Trapani: sulla rotta del tonno rosso

 

 

Sabato 12 e domenica 13 settembre dalle 18,00 alle 22,30 la Tonnara di Bonagia di Valderice, in provincia di Trapani, ospiterà Sulla rotta del tonno rosso. Riti, colori & cibo di Tonnara, manifestazione culturale ed enogastronomica, organizzata dalla cooperativa Scarlatti, in partnership con il Comune di Valderice, per promuovere il tonno rosso e gli interventi di recupero delle Muciare (storiche imbarcazioni) della Tonnara di Bonagia, finanziati dalla Comunità europea. Protagonisti gli chef, Peppe Giuffrè e Rosario Matina, che proporranno le loro ricette con la preziosa carne rossa e degustazioni gratuite. L’evento è sostenuto dall’assessorato Agricoltura, Sviluppo Rurale e Pesca della Regione siciliana, dipartimento della Pesca Mediterranea. L’area sarà contingentata, accesso previa misurazione della temperatura e obbligo di mascherina.

 

Il calendario dell’evento Sulla rotta del tonno rosso. 

La manifestazione prenderà il via alle ore 18.00 di sabato 12 settembre alla Tonnara di Bonagia con un talk show, dove si alterneranno interventi sulla storia dei luoghi che ospitano l’evento e sul tonno, al cooking show dello chef Peppe Giuffrè. Interverranno lo scrittore Ninni Ravazza, l’architetto Arianna Maggio, progettista del murales che si trova al molo di Bonagia, l’ingegnere Azzurra Tranchida, progettista della riqualificazione delle Muciare, Natale Allotta, presidente dell’associazione Tonnara nel cuore, Nino Castiglione dell’associazione Salviamo le tonnare, Giuseppe Coppola dell’associazione Tonnaroti di Bonagia, l’europarlamentare Giuseppe Milazzo, componente della commissione Pesca al Parlamento Europeo. Aprirà l’incontro il sindaco di Valderice, Francesco Stabile, modera la giornalista Milvia Averna.

 

Domenica 13 settembre, protagonista del percorso gastronomico Il tonno da viaggio e del cooking show sarà invece lo chef Rosario Matina, fino alle 22.30. Durante la manifestazione, l’amministrazione comunale ricorderà Lorenzo Carpitella, ultimo tonnaroto e capobarca, scomparso nei giorni scorsi.

La Tonnara di Bonagia cenni storici e il recupero delle Muciare

 

L’antica Tonnara di Bonagia, probabilmente di epoca normanna, è un grande baglio che comprendeva magazzini e stalle, la chiesa del SS. Crocefisso dove pregare prima della mattanza, l’alloggio del rais e della ciurma, i forni e la cucina, nonché la torre di guardia che ne segnala la presenza. In un mondo in cui le tonnare vanno progressivamente scomparendo, quella di Bonagia che si affaccia su un piccolo porticciolo, antico riparo per le barche da pesca, oggi turistico, può vantare la capacità di riuscire non soltanto a mantenere in vita la memoria storica, ma di renderla attuale.

 

 

 

La Tonnara di Bonagia è una costruzione a pianta quadrata, distrutta da un attacco barbarico nel 1624 e ristrutturata nel 1626, come riporta la data incisa sull’ingresso. Inglobata negli edifici della Tonnara, è la torre di avvistamento, una tra le più belle di Sicilia che, oggi, ospita il Museo della Tonnara, dove sono conservati, reperti archeologici rinvenuti in mare, strumenti di lavoro e un modello raffigurante una tonnara con la riproduzione di reti per la cattura dei tonni e la camera della morte. Al suo esterno ci sono numerose ancore e imbarcazioni, le cosiddette Muciare, utilizzate per la pesca del tonno, per cui l’amministrazione comunale di Valderice ha approvato in giunta, il progetto di recupero per 125 mila euro.

 

ECCO L'”ESERCITO” DELLA REGIONE SICILIANA: NUOVA PIANTA ORGANICA – 1113 DIRIGENTI E 12577 IMPIEGATI

La Cassazione «salva» i vecchi assenteisti - Il Sole 24 ORE

 

Il Presidente della Regione siciliana approva la nuova pianta organica della struttura .  Afferma con specifico decreto Musumeci :”Rifacendomi al Regolamento di attuazione della legge 16 dicembre 2008 n.19 Rimodulazione degli assetti organizzativi dei Dipartimenti regionali e vista la legge 2019 n.14 “Collegato alla legge di stabilità regionale per l’anno 2019 in materia di pubblica amministrazione e personale ed in particolare “Misure per il ricambio generazionale nell’amministrazione regionale”

Visto pure il decreto con il quale è stata approvata la rideterminazione della dotazione organica del personale della dirigenza e del comparto non dirigenziale in esecuzione della delibera n.421/19

Il 25 giugno scorso l’assessore alle autonomie locali e della Funzione pubblica aveva proposto alla Segreteria della Giunta regionale di rideterminare le dotazioni organiche della dirigenza e del comparto non dirigenziale

 

 

Sì, sono di destra. Ma i migranti li chiamo fratelli». Parla Nello ...

Nella foto d’Archivio il Presidente della Regione Sicilia Musumeci. Recentemente ,nella qualità pure di Assessore ai Beni culturali,aveva definito la stragrande
maggioranza dei dipendenti regionali “Fannulloni che si grattano la pancia….”

Pertanto in esecuzione della delibera n. 297 del 16 luglio scorso    della giunta regionale Musumeci approva  la nuova riderminazione della pianta organica della Regione siciliana Così distribuita”:

DIRIGENZA : 1113 DI CUI 8 DI SECONDA FASCIA  E 1105 DI TERZA FASCIA

 PER IL COMPARTO NON DIRIGENZIALE: CATEGORIA D        4036

 

CATEGORIA  C    :         3479

CATEGORIA  B     :         2235

CATEGORIA   A    :          2827    

IL PERSONALE REGIONALE RAGGIUNGE DUNQUE UN TOTALE DI 12577 ELEMENTI (Comparto non dirigenziale)

La compagnia Albastar riattiva il ritorno del volo quotidiano per Roma Fiumicino, cancellato da Alitalia

 

Centinaia di cittadini, rappresentanti e autorità per il volo simbolico degli aeroplanini a Birgi. Ombra: «Il territorio sostenga le compagnie volando». Da agosto anche il volo per Lourdes

E’ stato annunciato, in occasione del flash mob che si è svolto all’aeroporto Vincenzo Florio di Trapani Birgi, questa mattina, il ritorno del volo quotidiano per Roma Fiumicino, cancellato da Alitalia nei giorni scorsi, e riattivato tempestivamente dal management di Airgest, società di gestione dello scalo, grazie alla compagnia aerea Albastar, già presente con le rotte per Cuneo e Milano Malpensa. Le tariffe dei biglietti in vendita dal 18 giugno, saranno low cost, e ci sarà una tariffa concorrenziale per chi è stato lasciato a terra da Alitalia, che potrà chiedere il rimborso del biglietto e partire ugualmente da Trapani. La presidente della compagnia spagnola, con sede anche a Catania, oltre che a Palma Di Maiorca, Milano e Bergamo, Daniela Caruso ha anticipato che stanno lavorando per basare, a breve, un aeromobile a Trapani, un Boeing 737-800 da 189 posti in classe unica, e subentrare anche nella tratta verso Milano Linate. È, ad agosto, si potrà raggiungere Lourdes, via  Roma con lo stesso biglietto.

«La notizia è doppiamente positiva – ha affermato Salvatore Ombra – non solo perché, dopo l’abbandono di Alitalia, una importante tratta è stata subito riattivata ma anche e soprattutto perché volerà in orari più consoni per professionisti e turisti stessi, con partenza la mattina presto e rientro la sera, punto su cui avevamo esortato la vecchia compagnia, senza risposta. Adesso il territorio deve rispondere volando e acquistando i biglietti, visto che non vivono di finanziamenti statali».

Ed è stata proprio la nuova fascia oraria del Trapani-Roma ad entusiasmare le centinaia di partecipanti alla manifestazione che ha coinvolto autorità, cittadini e rappresentanti di varie associazioni trapanesi, da quelle più strettamente legate al turismo a quelle che operano nel mondo del sociale e della salute. Presente persino una delegazione di Bagheria, con tanto di bandiere della Trinacria, per esprimere la propria solidarietà all’aeroporto di Trapani per le ingiustizie subite, nel nome di una Sicilia unita.

Le richieste al governo nazionale del flash mob di Trapani Birgi

Prima del volo simbolico degli aeroplanini di carta tricolore, davanti alla sede dell’aeroporto di Trapani Birgi, durante il momento di confronto pubblico, da parte del management di Airgest sono arrivate alcune richieste rivolte al governo nazionale per aiutare lo scalo a riprendere il proprio progetto di rilancio. In generale, è stata chiesta maggiore attenzione per i piccoli aeroporti, la concretizzazione del provvedimento che sospende l’addizionale comunale, promesso dal sottosegretario Giancarlo Cancellieri, un’impostazione delle politiche di settore meno “Alitaliacentriche” e, ancora, il ristoro dei danni da chiusura.

Ad intervenire oltre al presidente di AirgestSalvatore Ombra, sono stati, il deputato Eleonora Lo Curto, in rappresentanza della Regione siciliana, il presidente  della Camera di commercio di Trapani, Pino Pace, quello dell’associazione industriali, Gregory BongiornoRosalia D’Alì del Distretto turistico e i sindaci di Trapani, Giacomo Tranchida e di Marsala, Alberto Di Girolamo, in rappresentanza dei sindaci di quasi tutti i comuni del comprensorio trapanese presenti all’incontro, insieme, ai segretari dei maggiori partiti politici e ai sindacati, per la CISL Palermo Trapani il segretario Leonardo La Piana, UIL Trapani, Eugenio Tumbarello e Giuseppe Tumbarello della UIL trasporti Trapani e, ancora, Filippo Cutrona, segretario generale CGIL Trapani. Per il territorio sono intervenuti Caterina Loria del comitato “Se volo resto”, Fabio Lo Bono di Confesercenti e Rosi Napoli presidente dell’associazione ristoratori trapanesi.

 

 

Alitalia abbandona l’aeroporto di Trapani Birgi”. Ombra: “E’ un delitto!”

Catania, sciopero del trasporto aereo: Alitalia riprogramma alcuni voli -  Catania News

Il presidente di Airgest lancia un appello affinché questo omicidio non si compia. Chiede l’intervento del presidente della Regione e di ogni rappresentante politico territoriale. Mercoledì 17 giugno grande adunanza in aeroporto

A pochi giorni dalla riapertura ufficiale dopo il lockdown dell’aeroporto di Trapani Birgi, la compagnia aerea Alitalia, attraverso una call conference con la dirigenza di Airgest, società di gestione dello scalo, ha improvvisamente e unilateralmente comunicato di cancellare da luglio le proprie rotte, quotidiane, da Trapani Birgi verso Roma Fiumicino e Milano Linate, nonostante i biglietti già venduti. E, inoltre, Alitalia ad oggi non ha mai firmato il contratto con il comune di Marsala che le avrebbe garantito, in modo di rapido e diretto, oltre 600 mila euro grazie alla legge regionale 24/2016.

«Non siamo in grado di guadagnarci e allora andiamo via. Con queste poche parole ci hanno liquidati – denuncia il presidente di AirgestSalvatore Ombra -. L’incontro con cui ci hanno annunciato il sostanziale abbandono è durato pochi minuti e si è svolto alla presenza di Andrea Benassi, revenue management di Alitalia Gianluigi Lo Giudice, vice presidente Ground Operation».

La notizia della fuga di Alitalia da Trapani, giunge dopo alcuni interventi polemici del presidente di AirgestSalvatore Ombra che aveva sostenuto che le politiche del governo nazionale a vantaggio della cosiddetta compagnia di bandiera avrebbero messo in fuga le low cost e fatto schizzare in alto il prezzo dei biglietti. «Non voglio pensare che sia una vendetta – afferma Ombra – ma la tempistica è sospetta ed è fuori da ogni logica. La compagnia Alitalia così ampiamente sostenuta dallo Stato non può, riteniamo, abbandonare senza conseguenze un aeroporto e il suo territorio». Pertanto Mercoledì  17 giugno si svolgerà  la mobilitazione del territorio…..

A questo punto – afferma Salvatore Ombra – ogni nostro tentativo di rilanciare l’aeroporto sembra essere vittima di politiche contrarie che non trovano spiegazioni. Lanciamo un appello al territorio, alla stampa, a tutto il personale politico locale, regionale e nazionale ma anche alle categorie produttive e agli operatori del turismo a scendere in piazza e manifestare affinché questo omicidio non si compia. Chiediamo, innanzitutto, un intervento forte del presidente della Regione, Nello Musumeci, per bloccare questa decisione insana».

«Programmeremo iniziative di protesta fino a che Alitalia non farà un passo indietro e mercoledì 17 giugno ci sarà un’adunanza popolare all’aeroporto Vincenzo Florio. Tutti i trapanesi stanchi di subire possono venire in aeroporto, dove ci sono le giuste distanze, per farsi sentire e dire basta al soffocamento della nostra economia e della nostra terra».

Salgono a 52 le persone colpite dal coronavirus, altri casi in Sicilia

 

PALERMO –

Crescono i casi di coronavirus a Catania.  Sono stati segnalati altre casi oggi a Catania (due) e a Palermo, i tamponi risultati positivi sono stati trasferiti  dal dipartimento competente della  Regione siciliana all’Istituto superiore di sanità per l’eventuale autenticità.. I tre nuovi casi si aggiungono ai 7 comunicati un’ora fa dal dipartimento di Protezione civile nazionale. 

Il  commissario straordinario per l’emergenza, Angelo Borrelli afferma che sono 52 le persone decedute finora in Italia: “Con le 18 persone morte oggi, 15 in Lombardia e 3 in Emilia Romagna, il numero delle vittime  continua a salire2″,ma se vediamo il rapporto abbiamo 66 persone guarite. Così il totale dei guariti da coronavirus sale a 149”.

 

Angelo Borrelli 2018 crop.jpg

 

Angelo Borrelli

“Il totale delle persone ancora malate di coronavirus è di 1.835, un incremento di 258 rispetto a ieri sera“, ha spiegato ancora il commissario straordinario per l’emergenza .. “Quello che è confortante è che il 50% dei 258 è di persone asintomatiche o in isolamento domiciliare, il 40% è ricoverato con sintomi e il 10% è in terapia intensiva”. “I tamponi effettuati finora – ha aggiunto Borrelli – sono oltre 23mila” e in particolare 23.345. I casi confermati dall’Istituto superiore di sanità “sono 668”, mentre le regioni che vedono il maggior numero di contagiati sono “la Lombardia con 1077 persone positive e in cura, in Emilia Romagna 324 e Veneto 271”. Al momento, ha spiegato il commissario, “non ci sono criticità nelle terapie intensive”.

 

 

AFFONDAMENTO DELLA REGIONE SICILIANA: LA CLASSE DIRIGENZIALE, SENZA MERITI ED IDEE,VA AVANTI CON COSPICUO AUMENTO DI STIPENDIO

Risultati immagini per immagine della regione siciliana

Palermo

Cambio di marcia della giunta regionale presieduta dal suo Presidente Musumeci.   Le osservazioni critiche della Corte dei conti, la pioggia delle lamentele sulla gestione economica dell’apparato regionale  costringono il governatore ad un cambio di passo.   Mantenimento del divieto di assunzione, riduzione delle spese di amministrazione e gestione del 5%, chiusura delle liquidazioni entro il 30 giugno con trasferimento degli eventuali contenziosi a una struttura-veicolo, trasformazione in Agenzia della Seus Spa e del Parco scientifico e tecnologico, conferimento della Resais a Sas per creare sinergie amministrative e organizzative con un amministratore unico.

Il taglio della spesa proposto dall’assessore all’Economia Gaetano Armao era del 3 per cento ma la giunta ha deciso di aumentarlo di 2 punti, portandolo al 5%. La chiusura delle liquidazioni nel prospetto dell’assessore era al 31 dicembre ma nella delibera è stata anticipata di sei mesi. Tempi un po’ più lunghi del previsto invece per la dismissione delle partecipazioni azionarie che la Regione detiene in due società, e in particolare il Distretto tecnologico trasporti navali commerciali e da diporto e il Consorzio di ricerca per l’innovazione tecnologica/Sicilia e agrobiopesca.

Immagine correlata

Staremo a vedere cosa succederà ancora alla Regione , che nei giorni scorsi ha visto approvato il contratto dei dirigenti regionali con l’aumento mensile di oltre duecento euro a soggetto, una classe che-sì- attendeva da anni l’approvazione contrattuale ma alla Regione siciliana -da decenni -ha sigillato francamente solo il fallimento di una struttura che ha alimentato clientele con esponenti mafiosi e referenti politici di bassa qualità e non ha saputo sfruttare e valorizzare i fondi europei a disposizione    Quindi una classe dirigenziale che , senza idee e alcun merito, ulteriormente fa cadere nel precipizio tutti i servizi ed unità operative compresi gli organi politici.

SUD SENZA FUTURO PARADIGMA DELLA LATITANZA DEL PUBBLICO POTERE

 

Risultati immagini per immagini di giovani disoccupati

 

di Raffaele   Lanza

La fibrillazione e confusione politica nazionale ci ripiomba anche quest’anno nell’atmosfera biblica della torre di Babele, quantunque siano significativi i miglioramenti delle proposte e dei progetti  di interesse generale.    La politica, salvo alcune eccezioni, non è considerata più un servizio ai cittadini ma solo ed unicamente un privilegio esclusivo da conquistare ad ogni costo .  Il motto comune è diventato: levati tu , che mi siedo io sulla poltrona.

Si è accresciuta la comunicazione sui social. L’azienda statunitense californiana Facebook -fondata da Zuckbenger-  condannata dai tribunali italiani e, in particolare dai giudici romani per antidemocraticità e metodi  inusitati e violenti per   inauditi oscuramenti di pagine di giornali e quotidiani, è diventata tuttavia la maggiore attrazione di vetrina  dei politici- squillo.

Nel Sud si vuole intervenire, il premier italiano ha studiato pure un piano di rilancio per eliminare e/o attenuare la disparità sociale/economica con il Nord.   Ma i fatti e le cronache che registriamo dicono ancora che proprio il Sud e la Sicilia in particolare sono divenuti cimiteri dei bisogni inappagati e archivio dell’insipienza amministrativa .   In quasi tutti i settori della pubblica amministrazione e ,in primis nella Regione siciliana dove sono avvenuti ed ancora sono in corso migliaia di prepensionamenti di funzionari direttivi e dirigenti in prevalenza, ci sono e si allargano ogni giorno dei vuoti: colpa della legge che non consente assunzioni, dicono gli amministratori; e colpa degli amministratori, aggiungiamo noi, perennemente immersi in una guerra di accaparramento per piazzare i loro clienti e incapaci di chiuderle, quelle guerre.

La Regione siciliana con i  privilegi di una classe dirigenziale collegata per natura probabilmente mafiosa o quasi  a referenti politici di dubbia credibilità,e a segreterie politiche dislocate in ogni città siciliana, come fabbriche di clientele,   è sostanzialmente affondata anche se un salvagente economico è stato recentemente lanciato,per ispirazione programmatica, dal governo nazionale per spalmare il debito sicilianoin dieci anni.  La vicenda è nota e si foggia sui modelli comportamentali che finora ha avuto con la sua classe dirigente la Regione siciliana.   Ricorderemo l’inequivocabile grido d’allarme della Corte dei conti.  ”    L’esame comparato dei principali saldi risultanti dai documenti costituenti il ciclo del bilancio 2018 della Regione siciliana, dimostra l’inefficacia delle politiche pubbliche rispetto ai vincoli di riduzione del deficit di bilancio e del disavanzo di amministrazione intrinseci al quadro normativo e ribaditi più volte”, si legge nella relazione delle sezioni riunite della Corte dei conti, riunita a Palermo, per l’udienza di parifica del rendiconto della Regione per il 2018, alla presenza del governo Musumeci. Per i giudici dal “raffronto tra i dati degli equilibri di bilancio nelle varie fasi del ciclo 2018, risulta chiara l’inconsistenza della manovra finanziaria: l’equilibrio di parte corrente e l’equilibrio finale 2018 registrano valori a consuntivo, rispettivamente -651,9 milioni di euro e -667,0 milioni di euro, notevolmente superiori ai dati di tendenziale del Defr 2018-2020 i cui saldi risultavano comunque viziati dalla sottostima degli stanziamenti a copertura del disavanzo e di quelli per accantonamento ai fondi. In altre parole — la Regione non è stata in grado di raggiungere nemmeno gli obiettivi ‘minimi’ che essa stessa si era data con la legge di stabilità”. Inoltre, “né il Defr 2018-2020, né il bilancio di previsione – pur essendo stati approvati ad esercizio ampiamente in corso – né l’assestamento, sono informati al rispetto del principio di continuità degli esercizi finanziari, per non parlare degli esiti dei giudizi di parifica, al punto che, in talune fasi, l’attività della Regione sembra abbia avuto, piuttosto, finalità elusive“.
Manca ancora dunque  l’interlocutore pubblico.  Ed aumenta la povertà insieme alla disoccupazione. Nel 2018, in Italia- secondo i rilevamenti Istat –le famiglie in condizione di povertà assoluta sono un milione 822 mila (7,0 per cento), per un totale di oltre 5 milioni di individui poveri.

IL   DRAMMA DEL SUD FOTOGRAFATO DAI NUMERI E DALL’ISTAT

Le famiglie che, rispetto al 2017, vedono peggiorare la loro situazione sono quelle dove è presente un solo genitore, (dal 9,1 per cento all’11,4 del 2018), soprattutto se con minori (dall’11,8 per cento al 16,8 del 2018). L’incidenza della povertà assoluta rimane elevata fra i minori (12,6 per cento pari a un milione 260 mila minori) e raggiunge il minimo fra gli ultrasessantaquattrenni (4,6 per cento), continua l’Istat.

Nel 2018, quasi la metà dei giovani di 18-34 anni (47,8%) evidenzia l’assenza di deprivazione nelle cinque dimensioni del benessere considerate (Salute; Lavoro, Istruzione e formazione; Benessere soggettivo; Coesione sociale; Territorio); un terzo (33,5%) ne ha solo una mentre il 18,7% (quasi 2 milioni di giovani) risulta multi-deprivato, cioè è deprivato in due o più dimensioni del benessere. Lo rileva l’Istat nel Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes).

 

Immagine correlata

 

La multi-deprivazione è più alta tra i giovani adulti di 25-34 anni (20,9% contro 15,2% dei giovani di 18-24 anni) e nel Mezzogiorno (23,9% contro 14,3% al Nord e 18,0% al Centro) -prosegue l’Istat -. Rispetto al 2012 la condizione dei giovani è peggiorata: è diminuita di quasi 4 punti percentuali la quota di quelli senza alcun tipo di disagio, sono invece aumentati sia i giovani deprivati per una sola dimensione (+2,6 punti percentuali), sia i multi-deprivati (+1,3 punti percentuali). Il peggioramento rispetto al 2012 ha riguardato la dimensione relativa alla Coesione sociale, che include le relazioni sociali e la partecipazione politica (da 17,6% nel 2012 a 24,9%), e le caratteristiche del territorio in cui si vive (da 12,9% a 15,7%); al contrario, migliorano le condizioni per le dimensioni Lavoro e Istruzione (da 22,2% nel 2012 a 19,6%) e Benessere soggettivo (da 11,5% a 7,6%), prosegue l’Istat.            L’Istat precisa che nel Nord e al Centro,  la quota di giovani senza alcun disagio cala rispettivamente di 8,4 e 4,8 punti percentuali. Invece nel Mezzogiorno, dove le difficoltà già nel 2012 erano maggiori, la situazione è sostanzialmente stabile (-0,8 punti percentuali).

 

Immagine correlata

Tre quarti dei giovani multi-deprivati lo sono in due dimensioni, un quinto in tre e un residuale 5% di giovani in 4 o 5 dimensioni del benessere. Le dimensioni che più incidono sulla multi-deprivazione sono quelle relative alla Coesione sociale (il 69,5% dei multi-deprivati sono deprivati in questo dominio), al Lavoro, formazione e istruzione (il 58,1% dei multi-deprivati sono deprivati in questo dominio) e alla dimensione che descrive le caratteristiche del territorio nel quale vivono i giovani (47,3% dei multi-deprivati)…..

Altro problema italiano: crediamo nell’oroscopo , nei maghi   e al contempo ci professiamo cristiani .Per l’Osservatorio antiplagio sono circa 13 milioni gli italiani che si rivolgono ai maghi: nel Belpaese gli “specialisti” dell’occulto sono circa 150.000 , con punte elevatissime a Napoli e in Sicilia, zone interne, e contribuiscono ad un giro di affari annuo che pesa oltre 4 miliardi di euro. Il Codacons fornisce i numeri: due anni fa, l’associazione dei consumatori ha registrato un aumento di tre milioni di italiani che ne facevano ricorso rispetto al 2001. Per un paradosso, spesso chi si rivolge ai maghi spera in un futuro di prosperità, ma lo fa a caro prezzo: un consulto può variare dai 50 ai mille euro per attività che registrano un picco di evasione delle tasse.
E se il pronostico sul prossimo futuro e sulla politica sembra raggelante perchè il colloquio si svolge con i sordi e con chi è stato disponibile solo a parole, nel mondo germogliano figure nuove che condiscono l’ottimismo e fanno ben sperare. Ricordiamo qui-noi di Sud Libertà- alcune belle figure che lasciano ben sperare nel futuro. Eccole:

1. Greta Thunberg


Greta Thunberg – 

Scelta come persona dell’anno, i giovani del Duemila come l’ispirazione per ritornare ad appropriarsi del proprio futuro. Scetticismi e dietrologie a parte, la giovanissima attivista svedese è ormai una personalità a tutti gli effetti, in grado di parlare con scioltezza del disastro climatico della nostra epoca alle convention internazionali piuttosto che nelle assemblee delle Nazioni Unite, fino ad arrivare al campo a lei più familiare, quello delle piazze con i suoi coetanei. La battaglia per il clima è forse l’eredità più importante che il decennio degli Anni Dieci ci lascia, con milioni di ragazzi e ragazze che prendono in mano il vessillo del pianeta che soffre portando alla classe dirigente l’istanza del futuro firmata dalle generazioni che, tacciate di lassismo e dipendenza tecnologica, dimostrano di essere ancora in grado di scendere in strada con la forza delle idee. Il 2020 (o comunque il decennio in entrata) ci dirà se la sfida climatica può essere vinta o se, come qualcuno sospettano, la deriva del riscaldamento globale sia ormai una corsa contro il tempo troppo impegnativa per il genere umano. Sulla scia di Greta si consolida una protesta importante, con lo “Skolstrejk for klimatet” iniziato a Stoccolma diventato ormai il fenomeno globale dei Fridays for Future. Quello che i millennials hanno iniziato a rivendicare.

 

2. Fabiola Gianotti


Fabiola Gianotti – Foto © Cern

Quando lo scorso anno il matematico Alessio Figalli si guadagnò l’eccezionale premio della Fields Medal, la scienza italiana riceveva il secondo importantissimo riconoscimento nel giro di pochissimi anni. Il primo, con record annesso, lo aveva già ottenuto con la nomina della scienziata romana alla direzione del Cern, il più grande laboratorio di fisica delle particelle al mondo. Fabiola Gianotti ha ottenuto forse il riconoscimento di maggior prestigio. Lei, una fisica dichiaratasi credente, convinta sostenitrice della tesi per cui scienza e fede possono coesistere, a guida dell’avveniristico centro in cui l’acceleratore di particelle prova a spiegare l’origine del tutto. E nel 2019 un altro record: il lavoro svolto nei suoi cinque anni da dirigente in Svizzera le vale il secondo mandato alla guida del Cern. Nessun altro prima di lei c’era riuscito.

 

3. Abiy Ahmed Ali


Abiy Ahmed Ali

Premio Nobel per la Pace . E gli sforzi condotti da Abiy Ahmed Ali per il suo Paese, l’Etiopia, sono stati estremamente impegnativi e volti non solo alla stabilità della propria Nazione ma anche  di un’area in crisi come il Corno d’Africa. Veniva eletto nel 2018, al termine di una protesta di massa contro il premier precedente Desalegn, soprattutto per ragioni etniche, ereditando un Paese logorato da due decenni di rapporti gelidi con la vicina Eritrea, tragico lascito del conflitto armato di fine anni Novanta. In qualche mese riorganizza la sua Etiopia, promuove riforme sul piano interno e riallaccia rapporti su quello esterno, invitando il dittatore eritreo Isaias Afewerki a trattare la riaperture delle ambasciate e il ritorno a una relazione cordiale fra due Stati che, a ben vedere, fino al 1991 era uno solo. L’abbraccio con Afewerki segna la fine della “guerra fredda” e la ripresa dei rapporti fra Asmara e Addis Abeba, con conseguenti influssi positivi anche nelle regioni vicine, martoriate dall’emergenza profughi e dall’influsso del jihadismo di al-Shabaab. Il Nobel è idealmente un riconoscimento anche per l’Africa, capace di sconfiggere i propri rancori e di lavorare per la pace.

 

La Regione Sicilia nella palude dei conti perduti

Risultati immagini per immagine della corte dei conti

 

di Raffaele Lanza

 

Abbiamo visto che per  la Procura della Corte dei conti la Regione non avrebbe la piena contezza della propria cassa.

È un fatto di inaudita gravità quello emerso  nella pre-adunanza pubblica alla parifica del rendiconto del 2018 della Regione alla quale per la Regione ha partecipato il ragioniere generale avv Giovanni Bologna. Non riusciamo a comprendere perchè il Musumeci – che conosciamo benissimo da decenni come persona contro la corruzione e il malfunzionamento non usi maggiore autorevolezza e rigore per arrivare ad eliminare il debito pregresso – e gli illeciti ancora visibili – che la Regione si porta dietro da anni. 
Non comprendiamo perchè ad esempio – e lo aiutiamo nel suo compito nell’interesse della gente -i  fondi – stanziati per interventi di restauro, ripristino, ristrutturazione, messa a norma e innovazione tecnologica -” per la modernizzazione di strutture esistenti e l’apertura sia di nuovi spazi che di sale chiuse da tempo al pubblico”,  non siano destinati invece a pagare parte dei debiti regionali.
Le risorse sono ingenti sotto il controllo del dipartimento regionale dei Beni culturali e dell’identità siciliana, diretto da Sergio Alessandro. 
Musumeci svegliati. Sembri ipnotizzato. Tu hai dichiarato e  pubblicato, anche sul sito regionale che: “L’idea del governo regionale è quella di mettere in circolo una risorsa importante per rivitalizzare la crescita del territorio e creare opportunità di lavoro per aziende, tecnici, fornitori che saranno impegnati in questi 161 cantieri della cultura che si apriranno con i lavori di ammodernamento delle strutture teatrali. Nel rispetto delle proporzioni previste dal bando, agli enti pubblici è stato concesso un contributo pari quasi all’ottanta per cento della somma valutata come ammissibile. Per i soggetti privati un finanziamento pari a circa il 62 per cento.
Gli enti beneficiari – avvertiva  il governatore -sono Comuni, enti pubblici, istituti scolastici, parrocchie, enti no-profit (fondazioni, associazioni) e imprese private impegnate nel campo teatrale. In base alle istanze pervenute sono state finanziate, su un importo complessivo di 32,3 milioni di euro, 161 strutture così ripartite tra le province: Agrigento, 18 teatri (3,9 milioni di euro); Caltanissetta, 10 (1,8 milioni di euro); Catania, 34 (6,2 milioni di euro); Enna, 7 (1,5 milioni di euro); Messina, 26 (5,1 milioni di euro); Palermo, 29 (6 milioni di euro); Ragusa, 8 (1,6 milioni di euro); Siracusa, 13 (2,8 milioni di euro); Trapani,16 (3,4 milioni di euro).
Tutto questo, temiamo,significa soddisfare con la somma di 32 milioni di euro tanti soggetti-comuni-associazioni, fondazioni- che sono notoriamente il “magna magna” della politica clientelare-camuffata di cultura.  Anche i vitalizi dei parlamentari non allineati a quelli nazionale costituiscono un’altra vergogna siciliana .    Non c’è da andare fieri su questo punto.  Anche se le forze politiche garantiscono, secondo le regole del dare-avere. -uno scambio reciproco.  Così si resta in sella ma non si svende il proprio onore e quello della popolazione. Non è proprio il momento Musumeci. Impegni dunque le risorse della Regione per ridurre i debiti contestati.

A fine dell’anno scorso, secondo il rendiconto all’esame dei giudici per la parifica, nelle casse regionali ci sarebbero stati 314 milioni, ma i magistrati, che segnalano comunque una riduzione dell’ammontare di ben il 70% rispetto all’anno precedente, prefigurano uno scenario ben più drastico: la cassa sarebbe infatti in negativo se si considerano i vecchi debiti di tesoreria non ancora pagati.

Immagine correlata

Rispolveriamo i punti critici .La parifica ufficiale del rendiconto generale del 2018 è attesa per il 13 dicembre ma se questi sono i presupposti, gli scenari per l’immediato futuro prevedono molta nebbia all’orizzonte.

La Corte ha sottolineato che il risultato di cassa, al netto dei pignoramenti, è risultato pari a 124 milioni di euro. In realtà, secondo i magistrati, la cassa avrebbe chiuso in rosso poiché vanno computati anche i vecchi debiti di tesoreria non pagati pari a 234 milioni di euro. Il saldo, dunque, sarebbe negativo: – 110 milioni di euro.

Il saldo di cassa vincolata a valere sui fondi regionali sarebbe negativo per oltre sei miliardi di euro e questo sulla base di quanto ricostruito dalla Corte dei conti, che non è riuscita ad avere dalla Regione le informazioni che aveva richiesto.

I magistrati hanno sottolineato che “a più riprese questa sezione ha tentato di ottenere riscontro da parte amministrazione sulla quantificazione dei fondi regionali, non ottenendo alcuna risposta”. “Abbiamo dovuto operare una ricostruzione con i dati ufficiali in nostro possesso e si è pervenuti a una quantificazione di un saldo in cassa da fondi regionali negativo pari a sei miliardi e cinque milioni – hanno evidenziato i magistrati contabili – A fronte di questo corrisponde un saldo di cassa dei fondi vincolati da ricostituire abbastanza consistente”.

Risultati immagini per immagine di mafia alla regione siciliana

La Procura della Corte dei conti ha ribadito poi le sue perplessità sui fondi vincolati iscritti nel rendiconto per il 2018 dalla Regione: i magistrati contabili nella pre-adunanza alla parifica del rendiconto contestano i numeri che riguardano il fondo per i crediti di indubbia esigibilità, il fondo per le società partecipate e quello per il contenzioso. I magistrati contabili accusano inoltre la Regione di non avere prodotto i bilanci di nessuna delle società partecipate e di non avere contezza del contenzioso poiché non esiste non banca dati.

A proposito di fondi vincolati, quantificati in tre miliardi di euro, il rischio paventato è che il governo Musumeci non possa utilizzarli in presenza del disavanzo sui conti pubblici e che dunque, in base alla norma vigente, si possa appesantire ulteriormente la situazione finanziaria in vista della prossima manovra di bilancio.

Parecchio disavanzo da recuperare, la Regione non ne produca ancoraIl “monito” di Maria Rachele Aronica, procuratore della Corte dei Conti.
Ad oggi il governo guidato da Musumeci non ha acceso altri mutui “C’è da recuperare parecchio disavanzo, una buona parte secondo me già va recuperata sul bilancio di quest’anno. Spero che la Regione non produca ulteriori disavanzi”.

Ric orderemo anche che  parifica dei conti  è prevista il 13 dicembre. Parole che sono destinati a condizionare pesantemente le scelte che il governo regionale guidato da Musumeci opererà nell’immediato. Su governo e Parlamento, infatti, incombe la sessione di bilancio e, visti i presupposti, per la finanziaria 2020 i margini di manovra se non si canbia rotta, sono quasi inesistenti

La Regione, inoltre, ha onorato una parte, seppure ridottissima, del suo debito, pagando rate dei mutui per 116,4 milioni, portando così sotto i cinque miliardi il debito (mutui) direttamente a carico della Regione.

Immagine correlata

Difesa d’ufficio del  dirigente Giovanni Bologna, un “ragioniere” che ha perso i conti della Regione “

Sui rilievi della magistratura contabile, il ragioniere generale, Giovanni Bologna, ha impegnato l’Amministrazione regionale a fare chiarezza.  Lo fa in ritardo perchè il suo compito non è quello di prendere atto delle relazioni della Procura contabile ma di preventivare, sulla base di una presunta competenza, ciò che occorre preventivare. Bologna dunque nel corso del suo incarico affidato dal governatore, poichè ha celato e non ha rivelato comunque questi aspetti- gravissimi perchè si tratta anche di “falso” in atti – o comunque di eludere le  attenzioni e le osservazioni della Corte dei conti, non è stato di alcun aiuto al governo regionale . Lui si difende invece così“ ed è semplicemente una difesa d’ufficio puerile.

Questo aspetto rimarrà come ultima grande questione da affrontare, oltre a quelle che ci auguriamo di avere risolto o in corso di soluzione –  Sulla cassa al di là del dato normativo e della obbligatorietà o meno della tenuta della cassa vincolata, sono convinto che una amministrazione debba avere sotto controllo tutte le voci che la riguardano per evitare che poi la mancata conoscenza esatta dei vincoli di cassa possa comportare una richiesta di restituzione di somme. è un punto che certamente sarà adesso all’attenzione della ragioneria e di tutta la Regione. Speriamo di avere i primi effetti positivi in termini almeno di conoscenza nel 2019”.

Debito “monstre” da 15 miliardi
La consistenza del debito al 31 dicembre 2016 – affermava  il governo Musumeci al momento del suo insediamento a dicembre 2017 – come risulta dal Rendiconto 2016, era pari a 8.035 milioni di euro, corrispondente al 53,7% del totale delle passività”.
“Tale indebitamento – come documentato agli atti  è formato per 5.468 milioni da mutui e finanziamenti, e per la rimanente parte da anticipazioni di liquidità, prestiti che lo Stato ha concesso alla Regione”.
Ma il “rosso” della Regione ha proporzioni molto più ampie perché se, come scrive il governo, gli otto miliardi rappresentano solo il 53,7% delle passività, l’indebitamento complessivo oscillerebbe intorno ai 15 miliardi di euro.
Dulcis in fundo. Ci sono altri ingredienti indigesti

Assenteismo diffuso, retribuzioni generose, facili promozioni e soprattutto doppi incarichi. Sono le criticità che spesso si riscontrano nella gestione del personale nella pubblica amministrazione in Sicilia. Vengono messe in rilievo nella relazione del presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti, Guido Carlino, assieme ad altri abusi: in particolare la violazione degli obblighi di esclusività professionale.

I danni patrimoniali spesso si accompagnano a quelli all’immagine dell’ente di appartenenza. I casi che trovano una definizione più rapida sono quelli per assenteismo, un fenomeno che non regredisce in modo significativo malgrado i giri di vite degli ultimi tempi, culminati anche con il licenziamento degli assenteisti: un caso ha riguardato la stessa Corte dei Conti siciliana. C’è poi una specifica vicenda che interessa alcuni professori dell’Università di Catania ai quali sono contestati danni rilevanti per avere violato l’obbligo dell’esclusività. ».

La Procura regionale della Corte dei conti ha anche contestato un danno di quasi 840mila euro per la nomina di un dirigente generale esterno della Regione siciliana. Il caso, senza altre indicazioni, viene citato nella relazione del procuratore Gianluca Albo che ha promosso un giudizio nei confronti della giunta regionale del tempo. Presidente e assessori non avrebbero «previamente valutato la sussistenza di professionalità interne» e avrebbero deciso la nomina «in contrasto con mi limiti della legge per l’affidamento ad esterni di tali incarichi». Secondo il procuratore Albo, servirebbe una legge in grado di frenare gli incarichi politici e amministrativi per chi è responsabile di un danno erariale.

Troppi amministratori pubblici continuano a ricoprire incarichi delicatissimi, pur se condannati in sede contabile. Uomini e donne che continuano a gestire ingentissime somme di denaro pubblico pur in presenza di condotte gravi accertate. Ma sul piatto grava anche la questione del Personale che non è qualificato e ,in tanti casi, con la protezione di dirigenti “amici” scalda la sedia degli uffici. Poi vi sono i lavoratori A e B. Questi sono entrati piangendo con l’aiuto della politica locale e regionale che li ha inseriti dapertutto senza un criterio razionale. Poi una volta entrati negli uffici, con la complicità dei dirigenti, hanno ottenuto mansioni superiori addirittura ed incarichi esterni in violazione delle norme del pubblico impiego e con il consenso dei vertici dei sindacati rappresentativi della Regione siciliana.

La Regione Siciliana paga troppi dipendenti poco qualificati e assunti con criteri non meritocratici. L’ennesima denuncia arriva dalla sezione Autonomie della Corte dei conti in un capitolo della Relazione 2019 sulla spesa per il personale degli enti territoriali nel triennio 2015-2017 ora diffuso dal Centro Pio La Torre. “La Corte dei Conti segnala una riduzione complessiva della spesa netta che tuttavia avviene in misura meno che proporzionale rispetto alla riduzione della consistenza del personale, con un conseguente aumento della spesa media specie nelle posizioni apicali – spiega l’economista Franco Garufi – .
    Alla fine del 2017 gli impiegati erano 14.921, un esercito più numeroso dell’intera area Nord che ne contava 14.418. La denuncia, mai ascoltata: assunzioni clientelari e non di merito.
    Risultato: uffici pieni e inefficienti”. Nell’isola tra il 2015 e il 2017 i dirigenti regionali sono scesi da 1692 a 1350, mentre il personale non dirigenziale è diminuito da 15.365 unità a 13.571. In totale nel 2017 la Regione siciliana contava 14921 dipendenti, con una variazione in negativo del 12,52 % rispetto al 2015 (la diminuzione media del personale nelle RSS è stata del 6,76%). La Sicilia conta 2,97 dipendenti regionali ogni 1000 abitanti; un dato leggermente superiore alla Sardegna (2,37), ma distante anni luce dalla Lombardia che ne ha appena 0,33. La spesa per il personale è scesa da 661.362.000 di euro nel 2015 a 577.641.000 nel 2017, pari al -12,66%; in tale ambito la spesa per i dirigenti è diminuita da 135.131.000 euro a 115.876.000, mentre quella per il personale non dirigenziale è passata da 507.744.000 a 443.740.000 euro. L’impegno di spesa per il personale con contratti flessibili, che ha una consistenza media pari a 598 unità si è mantenuto sostanzialmente stabile: 17.747 000 euro nel 2017 a fronte di 17.786 nel 2015. La contrazione della spesa per il personale della Regione è stata pari a 4,5 punti percentuali, cioè 37 milioni di euro, di cui 29 per retribuzioni e 7 per oneri sociali. La Corte tuttavia rileva che “la spinta alla contrazione della spesa appare già in via di esaurimento ed i risparmi conseguiti sui redditi di lavoro dipendente per effetto delle cessazioni, pur significativi nel più recente trend storico, si rivelano, in gran parte, compensati poiché a fronte del decremento della spesa per retribuzioni si registrano, ora, importanti incrementi di spesa per le pensioni”.

Reati on line: truffe, falsi profili, violazioni dell’identità digitale,falsi inserimenti bancari nei sistemi creditizi a Catania vertici a confronto

 

Risultati immagini per immagine palazzo banca d'italia di cataniafalsi inserim

Conferenza stampa mercoledì 10 aprile, ore 17.00, Filiale Banca d’Italia (Piazza della Repubblica)

 

 A CATANIA ISTITUZIONI A CONFRONTO SU “ECONOMIA E CYBERCRIME”

 

A cura di Banca d’Italia, Università, Confindustria, Ordini dei Commercialisti, Notai e Avvocati, con la partecipazione di Procura della Repubblica, GdF, Polizia Postale, Arbitro Bancario Finanziario e Regione Siciliana

Risultati immagini per immagine palazzo banca d'italia di catania

CATANIA – 

«L’Economia e il cybercrime: l’evoluzione del sistema dei pagamenti e la tutela dei cittadini e delle imprese»: emerge già dal titolo l’importanza sociale del convegno che si svolgerà a Catania il prossimo 11 aprile, presso il Monastero dei Benedettini. Una rilevanza sottolineata dall’entità istituzionale degli organizzatori: Banca d’Italia, Università di Catania, Confindustria, e gli Ordini professionali etnei dei Commercialisti, dei Notai e degli Avvocati; con la partecipazione di: Guardia di Finanza, Procura della Repubblica, Polizia Postale, Arbitro Bancario e Finanziario, e Regione Siciliana.

Una giornata di studio su un tema molto attuale ma ancora poco approfondito nel territorio catanese; una problematica, come quella dei crimini informatici e dei reati commessi attraverso la rete internet, che incombe nella quotidianità digitale di tutti i cittadini, con conseguenze dannose per lo sviluppo economico e sociale del Paese, dal furto on line di denaro, al falso inserimento dei clienti “morosi” delle banche e delle società finanziarie nei sistemi o registri di informazione creditizia,  alla violazione dell’identità telematica.

dems

Le tematiche che saranno trattate durante il convegno saranno presentate alla stampa mercoledì 10 aprile, alle 17.00, nella sede della Filiale di Catania della Banca d’Italia (Piazza della Repubblica, ingresso dal numero civico 50), nel corso di una conferenza in cui interverranno: il direttore della Filiale Gennaro Gigante, il comandante provinciale della Guardia di Finanza gen. Antonio Quintavalle Cecere, il direttore del Dipartimento universitario di Giurisprudenza Roberto Pennisi, i presidenti delle categorie professionali di CataniaAndrea Grasso (Notai), Giorgio Sangiorgio (Commercialisti) e Marco Tortorici (Avvocati), il presidente della sezione cittadina di Confindustria Antonello Biriaco.

Saranno altresì presenti alcuni relatori: Giuseppe Balestrazzi (notaio), Fabio Bernasconi (capo servizio Rapporti Istituzionali di Vigilanza Banca d’Italia), Sabina Di Giuliomaria (titolare Divisione CERTBI Servizio Pianificazione Informatica Banca d’Italia), Paola Giucca(direttore senior Servizio Supervisione Mercati e Sistema dei Pagamenti della Banca d’Italia), Marcello La Bella (Polizia di Stato, dirigente Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni “Sicilia Orientale”), Maria Rosaria Maugeri (presidente ABF di Palermo e docente ordinario Diritto Civile Unict), Fabio Regolo (sostituto procuratore Tribunale di Catania).

Drammatica condizione della viabilità provinciale in Sicilia: vibrata polemica Toninelli e Musumeci

Risultati immagini per immagine di strade siciliane divelte

Strade come colabrodi in Sicilia

Giuseppe Conte  arriva in Sicilia per riapertura dei cantieri del raddoppio della Ss 640 – lo comunica il suo ufficio stampa -e chiede ai deputati cinquestelle che lo abbracciano: «Ma della Regione non c’è nessuno?». Conte è persona gentile e raffinata, comprende subito che l’assenza del Musumeci o di altro componente delle istituzioni regionali, suona come indifferenza politica….. Danilo Toninelli che ripete in pubblico, durante il discorso nella galleria, il quesito del suo presidente. Parlando della Caltanissetta-Agrigento dice: «Oggi non ho visto la Regione». Sembra che le parti si siano invertite perchè contemporaneamente  l’assessore regionale Marco Falcone si trova a Roma per alcuni incontri su strade e ferrovie. Poi, con i giornalisti, il ministro delle Infrastrutture è ancora più diretto e provocatorio. Dopo aver annunciato che «la prossima settimana vareremo lo “sblocca cantieri”, con la nomina del commissario per la viabilità delle strade locali in Sicilia e questo ci permetterà di sbloccare centinaia di cantieri nell’Isola»  viene fuori la polemica: «Musumeci ci deve dare una mano, non si deve mettere di traverso e sono convinto che ce la darà. Nell’istruttoria che stiamo portando avanti ci servono alcuni dati e solo lui ce li può dare».

Il Presidente Musumeci replica. “Da  quasi quattro mesi attendiamo di sapere cosa il ministro per le Infrastrutture vuole fare per affrontare la drammatica condizione della viabilità provinciale in Sicilia: ci vuol dire il ministro che cosa pensa di fare per affiancare la Regione in questa vasta operazione di riqualificazione delle strade provinciali? Quali poteri, quali risorse e quali tempi?».

La controreplica non si fa attendere, sembra di seguire un dibattito televisivo e la nota reca la firma del  Ministero dei Trasporti. «Al governatore Musumeci, che chiede al ministro Toninelli cosa voglia fare sul punto, si ricorda che questo dicastero è in attesa da parte della Regione Siciliana dei dati necessari alla definizione della norma e alla nomina del commissario stesso, a partire dall’elenco delle strade interessate. Si rammenta in tal senso – conclude – l’urgenza della trasmissione di tali informazioni allo scopo di poter inserire la misura nel decreto di prossima approvazione».

E’ chiaro a questo punto che le parti si siano arenate nell’intesa di raggiungere obiettivi collettivi al fine che una delle due se ne assuma la paternità.

Nebbia quindi all’orizzonte ….Si apprende infine che «Il ministro Toninelli sta valutando una terna di tecnici, tutti siciliani, dalla quale scegliere», è l’unica ammissione di Giancarlo Cancelleri nel backstage del cantiere della Statale 640. Nessun altro indizio, da parte del leader siciliano del M5S, che invece significa in un video personale intitolata la polemica tra Musumeci e Toninelli  come «la comunità nissena e siciliana non sono seconde a nessuno e sono una priorità di questo governo». Così come lo sono «le infrastrutture che, non solo devono essere completate, ma devono diventare elemento qualificante di una Sicilia che rinasce».