Cala il sipario sul Quirinale. Mattarella il 13° Presidente della Repubblica

 

Roma

Cala il sipario sul Quirinale. Sergio Mattarella è stato rieletto presidente della Repubblica con 759 voti. Così ha deciso  ha deciso il Parlamento con l’ottava votazione, stabilendo così il bis del Capo dello Stato uscente. Anche sette anni fa Mattarella, oggi 81 anni, fu eletto di sabato: era il 31 gennaio del 2015, allora ottenne 665 voti. Il risultato odierno-anche se lui pochi giorni orsono parlò di addio- fa di lui il secondo presidente più votato di sempre. Si colloca infatti al secondo posto dopo Sandro Pertini al quale andarono 823 preferenze.

La rielezione di Mattarella è statA possibile   dopo una settimana di candidature del centrodestra bocciate (dalla direttrice del DiS  Elisabetta Belloni e quella della presidente del Senato Casellati e, prima ancora, del leader di Forza Italia e dell’intero centro destra Silvio Berlusconi). L’ha spuntata il segretario del Pd Enrico Letta e di gran parte dei parlamentari 5 Stelle (nonostante le iniziali perplessità di Giuseppe Conte) alla proposta di un bis di Mattarella.

Il nemico del Presidente Mattarella, alle soglie degli 82 anni, adesso è uno solo: il tempo….

Mattarella aveva già pensato alla locazione di una casa, a Roma, dove si sarebbe trasferito in settimana dopo la cerimonia di fine mandato, ora  dovrà traslocare nuovamente al Quirinale. Nelle votazioni precedenti all’ottava che ha sancito la sua proclamazione, Mattarella aveva già ottenuto nei giorni scorsi voti dai Grandi elettori.

Nella prima votazione del 24 gennaio scorso il Capo dello Stato uscente aveva ricevuto 16 voti, nella seconda 39, nella terza 125 e nella quarta 166. Alla quinta votazione per Mattarella hanno votato in 46 e alla sesta in 336. Fino ad arrivare alla settima (387 voti) e all’ottava che lo ha visto eleggere.   La popolazione vede Sergio Mattarella – così come il Vaticano con Papa Francesco- il Presidente più amato della storia insieme a Sandro Pertini.     Il nemico del Presidente Mattarella, alle soglie degli 82 anni,  adesso è uno solo: il tempo e la solidità fisica…

 

Sprechi in Europa: tagliare con urgenza i numerosi privilegi ai politici – Un comunicato-protesta del M5S

Riceviamo e pubblichiamo (in sintesi)

 

“Dagli stipendi dei Commissari europei alla pensione privilegio degli europarlamentari, dalle spese forfettarie alle agenzie da accorpare. L’Europa concede anacronistici privilegi ai politici, mentre ai cittadini impone sacrifici nel nome dei vincoli di bilancio e dell’austerity. Ecco una carrellata dei principali sprechi da tagliare e le proposte del Movimento 5 Stelle per rendere l’Europa più equa e trasparente.

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STIPENDI COMMISSARI EUROPEI

Gli stipendi dei Commissari europei sono uno schiaffo agli oltre 100 milioni di poveri presenti in tutta Europa. Il Presidente della Commissione Juncker percepisce il 138% dello stipendio del funzionario con più alto grado della Commissione (fonte dati relativi al 2016) e cioè 27.436,90 euro al mese. L’alto rappresentante per la politica estera Federica Mogherini 25.845,35 al mese, i cinque vicepresidenti 24.852,26 euro al mese, mentre tutti gli altri Commissari 22.852,26 euro al mese.

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Nella foto il Presidente Commissione Juncker: percepisce circa 28 mila euro al mese

A queste esorbitanti cifre vanno aggiunte alcune indennità variabili, come l’indennità di residenza, di espatrio e per i figli. I Commissari hanno inoltre a disposizione 1.500 euro al mese per le spese di rappresentanza. In totale nel 2019 i contribuenti europei spenderanno per mantenere tutti i Commissari una cifra pari a 12,6 milioni di euro.

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LIQUIDAZIONE COMMISSARI EUROPEI

Nel 2019 sono stati messi a bilancio anche 682.000 euro previsti per le indennità transitorie, ovvero una sorta di sussidio che i Commissari ricevono alla fine del loro mandato per una durata di due anni. Questa indennità è proporzionale allo stipendio dei Commissari, tagliando quindi i salari automaticamente si riducono anche queste indennità che, comunque, coprono un arco temporale troppo lungo.

 

STIPENDI E PENSIONE DEGLI EURODEPUTATI

I parlamentari europei ricevono un’indennità per l’esercizio delle loro funzioni pari al 38,5% del trattamento di base di un giudice della Corte di giustizia delle Comunità europee. Lo stipendio di base equivale, dunque, a 8.757,7 euro lordi al mese. A questo si somma un’indennità di soggiorno che viene assegnata per ogni giorno di presenza al Parlamento europeo e che ammonta a 320 euro.

Tutti gli eurodeputati, inoltre, al compimento dei 63 anni di età, hanno diritto a un pensione di anzianità a vita pari al 3,5% della retribuzione per ciascun anno completo di esercizio di mandato. Questo privilegio scatta dopo appena un solo anno di mandato. Con una sola legislatura (5 anni di mandato) ogni europarlamentare matura una pensione a vita pari a 1.484,70 euro al mese. Questo importo raddoppia se l’europarlamentare fa due legislature.

 

SPESE FORFETTARIE

I deputati europei hanno diritto a un’indennità forfettaria mensile (denominata “indennità di spese generali”). L’importo mensile è di 4.342 euro. Questa indennità – che per tutti gli europarlamentari raggiunge la cifra di 40 milioni di euro l’anno – è destinata a coprire le spese effettuate nel Paese in cui il deputato è stato eletto, come per esempio le spese di locazione per uffici, spese telefoniche e informatiche. Queste spese vengono erogate in modo forfettario.

 

ACCORPIAMO LE AGENZIE

Così come per il Parlamento europeo, anche alcune Agenzie hanno una doppia sede amministrativa e operativa. Qualche esempio? L’Agenzia dell’Unione europea per le ferrovie e l’Agenzia europea per la gestione operativa dei sistemi IT. Durante i nostri cinque anni al Parlamento europeo abbiamo presentato degli emendamenti per aumentare i risparmi e accorpare le funzioni amministrative comuni delle AgenzieCi aspettiamo dalla futura Commissione europea un piano per ridurre le spese, tagliare i rami secchi e rendere più efficiente le numerose Agenzie europee.

 

PARTITI E FONDAZIONI EUROPEE

I cittadini pagano, i partiti spendono. In Europa c’è un sistema ben oleato di finanziamento pubblico a partiti e fondazioni che in pochi conoscono: tutte le delegazioni, presenti al Parlamento europeo, hanno dei fondi messi a disposizione per costituire dei partiti politici europei e delle fondazioni europee. Basta 1 europarlamentare che si iscriva a un partito con rappresentanti in almeno 1/4 degli Stati membri e il gioco è fatto. I partiti europei possono utilizzare questi fondi per riunioni, pubblicazioni, per spese amministrative, per il personale e per i i costi relativi alle campagne per le elezioni europee. Per il 2019 sono stati previsti 50 milioni per i partiti politici europei e 19.7 milioni per le fondazioni politiche. La delegazione del Movimento 5 Stelle ha rinunciato totalmente alla possibilità di usufruire di questi fondi perché non ha aderito a nessun partito europeo. Rinunciamo a circa 3 milioni di euro. Chi altri lo fa?

Ricerca e comunicazione del M5S