Napoli, traffico di sostanze stupefacenti – ordinanza cautelare personale nei confronti di 8 persone

 

In Italia crescono dipendenze e consumo di droga – Diocesi Pistoia

 

Per delega del Procuratore Distrettuale di Napoli, i vertici dei militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli hanno eseguito una ordinanza cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 8 persone (di cui 6 sottoposte alla custodia in carcere, 1 alla misura degli arresti domiciliari, 1 al divieto di dimora nel Comune di residenza) gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e di detenzione, a fine di spaccio, di droga.
Le indagini hanno tratto origine da una segnalazione proveniente dalla Guardia Civil spagnola e avrebbero disvelato l’operatività di un gruppo organizzato, che avrebbe importato dalla Spagna varie partite di droga, successivamente rivendute sul territorio napoletano. Gli indagati si sarebbero riforniti di stupefacente organizzando diversi viaggi all’estero e mediante contatti con molteplici fornitori.
Il provvedimento eseguito è una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione e i destinatari della stessa sono persone sottoposte alle indagini e, quindi, presunte innocenti fino a sentenza definitiva.

Reggio Calabria,Operazione “Asterisco”: rifiuti pericolosi occultati in auto da rottamare

 

La gestione dei rifiuti urbani: il caso dell'isola di Krk con Ecostar

 Reggio Calabria,

I Carabinieri del N.I.P.A.A.F. del Gruppo Carabinieri  di Reggio Calabria, diretti dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia, hanno ricostruito, allo stato degli atti, un traffico illecito di rifiuti finalizzato al risparmio di costi ed alla commercializzazione dei rifiuti stoccati nelle aziende amministrate dagli indagati, in assenza dei trattamenti previsti e con formulari redatti con dati falsi sulla tipologia dei rifiuti.
Le indagini avrebbero consentito di individuare i soggetti, titolari di aziende del reggino, che sistematicamente, all’interno degli impianti, gestivano i veicoli fuori uso non sottoponendoli alla necessaria preventiva bonifica tramite la prevista asportazione degli elementi inquinanti da sottoporre a distinti cicli di recupero e smaltimento mantenendo così la qualità di rifiuti pericolosi. Gli autoveicoli fuori uso, non sottoposti a bonifica, venivano commercializzati come rifiuti non pericolosi.
Si è, inoltre, accertato che in molte occasioni all’interno dei veicoli rottamati erano riposti rifiuti, costituiti da scarti di lavorazione o rifiuti privi di valore commerciale che dovevano essere smaltiti separatamente con i costi conseguenti. I veicoli ridotti volumetricamente erano poi trasportati alle aziende acquirenti con un peso fraudolentemente aumentato.
La riduzione volumetrica permetteva la formazione dei cd. “pacchi auto “o “pacchi carrozzeria” con all’interno i rifiuti nascosti.
Le indagini svolte hanno anche permesso di accertare ulteriori attività di gestione illecita. I rifiuti costituiti da apparecchiature elettriche (RAEE) non erano, preventivamente al conferimento presso impianti specializzati al riciclo e valorizzazione, sottoposti a sottrazione delle parti pericolose e in alcuni casi erano riempiti con altri rifiuti.
Gli estintori esausti erano trattati con mezzi meccanici con conseguente esplosione e rilascio in atmosfera di polveri pericolose.
Le balle di paraurti di autovetture da sottoporre a riciclaggio erano in realtà conferite mescolate con rifiuti, anche pericolosi, destinati invece a smaltimento.
I fusti metallici non erano preventivamente bonificati asportando i liquidi contenuti, potenzialmente pericolosi, ma trattati in modo tale da causare sversamenti nel suolo aziendale e mescolamenti con altro materiale metallico trattato e conferito ad altre aziende.
Le operazioni descritte comportavano notevoli risparmi economici ed i rifiuti trattati non perdevano la loro qualifica di pericoloso e, quindi, l’asterisco che contraddistingue appunto i rifiuti pericolosi.
Agli indagati sono stati anche contestati i reati di invasione di terreni, collocando i rifiuti anche su terreni, pubblici e privati, al di fuori delle aree aziendali nonché il deturpamento e imbrattamento di cose altrui.
I sequestri eseguiti dai Carabinieri Forestali riguardano le quote sociali e i patrimoni aziendale di due società, i patrimoni aziendale di due ditte individuali nonché di un furgone utilizzato per la movimentazione dei rifiuti.
Otto gli indagati.
Il G.I.P. di Reggio Calabria ha nominato due Amministratori Giudiziari per la gestione delle aziende.
Si precisa che il presente procedimento penale è nella fase delle indagini preliminari per cui ogni valutazione è da considerare allo stato degli atti e fatte salve le successive valutazione di merito.

Napoli, rapine, estorsioni e truffe – crescente odioso fenomeno – ai danni di anziani

 

Lotta serrata per contrastare l'odioso fenomeno delle truffe agli anziani

Archivi-Sud Libertà

 Napoli – Caivano ,
In data odierna, nell’ambito di un’indagine diretta da questa Procura della Repubblica, i Carabinieri della Compagnia di Caivano hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP del Tribunale di Napoli Nord, a carico di quindici persone tutte residenti a Nord di Napoli (di cui otto in carcere, quattro agli arresti domiciliari e tre alla misura dell’obbligo di dimora).
Le indagini, dirette dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord e condotte dai Carabinieri della Compagnia di Caivano, hanno permesso di raccogliere diversi elementi indiziari nei confronti degli arrestati, in ordine alla commissione dei reati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di rapine, estorsioni e truffe ai danni di anziani.
In particolare, gli odierni indagati avrebbero commesso molteplici truffe durante il 2024 in danno di anziani in tutta Italia e nell’area a Nord di Napoli.
Le investigazioni – svolte grazie anche all’ausilio di attività intercettive e telematiche, nonché attraverso la visualizzazione e l’analisi delle immagini estrapolate da sistemi di videosorveglianza – hanno consentito:
– di risalire ad una struttura organizzata e verticistica, ramificata anche al Nord Italia, con ampia disponibilità di mezzi, denaro contante e con il centro di comando nel Nord di Napoli;
– di delineare una struttura criminale ben gerarchizzata individuando compiti e responsabilità dei promotori, dei “centralinisti”, dei procacciatori e dei “trasfertisti”;
– di certificare l’esistenza di un definito sistema remunerativo tra gli associati, basato sulla suddivisione in percentuale dei proventi illeciti e sul reinvestimento di parte degli introiti in “mezzi” e “risorse” necessari per garantire la prosecuzione delle condotte delittuose per un giro d’affari intorno al milione di euro mensili.
In particolare, l’attività di indagine ha consentito di accertare l’esistenza di un’associazione a delinquere, i cui sodali si associavano tra loro allo scopo di commettere una serie indeterminata di delitti di estorsioni e truffe aggravate ai danni di persone anziane su tutto il territorio nazionale, costituendo un vincolo permanente.
Sono state disvelate attività criminose, in parte svoltesi in Milano, Pesaro, San Giovanni Lupatoto (VR), San Severino Marche, Novara, Avellino, Napoli, Salerno, oltreché in Sparanise, Giugliano in Campania, Lusciano, Casoria, Caivano e Marano di Napoli.
Nello specifico, alcuni di essi – in qualità di capi e promotori – svolgevano prioritariamente la funzione di “centralinista”, chiamando le anziane vittime e minacciando loro un male ingiusto al fine di estorcere danaro e oggetti preziosi.
A tal fine, procacciavano gli “appoggi”, ovverosia gli appartamenti dai quali contattare le anziane vittime, avendo cura di modificare detti luoghi cori frequenza tendenzialmente settimanale, onde eludere le investigazioni.
Altri componenti dell’associazione con la funzione di coordinatori, in alcuni casi anche come “centralinisti” e all’occorrenza anche come ”trasfertisti”, si occupavano di reperire minorenni da impiegare come ”trasfertisti”. Nell’ipotesi in cui i minori non fossero stati disponibili, si offrivano personalmente di svolgere il ruolo di ”trasfertista”, procacciavano i telefoni e le sim card da utilizzare per contattare le anziane vittime, all’occorrenza svolgevano anche la funzione di centralinista contattando personalmente le vittime, noleggiando le macchine per consentire al ”trasfertista” di turno di recarsi nel luogo deputato.
Ancora, altri sodali – con la funzione prioritaria di ”trasfertisti” – si recavano nel luogo individuato dall’associazione e ritiravano i soldi e gli oggetti preziosi alle anziane vittime, reperendo successivamente i canali per la ricettazione dell’oro, ricercando nuovi ”trasfertisti” e predisponendo le attività materiali delle successive truffe/estorsioni, incassando di volta in volta una percentuale sul ricavato.
Conclusivamente, il gruppo attenzionato si è avvalso della collaborazione di una pluralità di soggetti che hanno posto il proprio operato, in via continuativa, a disposizione degli obiettivi del sodalizio, con una perfetta ed articolata organizzazione di mezzi e risorse e con la previsione di una suddivisione dei compiti tra gli associati, distinti in esecutori materiali delle estorsioni/truffe (c.d. “trasfertisti”), centralinisti, addetti all’acquisto delle schede, addetti alla ricettazione dell’oro/monili.
Tali ruoli, all’occorrenza, venivano ricoperti da qualunque soggetto appartenente al gruppo. Veniva fornita ai sodali anche assistenza legale in caso di necessità, circostanza che rimarca ancora di più la reciproca consapevolezza di far parte di un gruppo criminale organizzato.
Le condotte antigiuridiche poste in essere dagli appartenenti al gruppo criminale per la commissione delle attività illecite innanzi descritte sono state particolarmente meticolose, non venendo tralasciato alcun dettaglio e, utilizzando artifizi e raggiri, gli stessi truffavano persone anziane, previamente contattate telefonicamente.
In alcuni casi, si fingevano essere figli delle vittime o appartenenti alle Forze dell’Ordine, o affermavano che sussisteva il rischio di una denuncia penale, o anche che ricorreva il pericolo di arresto per un proprio congiunto.
Con tali artifizi, essi ottenevano rilevanti somme di danaro, nonché la consegna di monili o carte di credito con relativo codice pin.
In un caso nel quale era stata consegnata la somma di € 3.700, avendo la richiesta ad oggetto un importo aggiuntivo di € 5.000, al diniego della vittima di versare l’ulteriore somma, il presunto autore del fatto risulta avere usato violenza nei confronti della donna, consistita nel “buttare per l’aria” l’anziana donna.
Nel fare ciò, veniva incalzato dal “centralinista”, che seguiva telefonicamente l’andamento dell’azione e che urlava: “Sbattila per l’aria e vattene!”.
Durante le fasi delle indagini dirette da questa Procura della Repubblica, grazie al prezioso contributo fornito dai Carabinieri, è stato possibile impedire l’esecuzione di numerose truffe, bloccando sul nascere trenta tentativi e permettendo l’arresto in flagranza di reato di diversi malviventi, nonché il recupero della relativa refurtiva, per un totale di circa 200 mila euro tra contanti, monili in oro e preziosi.

Napoli, scoperta una stamperia di banconote false che ha prodotto finora oltre 15 milioni di euro in bancanote

Dentro la mega-stamperia di euro falsi a Napoli, il covo ...

 

Napoli,

Una stamperia clandestina per la produzione di banconote false è stata scoperta ieri mattina  a Napoli, nel quartiere Barra, zona orientale della città.

Sequestrate banconote false per 2,7 milioni di euro su disposizione della Procura di Napoli  da tempo sulle tracce di una ’organizzazione transnazionale dedita alla falsificazione di banconote false da 20, 50 e 100 euro. I carabinieri hanno eseguito una perquisizione e arrestato in flagranza un uomo ritenuto responsabile dell’allestimento e della gestione della stamperia clandestina realizzata nella propria abitazione. È stato localizzato un vano interrato completamente chiuso e ricavato alle spalle del garage, esclusivamente accessibile tramite una parete mobile realizzata su rotaie azionabile con un telecomando.

All’interno del vano è stata trovata la stamperia clandestina allestita con la collocazione in serie di stampanti digitali e altri strumenti tecnico-grafici e informatici. Sono state sequestrate banconote del taglio da 20, 50 e 100 euro false per un valore complessivo di circa 2,7 milioni di euro, oltre a 31 stampanti digitali e numeroso materiale tecnico-grafico funzionale alla stampa digitale. Le indagini hanno consentito di accertare che la stamperia aveva generato ingenti quantitativi di banconote false del taglio da 20, 50 e 100 euro, a partire dal 2021, ascrivibili a 5 classi di contraffazione definite dalla Banca Centrale Europea quali “common”. Si è stimato che la stamperia, considerata la diffusione nell’intera eurozona, abbia monopolizzato circa il 30% della valuta falsa circolante, avendo prodotto complessivamente oltre 15 milioni di euro in banconote false.

SI RESTITUISCONO ALL’ AMBASCIATA DELL’ECUADOR 9 REPERTI ARCHEOLOGICI DI CULTURA PREISPANICA

 

Restituzioni dei beni culturali, serve un'arte del dialogo

Archivi-Sud Libertà

 Roma,
L’indagine, che ha consentito il recupero dei beni archeologici, è stata condotta dai Carabinieri del Nucleo TPC di Roma, coordinati dalla Procura della Repubblica di Roma ed ha avuto origine da attività info-investigativa finalizzata a contrastare la commercializzazione di reperti archeologici importati illecitamente dai Paesi del Centro Sud-America. Si procedeva al sequestro di 9 reperti di presumibile interesse storico archeologico risalenti alle civiltà precolombiane e/o preispaniche, custoditi nell’abitazione di un collezionista romano.
Con la collaborazione dei funzionari archeologi dell’Istituto Nazionale del Patrimonio Culturale Direzione di Gestione del Rischio del Patrimonio Culturale del Ministero della Cultura dell’Ecuador, si accertava che i 9 reperti archeologici sequestrati erano indiscutibilmente autentici, risalenti alla cultura preispanica La Tolita e Bahia (300 a.C. – 800 d.C.) e provenienti da aree archeologiche dell’Ecuador.
Per tali beni archeologici, i funzionari del Ministero della Cultura ecuadoriano ne richiedevano la restituzione in quanto pertinenti al patrimonio culturale del loro Paese.
Il 19 marzo 2024 veniva emesso dal Tribunale di Roma il relativo decreto di dissequestro e restituzione dei beni archeologici autentici alle Autorità dell’Ecuador.

Napoli, Servizi Alto impatto. Carabinieri setacciano il rione De Gasperi. Diciotto perquisizioni domiciliari, trovate armi e droga

68.300+ Mafia Foto stock, immagini e fotografie royalty-free ...

 – Napoli,
A Napoli, nel quartiere Ponticelli, i carabinieri del comando provinciale di Napoli hanno effettuato un servizio ministeriale straordinario interforze a largo raggio setacciando le strade e le aree comuni delle palazzine popolari.
Nella lente dei controlli dei carabinieri le strade del quartiere partenopeo e in particolare il rione De Gasperi. Le indagini sono costanti in sinergia con la Procura di Napoli e si monitorano costantemente movimenti, comportamenti ed eventi che accadono nel posto.
I Carabinieri della compagnia di Poggioreale con il prezioso contributo dei militari del nucleo investigativo partenopeo, con i motociclisti, con le Aliquote di Pronto Impiego e con i carabinieri del reggimento Campania hanno passato palmo a palmo numerosi giganteschi palazzoni di cemento del rione.
In un solaio del Lotto 2 i carabinieri hanno rinvenuto 2 pistole con matricola abrasa perfettamente funzionanti. La prima è una calibro 9×21 mentre l’altra una 7×75. Insieme alle pistole pronte all’uso anche 9 proiettili e 85 grammi di marijuana. Droga e armi erano state nascoste nel muro ma il cemento fortunatamente era ancora fresco.
Durante le operazioni i militari hanno identificato 24 persone già note alle forze dell’ordine e controllato 16 mezzi tra auto e scooter con 18 perquisizioni tra domiciliari, personali e veicolari. Denunciato per evasione un 56enne del posto.
Le armi saranno sottoposte ad accertamenti balistici per verificare il loro eventuale utilizzo in fatti di sangue o altri delitti.

 

Palazzolo,Sicilia, il pozzo dove è morto annegato il bimbo di 10 anni Indagini della Procura “sul pozzo se fosse adeguatamente segnalato”

 

Tragedia a Palazzolo Acreide dove un bambino di 10 anni Vincenzo L. è morto dopo essere precipitato in un pozzo profondo almeno 15 metri e per metà pieno d’acqua. Si apprende che il bimbo sia morto annegato. , Un’educatrice di 54 anni  si era calata nel pozzo per cercare, invano, di salvarlo ma è stata issata dai vigili del fuoco.

La tragedia si è consumata nella tarda mattina in contrada Falabia  dove era stata  organizzata una gita scolastica dal grest della cooperativa dell’Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale. Il bimbo sarebbe fratello di uno degli ospiti della struttura. Pare che il pozzo fosse coperto con una lamiera provvisoria e che il bimbo appena salito sopra, non rendendosi conto del pericolo, sia caduto. Si trattava di una escursione organizzata dall’associazione che effettua anche altre attività per i bambini disabili come la coltivazione degli orti e i laboratori di cucina.

 

Vedendo il piccolo precipitare, l’educatrice di 54 anni avrebbe tentato di soccorrerlo  nel pozzo ma perdendo l’equilibrio e cadendo  nell’acqua. La donna è stata salvata dai vigili del fuoco. Per il bimbo che probabilmente non sapeva nuotare, non c’è stato niente da fare. La profondità dell’acqua è di almeno cinque metri. Sono intervenuti i vigili del fuoco speleo alpino fluviali.

La   Procura

L’autorità giudiziaria adesso vuol sapere ” se quel pozzo fosse adeguatamente segnalato” e dispone l’ approfondimento delle indagini e dell’area che è stata circoscritta e sequestrata.

Napoli, perdono la vita due operai nel corso dei lavori in un cantiere edile

Incidente sul lavoro a Napoli

Napoli,

Morti sul lavoro. Un intervento dei  carabinieri a Lettere in via Depugliano dove, Raffaele Manzo, 57enne, sarebbe precipitato dal terzo piano di una palazzina in ristrutturazione nel corso dell’allestimento dell’impalcatura. La Procura di Torre Annunziata ha disposto il sequestro del cantiere e aperto un fascicolo.

Non è finita. Si apprende pure che un altro operaio ,60enne,  è morto presso il cantiere di una scuola, in viale dei Tigli, a Casalnuovo di Napoli. Soccorso, l’uomo è deceduto al suo arrivo in ospedale. Indagini in corso per ricostruire la tragedia.

Dai primi accertamenti eseguiti dai carabinieri intervenuti sul posto pare che entrambi gli operai avessero un regolare contratto di assunzione dalle due ditte che stavano effettuando i lavori. Aperta un’inchiesta da parte della Procura di Nola.

Quando l’avidità è tale da pensare di uccidere persino la zia “che aveva fatto recentemente nuovo testamento”

 

La donna, che pensava di passarla liscia,   si difende col dire di aver dato le cure di cui l’anziana aveva bisogno e il cibo spezzettato come le veniva somministrato nella casa di cura ma…… c’era nell’aria il nuovo testamento

Una manciata di soldi — Foto Stock
L’avidità e la corsa alla ricchezza e al denaro è punita da Dio quando giungerà il momento
Catania,
L’interrogatorio di garanzia per la 58enne è stato fissato per il prossimo 28 febbraio. La donna, che si professa innocente, ritiene di aver dato le cure di cui l’anziana aveva bisogno e il cibo spezzettato come le veniva somministrato nella casa di cura. Dopo il pranzo ‘incriminato‘, l’80nne era stata portata in ospedale per una piccola occlusione intestinale in codice verde ed era stata poi dimessa. Il nuovo testamento in favore della pronipote, si sottolinea dalla difesa, è stato redatto e firmato da un notaio che ha verificato la capacità di intendere e volere dell’80enne.

Icapitano Domenico Rana, comandante della compagnia dell’Arma di Acireale, AFFERMA: “Le indagini dei Carabinieri della stazione di Aci Castello hanno permesso di fare piena luce sulla morte dell’80enne per cui è stata arrestata una pronipote di 58 anni, accusata di averne causato il decesso per ottenere la sua eredità”. “Fondamentali sono state le dichiarazioni della donna, acquisite dai Carabinieri in punto di morte, il giorno prima del decesso. Ci hanno permesso – aggiunge il capitano Rana- di ricostruire che lei era stata portata fuori a pranzo dalla pronipote e che aveva mangiato un piatto di spaghetti e un dolce, che ne avrebbero poi provocato la morte”. Il “decesso dell’80enne è stato l’epilogo di un disegno criminale più ampio ordito dall’indagata che si era fatta prima nominare procuratrice speciale e poi testamentaria universale, in modo da impadronirsi della cospicua eredità della donna”

L’editore Mario Ciancio assolto nel processo per concorso esterno con esponenti di Cosa Nostra

-     RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Mario Ciancio è stato assolto, «Assolto perchè il fatto non sussiste». É la sentenza pronunciata dalla prima sezione penale del Tribunale di Catania nel processo per concorso esterno celebrato nei confronti dell’imprenditore ed editore Mario Ciancio Sanfilippo. La Procura aveva chiesto la condanna a 12 anni e la confisca dei beni che gli erano stati dissequestrati. Il processo, iniziato nel 2017, verteva su presunti rapporti con esponenti di spicco di Cosa nostra etnea. Ipotesi sempre contestata dall’imprenditore e dai suoi legali.