GAETANO LAUDANI, DIRETTORE GENIO CIVILE DI CATANIA E BIAGIO BISIGNANI,DIRETTORE UFFICIO URBANISTICO COMUNALE A BRACCETTO PER NON RIPETERE GLI ERRORI DEI VECCHI DIRIGENTI DEL GENIO C.

 

Motivazione: Nuovo Piano Urbanistico Generale: confronto tra Comune di Catania e Ingegneri etnei

 

Tra innovazione, Tradizione e nuovo Waterfront: tanti i temi discussi durante “Catania, città dell’acqua”

 

 

CATANIA

Pensare al futuro, senza tamponare le criticità presenti, ma individuando soluzioni a lungo termine per cambiare il volto della città. Questo l’obiettivo degli incontri organizzati dal Comune di Catania, per avviare un confronto costruttivo tra Enti, Istituzioni, Ordini e tecnici. Questa mattina – 12 novembre, a Palazzo della Cultura – riflettori accesi su un tema di grande attualità: quello relativo allo smaltimento delle acque e quello legato al rapporto tra mare e città. «Occorre ridisegnare l’assetto della città – ha dichiarato l’assessore all’Urbanistica della città etnea Enrico Trantino – ma per farlo la politica deve ascoltare il contributo di chi la conosce e ha le competenze tecniche per offrire soluzioni idonee e innovative, tenendo conto anche degli errori fatti in passato e dell’attuale stratificazione del territorio». L’obiettivo è definire le «regole opportune per redigere un Piano Urbanistico Generale che risponda alle nuove indicazioni normative – ha continuato il direttore della Direzione Urbanistica di Catania Biagio Bisignani – in considerazione del fatto che quello in vigore risale al lontano 1969».

«Alla luce degli ultimi fatti emergenziali e dell’urbanizzazione dell’area pedemontana – ha affermato il capo del genio Civile di Catania Gaetano Laudani – occorre affrontare questi temi con grande priorità. Cerchiamo sempre di dare un contributo in materia di rischio idrogeologico, per il quale serve grande attenzione in riferimento soprattutto alla pianificazione e alla realizzazione: non si può pensare solo a costruire, ma anche al costruito, individuando soluzioni ai problemi derivanti dalla scarsa attenzione posta in passato al piano d’urbanizzazione, che oggi provocano ingenti danni al patrimonio e alle vite umane».

Traendo spunto anche da altri modelli europei, è emersa la necessità di realizzare nuovi collettori per il deflusso delle acque, edifici e costruzioni drenanti – attraverso un approccio combinato tra innovazione e tradizione (per esempio l’installazione di tetti verdi) – e vasche di accumulo. «Tutte riflessioni di cui tener conto nella redazione del nuovo PUG, ormai atteso dai tecnici da oltre 50 anni – ha spiegato il presidente dell’Ordine degli Ingegneri Mauro Scaccianoce, all’incontro coordinato dal Consigliere Alfredo Foti – un processo intrapreso e interrotto diverse volte negli anni e per cui non si può più attendere, anche alla luce della grande opportunità dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Due le direzioni da seguire e su cui puntare l’attenzione: la connessione della città con il mare e il porto, tema molto sentito dal punto di vista culturale, che passa dalle nuove frontiere dell’insediamento edilizio costiero legato al waterfront, il cui futuro si muove tra memoria storia e ricerca di contemporaneità. Un’area – ha continuato Scaccianoce – dove s’incrociano scelte nevralgiche: dal destino degli Archi della Marina, al nuovo progetto RFI, passando per la riqualificazione infrastrutturale e viaria dei corridoi d’accesso di Catania e del suo centro storico. Alto tema fondamentale è la realizzazione di soluzioni contro il rischio idrogeologico».

Un’analisi del Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettonica dell’Università di Catania ha individuato tra le cause degli allegamenti non solo i sempre più frequenti e anomali fenomeni atmosferici – che spesso rimangono nella media per tempi di ritorno e quantità – ma lo scarso drenaggio del terreno in funzione della massiccia urbanizzazione: «Si deve ripartire da Catania – ha dichiarato il segretario degli Ingegneri Etnei Alfio Torrisi – ma il problema non può essere circoscritto alla sola città, perché riguarda tutto il comprensorio ionico-etneo». «Il nostro territorio – ha aggiunto il professore del Dicar Paolo La Greca – non è a rischio idrogeologico nel senso più tradizionale del termine, ma per lo sviluppo urbano, la posizione alle falde del vulcano e il cambiamento climatico in atto soffre in maniera rilevante le “alluvioni”».

“Città dell’acqua” non solo per le emergenze ambientali, ma anche per lo stretto legame con il mare, per cui serve individuare «una connessione strategica – attraverso il collegamento della città con il porto, l’interramento della ferrovia, lo sviluppo del concetto di waterfront, un miglior accesso ai corridoi della città storica e alla Plaia – possibile attraverso la realizzazione di un adeguato sistema di viabilità. «Un cambiamento non solo estetico e funzionale, ma anche commerciale: «Catania è il quarto porto italiano per traffico di traghetti – ha puntualizzato l’ingegnere Riccardo Lentini, direttore tecnico dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia – Pianificazione e strategia sono indispensabili per lo sviluppo del territorio e per governare il processo di piena integrazione tra il porto e la città, che potrà essere definito attraverso il Piano Regolatore Portuale, che prende spunto dalle linee-guida individuate nel documento di Pianificazione strategica di Sistema, di recente condiviso con i Comuni interessati, tra cui quello di Catania».

Le Regioni, domani in videoconferenza, studieranno le nuove misure per arginare la pandemia

Fase 2, DPI, App, personale di protezione civile - Due videoconferenze tre  le Regioni e il Ministro Boccia e Speranza | AostaNews24

Domani le Regioni valuteranno le proposte da rimettere al premier intento a sintetizzare le nuove misure del prossimo Dpcm per arginare sempre più il fenomeno della pandemia..   La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome viene  convocata dal vice presidente Giovanni Toti in seduta straordinaria per domani alle 17 solo in videoconferenza.

.L’impianto del provvedimento si va delineando sulla base di una linea comune come per le misure adottate nelle ultime settimane nel contrasto all’emergenza Covid in Italia. Qualche giorno prima di Natale dovrebbe entrare in vigore il divieto di spostamento tra le Regioni. Una misura che non dovrebbe riguardare chi ha la residenza in un’altra regione o chi dovrebbe fare rientro nel proprio domicilio.

Nella zona arancione, secondo le regole già in vigore, non è consentito lasciare il proprio Comune. Più libertà di movimenti per chi vuole raggiungere la propria seconda casa all’interno della zona gialla prima del blocco. Per chi andrà all’estero, in particolare per sciare nei Paesi che mantengono gli impianti aperti, si profila la quarantena al rientro. I ristoranti dovrebbero restare chiusi il 25 e il 26 dicembre, mentre i negozi resterebbero aperti fino alle 21 per evitare assembramenti.

Conte: “Un piano strategico per il “Cantiere Taranto”

Riceviamo e pubblichiamo dalla Presidenza del Consiglio:

     “GIOVEDI’ 14  SEDUTA DEL CDM, DISCUSSIONE PROPOSTE, PROGETTI PER IL RILANCIO DI TARANTO”

 

 

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“Gentile ministro, durante la mia recente visita a Taranto, ho potuto constatare come la vicenda dello stabilimento industriale ex Ilva costituisca solo un aspetto, seppure di assoluto rilievo, di una più generale situazione emergenziale in cui versa la città e la sua popolazione.
Il rilancio dell’intera area necessita di un approccio globale e di lungo periodo. La politica deve assumersi la responsabilità di misurarsi con una sfida complessa, che coinvolge valori primari di rango costituzionale, quali il lavoro, la salute e l’ambiente, tutti meritevoli della massima tutela, senza che la difesa dell’uno possa sacrificare gli altri.

Per questo, reputo necessario aprire un “Cantiere Taranto”, all’interno del quale definire un piano strategico, che offra ristoro alla comunità ferita e che, per il rilancio del territorio, ponga in essere tutti gli strumenti utili per attrarre investimenti, favorire l’occupazione e avviare la riconversione ambientale.

I processi di ristrutturazione o riconversione del tessuto industriale e delle infrastrutture di una determinata area geografica – come dimostrano alcune esperienze in Italia e in Europa – si portano a compimento solo attraverso politiche coordinate e sinergiche, che coinvolgano tutti gli attori istituzionali – in primis il Governo -, le associazioni di categoria, i comitati locali e tutte le forze produttive del Paese.

A tal fine, in vista del prossimo Consiglio dei ministri di giovedì 14 novembre, ti invito, nell’ambito delle competenze del tuo dicastero, ad elaborare e, ove fossi nella condizione, a presentare proposte, progetti, soluzioni normative o misure specifiche, sui quali avviare, in quella sede, un primo scambio di idee. La discussione potrà quindi proseguire all’interno della cabina di regia che ho intenzione di istituire con l’obiettivo di pervenire, con urgenza, a soluzioni eque e sostenibili. Al riguardo, ti anticipo che il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, mi ha comunicato l’intenzione di promuovere un intervento organico per il rilancio dell’Arsenale, mentre il ministro per l’innovazione, Paola Pisano, mi ha rappresentato la volontà di realizzare un progetto di ampio respiro, affinchè Taranto possa diventare la prima città italiana interamente digitalizzata.

Confidando nella tua collaborazione, ti ringrazio fin d’ora per il contributo che potrai offrire alla definizione di un progetto che considero prioritario per l’azione di governo.   – Comunicato Stampa firmato Avv.Prof.Giuseppe Conte”

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SUD : Sempre più alto il rischio idrogeologico e sismico

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L’appello della task force etnea che riunisce le forze istituzionali della filiera edile

 PROPOSTE DI #CATANIASICURA

«La regione è in continua emergenza, agire subito è atto dovuto delle Amministrazioni»

CATANIA – «L’Oasi del Simeto, il quartiere di Santa Maria Goretti e il centro di Catania: queste le priorità da cui partire con la programmazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico. Un’azione improrogabile che ha bisogno anche della riorganizzazione degli uffici per implementare il controllo del territorio, e di importanti semplificazioni procedurali, come quelle nell’ambito delle demolizioni. Occorrono passi concreti come questi, e come quello di classificare la città etnea in zona a rischio sismico 1 (e non più 2), per poter consentire un recupero reale del nostro territorio». Quella della task force#CataniaSicura non è una dichiarazione politica che si aggiunge ai già numerosi commenti sulle tragedie che hanno colpito la Sicilia, ma è un appello super partes sull’impellenza di mettere in sicurezza la vita e i beni dei cittadini. È un invito, rivolto al presidente della Regione Siciliana e al sindaco metropolitano di Catania, a considerare fattivamente le proposte avanzate dalle forze istituzionali che compongono il tavolo tecnico; ed è un’esortazione ai cittadini, che per primi devono pretendere e rispettare le buone prassi che realmente tutelano il loro patrimonio paesaggistico e immobiliare.

Sulla Sicilia incombe quel rischio sismico e idrogeologico che sfocia poi in disastri. Si assiste a un continuo susseguirsi di frane e smottamenti della rete stradale e delle strutture abitative. Eppure, in Sicilia operano migliaia di professionisti disposti a mettere le proprie competenze a servizio della collettività. Un capitale professionale, rappresentato da Ordini, associazioni di categoria, mondo accademico, che non vuole discutere su “ciò che andava fatto” all’indomani dei danni dovuti a calamità naturali, ma che è pronto da sempre a ragionare in modo propositivo su “ciò che si può e si deve fare”, adesso.

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Attorno al tavolo di #CataniaSicura siedono Ance, Architetti, Ingegneri, Geologi, Geometri, esperti e professori dell’Università di Catania, Protezione Civile, Direzione Urbanistica comunale, e altri attori della filiera edile, a cui si aggiungono forze politiche che credono nel progetto. È una molteplicità di punti di vista e competenze specifiche, che tuttavia converge verso un unico obiettivo: la pianificazione del territorio che ha come corollario la “prevenzione”, quella che è mancata dalla strage di Giampilieri al dramma di Casteldaccia, e che continua a mancare in previsione di un forte e atteso terremoto nella Sicilia Orientale. Una prevenzione necessaria in tutte le aree: dalle coste all’entroterra, perché nessuna provincia è immune dai rischi.

Se esiste una consapevolezza del pericolo perché non seguono azioni concrete? Può un tema così cruciale trovare il punto di chiusura nella mancanza di fondi pubblici o nella scarsa capacità di utilizzarli? Perché arrivano le risorse solo per le urgenze, se la Sicilia vive in uno stato costante di emergenza? La maggior parte dei Comuni siciliani non è dotata di piani regolatori generali aggiornati, eppure la programmazione urbanistica è lo strumento migliore per tutelare le vite dei cittadini. Investire in adeguate strategie per il territorio è una scelta che denota una politica lungimirante, che sappia guardare al di là dei termini di mandato. Occorre adottare regole certe su come trasformare il nostro territorio, accettate e condivise da imprese, proprietari, enti di controllo e amministrazioni.

Non consumare ulteriore suolo ma rigenerare l’esistente, perché la misura dello sviluppo non è la quantità del patrimonio edilizio, ma la capacità di saperlo costruire, collocare, integrarlo alla natura e alle esigenze della comunità. Pianificare non significa agire successivamente, bensì lavorare fin da subito per il futuro, individuare con continuità risorse congrue e bastevoli nei capitoli di spesa, e non con interventi sporadici che riparino i danni solo dopo che il maltempo e il terremoto hanno inghiottito vittime umane.

I SINDACATI SCRIVONO E CHIEDONO DI CAMBIARE IL VOLTO DELLA CITTA’ DI CATANIA

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I  segretari provinciali di Catania di Cgil (G.Rota), Cisl (M.Attanasio), Uil(Enza Meli9 e Ugl,(Giovanni Musumeci) sono gli autori di questo comunicato inviato pure al  ministro dell’Interno Matteo Salvini, oggi in visita ( o gita turistica, francamente non l’abbiamo compreso) a Catania. …         SUD LIBERTA rileva l’assenza di segnali o comunicati da parte dei sindacati regionali del Cobas-Codir. Sadirs. Siad  nonchè dei segretari provinciali che pure dovrebbero avvertire e capire l’importanza di comunicare sulle problematiche sociali che possono cambiare le città per lo stretto rapporto tra Comuni e Regione. Indifferenza assoluta sindacale. Pubblichiamo il Comunicato pervenutoci a firma della Triplice e Ugl se non altro per consentire alla popolazione l’esercizio delle attività ed eventuali riscontri socio-politici.

Le segreterie provinciali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl le danno il benvenuto a Catania, in un momento di particolare inquietudine e drammaticità per la comunità a causa della critica situazione finanziaria in cui versa il Comune capoluogo su cui grava la proclamazione del dissesto da parte della Corte dei Conti.
Siamo certi, comunque, che la sua presenza rappresenti l’attenzione del governo nazionale a una città e a un territorio in cui le forze sociali e imprenditoriali, col supporto concertativo delle amministrazioni comunali, in questi anni difficilissimi di crisi e di impoverimento, si sono impegnate per creare opportunità di sviluppo e spingere affinché si potessero cogliere tutte le opportunità possibili di finanziamento, necessarie alla ripresa del tessuto economico e produttivo e alla coesione sociale.
Fulcro di tale impegno è stata la Cabina di regia, fortemente voluta da noi, per proporre e monitorare quella importante fase di programmazione per rilanciare il territorio, città e area metropolitana con investimenti pubblici, gli interventi previsti dai Patti per Catania e per il Sud e dal Pon Metro, e privati, per una spesa complessiva di 2 miliardi e 448 milioni di euro.
Si tratta di investimenti e progetti, alcuni dei quali già avviati, che stanno cominciando a cambiare il volto della città: è il caso del Molo di Levante, del completamento della rete di metanizzazione della città, dell’estensione della metropolitana, del recupero del Corso dei Martiri, del rinnovamento della flotta di trasporto pubblico ma anche degli orti sociali, del recupero di immobili per l’emergenza abitativa; nonché alla messa in sicurezza e all’efficienza  energetica degli istituti scolastici”