Fuga con le lenzuola dal carcere minorile “Malaspina” di Palermo: due catturati, si cerca il terzo evaso

 

 

 

 

 

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Palermo,

Evasione dal carcere per i minori  Malaspina di Palermo.  Tre giovani tutti extracomunitari (un tunisino, un marocchino e un altro della Costa d’Avorio) hanno segato le sbarre della cella e sono scesi  dal muro di cinta in via Cilea con le lenzuola. Uno è stato catturato a piazzale Giotto dalla polizia dopo 4 ore  visto che era stato dato l’allarme e l’intervento aereo di  di un elicottero che ha sorvolato la zona: è il detenuto originario della Costa d’Avorio.

Il secondo giovane marocchino è stato invece bloccato dai carabinieri nella zona tra il popolare quartiere di Ballaró e corso Tukory. Il Procuratore dei minorenni, Claudia Caramanna, dopo essere stata avvisata dell’evasione, ha compiuto un sopralluogo nell’istituto penitenziario.      Appena riportato al Malaspina il primo dei detenuti ha cercato di incendiare la cella e ha iniziato a tirare le suppellettili procurandosi diverse ferite. Il secondo a finire in manette è stato il marocchino, da poco maggiorenne, che aveva cercato rifugio nel quartiere popolare di Ballarò dove vivono molte comunità di migranti. Il ragazzo era arrivato a Palermo dopo il trasferimento dall’istituto di pena di Reggio Calabria dove avrebbe partecipato a una rivolta. Prosegue la ricerca del terzo fuggitivo evaso originario della Tunisia.

Gli investigatori stanno pattugliando diversi quartieri e le stazioni ferroviarie di Palermo. Controlli anche al porto.Adesso scatterà l’indagine alla casa cirondariale per l’omessa sorveglianza dei detenuti evasi….    Sono venute fuori criticità che saranno esaminate dalla Polizia penitenziaria..

Palermo-Corleone, truffa aggravata ed estorsione ai danni di anziani

 

personaggio del film noir - mafia foto e immagini stock

Palermo,

I Carabinieri delle Compagnie di Lercara Friddi e di Corleone unitamente ai colleghi della Stazione di Prizzi, hanno arrestato due catanesi di 36 e 47 anni già noti alle forze dell’ordine, accusati di truffa aggravata ed estorsione in concorso ai danni di anziani.
I due indagati, spacciandosi per Carabinieri, avrebbero convinto una anziana donna di Corleone a consegnare loro tutto il denaro contante posseduto per ottenere la liberazione di un congiunto asseritamente in stato di arresto per aver causato un grave incidente stradale. La vittima, realizzato cosa era accaduto, ha subito avvisato i veri Carabinieri, fornendo una puntuale e lucida descrizione dei due rei e della autovettura utilizzata
L’allarme diramato a tutte le pattuglie impegnate nel controllo del territorio ha fatto sì che a Prizzi, una pattuglia di Carabinieri della Stazione, già allarmata da alcuni cittadini che avevano segnalato la presenza in paese di uomini sconosciuti con accento catanese, ha rintracciato la macchina sospetta, con alla guida un uomo, in sosta a pochi metri di distanza dalla abitazione di un’altra potenziale anziana vittima.
Dopo pochi istanti di osservazione, i Carabinieri hanno notato un secondo uomo raggiungere a piedi la macchina con in mano un involucro e hanno deciso di procedere con un controllo. I due uomini apparsi nervosi, non hanno saputo giustificare la loro presenza a Prizzi e sono stati trovati in possesso di monili in oro e pietre preziose per un valore di circa 20.000 euro, provento di una terza truffa che le indagini hanno dimostrato essere stata commessa pochi istanti prima ai danni di un’anziana prizzese.
La refurtiva è stata seduta stante riconsegnata alla proprietaria. Anche in questo episodio, i finti Carabinieri avevano contattato telefonicamente la vittima, chiedendo la consegna di soldi e preziosi a titolo di cauzione, per la liberazione del figlio che, era stato asseritamente arrestato per aver causato un grave incidente stradale che aveva coinvolto una donna in stato di gravidanza. Per il 36enne ed il 47enne etnei, si sono aperte le porte della casa circondariale di Termini Imerese e il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale termitano ha convalidato l’arresto applicando ai due indagati, la misura degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.