AGRIGENTO: LUCE SULL’OMICIDIO DI SCOPELLITI, ARRESTATO IL COGNATO

Omicidio Scopelliti, fermato il cognato che avrebbe così voluto tutelare la sorella

PALMA DI MONTECHIARO (AGRIGENTO) –

Raimondo Burgio, commerciante di 35 anni, cognato di Ignazio Scopelliti, il bracciante agricolo disoccupato che è stato ucciso stamani a Palma di Montechiaro (Ag), è stato arrestato su provvedimento del Pubblico Ministero dott.ssa Emiliana Busto con l’accusa di omicidio . Burgio, che continua a negare ogni addebito, avrebbe esploso una decina di colpi di pistola calibro 9.L’elemento determinante sarebbe l’arma legalmente detenuta  ritrovata dai carabinieri.

Anche il  movente dell’omicidio per gli investigatori sembra molto chiaro e costituisce una difesa della moglie violentata dallo  Scopelliti  che non si rassegnava alla separazione e non lasciava in pace la donna..

Il padre di Raimondo Burgio, un settantaduenne, è stato denunciato per favoreggiamento ed è stato rilasciato dopo nove ore di interrogatorio. Un altro elemento di prova per i militari è il  filmato di video sorveglianza di una palazzina che avrebbe ripreso gli istanti inerenti l’uccisione dell’uomo

SCOPERTE OSSA UMANE IN UNA STANZA DEL VATICANO: SONO DI ORLANDI O DELLA GREGORI?

E’ la novità del giorno. Ritrovate alcune ossa in un edificio di proprietà del Vaticano. La Procura di Roma- dopo il sopralluogo del magistrato sul posto – ha disposto indagini approfondite e rilievi  tecnici per cercare di individuare a chi appartengano i resti umani e se siano compatibili con il Dna di Emanuela Orlandi o Mirella Gregori , le due minorenni scomparse a Roma nel 1983.

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La scoperta dello scheletro o di quel che è rimasto è dovuta ad alcuni  operai che stanno eseguendo lavori di ristrutturazione presso la Nunziatura — che ha sede nella capitale a Villa Giorgina, in via Po ed è la sede diplomatica del Vaticano presso lo Stato italiano —Lo scheletro si ritrova  sotto una delle stanze al piano interrato. La notizia viene data subito al  nunzio Emil Paul Tscherrig  che si rivolge  all’ispettorato di pubblica sicurezza del Vaticano guidato da Luigi Carnevali. È lui a fare da tramite con la gendarmeria e con i suoi colleghi della polizia.

Gli investigatori stanno ricucendo gli elementi dell’epoca al tempo in cui Emanuela, figlia di un commesso della Prefettura della Casa pontificia,  era il 22 giugno ,allora 15enne scompare in circostanze misteriose. “La giovane frequentava una scuola di musica a piazza Santa Apollinare, in territorio vaticano. Quel giorno, uscì dalla lezione 10 minuti prima del previsto, telefonò alla sorella maggiore riferendole che le era stato proposto un piccolo lavoro di volantinaggio ad una sfilata di moda, pagato esageratamente (circa 375.000 lire). 

La sorella le disse di non prendere in considerazione l’offerta, Emanuela rispose che ne avrebbe parlato con i genitori e riattaccò. Fu l’ultimo contatto avuto con la famiglia. Dopo la telefonata incontrò un’amica, uscita anche lei dalla lezione, a cui chiese consiglio su cosa fare per quel lavoro. L’amica senza sbilanciarsi troppo la accompagnò alla fermata dell’autobus dove, secondo la testimonianza di un vigile urbano, la 15enne avrebbe parlato con un uomo alla guida di una Bmw nera sulla quale, forse, sarebbe salita”. Quella che all’inizio sembrava la comune sparizione di un’adolescente si trasforma presto in uno dei casi più misteriosi ed oscuri della storia italiana. 

 

VIDEO RITROVAMENTO OSSA IN VATICANO

In atto  non c’è alcun elemento di certezza per poter collegare la scoperta al caso Orlandi, ma se davvero le ossa sono di una donna saranno effettuate comparazioni con i reperti trovati all’epoca e anche con il Dna dei familiari della giovane. E se l’esito dovesse essere negativo eguale procedura sarà eseguita anche per Mirella Gregori.

Si apprende anche che in questi 35 anni la famiglia di Emanuela, in particolare il fratello Pietro, si è appellata più volte alle autorità ecclesiastiche per scoprire chi abbia rapito la giovane e che fine abbia fatto. Negli ultimi due anni si sono affidati agli avvocatiAnna Maria Bernardini De Pace e Laura Sgrò e hanno presentato numerose istanze, l’ultima appena qualche mese fa dopo aver ricevuto alcune segnalazioni che indicavano «la tomba di Emanuela all’interno delle Mura».

Nel giugno del 2017 la mamma Maria Orlandi ha inviato una lettera all’allora sostituto della segreteria di Stato Angelo Becciu per «sapere dov’è sepolta Emanuela, vorrei portarle un fiore. Ogni giorno, vorrei ricoprirla di fiori».

Un altro interrogativo di non poco conto resta pure da risolvere: come mai ci siano ossa umane occultate in un edificio della Santa Sede. La vicenda getta ombre sullo stesso Vaticano, territorio sacro e dedito al culto. Ma per troppo tempo il caso è stato seppellito e sotto silenzio.

Mirella Gregori invece è scomparsa il 7 maggio 1983. Per un breve periodo il fatto è stato collegato alla sparizione di Emanuela Orlandi ma, anche in questo caso, ancora il caso è rimasto oscuro. Forse ora uno spiraglio di luce ”?

Vittoria: adescamento via social, arrestato per violenza su minore

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–Chi abusa di un minorenne è condannabile in ogni caso anche quando c’è il consenso del violentato.  Questo emerge dal procedimento giudiziario in esame che ricorda il recente caso dell’attrice Asia Argento e il minore Jimmy Benett  ….L’indagato ha sì ottenuto il consenso della vittima ma questo non lo scusa e risponderà di violenza sessuale su minore –– La legge anche se non vi è stata violenza o minaccia nei confronti delle vittime, quando queste hanno meno di 14 anni prevede la stessa pena di chi ha esercitato violenza fisica. Il legislatore non scusa l’ignoranza della conoscenza del soggetto agente dell’esatta età della vittima; inoltre non avendo questa ancora raggiunto un grado di maturità tale da poter scegliere liberamente, il legislatore ha previsto pene uguali per chi compie atti sessuali con minore consenziente ma minore degli anni 14 e chi esercite su di esse violenza o minaccia”.
Durante l’attività investigativa l’indagato è stato sottoposto a perquisizione domiciliare disposta dal Pubblico Ministero e la Squadra Mobile insieme ai colleghi del Commissariato di Vittoria sequestravano diversi file e congegni informatici tuttora in fase di analisi. L’indagato nonostante la perquisizione domiciliare rivolgeva sui social  minacce  alle famiglie delle vittime perché lo avevano denunciato.

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Ieri in tarda mattina gli investigatori della Polizia di Stato hanno ricevuto l’ordine di cattura e pochi minuti dopo l’indagato veniva arrestato e condotto presso gli uffici della Squadra Mobile. La Polizia Scientifica lo ha fotosegnalato e subito dopo è stata applicata la misura cautelare disposta dal Giudice per le Indagini Preliminari. “La Polizia di Stato di Ragusa ha potuto assicurare alla giustizia un altro criminale grazie alla collaborazione delle famiglie delle bambine che hanno aiutato gli investigatori a fare chiarezza su quanto accaduto – dicono dalla Questura di Ragusa – La Squadra Mobile pone il massimo dell’attenzione su questi fenomeni sempre più frequenti di adescamento dei minori via social network e instant messenger, spesso covo di soggetti che pongono le loro attenzioni sessuali sui minori. È necessaria una costante vigilanza da parte degli adulti sull’utilizzo degli smartphone da parte dei più piccoli, ignari della perversione di alcuni”. E avverte: “Nel caso in cui altre vittime fossero state adescate, si prega di contattare la Squadra Mobile al numero 0932/673063 o 0932/673696”.

(Comunicazione ST.)

Inchiesta “12 Apostoli a Catania”: abusi sessuali sulle ragazzine,”purificazione di un “arcangelo”- Tutti a giudizio

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Accertamenti ed indagini preliminari ,la Procura di Catania ha raccolto gli elementi per il rinvio a giudizio degli indagati nell’inchiesta ’12 apostoli’ per presunti  abusi sessuali su minorenni consumati all’interno di una comunità di  ispirazione cattolica nel Catanese.

Secondo l’accusa del Pubblico ministero e della Procura, gli abusi erano  presentati come purificazione compiuti da un ‘arcangelo’ reincarnato,  messaggio che veniva fatto passare tra le ragazze plagiandole. I  destinatari del provvedimento si dichiarano innocenti.

Tra loro il ‘santone’ P.A.C., bancario in pensione di 74 anni, alla  guida della comunità che avrebbe abusato di ragazzine di età compresa  tra 13 e 15 anni, in alcuni casi con la complicità delle madri delle  vittime. Chiesto il giudizio anche di tre donne ritenute delle  fiancheggiatrici del ‘santone’: K.C.S., di 58 anni, F.R., di 56, e  R.G., di 58.

Le altre tre persone per cui la Procura chiede il processo, ma per  favoreggiamento, sono: l’ex deputato e assessore regionale, D.R.; un  sacerdote e l’ex presidente dell’Associazione Cattolica Cultura ed  ambiente di Aci Bonaccorsi. La richiesta di rinvio a giudizio è stata  firmata dal procuratore Carmelo Zuccaro, dall’aggiunto Marisa Scavo e  dal sostituto Agata Consoli. La data dell’udienza preliminare non è  stata ancora fissata.

RIACE: PER FAVOREGGIAMENTO IMMIGRAZIONE CLANDESTINA ARRESTATO IL SINDACO LUCANO

La gestione dei finanziamenti erogati dal ministero dell’Interno e dalla prefettura di Reggio Calabria al Comune di Riace,ha causato approfondite indagini che hanno condotto all’arresto del  sindaco di Riace, Domenico Lucano,  nell’ambito dell’operazione Xenia, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e fraudolento affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti. Secondo un comunicato della Procura di Locri  “i finanzieri del Gruppo di Locri hanno eseguito, alle prime luci dell’alba, un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del Tribunale di Locri, che dispone gli arresti domiciliari nei confronti di Domenico Lucano, sindaco del Comune di Riace ed il divieto di dimora per la sua compagna, Tesfahun Lemlem, nell’ambito dell’operazione denominata ‘Xenia‘”.

 Proprio riguardo alla gestione di denaro pubblico, la Procura di Locri  con il Procuratore Luigi D’Alessio”procederà nei prossimi giorni ad approfondire ogni opportuno aspetto per presentare l’eventuale, apposito ricorso presso il Tribunale della Libertà di Reggio Calabria fermo restando che dalle indagini è comunque emersa una pluralità di situazioni che, nell’immediatezza, impone la trasmissione degli atti alla Procura Regionale della Corte dei Conti ai fini dell’accertamento del connesso danno erariale”.

Le indagini hanno messo in luce ” diffuse e gravi irregolarità”. Il gip presso il Tribunale di Locri ha tuttavia affermato che “ferme restando le valutazioni già espresse in ordine alla tutt’altro che trasparente gestione, da parte del Comune di Riace e dei vari enti attuatori, delle risorse erogate per l’esecuzione dei progetti Sprar e Cas, ed acclarato quindi che tutti i protagonisti dell’attività investigativa conformavano i propri comportamenti ad estrema superficialità, il diffuso malcostume emerso nel corso delle indagini non si è tradotto in alcuna delle ipotesi delittuose ipotizzate”.

Invece sono emerse “diffuse e gravi irregolarità anche in merito: ad altre e diverse procedure di affidamento diretto alle associazioni operanti nel settore dell’accoglienza; alla irregolare rendicontazione dei criteri riguardanti la lungo permanenza dei rifugiati; all’utilizzo di fatture false tramite le quali venivano attestati fraudolentemente costi gonfiati e/o fittizi”. E ancora, irregolarità relative al “prelevamento, dai conti accesi ed esclusivamente dedicati alla gestione dell’accoglienza dei migranti, di ingentissime somme di denaro cui è stata impressa una difforme destinazione, atteso che di tali somme non vi è riscontro in termini di corrispondenti finalità”.

– Dalle indagini dei finanzieri è emersa “la particolare spregiudicatezza del sindaco, nonostante il ruolo istituzionale rivestito, nell’organizzare veri e propri ‘matrimoni di convenienza’ tra cittadini riacesi e donne straniere – spiega la procura di Locri – al fine di favorire illecitamente la permanenza di queste ultime nel territorio italiano”. Secondo l’accusa, “il sindaco Lucano, unitamente alla sua compagna Tesfahun Lemlem” ha “architettato degli espedienti criminosi, tanto semplici quanto efficaci, volti ad aggirare la disciplina prevista dalle norme nazionali per ottenere l’ingresso in Italia”.

Scoperto pure  “fraudolento affidamento diretto del servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti della cittadina riacese, così impedendo l’effettuazione delle necessarie procedure di gara previste dal Codice dei contratti pubblici e favorendo invece due cooperative sociali, la ‘Ecoriace’ e ‘L’Aquilone'”. Secondo quanto fa sapere la procura di Locri in una nota queste due “cooperative sociali difettavano infatti dei requisiti di legge richiesti per l’ottenimento del servizio pubblico, poiché non iscritte nell’apposito albo regionale previsto dalla normativa di settore”.

Dulcis in fundo i finanzieri hanno pure scoperto come Lucano, allo scopo “di ottenere il suo illecito fine, a seguito dei suoi vani e diretti tentativi di far ottenere quella iscrizione, si sia determinato ad istituire un albo comunale delle cooperative sociali cui poter affidare direttamente, secondo il sistema agevolato previsto dalle norme, lo svolgimento di servizi pubblici”.

Secondo l’accusa, affidando in via diretta alla ‘Ecoriace’ ed a ‘L’Aquilone’ i servizi di raccolta e trasporto rifiuti, il sindaco “ha impedito l’effettuazione delle necessarie e previste procedure di gara, così inevitabilmente: condizionando le modalità di scelta dei contraenti da parte dell’ente amministrativo da lui gestito e violando il principio di libera e sana concorrenza; producendo in capo alle due cooperative sociali un ingiusto vantaggio patrimoniale, quantificato in circa un milione di euro”.

Falsi certificati vaccinali: Campania e Basilicata in testa alla classifica superano la Sicilia in terza posizione per “segnalazioni alla Procura”

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Campania prima in classifica – secondo il Ministero della Salute -per i falsi di autodichiarazioni e  ‘furbetti’ del certificato vaccinale.  Vi sono delle statistiche. Stante al l  monitoraggio condotto dai Carabinieri dei Nas, dal 4 al 14 settembre,  in 1.493 istituti scolastici ed educativi italiani, per controllare la veridicità delle certificazioni ed autocertificazioni di regolare  adempimento degli obblighi vaccinali dei minori presentate dai  genitori al momento dell’iscrizione a scuola, su 55 casi di  “segnalazioni all’autorità giudiziaria” per “acclarato falso  documentale di autocertificazioni” –  – ben 15 sono state commesse in Campania e 12  in Basilicata, seguite da Veneto e Sardegna con 7, Puglia (4), Sicilia e Toscana (3), Lombardia (2), e un caso per Friuli Venezia Giulia ed  Emilia Romagna.        (