L‘operazione coordinata dalla Dda di Catanzaro. Tra gli indagati anche il segretario nazionale dell’Udc, Lorenzo Cesa, che ha annunciato le dimissioni dichiarandosi estraneo ai fatti Cesa si è dimesso da segretario del partito.
Maxi operazione contro la ‘ndrangheta su tutto il territorio nazionale, denominata ‘Basso profilo’, coordinata dalla Dda di Catanzaro. Impegnati duecento donne e uomini della Direzione Investigativa Antimafia e centosettanta unità tra Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza con il supporto di quattro unità cinofile e un elicottero.
Eseguite numerose misure di custodia cautelare nei confronti dei maggiori esponenti delle ‘ndrine tra le più importanti di Crotone, Isola Capo Rizzuto e Cutro come ‘Bonaventura’ ‘Aracri’, ‘Arena’ e ‘Grande Aracri’, nonché di imprenditori di spessore ed esponenti della pubblica amministrazione collusi con le organizzazioni criminali.
Oltre alle misure cautelari, la Procura della Repubblica di Catanzaro ha disposto l’esecuzione di numerosi sequestri di beni costituiti da compendi aziendali, immobili, autoveicoli, conti correnti bancari e postali.
Fra gli indagati anche il segretario nazionale dell’Udc, Lorenzo Cesa, che ha annunciato le dimissioni dichiarandosi estraneo ai fatti. Il blitz ha portato alla perquisizione della casa romana del segretario dell’Udc.
Il comunicato della Dda – L’operazione ‘Basso profilo’ “ha consentito di assestare un duro colpo”, afferma in una nota la Dda del capoluogo calabrese, all’insieme “di ‘locali’ e ‘ndrine distaccate e operanti nelle diverse Province calabresi”. “Le intercettazioni telefoniche e ambientali, nel numero complessivo di ben 266.500 dialoghi ascoltati e trascritti, sostenuti da contestuali indagini bancarie e accertamenti patrimoniali nel numero di 1.800 conti correnti esaminati e 388.000 operazioni bancarie ricostruite, per un giro d’affari di circa 250.000.000 di euro, hanno confermato la mole di dati riferiti dai collaboratori di giustizia e hanno permesso di confermare l’esistenza di un insieme di ‘locali’ e ‘ndrine distaccate e operanti nelle diverse Province calabresi nei territori di riferimento che corrispondono a Cirò Marina, Cutro, San Leonardo di Cutro, Isola di Capo Rizzuto, Roccabernarda, Mesoraca, Botricello, Sellia, Cropani, Catanzaro e Roccelletta di Borgia”.
Le indagini hanno inoltre “fatto emergere un complesso ed articolato sistema di interazioni tra imprenditori e consulenti fiscali della zona. Nell’indagine figurano infatti due commercialisti, entrambi originari di Roccabernarda (Crotone), con studio fiscale a Catanzaro lido dedicato ai bisogni dell’organizzazione”.
“E’ stato possibile appurare come la consorteria ’ndranghetista, nelle persone di Gallo Antonio, Brutto Tommaso, Brutto Saverio, Pirrello Antonino e Errigo Natale – si legge nella nota della Dda di Catanzaro – abbia manifestato la propria ingerenza anche in occasione delle elezioni politiche del marzo 2018, per il rinnovo della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, nel corso delle quali ha stipulato un ‘patto di scambio’ con il candidato Francesco Talarico, consistente nella promessa di ‘entrature’ per l’ottenimento di appalti per la fornitura di prodotti antinfortunistici erogati dalla sua impresa e banditi da enti pubblici economici e società in house, attraverso la mediazione dell’europarlamentare Lorenzo Cesa in cambio della promessa di un ‘pacchetto’ di voti”.
“Tra gli indagati per associazione a delinquere c’è anche il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa – ha detto il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri al Gr1 – In sostanza il segretario regionale Talarico organizza un pranzo a Roma nell’estate 2017 dove era presente anche Cesa per discutere l’aiuto da dare all’imprenditore Gallo per aggiudicarsi appalti, anche relativi alle imprese di pulizia”.
I TIMORI DELL’ORGANIZZAZIONE – La Dda di Catanzaro ricostruisce che “sono stati registrati timori dai componenti dell’organizzazione sia verso le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, dalla cui scelta di collaborare venivano prese le distanze, sia nei confronti della Dda di Catanzaro e della persona del Procuratore Gratteri definito dagli stessi componenti dell’organizzazione persona seria che stava scoperchiando ‘il pentolone’ anche se in modo, a loro dire, esagerato”. “Il timore verso le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia – evidenzia la Dda – si è rivelato più che mai giustificato perché proprio quelle dichiarazioni hanno consentito non tanto di scoprire, quanto di ‘verificare’ risultanze di indagine già supportate da prove e riscontri”.
SEQUESTRATE 59 SOCIETÀ, 2 PORSCHE E 1 LINGOTTO D’ORO – “La forza di intimidazione del vincolo associativo, condizione di assoggettamento e condizione di omertà sono tutti parametri che sono stati documentati nella presente indagine chiamata ‘Profilo basso’, denominazione che prende origine proprio dalle regole che i componenti si erano imposti: quello ‘di mantenere un profilo basso’…” ricostruisce la Dda.
“Le investigazioni – evidenzia la Dda – hanno consentito di accertare che gli appartenenti al sodalizio hanno costituito un patrimonio societario e immobiliare grazie ai proventi delle attività illecite, tramite l’appoggio delle famiglie mafiose. Per questo motivo si sono creati i presupposti per l’emissione da parte della Procura distrettuale di Catanzaro di un decreto di sequestro penale ex art. 321 cpp nei confronti di nr. 47 soggetti. Tra i beni sequestrati figurano 59 società, 45 immobili, 29 autoveicoli di cui 2 Porsche (911 Carrera 4 e Boxter), 77 conti correnti, 24 carte di credito ricaricabili, 1 imbarcazione del tipo Invictus 370, 1 lingotto d’oro e 01 orologio Rolex”.