Armi e droga: maxi sequestro in Calabria, rinvenuto un kalashnikov, tritolo e un ordigno artigianale, 6 persone denunciate

 

 

 

personaggio del film noir - mafia foto e immagini stock

 

 Reggio Calabria – Montebello Ionico 

I Carabinieri della Compagnia di Melito Porto Salvo hanno messo a segno un’importante operazione contro la detenzione abusiva di armi e il traffico di stupefacenti. Grazie alla sinergia tra la Stazione Carabinieri di Saline di Montebello Jonico e lo Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria, l’Arma ha intensificato le attività di monitoraggio e controllo del territorio, confermando il massimo impegno nel contrastare la criminalità organizzata e preservare la sicurezza locale.

Nei giorni scorsi, a seguito di un’attenta attività di perlustrazione e monitoraggio, i Carabinieri hanno scoperto un imponente arsenale e una rilevante quantità di cocaina pronta per essere immessa nelle piazze di spaccio. Le ricerche si sono concentrate su due terreni distinti: uno abbandonato e privo di recinzioni, e un altro di proprietà di sei sorelle, successivamente deferite in stato di libertà per detenzione abusiva di armi e sostanze stupefacenti.

 Dettagli dell’operazione

L’intervento ha portato alla scoperta di armi da guerra, munizioni e stupefacenti meticolosamente nascosti in condizioni che ne preservavano l’efficacia operativa. Nello specifico, sono stati sequestrati:

  • Un fucile automatico AK-47 Kalashnikov con matricola punzonata, corredato di due serbatoi vuoti;
  • Tre pistole, di cui due con matricola abrasa, e tre fucili, di cui due con matricola punzonata;
  • Oltre 500 cartucce di vari calibri, incluse alcune da guerra;
  • Circa 500 grammi di cocaina pura, destinata al mercato nero, per un valore stimato di circa 150.000 euro;
  • Due bilancini di precisione utilizzati per la suddivisione dello stupefacente in dosi.

Gran parte del materiale era occultato in tubi dell’acqua e strutture in legno dismesse simili a pollai, accuratamente avvolto in buste di cellophane e riposto in custodie, a dimostrazione di un sofisticato sistema di occultamento studiato per sfuggire ai controlli delle forze dell’ordine.

In un terreno in stato di abbandono, i Carabinieri hanno inoltre rinvenuto 200 grammi di tritolo con innesco e un ordigno artigianale tipo “bomba carta” del peso di 1,2 kg, entrambi nascosti all’interno di un tubo di ferro sepolto sotto terra e pietrisco. Tra il materiale sequestrato in quest’area vi erano anche tre pistole, una delle quali era nascosta all’interno di un calzino, un fucile sovrapposto calibro 20 e altre 165 cartucce di vari calibri.

Procedure di messa in sicurezza

Il materiale esplosivo e l’ordigno artigianale sono stati fatti brillare sul posto dagli artificieri antisabotaggio del Comando Provinciale di Reggio Calabria, garantendo la massima sicurezza. L’intero arsenale e le sostanze stupefacenti sono stati posti sotto sequestro penale e messi a disposizione all’Autorità Giudiziaria per consentire approfondimenti balistici e tecnico-scientifici. Per le armi, in particolare, si procederà a verifiche volte a stabilire l’eventuale provenienza da episodi delittuosi o furti.

Presidio continuo e prossimità alla Comunità

Oltre alla repressione del crimine, l’Arma dei Carabinieri si impegna quotidianamente a essere un punto di riferimento per i cittadini offrendo assistenza e supporto anche nelle situazioni di emergenza. La Stazione dei Carabinieri in genere, ad esempio, è attiva nel mantenere una presenza costante e rassicurante, ascoltando le preoccupazioni dei cittadini e collaborando con le istituzioni locali per costruire un ambiente sicuro e sereno.

La presenza e il lavoro dei Carabinieri sono tanto più significativi nei contesti difficili come quelli del territorio reggino, dove la criminalità organizzata è radicata e dove operazioni come questa rappresentano un messaggio forte di legalità e di speranza per la comunità. L’Arma si impegna affinché la legge prevalga sempre e affinché chi viola le norme sia fermato e messo di fronte alle proprie responsabilità.

Il procedimento è attualmente nella fase delle indagini preliminari e per gli indagati vale il principio di non colpevolezza sino alla sentenza definitiva

 

Reggio Calabria, smantellato un “take away” della droga. 4 arresti per spaccio di sostanze stupefacenti

 

Eroina, il ritorno low cost tra «micro dosi» e super sconti - La Gazzetta  del Mezzogiorno

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 – Reggio Calabria,
Operazione anti-droga nel quartiere CEP di Archi: con un blitz mirato e una strategia investigativa accurata, i Carabinieri di Reggio Calabria hanno smantellato una rete di spaccio a conduzione familiare che serviva decine di clienti ogni giorno. All’alba di oggi, i militari hanno eseguito quattro misure cautelari, con arresti domiciliari e braccialetto elettronico, nei confronti di una famiglia – nonni, figli e nipoti – accusata di gestire un punto di vendita di cocaina organizzato con metodo e rapidità.
Le indagini, avviate nel giugno 2022, sono partite dalle segnalazioni di residenti preoccupati e stanchi dell’intensa attività di spaccio che rendeva il quartiere insicuro. I Carabinieri della Stazione di Archi hanno risposto avviando un monitoraggio serrato del quartiere CEP, durato tre mesi, durante il quale sono stati pianificati servizi di appostamento, controlli mirati e analisi delle immagini delle telecamere di sorveglianza.
I militari dell’Arma hanno subito individuato un insolito modus operandi degli indagati, permettendo così di affinare le tecniche di controllo e di raccolta delle prove.

Reggio Calabria, Parco Nazionale dell’Aspromonte: controlli e denunce per abbandono di rifiuti pericolosi

 

Otto Siti di Smaltimento Rifiuti Tossici Sequestrati Tra Caserta E Napoli |  Caserta Kest'è

Archivi -Sud Libertà

 – Reggio Calabria,

Prosegue l’opera di contrasto ai reati ambientali, in particolar modo contro l’abbandono incontrollato di rifiuti, da parte dei carabinieri forestali nel territorio del Parco Nazionale d’Aspromonte.

Nei giorni scorsi, nell’ambito dei servizi di controllo straordinario del territorio, coordinati dal Reparto Carabinieri Parco Nazionale “Aspromonte” di Reggio Calabria e finalizzati alla repressione ed al contrasto degli illeciti ambientali, i militari del Nucleo Carabinieri Parco di Oppido Mamertina notavano, all’interno del greto di un torrente in località “Molisa” del comune in parola, la presenza di rifiuti speciali pericolosi e non e di circa 50 contenitori in plastica, ricolmi di liquidi, questi ultimi verosimilmente riconducibili, ad una prima analisi, a pregressi lavori di rifacimento facciate di fabbricati.

Il rinvenimento di 2 etichette, su altrettanti contenitori in plastica, riportanti gli estremi di un’impresa edile, ha consentito ai militari operanti di risalire alla sede legale del venditore e, da qui, identificare i successivi acquirenti del materiale in questione. Gli accertamenti tempestivamente eseguiti hanno condotto a due soggetti, un 63enne, con pregiudizi di polizia ed un 23enne, entrambi residenti ad Oppido Mamertina e di professione imprenditori edili. Dopo aver messo in pratica ogni utile accorgimento, al fine di scongiurare la dispersione nell’ambiente dei liquidi rinvenuti, circostanza quest’ultima estremamente probabile con le piogge degli ultimi giorni, si è proceduto a deferire all’A.G. competente i due, per abbandono e smaltimento illecito di rifiuti da parte di titolare di imprese, realizzando di fatto una discarica abusiva, con conseguente compromissione e/o deterioramento di un ecosistema della biodiversità.

La salvaguardia delle aree protette e delle relative matrici ambientali sono da sempre oggetto di particolare attenzione da parte dei carabinieri forestali, con attività di sorveglianza disposta dal Reparto Parco Nazionale “Aspromonte” di Reggio Calabria e condotta con rigore normativo ed istituzionale.

Game Over”: arresti su richiesta della Procura della Repubblica di truffatori che colpivano gli anziani indotti a consegnare denaro e gioielli

 

Foto gratuito triste uomo anziano a casa

 

Reggio Calabria,
I Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, con il supporto di militari dei Comandi Provinciali di Genova e Caserta, hanno inferto un duro colpo a una banda criminale specializzata nelle truffe ai danni di persone anziane.
L’operazione, denominata “Game Over”, ha portato all’arresto di tre persone – un uomo di 40 anni e i suoi due figli 20enni, tutti residenti nel casertano. I sospettati sono stati fermati in località diverse, tra Genova e Castel Volturno, grazie a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. di Locri, su richiesta della locale Procura della Repubblica diretta dal dott. Giuseppe Casciaro.
La banda, ben organizzata, agiva sfruttando la vulnerabilità delle persone anziane di età compresa tra i 75 e 81 anni, attraverso la cosiddetta “truffa del Carabiniere”, un raggiro crudele e spietato. Il piano prevedeva una telefonata, in cui un falso Carabiniere o Avvocato comunicava alla vittima una falsa emergenza, sostenendo che un loro familiare fosse stato coinvolto in un grave incidente stradale e fosse in stato di fermo. Per evitare l’arresto del congiunto, le vittime venivano indotte a consegnare ingenti somme di denaro o gioielli. Successivamente, un complice si presentava a casa della vittima per raccogliere il bottino, sfruttando lo stato di ansia e confusione generato dalla finta emergenza.
Le indagini condotte dai Carabinieri della Stazione di Bovalino (RC), con estrema cura e meticolosità, hanno messo in luce un modus operandi ben strutturato e organizzato. Per identificare i responsabili delle condotte illecite, i militari dell’Arma hanno condotto un’attività meticolosa e tempestiva, focalizzata sull’analisi e l’incrocio di diversi dati.
Questo lavoro ha incluso l’esame delle immagini delle telecamere di videosorveglianza, sia pubbliche che private, l’acquisizione e l’analisi dei tracciati GPS delle auto a noleggio utilizzate dai sospettati, e lo studio dei tabulati di traffico telefonico dei loro cellulari. Ogni movimento dei sospettati è stato monitorato con precisione, permettendo di tracciare il percorso dei tre soggetti durante i loro spostamenti  dalla città di residenza fino ai luoghi di commissioni delle truffe.
 I militari dell’Arma sono riusciti a risalire ai numeri di telefono con cui venivano contattate le vittime, scoprendo che i cellulari utilizzati erano intestati a persone straniere, un dettaglio che la banda sfruttava per complicare le indagini e depistare eventuali controlli. I telefoni venivano spesso sostituiti per evitare di lasciare tracce, ma questo stratagemma non è riuscito a eludere le indagini dei Carabinieri. Le truffe messe in atto tra gennaio e giugno 2024 seguivano uno schema simile: dopo la telefonata che gettava nel panico la vittima, i malviventi, coordinati tra loro, agivano con rapidità e precisione.
Grazie al monitoraggio al lavoro certosino dei militari dell’Arma è stato possibile collegare i vari episodi criminosi, evidenziando un sistema ben rodato, che ripeteva lo stesso schema con poche variazioni, ma con incredibile efficacia. Le indagini hanno accertato che la banda nel periodo delle indagini ha sottratto alle vittime circa 70 mila euro, tra contanti e gioielli di valore. Tuttavia, grazie all’immediato intervento dei Carabinieri, una parte significativa della refurtiva è stata recuperata e restituita ai legittimi proprietari. Il coordinamento tra diversi reparti territoriali dei Carabinieri ha inoltre permesso di seguire i movimenti della banda da una regione all’altra, fino a catturare i membri tra Genova e Castel Volturno, grazie all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. di Locri, su richiesta della Procura della Repubblica.

Fondamentale per il successo dell’operazione è stata la collaborazione delle vittime. Nonostante il forte shock subito, molti anziani hanno trovato il coraggio di denunciare i fatti, fornendo preziosi dettagli che hanno facilitato le indagini. La loro testimonianza ha permesso ai Carabinieri di ricostruire i movimenti della banda e di agire tempestivamente per fermare i colpevoli.
Al momento, il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari. Come stabilito dalla legge, gli arrestati sono da considerarsi innocenti fino a una eventuale condanna definitiva.

Reggio Calabria, controlli dei Carabinieri di Bagnara Calabra nei cantieri edili- Sanzioni di 25 mila euro..

Cantieri edili, migliorie tecniche per la sicurezza e il ...

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Reggio Calabria,
Nell’ambito di una serie di controlli congiunti, i Carabinieri delle Stazioni di Bagnara Calabra e Campo Calabro, insieme ai colleghi del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Reggio Calabria, hanno ispezionato diversi cantieri edili della zona.
Le verifiche, condotte nell’ultima settimana, hanno portato alla scoperta di numerose irregolarità, tra cui gravi carenze nelle misure di sicurezza a tutela dei lavoratori. Particolarmente rilevante è stato il caso di un cantiere in cui è stata riscontrata la presenza di un lavoratore impiegato in nero. Le violazioni accertate hanno portato al deferimento in stato di libertà dei titolari di tre imprese edili, mentre le sanzioni amministrative comminate ammontano a circa 25.000 euro. Non solo multe: in uno dei cantieri controllati, a causa delle irregolarità rilevate, è stata disposta l’immediata sospensione dei lavori fino alla risoluzione delle problematiche riscontrate.
L’operazione rappresenta un ulteriore passo avanti nella lotta contro il lavoro irregolare e la mancata osservanza delle norme di sicurezza sui luoghi di lavoro. Ancora una volta, l’Arma dei Carabinieri e gli organi ispettivi ribadiscono il loro impegno nella tutela dei diritti dei lavoratori e nella vigilanza sul rispetto delle leggi. Il procedimento è nella fase delle indagini preliminari e, come previsto dalla legge, per gli indagati vige la presunzione di innocenza fino all’emissione di una sentenza definitiva.

Reggio Calabria: scoperta dai Carabinieri maxi discarica di rifiuti

 

Abbandono rifiuti, reato e quali sono le sanzioni

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 Reggio Calabria – San Ferdinando 

Nuovo duro colpo contro l’abbandono illecito di rifiuti: i Carabinieri di San Ferdinando hanno scoperto e sequestrato una discarica abusiva di dimensioni notevoli nell’ambito di un’operazione volta a contrastare il degrado ambientale nel territorio.

L’area sequestrata, estesa quanto cinque campi da calcio, contiene rifiuti di ogni genere, tra cui amianto, materiali edili, plastica, ferro, legno, vetro, ceramica e rifiuti speciali derivanti da attrezzature domestiche. Il sito, di gran lunga più esteso rispetto alla discarica scoperta di recente nel centro cittadino (circa 150 metri quadrati), ospitava anche un camioncino abbandonato.

Grazie all’intervento dei Carabinieri, l’intera zona è stata sottoposta a sequestro, interrompendo l’accumulo incontrollato di materiali potenzialmente pericolosi. Le indagini per risalire al proprietario del terreno e del veicolo sono tuttora in corso.

Gli investigatori puntano a identificare chi ha consentito che nell’area si accumulasse una quantità così rilevante di rifiuti che rappresenta una minaccia per la salute pubblica e per l’ambiente di San Ferdinando. La scoperta di questa discarica e il sequestro che ne è seguito dimostrano la determinazione dei Carabinieri di tutto il Comando Provinciale di Reggio Calabria nel contrastare con decisione l’abbandono illecito di rifiuti, un fenomeno che continua a rappresentare una sfida costante per il territorio.

I militari dell’Arma stanno agendo con pervasività e fermezza per prevenire e reprimere questi episodi proteggendo l’ambiente e la salute dei cittadini attraverso un monitoraggio continuo e interventi mirati.

I carabinieri scoprono e distruggono un’altra piantagione di marijuana, la quinta in pochi giorni

Quante piante di marijuana si possono tenere per uso personale?

 

Reggio Calabria – Giffone (
Oltre 2500 piante rinvenute. Evitata la produzione di oltre 70 mila dosi per un valore di circa 600 mila euro.
Ancora una volta nel corso di un servizio di controllo del territorio, i Carabinieri della Compagnia di Taurianova, con il supporto dello squadrone eliportato “Cacciatori di Calabria”, hanno scoperto una vasta piantagione di marijuana nascosta in una zona boschiva e impervia del comune aspromontano di Giffone. Questa è la quinta piantagione individuata nel giro di pochi giorni.
Nell’ultima operazione, i militari hanno rinvenuto diverse piante di marijuana, alcune delle quali superavano i due metri di altezza. Le piante erano già in uno stato avanzato di crescita, pronte per essere raccolte. In loco, è stato sorpreso un giovane di 21 anni, residente a Giffone, mentre controllava lo stato di maturazione delle piante e gestiva un sofisticato sistema di irrigazione.
Grazie all’intervento tempestivo dei Carabinieri, le piante sono state estirpate e sequestrate, impedendo che la marijuana, una volta raccolta, alimentasse il mercato illegale degli stupefacenti. Se trasformate in dosi pronte per la vendita, le oltre 2700 piante rinvenute in questi giorni avrebbero potuto produrre circa 70 mila dosi, per un valore stimato sul mercato nero di oltre 600.000 euro.
Il procedimento è attualmente pendente nella fase delle indagini preliminari e l’effettiva responsabilità della persona arrestata, attesa la fondatezza delle ipotesi d’accusa mosse a suo carico, sarà vagliata nel corso del successivo processo. 
Non si escludono ulteriori sviluppi investigativi e probatori, anche in favore della persona sottoposta ad indagini.

Provvedimenti cautelari per traffico illecito di rifiuti su richiesta della DDA

La Cina dal 1° gennaio vieta l'importazione di rifiuti. Ma ...
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 – Reggio Calabria e Cosenza,

Nelle province di Reggio Calabria e Cosenza, i Carabinieri Nucleo Operativo Ecologico di Reggio Calabria hanno dato esecuzione ad un provvedimento cautelare reale, emesso dal GIP di Reggio Calabria su richiesta della locale DDA, nei confronti di 7 persone giuridiche e 2 persone fisiche, poiché ritenute responsabili, a vario titolo, di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti in concorso.

Il provvedimento prevede il sequestro preventivo delle quote del patrimonio sociale e dell’intero compendio aziendale di 7 società ubicate nelle province di Reggio Calabria e Cosenza, nonché il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente nei confronti di due imprenditori reggini, considerati al vertice dell’organizzazione criminale. Il valore complessivo dei beni mobili e immobili da sottopone a sequestro ammonta a circa 20 milioni di euro. È stata documentata l ‘attività di imprenditori reggini che, attraverso società direttamente gestite, sprovviste di autorizzazione al trattamento dei rifiuti nonché alla successiva trasformazione degli stessi in “materia prima seconda”, spedivano agli altri soggetti imprenditoriali rifiuti senza il preventivo trattamento, utilizzando il DDT (documento di trasporto) di modo da farli risultare merci e così eludere i controlli sulla tracciabilità dei rifiuti, consentendo altresì l’abbattimento dei costi derivanti dal loro corretto trattamento.

Operazione “fata verde” producevano sostanze stupefacenti, simulando la coltivazione di canapa sativa

 

Droghe sintetiche (immagine di repertorio)

Archivi -Sud Libertà 

 

Reggio Calabria,

I carabinieri del n.i.p.a.a.f. del gruppo carabinieri forestale di Reggio Calabria, diretti dalla direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, hanno ricostruito, allo stato degli atti, l’esistenza di un’associazione a delinquere finalizzata alla realizzazione di vaste piantagioni di cannabis sul territorio calabrese con conseguente vendita sul mercato illegale della sostanza stupefacente ricavata, all’interno di una consolidata organizzazione costituita da soggetti operanti tra i comuni di Taurianova (rc), san Procopio (rc) e Sant’eufemia di aspromonte (rc).

Le indagini avrebbero consentito di individuare i soggetti che finanziavano e sovraintendevano i lavori di piantagione, riconducibili alle cosche di ‘ndrangheta delle province di Reggio Calabria ed anche di Catanzaro, nonché gli altri componenti dell’organizzazione, con la definizione delle “quote parte” spettante a ciascuno di essi, in termini di proventi derivanti dalla vendita della sostanza stupefacente sul mercato illegale.

In ausilio ai sodali, operavano ulteriori figure assoldate di volta in volta, che venivano individuate per svolgere compiti di vigilanza e manovalanza, ovvero quali “soggetti sacrificabili”, spesso incensurati, disposti ad assumersi ogni responsabilità nell’ipotesi di un intervento delle forze di polizia.

Dalle conversazioni intercettate emergeva come i partecipi all’organizzazione si mostrassero sicuri in merito ai canali commerciali ai quali destinare la sostanza stupefacente, grazie alle figure garanti dei capi-promotori, già inseriti in un sistema strutturato e consolidato di commercio nel mercato illegale.

Gli odierni arrestati non desistevano neppure a fronte delle periodiche azioni di contrasto alle loro attività poste in essere dalle forze di polizia, tanto da essere capaci di riavviare in tempi rapidi le attività di produzione della sostanza stupefacente nonostante i vari controlli subiti.  peraltro i sodali simulavano la legale sussistenza delle coltivazioni di canapa, con raggiri e stratagemmi atti ad eludere i controlli operati dai carabinieri forestali.

Nel corso di un controllo amministrativo, uno dei titolari dell’attività, già istruito a dovere dai sodali, esibiva ai carabinieri la documentazione comprovante la sussistenza di un’azienda agricola a suo nome, un regolare contratto di affitto del terreno e fatture di acquisto di semi certificati di canapa nei limiti previsti dall’attuale normativa. nello specifico, i militari intervenuti eseguivano ritualmente un campionamento delle piante presenti, con prelievo della coltura, alla presenza del titolare, al quale venivano rilasciati dei campioni in contraddittorio per le eventuali controverifiche. gli esiti delle analisi condotti dal reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri, confermavano la sussistenza di un principio attivo – thc nettamente superiore al quantitativo soglia consentito dalla legge, il che certificava la natura di stupefacente delle piante campionate.

Tra le varie attività condotte nel corso dell’indagine, i militari del n.i.p.a.a.f. di Reggio calabria avevano già proceduto all’arresto in flagranza di un soggetto che trasportava ingenti quantitativi di piante di canapa prelevate dalle piantagioni oggetto della presente indagine, nonché di ulteriori quattro soggetti sorpresi nella lavorazione dello stupefacente, con conseguente sequestro di circa 70 kg di marijuana già in stato di essiccazione e pronta per la vendita.

Quest’ultima attività e tutti gli elementi raccolti dagli investigatori hanno portato all’adozione delle odierne misure cautelari, emesse dal g.i.p. di Reggio Calabria.

Le ipotesi di reato contestate vanno dall’associazione a delinquere finalizzata al traffico delle sostanze stupefacenti, aggravata ai sensi dell’art. 416 bis 1 c.p., a una serie di delitti in materia di stupefacenti.

E’ appena il caso di evidenziare gli effetti deleteri per la salute derivanti dall’uso di tale sostanza stupefacente, quali tra i più gravi l’alterazione della capacità di giudizio.

Per l’odierna operazione sono stati impiegati circa 60 carabinieri forestali provenienti dalle regioni Calabria e Sicilia, unitamente a militari del comando provinciale di Reggio Calabria. tredici le misure cautelari personali eseguite in data odierna, di cui otto in carcere, tre agli arresti domiciliari e due divieti di dimora nel territorio calabrese.

Si precisa che il presente procedimento penale è nella fase delle indagini preliminari per cui ogni valutazione è da considerare allo stato degli atti e fatte salve le successive valutazioni

 

 

Reggio Calabria, un 79enne accusa un malore improvviso. I Carabinieri lo soccorrono nelle manovre di primo soccorso: salvato

Tale episodio dimostra, ancora una volta, l’estrema sensibilità dell’Arma dei Carabinieri ai bisogni della popolazione, qualunque essi siano.

Truffa ai danni di un anziano di 99 anni: due donne agli arresti domiliciari

Archivi-Sud Libertà
Reggio Calabria,

I Carabinieri di Ortì, nel corso di un servizio di pattuglia, sono intervenuti in loc. Terreti di Reggio Calabria in quanto alcuni cittadini avevano segnalato un 79enne riverso sulla strada, in stato di semi-incoscienza, poiché colto da malore improvviso.

I militari, giunti sul posto, dopo aver allertato il 118 per il tramite della Centrale Operativa, unitamente al nipote dell’uomo attuavano le manovre di primo soccorso per poi affidare il malcapitato nelle mani del personale sanitario che provvedeva a trasportarlo, non in pericolo di vita, presso il locale G.O.M. Tale episodio dimostra, ancora una volta, l’estrema sensibilità dell’Arma dei Carabinieri ai bisogni della popolazione, qualunque essi siano. La diffusione capillare su tutto il territorio nazionale e, in particolar modo, nei piccoli centri e nelle piccole frazioni – ove spesso la Stazione Carabinieri rappresenta l’unico presidio di riferimento per la cittadinanza – costituisce uno dei punti di forza dell’Istituzione e consente un intervento tempestivo, da parte dei militari, anche in caso di soccorso alle persone vittime di eventi naturali.