Sicurezza cantieri: la Regione Sicilia corre ai ripari e si affida agli Organismi paritetici dell’isola

 

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Nell’accordo assistenza al Rup e formazione a tecnici e operai sulle buone pratiche

Siglata una nuova convenzione in materia di sicurezza e salute nei cantieri edili, tra la presidenza della Regione Siciliana – Dipartimento Protezione Civile e il Coordinamento dei nove Organismi Paritetici Territoriali (OPT) dell’Isola.

Il documento, firmato dal governatore Nello Musumeci e dal presidente dell’OPT di Catania Giuseppe Alì – in qualità di coordinatore degli Organismi – sarà parte integrante dei contratti d’appalto che l’Amministrazione regionale stipulerà con le imprese esecutrici dei lavori pubblici.

A sensi della legge regionale 20/2007 – che ha introdotto una nuova disciplina sulla prevenzione degli infortuni a sostegno dei lavoratori impegnati nella realizzazione di opere pubbliche – una percentuale delle somme corrisposte ai ribassi d’asta offerte dalle imprese, dev’essere – in fase di aggiudicazione – utilizzata ai fini della salvaguardia e della sicurezza nei cantieri.

A questo scopo la Regione Siciliana si affida agli Organismi Paritetici Territoriali, che hanno le funzioni di divulgare le buone pratiche per la diminuzione dei rischi e di individuare soluzioni tecniche e organizzative per migliorare le situazioni esistenti. «Le novità riguardanti la convenzione sono, in primo luogo, l’assistenza e la consulenza tecnica, da parte dell’Organismo, anche al responsabile unico del procedimento (Rup), in modo da favorire l’attuazione corretta delle norme; in secondo luogo, informazione e formazione relative alle fasi del cantiere, non più rivolte soltanto ai lavoratori, ma anche al Rup e ai tecnici della stazione appaltante», ha spiegato il coordinatore degli Organismi siciliani Giuseppe Alì.

La attività formative saranno espletate attraverso appositi corsi di aggiornamento e all’occorrenza anche mediante training on the job, cioè l’affiancamento direttamente sul campo di lavoro.

Papa Francesco sul caso Alfie: ” Se vogliamo il bene di ogni persona umana dobbiamo agire con maggiore sensibilità…..”

La morte del piccolo Alfie Evans ha profondamente scosso Papa Francesco. ..”Oggi prego specialmente per i suoi genitori, mentre Dio Padre –  – lo accoglie nel suo tenero abbraccio”. Il Pontefice la scorsa settimana aveva ricevuto in Vaticano il papà del piccolo, affetto da una malattia neurodegenerativa, e aveva chiesto all’ospedale vaticano Bambino Gesù di fare l’impossibile per portare il piccolo in Italia.

“La scienza, come qualsiasi altra attività umana, sa di avere dei limiti da rispettare per il bene dell’umanità stessa”, aveva inoltre sottolineato oggi il Papa, incontrando i medici che partecipano alla IV Conferenza internazionale sulla Medicina Rigenerativa – promossa dal Pontificio Consiglio della Cultura, in collaborazione con la Cura Foundation, STOQ e Stem for Life Foundation, sul tema: ‘Unite To Cure A Global Health Care Initiative’ – nel giorno in cui è arrivata la notizia della morte del bimbo.

“Mentre la Chiesa elogia ogni sforzo di ricerca e di applicazione volto alla cura delle persone sofferenti, – osservava Bergoglio – ricorda anche che uno dei principi fondamentali è che ‘non tutto ciò che è tecnicamente possibile o fattibile è per ciò stesso eticamente accettabile’. La scienza, come qualsiasi altra attività umana, sa di avere dei limiti da rispettare per il bene dell’umanità stessa, e necessita di un senso di responsabilità etica. La vera misura del progresso, come ricordava il beato Paolo VI, è quello che mira al bene di ogni uomo e di tutto l’uomo”.

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Il Pontefice pensa a bambini e giovani, che, ha detto, “sono sempre più esposti ai rischi di malattie legate ai cambiamenti radicali della civiltà moderna. Basta riflettere sull’impatto che hanno sulla salute umana il fumo, l’alcol o le sostanze tossiche rilasciate nell’aria, nell’acqua e nel suolo. Un’alta percentuale dei tumori e altri problemi di salute negli adulti può essere evitata attraverso misure preventive adottate durante l’infanzia. Questo, però, richiede un’azione globale e costante che non può essere delegata alle istituzioni sociali e governative, ma domanda l’impegno di ciascuno”.

Il Papa ha riflettuto quindi sul “grande sforzo della ricerca scientifica volta alla scoperta e alla diffusione di nuove cure, specialmente quando toccano il delicato problema delle malattie rare, autoimmuni, neurodegenerative e molte altre. Negli ultimi anni il progresso nella ricerca cellulare e nell’ambito della medicina rigenerativa ha permesso di raggiungere nuovi traguardi nelle tecniche di riparazione dei tessuti e nelle terapie sperimentali, aprendo un importante capitolo nel progresso scientifico e umano che è stato racchiuso nel vostro convegno in due termini: riparare e curare. Più esteso sarà il nostro impegno a favore della ricerca, più questi due aspetti diventeranno rilevanti ed efficaci, permettendo di rispondere in maniera più adeguata, incisiva e persino più personalizzata ai bisogni delle persone malate”.

Il Papa ha ricordato quindi che “se vogliamo preparare il futuro assicurando il bene di ogni persona umana, dobbiamo agire con una sensibilità tanto maggiore quanto più i mezzi a nostra disposizione diventano potenti. Questa è la nostra responsabilità verso l’altro e verso tutti gli esseri viventi. Infatti, c’è bisogno di riflettere sulla salute umana in un contesto più ampio, considerandola non solo in rapporto alla ricerca scientifica, ma anche alla nostra capacità di preservare e tutelare l’ambiente e all’esigenza di pensare a tutti, specialmente a chi vive disagi sociali e culturali che rendono precari sia lo stato di salute sia l’accesso alle cure”.