Oggi  protesta mondiale per il clima e la natura :il grido dei  ragazzi di tutti i Paesi

 

Sciopero planetario, gli studenti scendono in piazza per gridare contro i disastri climatici.

Sciopero mondiale del 15 marzo, gli studenti scendono in piazza per gridare contro i disastri climatici.
           (Archivio Sud Libertà_ Greta Thunberg l’eroina svedese sulla problematica del Clima nel pianeta)

Oggi sciopero planetario  degli studenti.   Protesta globale contro i sistemi di governo che stanno rovinando il nostro clima , intossicando la natura ed uccidendo animali che stanno per scomparire dall’habitat naturale.

I giovani di tutto il mondo si uniscono  alla protesta radunandosi in piazza per gridare il proprio sdegno nei confronti dei potenti che ancora non hanno preso misure importanti contro i cambiamenti climatici.

La Thunberg, diventata sempre più popolare non solo in patria, dove è stata eletta donna dell’anno, è ormai una vera e propria eroina sul fenomeno e la problematica del clima e dell’ambiente. Come lei stessa racconta, a muovere il suo interesse verso questa causa le potenti ondate di calore e dagli incendi che avevano di recente distrutto boschi e il verde del suo Paese 

Greta dal 20 agosto ha deciso di non andare a scuola fino alle elezioni del 9 settembre per chiedere al governo di ridurre le emissioni di gas a effetto serra. La sua protesta è diventata poi un fenomeno mondiale, che raggiunge oggi l’apice con questo sciopero . Il fenomeno Greta però è anche  una grande battaglia culturale e investe non solo i ragazzi ma anche le persone di ogni età sensibili alla Cultura dell’ambiente.

 

Disco verde alla manovra anche al Senato – Il Pd annuncia ricorso alla Corte Costituzionale- Si scoprono altre tasse per i cittadini

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Tra un fiume di contestazioni ed insulti la manovra è riuscita ad avere l’approvazione al Senato. Nella notte tra il 22 e il 23 dicembre Palazzo Madama ha dato disco verde con 167 voti a favore. Sono stati 78 i contrari mentre 8 gli astenuti. Ora il testo è atteso nuovamente alla Camera prima di diventare legge. Polemiche in Aula con il PD che durante le dichiarazioni ha annunciato il ricorso alla Corte Costituzionale.

Adesso il Governo pone la questione di fiducia al Senato  con i deputati di Pd e Leu che hanno abbandonato la Commissione del bilancio sulla manovra. La protesta  è stata fatta  dopo che Daniele Pesco (M5S), presidente della Commissione, ha fatto sapere che probabilmente la commissione non avrebbe avuto il tempo necessario per analizzare tutti gli emendamenti.  Emma Bonino piange in Aula :  alcuni affermano che tale comportamento equivale ad una  sintesi di un iter politico travagliato e complicato.

 

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Come previsto, il Senato si è riunito alle ore 17.00 con la presidente Casellati che ha immediatamente interrotto i lavori convocando i capigruppo per stabilire come procedere per l’analisi del testo della manovra.  Intanto il PD annuncia l’occupazione dell’Aula. Le critiche da parte dell’opposizione sono legate al fatto che la Commissione non ha discusso neanche un emendamento perchè il tempo a disposizione non consentiva l’esame o la lettura

Fedelissimo a sé stesso, il governo sembra tuttavia non curarsi delle proteste e andare avanti sostenuto  dalla maggioranza che gli ha consentito di passare in Senato e rispedire la manovra alla Camera per la terza lettura. “Siamo stanchi ma contenti” ha detto il vicepremier Matteo Salvini, poco prima del voto e “mi pare sia tutto pronto”, ha aggiunto, spiegando che i decreti su reddito di cittadinanza e pensioni saranno approvati “nei primi giorni di gennaio”

Calabria: per oltre due anni 13enne fu violentata e stuprata dal branco. Sei condanne e due assoluzioni

 

 

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Sei condanne e due assoluzioni per il branco guidato dal figlio del boss che per ben due anni violentò una 13enne a Melito Porto. Una sentenza – affermano Fondazione Pangea e Reama – che nell’assolvere due degli imputati e nel rendere liberi gli altri in attesa del pronunciamento definitivo, rende la ragazza vittima due volte e la umilia. Questa sentenza tollera gli stupri e non protegge le donne dentro e fuori dai processi”.

SUD LIBERTA’ : OSPEDALE DI GRAVINA( A CALTAGIRONE) E DISTRETTO DI BELPASSO:CAOS, MANCANO INFERMIERI . I DIRIGENTI ASP LI “SFRUTTANO” OLTRE IL CONSENTITO

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Sanità   catanese nella palude. A Caltagirone e a Belpasso.  Eclatante gesto di protesta  lanciato dal Sindacato ” NurSind,” sindacato delle professioni infermieristiche, per richiamare le attenzioni dei vertici della sanità regionale, sulla situazione dell’ospedale Gravina di Caltagirone

Il Gravina, si avvia va verso un “progressivo smantellamento per ragioni estranee alle logiche di un buon funzionamento della pubblica sanità”.Gli infermieri, fino a quando non interverrà l’assessore regionale alla salute e o il direttore generale, rimarranno incatenati e in sciopero della fame.. Decisi a tutto…..

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Le contestazioni:   la disapplicazione in tutta l’Asp di fondamentali norme sulla sicurezza dei lavoratori dovuta a croniche carenze igienico sanitarie in tutti i presidi e distretti; la gravissima insufficienza del personale infermieristico e degli operatori socio sanitari nonché uno scorretto utilizzo delle risorse umane; la mancanza quasi ventennale dell’indizione di concorsi interni all’Asp Catania atti ad individuare anche  le figure dei coordinatori, la politica clientelare che ha generato invenzioni di coordinatori pupilli dei primari.     

       SITUAZIONE CAOTICA- ED ILLECITA – ANCHE A BELPASSO

Ma la carenza infermieristica si avverte anche in un altro Distretto della provincia etnea, quello di Belpasso, un Poliambulatorio dove nel passato era stata più volte richiesta la carenza in pianta organica di infermiere. Richiesta anche qui disattesa dai vertici dirigenziali dell’Asp di Catania. Le attese diventano quindi  estenuanti per una visita, specialisti alla ricerca di un infermiere che li aiuti, i quattro infermieri in servizio a Belpasso – qualificate con autentico spirito di sacrificio ed abnegazione si devono distribuire tra visite, assistenza, registrazione visite, relazioni informative con gli utenti, richieste di materiale sanitario da inviare all’Ospedale di Paternò, costrette quasi tutte- due sono prossime al pensionamento – a superare abbondantemente gli orari contrattuali , anche di un’ora o due, per poter lasciare le consegne ai colleghi dei turni successivi. 

 Se qui le infermiere in servizio- osserviamo noi di SUD LIBERTA’ – dovessero coalizzarsi e attivare un contenzioso, l’Autorità Giudiziaria certamente si esprimerebbe in termini di condanna del direttore generale e dei dirigenti dell’Ambulatorio di Belpasso che non hanno segnalato o trascurato le criticità esistenti causando l’indebito “arricchimento dell’Asp con sfruttamento provato e documentato delle lavoratrici.   Ma dulcis in fondo i dirigenti dell’Asl nella consapevolezza della cronica carenza di personale a Belpasso per il susseguirsi di congedi per pensionamenti di numerose unità di personale infermieristico hanno persino “inventato”, una disposizione di servizio, passata inosservata tra i distratti sindacati locali, che  dispone dadiverso tempo  l’invio all’Ospedale di Paternò di una o due unità infermieristiche in dispregio della normativa e della giurisprudenza consolidata che consente la mobilità solo in via temporanea.        Tale circostanza-si apprende – è stata programmata tramite un Coordinatore infermieristico dell’Ospedale di Paternò, ovviamente avallata dal direttore di servizio, da oltre un anno e mezzo.

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Ma qui la situazione è resa ancora più grave dalla disattenzione e probabili illeciti consumati della direzione generale dell’Asl che mantiene nelle mansioni di “amministrativo” un infermiere generico od  ausiliario, negli Uffici amministrativi dell’ambulatorio di Belpasso (si apprende che sia  un ex assessore comunale) anzichè alle mansioni previste dalla qualifica originaria nell’osservanza dell’ordinamento giuridico. 

Una cosa di non poco se consideriamo che una persona può rappresentare di fronte a tanta carenza, una boccata d’ossigeno per l’intero personale infermieristico e specialistico. Si impone dunque una indagine  dell’Autorità Giudiziaria per sapere chi e e perchè si sia creata in tanti anni una situazione a dir poco illecita  ed intollerabile tra la  cronica  indifferenza dei dirigenti dell ‘Asp 3 di Catania, autentici “sfruttatori” del personale.

Mattarella: giù le mani dall’Informazione,anche ciò che non si condivide aiuta a riflettere

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OGGI FLASH MOB NELLE PIAZZE A DIFESA DELLA LIBERTA’ DI STAMPA

Parole molto belle e pacate sui valori fondamentali della Stampa di Sergio Mattarella La libertà di stampa “ha un grande valore”. Il Presidente della Repubblica ricevendo al Quirinale alcune scolaresche delle scuole secondarie di primo grado e rispondendo alle loro domande. La libertà di stampa “ha un grande valore, perché – anche leggendo cose che non si condividono, anche se si ritengono sbagliate – consente e aiuta a riflettere” spiega il capo dello Stato.

“Al mattino – Mattarella si rivolge ai giovani – come prima cosa leggo i giornali: le notizie e i commenti, quelli che condivido e quelli che non condivido, e forse questi secondi per me sono ancora più importanti. Perché è importante conoscere il parere degli altri, le loro valutazioni. Quelli che condivido sono interessanti, naturalmente, e mi stanno a cuore; ma quelli che non condivido sono per me uno strumento su cui riflettere”.

Parole, quelle di Mattarella, che qualche ora più tardi trovano eco nelle affermazioni del presidente della Camera, Roberto Fico: “”Nel nostro Paese c’è una Costituzione: la libertà di stampa è tutelata e sarà tutelata fino alla fine – assicura la terza carica dello Stato, interpellata a Napoli a proposito della polemica scatenata nei giorni scorsi da Di Maio e A.Battista , argomenti certamente inopportuni-. Ci vuole una cultura dell’indipendenza non solo nella stampa ma in tutti i settori”.

Intanto, la Federazione nazionale della Stampa italiana e le Associazioni Regionali di Stampa hanno organizzato per oggi, martedì 13 novembre, dalle 12 alle 13, dei flash mob nelle piazze dei capoluoghi di regione per dire ‘Basta attacchi ai giornalisti’ e ‘Giù le mani dell’informazione’, “per difendere la libertà di stampa e contrastare la deriva di un linguaggio della politica fatto di insulti e minacce a chi ogni giorno svolge il proprio dovere di informare i cittadini. Attacchi a una categoria di professionisti, ma soprattutto all’articolo 21 della Costituzione e ai valori fondamentali della democrazia, che mettono a rischio il diritto ad essere informati”.

Alla mobilitazione hanno aderito finora il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti e gli Ordini regionali dei giornalisti; Usigrai; Anpi; Articolo21; Associazione Amici di Roberto Morrione; Associazione Carta di Roma; Associazione Giulia Giornaliste; Libera; Libera Informazione; Associazione NoiAntimafia di Ostia; Progressi; Rete NoBavaglio; Riforma.it; Ucsi; Ungp; rappresentanti delle istituzioni locali.

(Ag.)

“NON SPEGNERE LA LUCE”, DOMANI SIT IN A CATANIA CONTRO IL DISSESTO

 

Catania è viva – Nessuno spenga la luce” è la frase scelta dalle forze sociali e associazioni della cooperazione a per scongiurare il dissesto finanziario del Comune di Catania, che si terrà domani, mercoledì 31 ottobre 2018, dalle 9.30, in piazza Duomo.
La finalità è di sensibilizzare tutte le organizzazioni produttive e le associazioni cittadine per sollecitare impegno forte e risposte concrete a tutti i rappresentanti politici delle istituzioni politiche nazionali, regionali e locali.
«È necessario – è il  coro unanime– destinare subito a Catania le risorse ripetutamente promesse, che sono indispensabili per avviare un credibile piano concertato di risanamento, su cui da tempo sollecitiamo confronto all’amministrazione comunale».

Violenza selvaggia della Libia che sequestra due pescherecci di Mazara del Vallo. Urge un incisivo intervento delle Autorità italiane

I Paesi rivieraschi- come la Libia – minacciano di intaccare la vocazione della cultura dell’accoglienza e del rispetto di Mazara Del ValloRisultati immagini per immagini di sequestri di pescherecci

La Libia non manca di stupire per le sue violenze e sistemi antidemocratici . Due pescherecci iscritti al compartimento marittimo di Mazara del Vallo sono stati sequestrati da una vedetta libica nella tarda serata di ieri. Si tratta del motopesca ‘Afrodite Pesca‘, di proprietà della omonima società armatoriale dei fratelli Pellegrino (140 tonnellate di stazza lorda, con 6 uomini di equipaggio a bordo al comando del capitano Vincenzo Pellegrino) e del motopesca ‘Matteo Mazzarino‘, di proprietà della società armatoriale M.C.V. Pesca dell’armatore Vincenzo Asaro (sette uomini di equipaggio al comando del capitano Alberto Figuccia), giunti in nottata al porto Ras Al Hilal.

Il fatto è  avvenuto a circa 30 miglia dalla costa libica di Derna, all’interno della cosiddetta ZEE (Zona Economica Esclusiva) che la Libia dal 2005 considera proprie unilateralmente.

Si apprende che la  vedetta libica avrebbe cominciato a sparare senza alcun preavviso colpi di arma da fuoco, provocando danni alla cabina e alle attrezzature del motopesca Afrodite. I militari libici, saliti a bordo dei due natanti, hanno  ordinato di seguire la motovedetta fino al porto Ras Al Hilal, a est di Derna.   Sembra che il  rilascio dei due motopesca sarà condizionato al pagamento di una sanzione per l’attività svolta “all’interno della ZEE”.

Intanto il primo cittadino di Mazara esprime sdegno ed angoscia per quanto avvenuto benchè lo specchio acqueo  illegittimamente e unilateralmente è considerato proprio dalla  Libia  senza condivisione  delle autorità internazionali”. “Sono certo – prosegue Cristaldi – che le autorità diplomatiche italiane interverranno con urgenza per assicurare la sicurezza dei nostri marittimi e la tranquillità delle loro famiglie. L’ episodio è vissuto con angoscia dalla popolazione sia perché richiama il triste ricordo della detenzione subita dai nostri pescatori negli anni passati nelle carceri libiche, sia perché nostri natanti illecitamente sequestrati dalla Libia – conclude il sindaco – non hanno fatto più ritorno a Mazara e sono stati lasciati in abbandono come nel caso del motopesca Daniela L. sequestrato sei anni fa”.

REGIONE SICILIA ASSENTE ED INGOVERNABILE: TROPPI DEBITI FUORI BILANCIO, DENUNCIA M5S

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Sull’affossamento della Regione siciliana i  deputati del Movimento 5 Stelle all’Assemblea regionale siciliana,  Sergio Tancredi, Stefano Zito e Luigi Sunseri a margine dei lavori  della commissione Bilancio di Palazzo dei Normanni, che aveva  all’ordine del giorno il riconoscimento della legittimità dei debiti  fuori bilancio hanno espresso una vibrata protesta : “Gli oltre 21 milioni di euro di debiti  fuori bilancio di cui sta discutendo la II commissione dell’Ars e che  rientrano tra quelli con sentenze passate in giudicato sono la cartina al tornasole dello sfacelo e della gestione politico amministrativa  dissennata. Ribadiamo con forza che a pagare siano quei dirigenti che  hanno autorizzato tali spese allegre e non i cittadini”.

Sembra incredibile come in questa Regione – spiegano  i deputati – a pagare i debiti delle malversazioni e delle clientele  di politici e dirigenti, debbano essere i cittadini e non si possano  individuare i colpevoli”.“La politica regionale ha alimentato la burocrazia e la burocrazia, a  sua volta, dopo essersi ingrassata, ha coperto e tutelato la politica  – . Oggi ci siamo occupati ancora una  volta non del futuro e dello sviluppo del territorio, ma di un  fardello pregresso che peserà sulle tasche dei siciliani per i  prossimi anni. Si è trattata, peraltro, dell’ennesima seduta di  commissione svoltasi nella totale assenza del governo. Oggi Armao era a Roma e può starci, ma non vediamo Musumeci da mesi. Fermo restando  che si tratta di sentenze definitive che la Regione deve pagare, ci  chiediamo se la Regione stia pensando a soluzioni utili a fermare i  contenziosi altrimenti – concludono i deputati – ogni anno i debiti  fuori bilancio saranno destinati ad aumentare. Non è questo il modo di governare una Regione...”

SUD LIBERTA’ PUBBLICA LA PROTESTA DEL PREMIER CONTE CONTRO IL “GIORNALISMO DENIGRATORIO”

Ecco la lettera di protesta( copia pervenuta al direttore di Sud Libertà) di Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio al direttore del quotidiano “La Repubblica” , autore “di  ostilità denigratoria”  e “di un giornalismo che non merita interviste..”

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Riceviamo e pubblichiamo:

lo scorso week-end, sabato 6 ottobre e domenica 7 ottobre, il Suo quotidiano (La Repubblica n.d.r.)  che sin dal giorno in cui ho ricevuto l’incarico di avviare questa nuova esperienza di governo mi ha riservato astiosi attacchi, sciorinando falsità e diffamazioni del più variopinto tenore, mi ha dedicato due articoli che mirano a persuadere il lettore circa la presunta illegittimità del concorso con cui sarei diventato professore “ordinario”.

I titoli, riportati anche in prima pagina sono di per sé eloquenti: sarei diventato professore ordinario perché “promosso dal mio maestro e socio [di studio]”, e perché “lavoravo … e avevo rapporti di affari con chi dopo pochi mesi fu mio commissario”.

Già in passato ho chiarito che non intendo rispondere alle diffamazioni del Suo giornale promuovendo azioni penali o anche solo civili di risarcimento dei danni fin quando rivestirò l’incarico di Presidente del Consiglio. Considerato questo alto ufficio, infatti, non ritengo opportuno avvalermi degli strumenti di tutela giudiziaria che pure sono posti a disposizione di tutti i cittadini. Sono cresciuto e mi sono formato nel culto del principio della libertà di stampa e anche adesso che ho la possibilità di constatare, sul piano personale, come di esso si possa fare un uso così insistentemente malaccorto, rimango fermo in questa mia convinzione.

All’inizio della mia esperienza di governo sono rimasto sorpreso di scoprire che quando questo giornale mi attaccò sulla mia esperienza di studio alla New York University non si premurò – eppure sarebbe bastato leggere le precisazioni riportate da altri giornali italiani – di pubblicare le complete e inequivoche dichiarazioni della portavoce della medesima Università, che attestavano i miei soggiorni di studio estivi dal 2008 al 2014 (addirittura due anni in più di quanto riportato nel mio curriculum).

Come pure sono rimasto sorpreso, in occasione degli attacchi ricevuti per la mia partecipazione al concorso dell’Università La Sapienza, di leggere sul suo giornale che il concorso sarebbe stato “confezionato a mia misura” senza che nessun elemento fosse fornito a supporto di questa gravissima affermazione. Per tutta risposta il Suo giornale mi ha perfino accusato di essermi ritirato dal concorso tramite una dichiarazione video-registrata diffusa via internet, priva di valore giuridico, fingendo di ignorare o non preoccupandosi di verificare – cosa è più grave? – che lo stesso giorno avevo inviato una comunicazione formale certificata (pec) alla segreteria amministrativa del concorso.

Anche gli articoli pubblicati lo scorso week-end circa la presunta illegittimità del mio concorso da ordinario sono privi di qualsiasi consistenza, e si affidano a consumati espedienti retorici al fine di suggestionare il lettore. Avrei lasciato perdere anche in questo caso, solo che pur di attaccare me, per fatti che risalgono al 2002, finite per scagliarvi contro il professor Alpa, una delle nostre riconosciute eccellenze in campo giuridico, giurista unanimemente apprezzato in Italia e all’estero. E questo non è giusto perché Alpa è fuori dalla contesa politica e in ogni caso non merita attacchi così palesemente strumentali e diffamatorii!

Chiarisco allora che il prof. Alpa non è, propriamente, il mio “maestro”. Sul piano accademico il mio maestro è il prof. Giovanni Battista Ferri, con il quale mi sono laureato alla Sapienza e sotto la cui guida ho iniziato a svolgere attività di ricerca scientifica e di assistente universitario. Il prof. Alpa l’ho conosciuto diversi anni dopo, quando ormai ero ricercatore all’Università di Firenze, derivandone sicuramente grande giovamento per l’affinamento della mia formazione di studioso.

A differenza di quanto riportato, io e il prof. Alpa non abbiamo mai avuto uno studio professionale associato né mai abbiamo costituito un’associazione tra professionisti. Sarebbe bastato ai suoi giornalisti chiedere in giro, senza profondersi in sofisticate investigazioni, per scoprire che Alpa, all’epoca dei fatti, aveva sì uno studio associato, ma a Genova, con altri professionisti. Mentre a Roma siamo stati “coinquilini” utilizzando una segreteria comune, che serviva anche altri studi professionali, tutti collocati nello stesso stabile, come spesso avviene nel mondo professionale, dove è frequente che diversi professionisti si ritrovino a condividere un medesimo indirizzo professionale, anche solo per economia organizzativa, mantenendo tuttavia distinte le rispettive attività professionali. Peraltro, a conferma della distinzione delle attività professionali vi è il fatto che io ho stipulato un contratto di locazione per l’appartamento sito al piano superiore e Alpa per l’appartamento sito al piano inferiore, entrambi a Roma, in piazza Benedetto Cairoli 6.

Nell’articolo di domenica si torna a rimestare sull’argomento tirando fuori un fatto “nuovo”: io e Alpa saremmo stati incaricati dal Garante Privacy, nel 2001, di difenderlo in un giudizio contro la Rai, quindi prima del concorso. Verissimo. Risulta per caso all’eminente articolista e al Suo giornale che nel caso due professionisti vengano incaricati da un cliente (peraltro istituzionale: Garante Privacy) di far parte del medesimo collegio difensivo si produca una qualche forma di conflitto di interessi tra loro in vista di futuri concorsi? Quale sarebbe la ragione di questa incompatibilità visto che sia io che Alpa abbiamo svolto la nostra attività quali professionisti autonomi e fatturato al nostro cliente ciascuno per proprio conto? Nell’articolo si richiama un parere dell’Anac reso in occasione di un recente concorso universitario che, però, non ha nulla a che vedere con le circostanze di cui sopra.

L’ulteriore elemento di conflitto di interessi, per il Suo giornale, sarebbe che alcune mie pubblicazioni presentate per il concorso sarebbero state ospitate in volumi curati dallo stesso Alpa e che avrei realizzato, prima del concorso e sotto la direzione di Alpa, un progetto pilota sull’insegnamento del diritto privato nelle scuole superiori. La tesi non è ardita. E’ talmente risibile che denuncia chiara malafede. Quindi d’ora in poi tutti i giovani studiosi dovrebbero evitare di pubblicare articoli in riviste o in volumi diretti o curati da autorevoli accademici; diversamente si produrrebbe una incompatibilità e dovrebbero ritirarsi dai concorsi in cui sono stati nominati commissari gli autorevoli curatori o direttori di riviste che hanno ospitato i loro scritti…

Una considerazione finale. Stiamo ragionando di un concorso svoltosi nel 2002. Di un concorso pubblico che si è concluso con l’unanime deliberazione favorevole di tutti i commissari. Nonostante la costante attenzione, anche mediatica, che accompagna da tempo lo svolgimento dei concorsi e nonostante anche la notorietà (non certo del candidato quanto) del commissario, nessuno ha mai denunciato alcunché né ha mai sollevato censure. Immagino, tuttavia, che la ragione per cui state svolgendo queste “inchieste” sia l’amore della verità e lo spirito di “servizio pubblico”, senza alcuna volontà di rimestare fatti noti, distorcendoli per mere ragioni “politiche”…

Torno alla considerazione iniziale. La libertà di stampa è un bene di primaria importanza sul piano assiologico, perché costituisce il fondamento di qualsivoglia sistema democratico.

Ma è legittimo suscitare alcuni interrogativi e promuovere una seria riflessione pubblica senza per questo essere accusati di ledere i princìpi democratici?

Si può sollecitare una discussione invitando Lei e i Suoi giornalisti a valutare se Voi stessi siate davvero consapevoli di quanto preziosa sia la libertà di espressione e di quali implicazioni l’amministrazione di questo “bene pubblico” comporti sul piano delle responsabilità ? Siamo sicuri che le difficoltà con cui attualmente si sta confrontando un po’ tutta la carta stampata siano da ricondurre ai nuovi strumenti info-telematici e non anche, quantomeno in parte, alla rinuncia a coltivare più rigorosamente il proprio mestiere, fidando nell’approfondimento critico delle notizie e nella verifica rigorosa delle fonti?

Vi è piena consapevolezza che anche un giornale è un’intrapresa culturale che deve rispondere ai propri stakeholders e deve “stare” sul mercato? Vi è piena consapevolezza che il rapporto di fiducia con i propri lettori, la credibilità di quello che viene scritto sono i “beni intangibili” che un’azienda giornalistica dovrebbe gelosamente preservare nel proprio esclusivo interesse, anche economico?

Nei mesi scorsi molti dei Suoi giornalisti mi hanno sollecitato a concedere interviste e a riferire notizie di “prima mano”.

Quanto alle notizie, mi darà atto che, nel corso delle varie conferenze stampa, ho sempre risposto in modo puntuale e cortese anche ai Suoi giornalisti. Ci mancherebbe altro. Quanto all’intervista confermo il diniego. Il Suo giornale sta esibendo nei miei personali confronti un’ostilità talmente preconcetta e denigratoria che non intendo rilasciarle interviste.

Considerato però il mio incarico e considerato altresì che Lei è il direttore di una testata giornalistica Le ho rivolto, ormai qualche tempo fa, un invito a venire a Palazzo Chigi. L’ho invitata per avere un confronto sul momento attuale che sta vivendo la carta stampata, sullo stato dell’informazione e su altre rilevanti questioni per il nostro sistema democratico. Ero e resto disponibile a riceverLa, come pure ho fatto con altri direttori di altrettante testate giornalistiche.

L’unica condizione che ho posto è che si possa video-registrare il nostro incontro in modo che avvenga in piena trasparenza e che di esso sia reso partecipe il più ampio pubblico. Lei ha sin qui declinato il mio invito. Che sia la volta buona?

Bicocca: un detenuto prende a morsi un poliziotto. Protesta il sindacato di Polizia

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Domenico Nicotra,segretario generale dell’Osapp, rende nota l’ennesima aggressione subita da un poliziotto penitenziario registratasi durante un servizio di traduzione. “Questa volta, prosegue Nicotra, e’ stato necessario l’intervento del personale di Polizia presente sul piazzale dell’istituto catanese di Bicocca dove un detenuto di origine messinese per motivi ancora sconosciuti si e’ scagliato contro un poliziotto penitenziario palermitano prendendolo letteralmente a morsi e avendo pure la possibilita’ di scagliare un pugno in pieno volto – spiega -. Il poliziotto immediatamente medicato all’interno del Penitenziario e’ stato giudicato guaribile in almeno 10 giorni salvo ulteriori conseguenze non registrate nell’immediatezza.”

“Ancora una volta – sottolinea – la Polizia penitenziaria in Sicilia e’ succube di un sistema prossimo al collasso perche’ non si puo’ pretendere di fare sicurezza senza personale di polizia che e’ stato decimato dal precedente Governo tramite la legge Madia”. L’Osapp manifestera’ pubblicamente davanti al carcere di Catania Bicocca per la mancanza di personale. 

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