Finalità di finanziamenti statali “molto dubbi “: arrestati i vertici della Blutec Spa

Arrestati i vertici di Blutec

Guai giudiziari per il presidente del consiglio di amministrazione Roberto Ginetta e l’amministratore delegato Cosimo Di Cursi della Blutec Spa, la società che ha rilevato l’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese, posti da stamani agli arresti domiciliari dalla Guardia di Finanza con l’accusa di malversazione ai danni dello Stato.

Un provvedimento di  sequestro preventivo dell’intero complesso aziendale e delle relative quote sociali della Blutec,   colpisce pure le disponibilità finanziarie, immobiliari e mobiliari degli  indagati fino all’importo di 16 milioni e 516 mila euro.

L’attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Termini Imerese e condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Palermo, ha focalizzato le finalità dei  finanziamenti statali, attraverso Invitalia, per la riapertura dello stabilimento, dove Blutec avrebbe dovuto produrre auto elettriche.

Dopo l’arresto dei vertici, i militari della Guardia di finanza si sono recati nella sede centrale dell’azienda a Rivoli, in provincia di Torino, e nelle unità locali, compreso lo stabilimento di Termini Imerese, in provincia di Palermo, dove la Blutec avrebbe dovuto assicurare il rilancio dell’ex fabbrica Fiat.

Almeno 16 dei 21 milioni di euro di contribuzioni pubbliche versate alla Blutec, non sarebbero mai stati impiegati per i fini progettuali previsti, né restituiti a scadenza delle condizioni imposte per la realizzazione del progetto (31 dicembre 2016, termine poi prorogato fino al 30 giugno 2018).    Le indagini mettono in luce che  riscontri finanziari, perquisizioni, una consulenza tecnica e l’assunzione di informazioni nei confronti di dipendenti e fornitori della Blutec avrebbero fatto emergere come, accanto a spese giudicate “non ammissibili”, il denaro pubblico sia servito anche per l’acquisto di beni, a esempio software, impiegati a beneficio di altre unità produttive dell’azienda fuori dalla Sicilia e non presso il polo industriale di Termini Imerese. A tutt’oggi, nonostante la revoca del finanziamento intervenuta ad aprile del 2018, le procedure di restituzione non sono state ancora avviate.

Intanto, per gli stabilimenti Blutec in Italia sono scattati i sigilli. L’azienda, il cui valore supera i cento milioni di euro, e le sue numerose unità locali sparse in tutto il territorio nazionale, compreso lo stabilimento di Termini Imerese, sono state  per evitare la prosecuzione di condotte di malversazione , affidate a un amministratore giudiziario, per  assicurare la continuità aziendale della società.

 

La Procura di Catania dispone l’arresto del boss esattore Alfio Napoli: “taglieggiava” da tempo una farmacia

Catania, arrestato l'esattore del pizzo del clan mafioso dei Cursoti milanesi

Foto d’Archivio

CATANIA –

Vita dura per gli estorsori di  mestiere. Alfio Napoli, 47 anni,(nella foto sopra) nipote acquisito dello storico capo del clan dei “Cursoti milanesi”, il defunto boss Luigi “Jimmy” Miano, è stato arrestato stanotte dalla polizia a Catania per il reato di  estorsione aggravata dal metodo mafioso. Secondo il Pubblico Ministero, con dei complici, aveva preso di mira da diverso tempo ” il titolare di una farmacia che dal 2009 pagava 200 euro al mese alla cosca “come socio regolatore e protettore. 

Il Gip ha disposto un’ordinanza cautelare su richiesta della Procura etnea.

La polizia comunica che le indagini era state avviate dalla squadra mobile con l’arresto in flagranza di reato, il 10 gennaio scorso, di Vincenzo Piazza, di 43 anni, fermato dopo che aveva incassato il “pizzo”,nascosto tra i farmaci,  dal farmacista per conto del clan dei Cursoti milanesi. 

 

La Procura di Catania richiede l’archiviazione per gli “indagati” del governo centrale

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Archiviazione della Procura di Catania per il premier Giuseppe Conte, per il vice Luigi Di Maio e il ministro per le Infrastrutture Danilo Toninelli, indagati nell’ambito dell’inchiesta sul procedimento titolato “Diciotti”

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I magistrati hanno già notificato la richiesta a Palazzo Chigi. Negli atti, inviati dalla giunta del Senato, c’era la memoria del vicepremier Matteo Salvini, indagato per sequestro di persona nella quale i tre componenti dell’esecutivo hanno significato che la scelta sulla nave Diciotti era condivisa da tutto il governo. Proprio ieri la Giunta del Senato ha respinto l’autorizzazione a procedere per Salvini, sostenuto come si sa anche dal Movimento 5 Stelle che si è rivolto alla propria base e ha espresso disco rosso al procedimento contro Salvini. Se le posizioni dei tre componenti dovessero andare alla Giunta per l’autorizzazione a procedere, sarebbe il Senato a occuparsene, proprio come nel caso di Salvini, come prevede la legge. 

Il governo è salvo. Resta il conflitto tra la magistratura e un organo di massimo potere quale è il governo centrale. Chi comanda in Italia?

I politici, gestori della vita degli italiani, o i magistrati, depositari delle leggi, norme e cavilli vari?     Diventa davvero un rebus..

OPERAZIONE “CITTA’ BLINDATA”: LA PROCURA ANTIMAFIA,CARABINIERI E POLIZIA, DISARTICOLANO LE COSCHE MAFIOSE

GLI ARRESTATI

1. AMOROSO Giuseppe cl.72
2. AMOROSO Vito cl.67
3. CARCIOTTO Giovanni cl.84
4. CARUSO Tino cl.78
5. GANGI Gregorio cl.89
6. GRAVAGNA Alberto cl.85
7. LICARI Roberto cl.87
8. MONFORTE Andrea cl.92
9. MONFORTE Alfio Ambrogio cl.69
10. MUSCIA ALFIO cl.78
11. PANEBIANCO Vincenzo cl.90
12. PELLERITI Riccardo cl.95
13. RICCERI Placido cl.86
14. VERCOCO Carmelo cl.73
15. MERLO Massimo cl.72 (tratto in arresto dalla Polizia di Stato)
16. MERLO Marcello cl.60 (tratto in arresto dalla Polizia di Stato)

Gli arrestati sono stati associati al carcere di Catania-Bicocca, in attesa dell’interrogatorio di garanzia che si terrà nei prossimi giorni.

Carabinieri del Comando provinciale di Catania e dalla polizia hanno fermato sedici persone nell’area di Biancavilla in virtù di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip su richiesta della Direzione distrettuale antimafia etnea.     Si procede per contestazione dei  reati di associazione mafiosa e associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti e al porto e alla detenzione di armi

L’operazione, denominata “Città blindata”, la Procura distrettuale di Catania ritiene di avere frenato la cosca storicamente denominata Tomasello-Mazzaglia-Toscano oggi diretta da due “famiglie”, Amoroso e Monforte, e legata al clan Santapaola-Ercolano ai vertici di Cosa nostra.

. Gli arrestati sono: Giuseppe Amoroso, 47 anni; Vito Amoroso, 52; Giovanni, Carciotto, 35; Tino Caruso, 41; Gregorio Gangi, 30; Alberto Gravagna, 34; Roberto Licari, 32; Andrea Monteforte, 27; Alfio Ambrogio Monteforte, 50; Alfio Muscia, 41; Vincenzo Panebianco, 29; Riccardo Pelleriti, 24; Placido Ricceri, 33; Carmelo Vercoco, 46; Massimo Merlo, 47, e  Marcello Merlo, di 59, che in passato è stato anche sindaco di Biancavilla.

Le indagini, che hanno preso avvio dopo gli omicidi di Agatino Bivona, ucciso il 13 gennaio 2014, e di Nicola Gioco, freddato due giorni dopo, hanno fatto emergere i contatti tra Giuseppe Amoroso, che era stato posto agli arresti domiciliari, ed alcuni suoi fedelissimi per consolidare gli assetti della nuova formazione criminale e pianificare strategie per sancire il definitivo predominio del suo gruppo. Le indagini hanno accertato anche che gli si era affiancato il fratello Giuseppe dopo che era stato anch’egli posto ai domiciliari.

Inoltre, a riscontro dell’attività investigativa svolta, il 23 aprile 2015, venivano sequestrati nel corso di uno specifico servizio anche cento grammi di sostanza stupefacente del tipo cocaina, nonché numerose munizioni di fucile calibro 12 e di pistola calibro 7.65 Browning che erano custodite in una casa di campagna sita in contrada Sant’Antonino di Biancavilla e nella disponibilità del clan malavitoso degli Amoroso.

Le indagini sul clan mafioso operante in Biancavilla proseguivano poi anche per tutto l’anno 2016 e venivano condotte dai carabinieri della Compagnia di Paternò a partire dal tentato omicidio ai danni di Amoroso Giuseppe, verificatosi a Biancavilla il 10 gennaio 2016.

Nel corso di tale attività investigativa i citati militari, monitorando lo stesso Amoroso , nonché i fedelissimi Gangi Gregorio, Licari Roberto, Panebianco Vincenzo e Pelleriti Riccardo, il 9 giugno 2016 riuscivano a rinvenire un vero e proprio arsenale composto da una mitraglietta calibro 7,65, una pistola marca “Glock”, quattro pistole a tamburo di vario calibro, nonché numerosissime  munizioni,  tutte armi occultate in un appezzamento di terreno incolto sito in contrada Don Assenzio del Comune di Biancavilla.

 

Fa scalpore la notizia che tra  gli arrestati, figuri anche l’ex sindaco di Biancavilla, Marcello Merlo, di 59 anni. E’ stato in carica, in quota area del centrosinistra, dal settembre del 1993 al maggio del 1994. E’ indagato per associazione mafiosa e con il fratello Massimo, di 47 anni, è ritenuto ai vertici del gruppo “Merlo” che, secondo l’accusa, dal 2016 sarebbe confluito nella cosca Tomasello-Mazzaglia-Toscano legata alla “famiglia” Santapaola-Ercolano ai vertici di Cosa nostra etnea. 

Corruzione e abuso d’ufficio: arrestato assessore del Comune di Erice

Appalti, il vicesindaco di Erice arrestato per corruzione

TRAPANI –

I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Trapani, hanno tratto in arresto  Salvatore Angelo Catalano, assessore e Vicesindaco del Comune di Erice (Trapani), accusato di corruzione e abuso d’ufficio. Il provvedimento è stato emesso dal Gip del Tribunale di Trapani su richiesta della Procura delle Repubblica.

Le indagini sull’assessore partono dall’estate dello scorso anno accusato di   reati  commessi tra il 2016 ed il 2017. Si tratta di appalti e affidamenti diretti di opere pubbliche. La Procura sta approfondendo le indagini sulle gare d’appalto.

Questo il comunicato dei Carabinieri:

Alle prime luci dell’alba di questa mattina i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Trapani, hanno tratto in arresto in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, emessa dal GIP del Tribunale di Trapani su richiesta della locale Procura delle Repubblica, Salvatore Angelo CATALANO, assessore e Vicesindaco del Comune di Erice (TP), per le ipotesi di reato di corruzione e abuso d’ufficio. Le indagini hanno permesso di accertare, come afferma il GIP nel provvedimento, “una pluralità d’illeciti attuati dal CATALANO, con spregiudicatezza e disprezzo verso l’amministrazione d’appartenenza, derivante dal fatto che, essendo ormai abituato al potere ed a servirsi del proprio ruolo, ha realizzato interessi personali e privati, ritenendosi al di sopra della legge, tanto da non temere verifiche e controlli”. In tali condotte illecite, ricorrendo all’inganno e mettendo in secondo piano il pubblico interesse, in concorso con taluni appartenenti all’amministrazione comunale ericina, nonché alcuni consiglieri comunali, CATALANO manipolava imprenditori che, pur di accaparrarsi appalti per conto dell’amministrazione, distoglievano risorse pubbliche per gli interessi personali del CATALANO o per quelli di taluni consiglieri comunali vicini allo stesso. Le indagini hanno permesso di rilevare, tra l’altro, che taluni imprenditori, a discapito di altri, erano soliti aggiudicarsi direttamente lavori pubblici con assegnazione diretta, giustificata da una situazione di disagio e d’urgenza, artatamente predisposta per l’occasione. In particolare CATALANO, abusando della sua funzione, esercitava pressioni sul dirigente del settore lavori pubblici al fine di far aggiudicare i lavori di manutenzione della rete di illuminazione pubblica ad un’impresa, dallo stesso sponsorizzata, in spregio ai doveri di imparzialità e buona amministrazione e al principio di rotazione degli inviti e degli affidamenti. In un’altra occasione, CATALANO, su istigazione di un consigliere comunale, violando i suoi doveri d’imparzialità e buona amministrazione ed invadendo la competenza dei dirigenti amministrativi, esercitava poteri che non gli competevano, dando disposizioni ad un imprenditore titolare di un’impresa, che stava eseguendo lavori per l’amministrazione ericina in tutt’altra zona del territorio comunale, di interrompere quei lavori e realizzare opere di abbattimento di una barriera architettonica presente nello spazio di marciapiede antistante il bar di proprietà di un congiunto del predetto consigliere comunale, facendo sostenere l’intero importo al Comune. La contropartita al solerte operato del CATALANO era stata poi determinata dal consigliere comunale che, pur avendo un impedimento fisico, era stato immancabilmente chiamato a votare a favore del “piano rifiuti” predisposto in quel periodo dall’amministrazione comunale. Atto questo di particolare valenza politica per la maggioranza di governo dell’Ente. CATALANO espletate le formalità di rito, è stato sottoposto agli arresti domiciliari, con l’utilizzo del braccialetto elettronico, presso la propria abitazione a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

 

Sono sbarcati i migranti della Sea Watch: la storia è finita, forse anche per la Procura etnea

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Tirano tutti un sospiro di sollievo.. La nave Sea Watch  è partita intorno alle 5:30 dalla rada di Siracusa, dopo essere rimasta per 12 giorni alla fonda e autorizzata ad andare al porto del capoluogo etneo per lo sbarco dei 47 migranti (32 adulti e 15 minori) a bordo che, a bordo di un pullman, si stanno recando all’hotspot di Messina dove saranno accolti in attesa delle operazioni di identificazione e di trasferimento nei paesi che li ospiteranno.

Sulla banchina un centinaio di membri delle forze dell’ordine tra carabinieri, polizia e Guardia di Finanza. Sul posto anche la Croce Rossa. Le operazioni di sbarco sono iniziate dopo l’arrivo dei responsabili dell’Ufficio Sanità marittima e della polizia giudiziaria.

 Una decina di finanzieri e poliziotti hanno raggiunto la nave, dopo lo sbarco dell’equipaggio,  per parlare con l’equipaggio rimasto a bordo. Sono  indagini  disposte dalla Procura di Catania secondo “un protocollo consolidato nel tempo”, come spiegano gli inquirenti.   Un sospiro do sollievo tirano anche il sindaco di Catania Pogliese, il Ministro dell’interno Salvini, e il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Nel mirino dei magistrati inquirenti il giudice del Tar Dauno Trebastoni con l’accusa di corruzione

La Guardia di finanza ha perquisito i suoi uffici del TAR sezione etnea. Sentenze vendute, indagato il giudice del Tar di Catania Dauno Trebastoni

(foto Ag.)
Corruzione: nel mirino stavolta un noto giudice del Tar di Catania Dauno Trebastoni  ha ricevuto il provvedimento forma
le di rinvio a giudizio  dalla Procura di Catania. Il magistrato è indagato per corruzione in atti giudiziari nell’ambito dell’inchiesta che vede già coinvolti gli avvocati Pietro amara e Giuseppe Calafiore  che, per mitigare la propria posizione hanno chiesto ed ottenuto di parlare con il magistrato-inquirente.    La Guardia di Finanza ha perquisito gli Uffici etnei del Tar da dove la notizia clamorosa dell’accusa infamante al giudice Trebastoni per corruzione…
La Procura si riserva di fornire altri particolari sulla circostanza

Rivelazione di segreti d’ufficio della Riscossione: indagate sei persone, anche funzionari infedeli

 

Riscossione, favori agli amici degli amici«Pagavano 50 euro per ogni favore»

 

La Procura di Catania ha rinviato a giudizio per rivelazione di segreti d’ufficio  sei persone indagate a vario titolo di concorso in corruzione continuata, accesso abusivo ad un sistema informatico . I sei sono destinatari di un provvedimento cautelare emesso dal gip del Tribunale di Catania. L’inchiesta, denominata Gancio, è stata condotta dal Nucleo della Guardia di finanza di Catania

Hanno ricevuto il provvedimento degli arresti domiciliari  l’avvocato Sergio Rizzo, 75 anni, ex dirigente in pensione della Serit, il figlio Settimo Daniele Rizzo di 44 anni, Claudio Bizzini, 66 anni, ex dipendente di Riscossione Sicilia anche lui pensionato. Sospesi dal servizio invece tre funzionari di Riscossione Sicilia. Si tratta di Rosario Malizia, 54 anni, addetto al settore contabilità versamenti e rendicontazione a Messina, Giovanni Musmeci, 62 anni, responsabilie delle procedure esecutive a Catania e Matilde Giordanella di 57 anni, addetta al settore notifiche a Catania.

Secondo gli inquirenti l’avvocato Sergio Rizzo era la mente dell’associazione che aveva mantenuto i rapporti all’interno dell’ufficio  E i dipendenti infedeli ottenevano 50 euro per ogni accesso indebito al sistema per dare l’informazione fiscale debitoria di ogni contribuente, specie per le persone titolari delle cartelle esattoriali. Si è scoperto che l’avvocato Rizzo “ringraziava” i dipendenti infedeli anche con altre regalie, come la forniture dell’impianto di climatizzazione per il B&B avviato da un familiare di Rosario Malizia e altri favori di non poco conto

Tragedia in caserma: si suicida carabiniere , è il secondo in pochi giorni ma sono tanti i Carabinieri-suicidi. Perchè?

(Foto Ag.- La Caserma dei Carabinieri di Canicatti))

Tragedia nel cuore della notte a Canicattì, nella locale compagnia dei carabinieri di via Tenente Antonino Di Dino (nella foto) si è tolto la vita  sparandosi con la pistola d’ordinanza il carabiniere Giuseppe Terrana,( nella foto) di 52 anni militare apprezzato e ben voluto da tutti i colleghi ancora increduli per l’accaduto.

Giuseppe Terrana,  era residente a Sommatino ma faceva servizio a Canicattì , un militare che si è sempre distinto per le sue doti umane e professionali.

Lascia la  moglie e  4 figli.  Sono state aperte due inchieste: una interna all’Arma e l’altra dalla Procura di Agrigento.

C’è da chiedersi: cosa succede dentro l’Istituzione dei Carabinieri , una Eccellenza italiana? Nei giorni scorsi un altro suicidio in Sicilia, era successo a Palermo E nel passato altri suicidi ancora…sono motivi economici o familiari?  Perchè?

SUD LIBERTA’ VI RIVELA I NOMI DELLE ASSICURAZIONI-TRUFFA -E I SITI ILLECITI SCOPERTI A NAPOLI

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Foto d’Archivio-Procura di Napoli

La Procura della Repubblica di Napoli Nord insieme ai  Carabinieri del Nucleo Investigativo -Sezione Indagini Telematiche- del Comando Provinciale di Napoli hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo d’urgenza emesso dalla Procura di Napoli Nord e poi convalidato dal Gip a carico di 12 persone indagate per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e al riciclaggio. Assicurazioni “false” on line in particolare, settore fiorente a Napoli.

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Le attività investigative , con la collaborazione dell’ufficio centrale antiriciclaggio di Poste Italiane hanno consentito di scoprire l’esistenza di un sodalizio criminale – operante dal 2015 su tutto il territorio nazionale – dedito alle truffe online: si stima la stipula di migliaia di falsi contratti assicurativi RC Auto attraverso siti web riferibili a finti broker assicurativi.

I documenti d’identità acquisiti delle vittime con la scusa della stipula venivano poi utilizzati anche per commettere altre attività fraudolente mentre le somme provento delle truffe venivano prima versate su carte prepagate e poi essere trasferite con  intreccio di transazioni su altre carte prepagate, prelevate da sportelli bancomat e trasferite mediante bonifici on line.

Ma il trucco è stato scoperto. Gli investigatori hanno individuato 498 carte prepagate sulle quali, soltanto nell’arco temporale compreso dal 1 gennaio 2018 al 17 ottobre 2018, verificato le  movimentazioni in entrata e uscita per circa 6.000.000 di euro facenti parte di un sistema, verosimilmente molto più ampio, riconducibile a persone del medesimo Clan criminale dedito a questi affari truffaldini.
“Scoperti 19 siti web fittizi, di cui 7 operanti e sottoposti a sequestro, riconducibili ad un medesimo portale sul quale, nel corso del tempo, venivano collegati con le più svariate e singolari denominazioni.  Ecco i nomi delle Assicurazioni-Truffa scoperte e ritenute illecite: Le riportiamo così come ci sono state consegnate in elenco:

1) galloassicurazion.com;

2) studiobovio.com;

3) assipuntodrive.com;

4) assitempo.net;

5} aronabroker.it

6) guidiassicura.it;

7) assicuratargaprova.it;

8) andiassicura.net;

9) marottaweb.com;

10) reassicurazioni.it;

11) b.s.b. broker p/urimandatari lombardia;

12) polizzatemporanea.net;

13) perrottabroker.it;

14) martiniassicura.com;

15) ferrarisassicurazioni.com;

16) morettiassicurazion.com;

17) subitoassicura.com;

18) perrottabroker.com;

19) genia/assicura.com.

QUESTI  I SITI  SEQUESTRATI E NON PIU’ OPERANTI:

1} www.ferrarisassicurazioni.com;

5) www.subitoassicura.com;

2} www.martiniassicura.com;

6) www.genialassicura.com;

3) www.morettiassicurazioni.com;

7) www.reportinterno.com;

4} www.perrottabroker.com;

8) www.rcatemporanea.com.

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