neanche dopo l’incontro tra Putin e il Cancelliere austriaco. Segno che Putin,vuole ad ogni costo raggiungere i suoi obiettivi sull’Ucraina. Il colloquio con Vladimir Putin sulla guerra in Ucraina è stato “molto diretto, aperto e duro”, “il messaggio più importante” trasmesso al presidente russo è che “la guerra in Ucraina deve finire, perché in guerra ci sono solo perdenti da entrambi i lati“. E’ quello che il cancelliere austriaco Karl Nehammer ha detto nel faccia a faccia di 75 minuti che ha avuto con Putin a Mosca, al termine dell’incontro. Il capo del governo di Vienna ha precisato che la sua visita “non è stata di amicizia”, ma “sentivo il dovere di incontrare Putin in modo da non lasciare nulla di intentato”.

Il cancelliere ha affrontato la questione dei crimini di guerra che sarebbero stati commessi dai militari russi a Bucha, tra l’altro, sottolineando che “tutti i responsabili dovranno essere puniti”. ”Ho affrontato la questione dei gravi crimini di guerra commessi a Bucha e in altri luoghi – ha riferito il capo del governo di Vienna in una nota – e ho sottolineato che tutti gli autori dovranno esserne ritenuti responsabili. Ho anche detto a Putin senza mezzi termini che le sanzioni contro la Russia resteranno in vigore e continueremo a inasprirle finché la gente morirà in Ucraina”.

Il cancelliere ha ricordato di essere appena stato in Ucraina, dove “ho visto con i miei occhi le incommensurabili sofferenze causate dalla guerra di aggressione russa”. “Il viaggio a Mosca e i colloqui con Putin – ha riferito Nehammer – per me sono un dovere. Un dovere dettato dal senso di responsabilità di non lasciare nulla di intentato per arrivare ad una cessazione delle ostilità o almeno a progressi umanitari per alleviare le sofferenze della popolazione civile in Ucraina. Per me non c’è alternativa alla ricerca di colloqui diretti con la Russia, nonostante tutte le enormi divergenze”.

Immobilismo Orlando loculi Cimitero: dove sono le tombe , i progetti e i soldi per realizzare i loculi?

La vergogna del cimitero dei Rotoli di Palermo, oltre 600 le bare in attesa  di una sepoltura - Giornale di Sicilia
Il dramma della mancata sepoltura dei defunti del cimitero di Palermo

 

 

–     MORTI  IN  ATTESA DI SEPOLTURA-

Sulla gestione dei cimiteri di Palermo- all’attenzione di pubblici ministeri e magistrati della Procura di Palermo che indagano da tempo- pubblichiamo una dichiarazione del  sindaco Leoluca Orlando e un comunicato della Lega

La magistratura com’è doveroso ha chiesto che ci siano chiarimenti sulla gestione dei cimiteri, ipotizzando un’omissione di atti d’ufficio. Avrò modo di portare con me davanti all’autorità giudiziaria tutte le ordinanze, le disposizioni di servizio e i provvedimenti adottati nell’ambito della cabina di regia che ho istituito proprio per dimostrare che ho fatto tutto quello che era nelle mie possibilità e competenze di sindaco per potere affrontare questo problema. Rimangono le problematiche che stiamo cercando in tutti i modi, di concerto con l’assessore Toni Sala, di risolvere”.

 

 

Palermo: il sindaco Orlando pensa ad una nuova zona rossa?
il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, indagato dalla Magistratura, si difende col comunicato che sopra pubblichiamo

 

Somme di gestione? Tre milioni di euro e mezzo all’interno della finanziaria nazionale, da destinare all’emergenza sepolture al cimitero dei Rotoli. Lo prevede -informa un comunicato dell’Ufficio stampa palermitano- un emendamento della Lega, prima firmataria la senatrice Valeria Sudano, alla Finanziaria nazionale. Queste somme serviranno per realizzare quasi 1.800 loculi all’interno del cimitero, seguendo quello che è un progetto redatto dagli uffici comunali.

Dopo aver tentato di coinvolgere la Regione, che ha però negato la disponibilità di 15 milioni per il primo stralcio del nuovo camposanto, prosegue quindi l’impegno dei rappresentanti della Lega per trovare soluzioni concrete, nonostante le gravissime responsabilità dell’attuale amministrazione comunale. Su questo tema, abbiamo più volte denunciato l’immobilismo e l’improvvisazione dell’Amministrazione Orlando, con un esposto alla Magistratura, iniziative di comunicazione e, più di un anno fa, la richiesta di convocare ai Rotoli una seduta di consiglio comunale.

Accanto a quest’azione politica e di denuncia non si è mai fermata quella istituzionale, che ora speriamo possa portare ad un risultato concreto, per restituire dignità e decoro ai tanti defunti in attesa di sepoltura e dare serenità alle loro famiglie».

Ricorderemo che il giorno della commemorazione dei defunti l’arcivescovo, monsignor Corrado Lorefice si era espresso in termini duri contro il potere :. “Centinaia di nostri cari da lungo tempo non trovano neanche la possibilità di una degna sepoltura a causa dell’incuria umana e dell’ignominia di chi vuole lucrare anche nel momento più decisivo e dirompente del mistero della vita”, aveva denunciato. Si sa che gli arresti domiciliari sono scattati a seguito di una indagine dei Carabinieri  nell’ottobre 2020 per il direttore del Cimitero con l’accusa grave di corruzione e concussione. Lo scorso settembre la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per dieci persone, fra dipendenti comunali e impresari funebri.

 

APPELLO ,PER MOTIVI DI SICUREZZA,DI ABITANTI DELLA VIA RAGALIDDA AL COMUNE DI NICOLOSI PER UNA MIGLIORE QUANTITA’ DI LUCE SULLA STRADA

 

 

Riceviamo e pubblichiamo:

“Gli abitanti della Via Ragalidda a Nicolosi  hanno recentemente rappresentato al Comune -Ufficio competente dei Vigili urbani- la sostituzione di un lampione spento perchè guasto o fulminato – quasi di  di fronte al  n.15, e la collocazione di una lampada presso il numero civico  , n.15 per l’esistenza di un Palo Enel

La legge-  impone infatti che ci siano condizioni di sicurezza nelle vie e nelle strade

La sicurezza, a 360 gradi, di una zona  extraurbana non passa soltanto dalla presenza più o meno costante delle forze dell’ordine -Carabinieri e Polizia locale -municipale  ma anche della corretta illuminazione nelle ore serali e notturne. Appare abbastanza ovvio che un luogo buio si presta maggiormente a hi è dedito alla malavita e alle rapine   o anche a qualche incidente rispetto a quello in cui non manca la luce. E questa zona della Via Ragalidda non è affatto sicura, che si aspetta?

FARO SPENTO E LAMPADA DA COLLOCARE   SUL PALO PRESSO NUMERO CIV. 15

Quello che dovrebbe essere altrettanto ovvio è che quando un lampione non funziona dovrebbe essere lo stesso Ente  immediatamente a ripararlo                     E’ questa la dottrina dei doveri. In questo modo, appunto, si evitano la delinquenza e l’incidente sopra citati. Non solo ma si incoraggiano  anche i turisti a visitare una delle we vie più ridenti del Comune di   Nicolosi

 

Nicolosi, l'emozione della fascia tricolore per Angelo Pulvirenti - Sicilia Network

(Nella foto d’Archivio) Il Sindaco di Nicolosi   Angelo Pulvirenti

Vale la pena segnalare che nel 2016 sono state introdotte nuove normative sull’illuminazione pubblica, in particolare sulla classificazione delle strade e sull’intensità ed il tipo di luce che ciascuna zona deve avere nelle ore serali e notturne per garantire la sicurezza di chi vi transita. Lasciare a lungo dei lampioni spenti -come in via Ragalidda, oltre due mesi circa- e non mantenere la quantità di luce necessaria e stabilita dalla legge, dunque, può rappresentare un serio problema in primis per ch abita nella zona che si collega dal campo sportivo PulvIrenti alla via Guardia Ragala ma anche per chi vi transita occasionalmente, per gli stessi Vigili urbani e Carabinieri che combattono contro la delinquenza e chi si deve occupare della gestione degli impianti.

SPECCHIO PARABOLICO FRONTE AL N.15 DELLA VIA RAGALIDDA-

 

Specchio Parabolico Immagini e Fotos Stock - Alamy

Fra l’altro, segnaliamo al Comune di Nicolosi -Ufficio Vigili urbani – che appare indispensabile e persino urgente uno specchio parabolico di fronte al   cancello del numero 15 della via Ragalidda per avere visibilità delle auto e camion che transitano veloci trascurando che alla loro destra può uscire da una proprietà privata una automobile.

Di chi è, dunque, la responsabilità se, a causa di un lampione spento, un automobilista fa un incidente o un pedone viene investito? Secondo il Codice civile, «ciascuno è responsabile del danno cagionato dalle cose che ha in custodia, salvo che provi il caso fortuito»

Oltre al Codice della strada e al Codice civile, anche lo Stato – rileviamo – con la legge UNI 11248, focalizzata proprio sull’illuminazione stradale impone che ogni strada abbia una quantità di luce atta a garantire la sicurezza, a seconda della  della viabilità media registrata. E vorremmo ricordare all’Ill.mo Sindaco Primario Chirurgo dott.Pulvirenti  che la via Ragalidda  ,tra tutte le vie di CONTRADA RAGALA, è quella che, secondo i rilevamenti comunali degli anni precedenti, registra in assoluto il maggior numero di residenti.  Una via che meriterebbe la percentuale di edificabilità concessa da quella politica miope e deteriore di decennio trascorso alle vie consorelle- ma molto più distanti dal centro urbano e periferico

 

IN ITALIA IN CRISI OLTRE 370MILA SOGGETTI NON FALLIBILI: NECESSARIA UNA SECONDA CHANCE ALLE NOSTRE IMPRESE»

Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza

 

foto Press

Evento nazionale a Catania, organizzato da Commercialisti e Avvocati etnei, Osservatorio della Crisi d’Impresa e Scuola di Alta Formazione dei Commercialisti siciliani

 

CATANIA –

Garantire il principio di continuità aziendale; promuovere un differente approccio imprenditoriale; evitare l’esclusione dal mercato delle imprese a rischio chiusura, dando loro una seconda chance. Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza presenta molti aspetti complessi, su cui hanno puntato i riflettori gli Ordini dei Commercialisti e degli Avvocati di Catania, l’Osservatorio della Crisi d’Impresa e la Scuola di Alta Formazione dei Commercialisti siciliani, durante l’evento nazionale al chiostro del Monastero dei Benedettini di Catania (in programma ieri 2 e oggi 3 luglio).

Un confronto importante – aperto dal prorettore Unict Vania Patanè – per sciogliere i nodi del groviglio di norme «su cui permane ancora l’incertezza dell’entrata in vigore – ha dichiarato Andrea Foschi, componente del Consiglio Nazionale dei Commercialisti – il mese scorso dal Governo è parsa chiara l’intenzione di far slittare la data ufficiale al 2022. Una proroga che speriamo possa essere utile ad apportare modifiche e migliorie più volte richieste: speriamo che il processo, dopo tanti anni di lavoro, non venga interrotto». Il Codice potrebbe rappresentare la via da seguire per «evitare il crollo di molte aziende e scatenare un effetto domino sull’economia, che farebbe perdere al nostro Paese credibilità a livello europeo – ha commentato il presidente del Tribunale di Catania Francesco Saverio Maria Mannino –

La parola chiave di oggi è responsabilità, su cui bisogna sensibilizzare gli organi di crisi e i professionisti, dando loro gli strumenti utili per operare in modo adeguato, prevenendo i casi di insolvenza». Secondo uno studio della Fondazione Nazionale dei Commercialisti, nel 2022 sono oltre 370mila le imprese non fallibili a rischio di crisi. Questo per l’effetto “tampone” generato dalle misure di sostegno del Governo: l’interruzione di queste ultime potrebbe corrispondere a un boom di casi di insolvenza.

Il Codice d’Impresa mette a disposizione strumenti importanti, «ma sono ancora troppe le incertezze normative – ha spiegato il presidente dei Commercialisti etnei Giorgio Sangiorgio – In attesa dell’entrata in vigore, dobbiamo focalizzare l’attenzione su quelle leggi già a nostra disposizione da cui emerge il ruolo chiave dei professionisti, come curatori fallimentari, attestatori o come consulenti delle società. Eventi come quello di oggi – con quasi 200 persone in presenza e oltre 500 colleghi da remoto – dimostrano che i vari attori di questo processo possono fare fronte comune, per gestire con grande responsabilità la crisi che ha investito il Paese e il suo tessuto imprenditoriale».

 

Secondo il presidente dell’ordine degli Avvocati di Catania Rosario Pizzino, il convegno rappresenta una tappa importante per tre ordini di ragioni: «La prima è di carattere emotivo e ha a che fare col profondo piacere di ritrovarci in presenza fisica. La seconda è di carattere politico-associativo, perché questo convegno apre per l’avvocatura un periodo molto intenso. Lunedì avremo la visita del ministro della Giustizia, che ci presenterà l’ufficio del processo. Si affronteranno quindi i nodi di questa nuova riforma in itinere e sarà un’occasione anche per fare il punto sullo stato della giustizia a Catania. A fine luglio, terremo il Congresso Nazionale a Roma: una sessione straordinaria per discutere delle riforme. Infine, vi è una ragione più squisitamente giuridica. Confrontarsi durante questa due giorni con il nuovo Codice d’Impresa: un argomento strategico anche per il Paese».

Importanza strategica anche secondo il coordinatore dell’Osservatorio sulle Crisi d’Impresa Massimo Ferro, che ha evidenziato «la necessità di inserire nel Codice elementi che rimandino ai pilastri individuati nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: digitalizzazione, transizione ecologica e inclusione sociale. Dopo tanti stravolgimenti normativi, è giunto il momento di tracciare delle linee guida da seguire». Parole a cui fanno seguito quelle del magistrato e componente dell’Osservatorio Giuseppe Fichera, che ha coordinato l’incontro: «La responsabilità dei soggetti che operano nell’ambito dell’impresa è chiara ai professionisti e alle figure del sistema giudiziario, sia che si tratti dell’organo di gestione sia che riguardi l’organo di controllo. Ma interessa anche tutti quei soggetti che nella fase di crisi e di insolvenza intervengono con il ruolo di curatori, commissari o giudici delegati. Tutti hanno grande responsabilità nella gestione dell’impresa, sia quando essa è in bonis, sia quando si trova nello stato di insolvenza. Argomenti su cui, grazie agli illustri relatori presenti, è stato possibile confrontarsi in modo proficuo».

 

LE FOLLIE DEL POTERE ITALIA: IL VACCINO ASTRAZENECA ANCHE SE PROCURA RARAMENTE TROMBOSI NON SARA’ RITIRATO

Covid, l'appello dei medici. Emergenza posti letto nei reparti, sature 19  regioni - Sanità - ANSA.it

 

DI  RAFFAELE  LANZA

Avete saputo,l”Italia raccomanda il vaccino AstraZeneca agli over 60. Una decisione del ministro Speranza trascritta ina Circolare che cambia il piano vaccinale. L’annuncio è arrivato dopo le valutazioni di Ema che ha ritenuto possibile un legame fra il vaccino covid AstraZeneca e casi molto rari di trombosi. “La posizione decisa dal ministro” Speranza “dopo un confronto è quella di raccomandare un uso preferenziale agli over 60 ed oltre. 

Quel che sconcerta sull’affare AstraZeneca o come diavolo altro nome si chiama ora, è che si vuol somministrare egualmente alla popolazione anche è stato riconosciuto “un possibile legame tra il vaccino e la trombosi”.

La decisione è arrivata dopo le valutazioni dell’Agenzia Ema che, pur riconoscendo un possibile legame tra i casi eccezionali di trombosi e il vaccino anglo-svedese, non aveva ritenuto di sconsigliare le somministrazioni per genere o fasce d’età,poiché i benefici complessivi del vaccino nella prevenzione di Covid-19 superano i rischi degli effetti collaterali”, demandando ai singoli Stati la decisione sull’uso del vaccino.

La valutazione fatta dal comitato di farmacovigilanza dell’Ema è che il nesso di causalità, per quanto non dimostrato definitivamente, è stato dichiarato plausibile“… “Il meccanismo che sottende allo sviluppo di questi fenomeni oggi non è definitivamente chiarito. Alcuni affermano che sarebbero reazioni del sistema immunitario.

Questi fenomeni- affermano gli “esperti” sono molto rari, gli eventi osservati sono stati superiori all’aspettato fino all’età di 60 anni ma inferiori all’atteso nei soggetti sopra i 60 anni di età. La maggior parte di questi eventi trombotici si è avuta nei primi 14 giorni dopo la somministrazione di vaccino e si è osservata  dopo la prima somministrazione. Il numero delle seconde dosi somministrato è troppo limitato per arrivare a conclusioni definitive”

Questo significa in soldoni che ci saranno probabilmente altre vittime per l’effetto collaterale trombosi del vaccino ma non sarà ritirato perchè “persone autorevoli-che rivestono cariche rilevanti, sotto l’aspetto politico, sociale ed economico- lo sconsigliano”.    Quale follia attraversa il potere italiano.L’agenzia Ema dietro la quale vi sono contratti multimilionari ha narcotizzato  i potenti con la parola “benefici”.      E le altre vittime’ che inevitabilmente provocherà questo vaccino chi li ripagherà?

Un risarcimento?  Dopo che si è persa la vita?  Per farne cosa? Darlo agli eredi dopo una “via crucis” trascorsa nelle aule dei tribunali?  Non scherziamo..

Le Autorità, i potenti hanno creato già uno scudo penale. I lettori non trascurino infatti  che al momento della somministrazione del vaccino dovranno apporre una firma con la quale si assumono la responsabilità di eventuali conseguenze connesse alla somministrazione del siero.

Caro Ministro, devi superare ogni timidezza, ogni remora per i contratti firmati con questa Azienda.   La coscienza e la vita di un uomo valgono molto di più di un contratto milionario o di dietrofront che attesterebbe incapacità dei governanti e del suo premier.  Già il premier: ha il potere assoluto di disdire questo contratto con AstraZeneca e di rimandarlo indietro anche se il suo obiettivo è di correre e centrare l’obiettivo di più vaccini quotidiani, per l’esattezza di 500 mila dosi al giorno entro fine aprile. Non gli importa niente del tipo di vaccino, lui stesso ha avuto l’AstraZeneca e gli è andata bene.

Riteniamo indecenti le dichiarazioni del prof.Franco Locatelli , coordinatore del Cts e presidente del Consiglio superiore di Sanità,secondo il quale, in maniera sfacciatamente contradditoria affermato che “ non ci sono elementi per non considerare la somministrazione di AstraZeneca in chi ha ricevuto la prima dose di questo vaccino”

Con circa due milioni di dosi AstraZeneca che ancora giacciono nei frigo e oltre un milione e duecentomila persone, tra docenti e forze dell’ordine, che attendono la seconda dose a maggio  

Il ministro della Salute Roberto Speranza indica anche la fascia d’età che dovrebbe posizionarsi davanti il “plotone di esecuzione”e rassicura, una circolare con delle indicazioni spiega che il vaccino sarà somministrato agli over 60..  Le Regioni, è il messaggio del governo, non procederanno in ordine sparso.

La decisione rischia di far deragliare il piano vaccinale con i richiami per 2,3 milioni di italiani da gestire, categorie prioritarie e fasce di età da rivedere. La nuova raccomandazione, tuttavia, “non dovrebbe incidere più di tanto: di fatto è un incentivo a vaccinare di più gli over 60”   La volontà governativa è solo quella di non fare brusche frenate e creare contenziosi con i rappresentanti legali di AstroZeneca.

Adesso sarà qualche”caso raro”tra gli over 60 che rischia l’effetto trombosi. La salvezza agli altri    Si perde di vista il valore dell’umanità anche in un Paese che conta la presenza di Papa Francesco, rappresentante di Gesù Cristo sulla Terra.

 Il piano vaccinale andrà rimodulato, ma lo sarà in modo da non subire rallentamenti, AstraZeneca non sarà ritirato   Chi se ne importa se tra i numerosi decessi quotidiani aggiungiamo quelli degli effetti collaterali di questo vaccino “infernale”   Anche. il commissario Francesco Paolo Figliuolo protegge la propria carica e ruolo:  AstraZeneca non avrà impatto sul piano vaccinale. Da oggi le dosi del vaccino anglo-svedese andranno alla fascia tra i 60 e i 79 anni. Come dire, chi se ne frega?

Draghi spiega al Senato le responsabilità nazionali e ringrazia il predecessore Giuseppe Conte

 

Responsabilità nazionale :Il premier in Aula per il voto di fiducia, si sofferma su questo concetto: “Grazie Mattarella, mai emozione così intensa”. E sottolinea: “Avviare una Nuova Ricostruzione, come nel Dopoguerra”.

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Il primo pensiero che vorrei condividere nel chiedere la vostra fiducia riguarda il principale dovere a cui siamo chiamati tutti, io per primo”, che è quello della “responsabilità nazionale, è di combattere con ogni mezzo la pandemia e di salvaguardare le vite dei nostri concittadini. Una trincea dove combattiamo tutti insieme. Il virus è nemico di tutti”. Così il premier Mario Draghi, prendendo la parola in Aula al Senato per il voto di fiducia.

“Prima di illustrarvi il mio programma – dice Draghi – vorrei rivolgere un altro pensiero, partecipato e solidale, a tutti coloro che soffrono per la crisi economica che la pandemia ha scatenato, a coloro che lavorano nelle attività più colpite o fermate per motivi sanitari. Conosciamo le loro ragioni, siamo consci del loro enorme sacrificio e li ringraziamo. Ci impegniamo a fare di tutto perché possano tornare, nel più breve tempo possibile, nel riconoscimento dei loro diritti, alla normalità delle loro occupazioni”. Inoltre, “ci impegniamo a informare i cittadini con sufficiente anticipo, per quanto compatibile con la rapida evoluzione della pandemia, di ogni cambiamento nelle regole”.

GOVERNO – “Nel ringraziare, ancora una volta il presidente della Repubblica per l’onore dell’incarico che mi è stato assegnato, vorrei dirvi che non vi è mai stato, nella mia lunga vita professionale, un momento di emozione così intensa e di responsabilità così ampia” dice il premier.

Draghi nel suo discorso cita anche Giuseppe Conte. “Ringrazio il mio predecessore Giuseppe Conte che ha affrontato una situazione di emergenza sanitaria ed economica come mai era accaduto dall’Unità d’Italia” dice il premier. L’Aula tributa all’ex premier un lunghissimo e sentito applauso, anche se non manca qualche ‘buu’. (probabilmente di Italia Viva e Salvini)

Nelle sue dichiarazioni programmatiche, Draghi puntualizza che “un esecutivo come quello che ho l’onore di presiedere è semplicemente il governo del Paese, non ha bisogno di un aggettivo che lo definisca”.

“Si è detto e scritto che questo governo è stato reso necessario dal fallimento della politica. Mi sia consentito di non essere d’accordo – sottolinea – Nessuno fa un passo indietro rispetto alla propria identità ma semmai, in un nuovo e del tutto inconsueto perimetro di collaborazione, ne fa uno avanti nel rispondere alle necessità del Paese, nell’avvicinarsi ai problemi quotidiani delle famiglie e delle imprese che ben sanno quando è il momento di lavorare insieme, senza pregiudizi e rivalità”.

“Il governo – spiega – farà le riforme ma affronterà anche l’emergenza. Non esiste un prima e un dopo. Siamo consci dell’insegnamento di Cavour: ‘le riforme compiute a tempo, invece di indebolire l’autorità, la rafforzano’. Ma nel frattempo dobbiamo occuparci di chi soffre adesso, di chi oggi perde il lavoro o è costretto a chiudere la propria attività”.

Afferma  Draghi: “Nei momenti più difficili della nostra storia, l’espressione più alta e nobile della politica si è tradotta in scelte coraggiose, in visioni che fino a un attimo prima sembravano impossibili. Perché prima di ogni nostra appartenenza, viene il dovere della cittadinanza”.

“Siamo cittadini di un Paese – prosegue il premier – che ci chiede di fare tutto il possibile, senza perdere tempo, senza lesinare anche il più piccolo sforzo, per combattere la pandemia e contrastare la crisi economica. E noi oggi, politici e tecnici che formano questo nuovo esecutivo siamo tutti semplicemente cittadini italiani, onorati di servire il proprio Paese, tutti ugualmente consapevoli del compito che ci è stato affidato. Siamo cittadini di un Paese che ci chiede di fare tutto il possibile per combattere la pandemia e contrastare la crisi economica, siamo semplicemente cittadini italiani onorati di servire il proprio Paese. Questo è lo spirito repubblicano del mio governo”.

EUROPA ED EURO – E, “sostenere questo governo significa condividere l’irreversibilità della scelta dell’euro, significa condividere la prospettiva di un’Unione Europea sempre più integrata che approderà a un bilancio pubblico comune capace di sostenere i Paesi nei periodi di recessione”.

“Senza l’Italia non c’è l’Europa. Ma, fuori dall’Europa c’è meno Italia – scandisce – Non c’è sovranità nella solitudine. C’è solo l’inganno di ciò che siamo, nell’oblio di ciò che siamo stati e nella negazione di quello che potremmo essere”.

“Siamo una grande potenza economica e culturale – evidenzia il premier – Mi sono sempre stupito e un po’ addolorato, in questi anni, nel notare come spesso il giudizio degli altri sul nostro Paese sia migliore del nostro. Dobbiamo essere più orgogliosi, più giusti e più generosi nei confronti del nostro Paese. E riconoscere i tanti primati, la profonda ricchezza del nostro capitale sociale, del nostro volontariato, che altri ci invidiano”.

OCCUPAZIONE – “La diffusione del virus ha comportato gravissime conseguenze anche sul tessuto economico e sociale del nostro Paese. Con rilevanti impatti sull’occupazione, specialmente quella dei giovani e delle donne. Un fenomeno destinato ad aggravarsi quando verrà meno il divieto di licenziamento” dice il presidente del Consiglio.

“La pandemia ha finora colpito soprattutto giovani e donne, una disoccupazione selettiva ma che presto potrebbe iniziare a colpire anche i lavoratori con contratti a tempo indeterminato. L’aumento nella diseguaglianza – ricorda il premier – è stato attenuato dalle reti di protezione presenti nel nostro sistema di sicurezza sociale, in particolare dai provvedimenti che dall’inizio della pandemia li hanno rafforzati. Rimane però il fatto che il nostro sistema di sicurezza sociale è squilibrato, non proteggendo a sufficienza i cittadini con impieghi a tempo determinato e i lavoratori autonomi”.

Il premier sottolinea che “la mobilitazione di tutte le energie del Paese nel suo rilancio non può prescindere dal coinvolgimento delle donne. Il divario di genere nei tassi di occupazione in Italia rimane tra i più alti di Europa: circa 18 punti su una media europea di 10. Dal dopoguerra ad oggi, la situazione è notevolmente migliorata, ma questo incremento non è andato di pari passo con un altrettanto evidente miglioramento delle condizioni di carriera delle donne. L’Italia presenta oggi uno dei peggiori gap salariali tra generi in Europa, oltre una cronica scarsità di donne in posizioni manageriali di rilievo”.

“Una vera parità di genere non significa un farisaico rispetto di quote rosa richieste dalla legge – prosegue – richiede che siano garantite parità di condizioni competitive tra generi. Intendiamo lavorare in questo senso, puntando a un riequilibrio del gap salariale e un sistema di welfare che permetta alle donne di dedicare alla loro carriera le stesse energie dei loro colleghi uomini, superando la scelta tra famiglia o lavoro”.

“Garantire parità di condizioni competitive significa anche assicurarsi che tutti abbiano eguale accesso alla formazione di quelle competenze chiave che sempre più permetteranno di fare carriera – digitali, tecnologiche e ambientali. Intendiamo quindi investire, economicamente ma soprattutto culturalmente, perché sempre più giovani donne scelgano di formarsi negli ambiti su cui intendiamo rilanciare il Paese. Solo in questo modo riusciremo a garantire che le migliori risorse siano coinvolte nello sviluppo del Paese”.

Sottolinea ancora il presidente del Consiglio che “amento dell’occupazione, in primis, femminile, è obiettivo imprescindibile: benessere, autodeterminazione, legalità, sicurezza sono strettamente legati all’aumento dell’occupazione femminile nel Mezzogiorno”.

VACCINI – “Gli scienziati in soli 12 mesi hanno fatto un miracolo: non era mai accaduto che si riuscisse a produrre un nuovo vaccino in meno di un anno. La nostra prima sfida è, ottenutene le quantità sufficienti, distribuirlo rapidamente ed efficientemente” afferma il presidente del Consiglio.

“Abbiamo bisogno – aggiunge il premier – di mobilitare tutte le energie su cui possiamo contare, ricorrendo alla Protezione civile, alle Forze armate, ai tanti volontari. Non dobbiamo limitare le vaccinazioni all’interno di luoghi specifici, spesso ancora non pronti: abbiamo il dovere di renderle possibili in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private. Facendo tesoro dell’esperienza fatta con i tamponi che, dopo un ritardo iniziale, sono stati permessi anche al di fuori della ristretta cerchia di ospedali autorizzati. E soprattutto imparando da Paesi che si sono mossi più rapidamente di noi disponendo subito di quantità di vaccini adeguate. La velocità è essenziale non solo per proteggere gli individui e le loro comunità sociali, ma ora anche per ridurre le possibilità che sorgano altre varianti del virus”.

SANITA’ – “Sulla base dell’esperienza dei mesi scorsi dobbiamo aprire un confronto a tutto campo sulla riforma della nostra sanità. Il punto centrale è rafforzare e ridisegnare la sanità territoriale, realizzando una forte rete di servizi di base: case della comunità, ospedali di comunità, consultori, centri di salute mentale, centri di prossimità contro la povertà sanitaria. È questa la strada per rendere realmente esigibili i ‘Livelli essenziali di assistenza’ e affidare agli ospedali le esigenze sanitarie acute, post acute e riabilitative. La ‘casa come principale luogo di cura’ è oggi possibile con la telemedicina, con l’assistenza domiciliare integrata” afferma Draghi.

“Da quando è esplosa l’epidemia, ci sono stati – i dati ufficiali sottostimano il fenomeno – 92.522 morti, 2.725.106 cittadini colpiti dal virus, in questo momento 2.074 sono i ricoverati in terapia intensiva. Ci sono 259 morti tra gli operatori sanitari e 118.856 sono quelli contagiati, a dimostrazione di un enorme sacrificio sostenuto con generosità e impegno. Cifre che hanno messo a dura prova il sistema sanitario nazionale, sottraendo personale e risorse alla prevenzione e alla cura di altre patologie, con conseguenze pesanti sulla salute di tanti italiani” dice Draghi.

“L’aspettativa di vita, a causa della pandemia, è diminuita: fino a 4-5 anni nelle zone di maggior contagio; un anno e mezzo-due in meno per tutta la popolazione italiana. Un calo simile non si registrava in Italia dai tempi delle due guerre mondiali”.

SCUOLA – Parlando poi della scuola, solo dobbiamo tornare rapidamente a un orario scolastico normale, anche distribuendolo su diverse fasce orarie, ma dobbiamo fare il possibile, con le modalità più adatte, per recuperare le ore di didattica in presenza perse lo scorso anno, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno in cui la didattica a distanza ha incontrato maggiori difficoltà”.

“Occorre rivedere – prosegue – il disegno del percorso scolastico annuale. Allineare il calendario scolastico alle esigenze derivanti dall’esperienza vissuta dall’inizio della pandemia. Il ritorno a scuola deve avvenire in sicurezza. È necessario investire in una transizione culturale a partire dal patrimonio identitario umanistico riconosciuto a livello internazionale”.

“Siamo chiamati disegnare un percorso educativo che combini la necessaria adesione agli standard qualitativi richiesti, anche nel panorama europeo, con innesti di nuove materie e metodologie, e coniugare le competenze scientifiche con quelle delle aree umanistiche e del multilinguismo. Infine è necessario investire nella formazione del personale docente per allineare l’offerta educativa alla domanda delle nuove generazioni”.

“La globalizzazione, la trasformazione digitale e la transizione ecologica – ricorda ancora Draghi – stanno da anni cambiando il mercato del lavoro e richiedono continui adeguamenti nella formazione universitaria. Allo stesso tempo occorre investire adeguatamente nella ricerca, senza escludere la ricerca di base, puntando all’eccellenza, ovvero a una ricerca riconosciuta a livello internazionale per l’impatto che produce sulla nuova conoscenza e sui nuovi modelli in tutti i campi scientifici. Occorre infine costruire sull’esperienza di didattica a distanza maturata nello scorso anno sviluppandone le potenzialità con l’impiego di strumenti digitali che potranno essere utilizzati nella didattica in presenza”.

PRE VISIONI – “Le previsioni pubblicate la scorsa settimana dalla Commissione europea indicano che sebbene nel 2020 la recessione europea sia stata meno grave di quanto ci si aspettasse – e che quindi già fra poco più di un anno si dovrebbero recuperare i livelli di attività economica pre-pandemia – in Italia questo non accadrà prima della fine del 2022 – dice Draghi – in un contesto in cui, prima della pandemia, non avevamo ancora recuperato pienamente gli effetti delle crisi del 2008-09 e del 2011-13”.

NUOVA RICOSTRUZIONE – “Oggi noi abbiamo, come accadde ai governi dell’immediato Dopoguerra, la possibilità, o meglio la responsabilità, di avviare una Nuova Ricostruzione” scandisce nelle comunicazioni in Aula.

“L’Italia si risollevò dal disastro della Seconda Guerra Mondiale con orgoglio e determinazione e mise le basi del miracolo economico grazie a investimenti e lavoro. Ma soprattutto – rimarca il premier – grazie alla convinzione che il futuro delle generazioni successive sarebbe stato migliore per tutti. Nella fiducia reciproca, nella fratellanza nazionale, nel perseguimento di un riscatto civico e morale. A quella Ricostruzione collaborarono forze politiche ideologicamente lontane se non contrapposte. Sono certo che anche a questa Nuova Ricostruzione nessuno farà mancare, nella distinzione di ruoli e identità, il proprio apporto. Questa è la nostra missione di italiani: consegnare un Paese migliore e più giusto ai figli e ai nipoti”.

“Spesso mi sono chiesto se noi, e mi riferisco prima di tutto alla mia generazione, abbiamo fatto e stiamo facendo per loro tutto quello che i nostri nonni e padri fecero per noi, sacrificandosi oltre misura” dice Draghi.

“È una domanda che ci dobbiamo porre – prosegue – quando non facciamo tutto il necessario per promuovere al meglio il capitale umano, la formazione, la scuola, l’università e la cultura. Una domanda alla quale dobbiamo dare risposte concrete e urgenti quando deludiamo i nostri giovani costringendoli ad emigrare da un paese che troppo spesso non sa valutare il merito e non ha ancora realizzato una effettiva parità di genere. Una domanda che non possiamo eludere quando aumentiamo il nostro debito pubblico senza aver speso e investito al meglio risorse che sono sempre scarse. Ogni spreco oggi è un torto che facciamo alle prossime generazioni, una sottrazione dei loro diritti”.

“Quando usciremo, e usciremo, dalla pandemia, che mondo troveremo? Alcuni pensano che la tragedia nella quale abbiamo vissuto per più di 12 mesi sia stata simile ad una lunga interruzione di corrente. Prima o poi la luce ritorna, e tutto ricomincia come prima. La scienza, ma semplicemente il buon senso, suggeriscono che potrebbe non essere così” afferma il presidente del Consiglio.

AMBIENTE – “Proteggere il futuro dell’ambiente, conciliandolo con il progresso e il benessere sociale, richiede – aggiunge il premier – un approccio nuovo: digitalizzazione, agricoltura, salute, energia, aerospazio, cloud computing, scuole ed educazione, protezione dei territori, biodiversità, riscaldamento globale ed effetto serra, sono diverse facce di una sfida poliedrica che vede al centro l’ecosistema in cui si svilupperanno tutte le azioni umane”.

Draghi cita il Papa: “Il riscaldamento del pianeta ha effetti diretti sulle nostre vite e sulla nostra salute, dall’inquinamento, alla fragilità idrogeologica, all’innalzamento del livello dei mari che potrebbe rendere ampie zone di alcune città litoranee non più abitabili. Lo spazio che alcune megalopoli hanno sottratto alla natura potrebbe essere stata una delle cause della trasmissione del virus dagli animali all’uomo. Come ha detto papa Francesco ‘Le tragedie naturali sono la risposta della terra al nostro maltrattamento. E io penso che se chiedessi al Signore che cosa pensa, non credo mi direbbe che è una cosa buona: siamo stati noi a rovinare l’opera del Signore'” afferma il presidente del Consiglio.

Il premier spiega che “la risposta della politica economica al cambiamento climatico e alla pandemia dovrà essere una combinazione di politiche strutturali che facilitino l’innovazione, di politiche finanziarie che facilitino l’accesso delle imprese capaci di crescere al capitale e al credito e di politiche monetarie e fiscali espansive che agevolino gli investimenti e creino domanda per le nuove attività sostenibili che sono state create. Vogliamo lasciare un buon pianeta, non solo una buona moneta”.

TURISMO – Poi il turismo. “Anche nel nostro Paese alcuni modelli di crescita dovranno cambiare. Ad esempio il modello di turismo, un’attività che prima della pandemia rappresentava il 14 per cento del totale delle nostre attività economiche. Imprese e lavoratori in quel settore vanno aiutati ad uscire dal disastro creato dalla pandemia. Ma senza scordare che il nostro turismo avrà un futuro se non dimentichiamo che esso vive della nostra capacità di preservare, cioè almeno non sciupare, città d’arte, luoghi e tradizioni che successive generazioni attraverso molti secoli hanno saputo preservare e ci hanno tramandato”.

INFRASTRUTTURE – “In tema di infrastrutture – sottolinea – occorre investire sulla preparazione tecnica, legale ed economica dei funzionari pubblici per permettere alle amministrazioni di poter pianificare, progettare ed accelerare gli investimenti con certezza dei tempi, dei costi e in piena compatibilità con gli indirizzi di sostenibilità e crescita indicati nel Programma nazionale di ripresa e resilienza”.

“Particolare attenzione – aggiunge il premier – va posta agli investimenti in manutenzione delle opere e nella tutela del territorio, incoraggiando l’utilizzo di tecniche predittive basate sui più recenti sviluppi in tema di Intelligenza artificiale e tecnologie digitali. Il settore privato deve essere invitato a partecipare alla realizzazione degli investimenti pubblici apportando più che finanza, competenza, efficienza e innovazione per accelerare la realizzazione dei progetti nel rispetto dei costi previsti”.

Regione Sicilia: ispezione ministeriale e mozione di sfiducia all’assessore Razza

 

Sanità, la Fials Sicilia: "Soddisfatti per gli interventi annunciati dall'assessore  Razza" - Giornale di Sicilia

Nella foto l’assessore regionale alla Salute della Sicilia, Ruggero Razza

Proseguono i sopralluoghi in Sicilia degli ispettori del ministero della Salute inviati – com’è noto – per verificare la situazione relativa ai numeri dei posti letto di terapia intensiva registrati dall’assessorato regionale della Salute sulla piattaforma Gecos.

L’ispezione ministeriale ha creato anche fibrillazione politica e non solo nella classe dirigenziale dei direttori generali della Regione siciliana. Specie in questo particolare momento che vede la Sicilia registrare un numero più alto di decessi per Covid.      Scatta la mozione di sfiducia nei confronti dell’assessore alla Salute Razza.    Relatore della mozione è il capogruppo del Pd, Giuseppe Lupo; l’atto parlamentare è stato firmato anche dal M5s e dal deputato Claudio Fava. Le opposizioni contestano all’assessore Razza di non avere gestito- e di essere rimasto inerte-  nel modo migliore la seconda ondata della pandemia Covid in Sicilia.  Alcuni deputati pur esprimendo critiche vibrate all’indirizzo di Razza non hanno partecipato alla mozione “per non aggravare lo stato di salute” della Sicilia.  Comportamento discutibile anche se palesamente e formalmente incoerente per altri.

 

Giuseppe Lupo (Presidente) – PdArs

Nella foto il Capogruppo Pd ,G.Lupo

La  seduta è stata  sospesa- come programmato e comunicato dal  Presidente dell’Ars G.Miccichè, con rinvio ad oggi. Riportiamo l’intervento del

capogruppo Pd Lupo :“Le gestione dell’assessore Razza ha portato la Sicilia a far registrare una crescita impressionante di contagi da settembre ad ora, cioè da quando le Regioni hanno avuto maggiore autonomia e responsabilità nell’emergenza Covid. Non lo diciamo noi, lo dicono i numeri. La gestione Razza-Musumeci è un pericoloso mix di irresponsabilità, incapacità ed improvvisazione” dice Giuseppe Lupo, capogruppo del PD all’Ars.

“Nella prima fase del Covid, la scorsa primavera, la Sicilia è stata solo sfiorata dal contagio grazie soprattutto al lockdown in tutto il Paese deciso dal governo nazionale. Da settembre ad oggi –  ogni Regione si è confrontata con la propria capacità di riorganizzare la rete sanitaria ed ospedaliera, ed in Sicilia i nodi della gestione Razza sono venuti al pettine: fino al 1 settembre avevamo avuto nell’isola 4.350 contagi, da quella data al 24 novembre ci sono stati 51.334 casi in più. Passiamo ai decessi: 287 fino al 1 settembre, da allora al 24 novembre sono più che triplicati, arrivando a 988 in più per un totale di 1.275 ‘decessi Covid’ in Sicilia dall’inizio della pandemia”.

Si doveva e si poteva fare di più per limitare le conseguenze della pandemia nell’isola. Le responsabilità dell’assessore Razza sono enormi, per questo motivo ne abbiamo chiesto la rimozione. Ma altrettanto gravi – sono le responsabilità del presidente Musumeci che si ostina a difendere una gestione dell’emergenza sanitaria in Sicilia oggettivamente indifendibile”.

“Si può sbagliare, ma si sbaglia quando si fa, e questo governo in estate non ha fatto nulla, specie sul fronte del tracciamento, del monitoraggio e della prevenzione. L’assessore Razza deve andare a casa per tutelare il diritto alla salute dei siciliani. Qui non rischiamo di perdere solo la battaglia contro il Covid, qui ora sono a rischio anche le cure ordinarie”.

Di eguale sintonia altri  interventi in aula dei deputati M5S, componenti della commissione Salute, Giorgio Pasqua, Francesco Cappello, e Salvatore Siragusa, nel corso della discussione della mozione di censura all’assessore Razza, firmata dal M5S assieme al Pd e a Fava.

 

 

 

 

Scuola: ancora tanti i problemi da risolvere,”una partita molto complessa”

 

Scuola: sono ancora molti i problemi da risolvere, mentre continuano le polemiche riguardanti soprattutto i test sierologici, facoltativi, per i docenti e il personale scolastico. I presidi dei vari istituti sono  alle prese anche con la gestione dell’arrivo dei nuovi banchi, monoposto e, in alcuni casi, a rotelle. E i sindacati denunciano le incertezze e la  grande confusione che ancora regna nell’organizzazione del rientro a scuola in presenza e in sicurezza. Si avverte ritardo ed improvvisazione urlano le forze di opposizione.

Il ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina.La riapertura della scuola è una partita molto bella, molto complessa, che riguarda tutto il governo, ciascuno con le proprie responsabilità“. 

Scuola, Azzolina: "La riapertura riguarda tutto il governo"I banchi costituiscono solo una parte del lavoro, poi ci sono le assunzioni: porteremo 70mila unità di personale scolastico in più, nessun Paese d’Europa tranne la Spagna sta facendo tanto. Abbiamo messo 2,9 miliardi per la ripartenza”, ha aggiunto.

Red Weekend MediaWorld

Musumeci: “La mia Ordinanza ha competenza esclusiva della Sicilia perchè tutela la salute dei siciliani” Andiamo in Tribunale

 

Palazzo del Viminale - Wikipedia

Foto Archivio Sud Libertà

Musumeci non si ferma. La voce del Viminale secondo la quale l’immigrazione è “una materia di competenza statale”la ritiene irresponsabile .         Sostenuto dall’intera coalizione del Centrodestra e in gran parte dalla popolazione siciliana che vuol ridurre al minimo i rischi della pandemia e l’invasione di una massa che ,potenzialmente rappresenta una minaccia per i siciliani, il governatore prevede il trasferimento di tutti i migranti entro le 24 di oggi e la chiusura degli hotspot dell’isola. .

Nello Musumeci e l'ordinanza "facile". Migranti, il "populismo ...

Tutti conoscono il mio rispetto per le istituzioni. – continua – Ma pretendo lo stesso rispetto per la mia gente. Da Roma non abbiamo avuto altro che silenzi: sullo ‘stato di emergenza’ richiesto per Lampedusa due mesi fa, sui protocolli sanitari da applicare, sulle tendopoli da scongiurare, sui rimpatri che dovevano iniziare il 10 agosto e di cui non si parla più, sul ponte aereo per i negativi. Nulla. Solo silenzio. Il governo centrale è arrivato impreparato e non si è posto alcun problema sulla gestione di un numero enorme di sbarchi durante la pandemia”.

E adesso il problema è diventato la mia ordinanza? Il ministro dice che è nulla? Quindi la responsabilità è loro. Bene, sono usciti allo scoperto! Ma io, a differenza di quelli che parlano e straparlano da casa, sono entrato nell’hotspot di Lampedusa – sottolinea il presidente della Regione Siciliana – E so bene che quelle strutture non sono adeguate sotto il profilo sanitario. Sono un rischio costante per i migranti e per chi ci lavora. Piuttosto che prendersela con me o con i siciliani, provino a fare sentire la loro voce in Europa e si diano un piano serio per tutelare gli italiani. Facciano qualcosa… o meglio facciano quello che non hanno ancora fatto! Noi andremo avanti“.

La mia ordinanza serve a tutelare la salute dei siciliani, dei turisti e dei migranti“. E, interpellato sulla presa di posizione del Viminale, spiega: “Io non ho rivendicato competenze che appartengono allo Stato. Ricordo che sono soggetto attuatore con delega dello Stato di competenze che attengono la materia sanitaria e solo di quello mi sto occupando”.

Credo che la mia ordinanza serva a tutelare non soltanto la salute di chi vive in Sicilia – sottolinea il governatore – ma anche la dignità dei migranti, ammassati in assoluta promiscuità, mentre poi io ai siciliani devo chiedere di mantenere il distanziamento, di indossare la mascherina, di essere cauti”.

Il Viminale avrà tempo e modo per far valere le proprie ragioni nelle sedi opportune. E’ chiaro che lo stesso faremo noi – dice Musumeci – Ho grande rispetto per le competenze del Viminale e per i rapporti istituzionali in generale”, ma “la competenza sanitaria in tempo di epidemia è del presidente della Regione. Io mi sono mosso solo in funzione di questa mia competenza, vedremo cosa deciderà la magistratura qualora la mia ordinanza dovesse essere impugnata”.

Gli hotspot secondo le autorità sanitarie sono inadeguati sul piano igienico-sanitario” e all’interno di queste strutture “non si consente il mantenimento delle distanze” sottolinea ancora. “Lo Stato – aggiunge – avrebbe dovuto in tempo utile predisporre interventi per rendere idonei questi locali: si sapeva già da febbraio che le coste siciliane sarebbero state raggiunte da migliaia e migliaia di migranti”.

“. L’assessore alla Salute Ruggero Razza sta preparando una circolare “per rendere concreta l’applicazione della mia ordinanza. Quindi noi andiamo avanti fino alle aule dei Tribunali”.

IL GHIACCIO NEL CUORE

 

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Pubblichiamo un editoriale del sacerdote Don Aldo Buonaiuto , fondatore e direttore del Quotidiano ” Interris”, inviato al ns. direttore Raffaele Lanza,che riteniamo molto interessante per le responsabilità e la partecipazione del cittadino-credente- ai problemi della società odierna.  Aggiungiamo noi solo un punto: che l’uomo deve avere pure il coraggio della partecipazione alle problematiche generali d’interesse pubblico.  Perchè come cantava  Gaber “la libertà è partecipazione”.  

 

E’ sotto gli occhi di tutti come la nostra società soffra di alcuni mali di difficile guarigione. Il cittadino “social” e “global” è costantemente connesso con le piazze virtuali ma sempre più incapace di percorrere con empatia e curiosità intellettuale le strade reali della propria esistenza. Capita così che su una panchina di un giardino pubblico di una città benestante ed elegante si possa morire di freddo nell’indifferenza generale, oppure che un gruppo di ragazzi autistici si veda rifiutato l’alloggio perché la presenza del disagio potrebbe rovinare le ferie degli altri vacanzieri. L’idea che deresponsabilizzandoci saremo più felici è il veleno che semina solitudine più spietata e la disperante perdita di senso. C’è un’immagine che ritrovo nel mio passato di studente: la zavorra e l’ancora sono lo stesso oggetto ma la prima è vista come un peso, la seconda come una sicurezza. Ecco cosa significa essere una comunità: prendersi cura di chi ha bisogno, agganciando e donando stabilità, come fa l’ancora, con chi è alla deriva, invece di voltarci dall’altra parte.

Quante volte accolgo vittime di violenze che aspettavano una parola di attenzione magari da parte di un vicino che le vedeva scendere le scale con i lividi sul volto. La tentazione diabolica è quella di alzare le spalle e pensare che non sono affari nostri. La sofferenza esiste? “Occhio non vede, cuore non duole”. Da qui la deriva egoistica che ci rende tristi individui, ripiegati su noi stessi, con l’errata e mistificante convinzione che sia sufficiente delegare al “potere” le nostre responsabilità. E’ per questo che la situazione sociale, economica, culturale ristagna: è tutto fermo perché “non è compito mio”. Mai come adesso vale l’immagine filosofica della monade: ognuno è chiuso nel proprio guscio, rintanato nel fuorviante universo digitale, persuaso che tanto “provvederanno lo Stato, le istituzioni civili e religiose, forse il volontariato”. Messi di fronte ai nostri mali sociali, siamo tenuti a ribellarci ad una situazione che ci vede calpestare quotidianamente la dignità e la diversità. L’Italia ha potenzialità e risorse in grado di farle rialzare la testa a patto che sappia riappropriarsi delle radici valoriali che affondano nella civiltà cristiana. Occorre ricominciare a sentirci come un “noi“, smettendola di illuderci e di scaricare su indefiniti “poteri” i compiti da svolgere collettivamente.

Solo tre input: responsabilità, partecipazione, condivisione. Sia nella nostra dimensione di cittadini sia in quella di credenti. E proprio qui sta la domanda fondamentale: c’è ancora spazio per il trascendente in una società che misura tutto in termini di tornaconto personale? Non solo l’occidente secolarizzato ma anche le antiche culle della spiritualità orientale sono diventate teatro della vorticosa rincorsa edonistica e consumistica. L’unica medicina ai mali contemporanei è la riscoperta della comunità perché ingannarsi che non ci sia nulla per cui valga la pena meritare Salvezza equivale ad appiattire la vita individuale e collettiva su una dimensione abbrutita, imbarbarita, limitante e soprattutto priva di anima. Quindi una mera gratificazione dell’effimero. Quando mi formavo mi affascinava due branche della conoscenza: la filosofia parlava principalmente all’io, la teologia alla Trinità che univa la persona al noi. Oggi la dimensione comunitaria della religione crea solo fastidio a molti, si vorrebbe eliminare la fede già confinata alla sfera strettamente privata. Benedetto XVI definiva “dittatura del relativismo” quella che il suo Successore stigmatizza come “relativismo pratico”, cioè, va bene il sacro purché non incida sulla sfera sociale. Insomma, “pregate se volete, ma rassegnatevi: non è più tempo di difendere in concreto la vita, la famiglia, la dignità umana”, sostengono i neo-nichilisti. Nel terzo decennio del nuovo millennio l’ipocrisia impedisce di chiamare con il loro nome le nuove forme di martirio in un’epoca che ha sostituito Dio con la trionfante tecnologia post-umana. L’era “progredita” della sempre più alta definizione è glaciale, asettica e incapace di scaldare il cuore con un abbraccio e un sorriso autentici. Sarà davvero un “buon anno” se torneremo ad essere più umani.

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