SIRIA, “IL TIRANNO ASSAD – AL POTERE DA 53 ANNI – E’ FUGGITO! LA PRIGIONE DI SAYDNAYA -“MATTATOIO UMANO” ,MODELLO DI TORTURE E CRUDELTA’ ERA IL SIMBOLO DEL POTERE DI ASSAD

 

Damasco è caduta, Assad è fuggito in aereo. Dopo 50 anni, per la Siria “inizia una nuova era”

 

 

Damasco è caduta. I  ribelli jihadisti sono entrati nella notte a Damasco, neanche dieci giorni dopo l’inizio di un’offensiva inarrestabile nel corso della quale hanno preso il controllo di Aleppo, Hama e Homs. Bashar al Assad, presidente da 24 anni, ha lasciato il Paese per una destinazione sconosciuta, ha riferito l’Osservatorio siriano per i diritti umani, citando ufficiali dell’esercito siriano.

Gli insorti gridano per le piazze: “Il tiranno è fuggito” e Damasco “è liberata”: “Questo è il momento che sfollati e detenuti aspettavano da tempo, il momento del ritorno a casa e il momento della libertà dopo decenni di oppressione e sofferenze”.

CADE IL REGIME DI ASSAD AL POTERE DA 53 ANNI

Dopo l’ingresso dei ribelli jihadisti guidati dal gruppo Hayat Tahrir al Sham (Hrs) nella capitale, centinaia di persone sono scese in piazza a festeggiare la caduta del regime degli Assad al potere da 53 anni. Il premier Mohammed al-Jalali ha intanto fatto sapere di essere pronto a cooperare nel passaggio dei poteri. In un post sui social ha scritto: “Crediamo che la Siria sia di tutti i siriani, che sia il Paese di tutti i suoi figli e che questo Paese possa essere uno Stato normale che costruisce buone relazioni con i suoi vicini e con il mondo senza entrare in alleanze e blocchi regionali”.

   Si apprende anche che l’ex Primo ministro governativo affianchi  il V Corpo del popolo dell’Hauran diretto all’Hotel Four Seasons per un incontro e per consegnare le istituzioni del Paese agli eroi dell’Esercito libero”. Il primo ministro aveva dichiarato in precedenza di voler “garantire” il funzionamento delle istituzioni pubbliche, delle strutture statali e il mantenimento della “sicurezza per tutti i cittadini”.

 

Gli insorti prendono il controllo di un valico con la Turchia

I ribelli siriani hanno preso il controllo del valico di Kasab, tra Siria e Turchia. La notizia proviene dal  comando delle operazioni militari dell’offensiva anti-governativa.

Il valico di Kasab si trova nel nord-ovest della Siria, nella regione di Latakia, considerata una roccaforte dei clan sciiti-alawiti al potere da più di mezzo secolo e non lontano dalla principale base aerea russa di Hmeimim sulla costa mediterranea.

 

I jihadisti sono poi entrati nel palazzo presidenziale al grido di “Dio è il più grande”, hanno raccontato testimoni oculari alla Dpa. I ribelli sarebbero entrati nel palazzo, situato nel distretto di Mezzeh, senza incontrare alcuna resistenza.

Dopo la conquista degli uffici dei media di Stato, l’annuncio sulla presa della capitale siriana è stato diffuso anche attraverso la tv nazionale: “Il tiranno Bashar al-Assad è stato rovesciato i prigionieri oppressi nelle carceri del regime sono stati rilasciati“, ha detto un portavoce leggendo un comunicato circondato da circa una dozzina di altri ribelli. “Chiediamo alle persone e ai combattenti di proteggere tutte le proprietà nella Siria liberata… lunga vita alla Siria libera per tutti i siriani di tutte le sette”, ha aggiunto.

La televisione statale siriana ha poi diffuso un nuovo messaggio in cui si proclama “la vittoria della grande rivoluzione siriana e la caduta del regime criminale di Assad”. Il testo è scritto su un messaggio a tutto schermo in grossi caratteri bianchi su sfondo prevalentemente rosso.

 

PRESA ANCHE LA FAMIGERATA PRIGIONE DI SAVDNAYA, SIMBOLO DEL POTERE DI ASSAD

I ribelli in nella notte hanno preso il controllo anche della famigerata prigione militare di Saydnaya, il simbolo del potere di Assad a nord della capitale.

Amnesty International aveva soprannominato Saydnaya “il mattatoio umano” in un rapporto del 2017 dopo aver ampiamente documentato le impiccagioni di massa avvenute nel carcere. Un rapporto dell’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani del luglio 2023 aveva evidenziato “continui modelli diffusi e sistematici di tortura e trattamenti crudeli, inumani o degradanti, comprese le sparizioni forzate” all’interno delle strutture di detenzione siriane, inclusa Saydnaya.