Palermo, tutela della filiera agro-alimentare – La Finanza sequestra , sanziona e confisca, successivamente dona in beneficenza al Banco Alimentare circa 10 tonnellate di prodotti ittici non tracciati

Palermo

Nei giorni scorsi, i Finanzieri del Comando Provinciale di Palermo, nel corso di tre distinte operazioni, hanno sottoposto a sequestro complessivamente novanta esemplari di tonno rosso e nove esemplari di pesce spada non tracciati, per un totale di circa dieci tonnellate di pescato.

In particolare, nel primo intervento, le Fiamme Gialle di Bagheria hanno individuato alcuni furgoni provenienti dal porto della frazione marittima di Porticello, nel comune di Santa Flavia, che di notte procedevano speditamente verso un deposito riconducibile a una nota pescheria di Bagheria, nel quale erano stoccati, prima di essere immessi in vendita nei principali mercati ittici della zona, sedici esemplari di tonno rosso (Thonnus thynnus) privi del documento di cattura B.C.D. (Bluefin Tuna Catch Document), un modello con cui viene garantita la tracciabilità delle diverse fasi della filiera di sfruttamento di questa specie ittica, dalla sua cattura alla successiva commercializzazione.

Nel secondo intervento, invece, i militari, seguendo dei furgoni provenienti dalla medesima località portuale, hanno individuato un deposito abusivo gestito da un soggetto privo di partiva IVA e SCIA, al cui interno sono stati rinvenuti quarantaquattro esemplari di tonno rosso e nove esemplari di pesce spada, anche in questo caso privi dei documenti obbligatori a garanzia della tracciabilità della filiera di sfruttamento.

Peraltro, venticinque tra gli esemplari rinvenuti sono risultati essere “sottomisura”, ovvero con un peso o una lunghezza inferiori rispetto alle taglie minime per cui è consentita la pesca (30 kg di peso o 115 cm di lunghezza alla forca per il tonno e 100 cm di lunghezza dal rostro alla coda per il pesce spada).

Infine, nel corso di un terzo intervento eseguito unitamente a personale della Guardia Costiera della Direzione Marittima di Palermo e dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Porticello, le Fiamme Gialle hanno rinvenuto altri trenta esemplari di tonno rosso, sempre privi della documentazione obbligatoria, all’interno del deposito di una impresa con sede a Bagheria operante nel settore della rivendita all’ingrosso di prodotti ittici.

I responsabili sono stati segnalati all’Autorità marittima e all’Assessorato Regionale alle attività produttive ai sensi del d.lgs. 04/2012 che prevede, oltre alla confisca del pescato privo di tracciabilità, una sanzione pecuniaria che va da un minimo di € 1.000 a un massimo di € 6.000, sanzione aumentata di un terzo in quanto la specie ittica del tonno rosso è considerata a rischio estinzione.

Inoltre, nei confronti del soggetto detentore del deposito abusivo sono state irrogate anche le ulteriori sanzioni previste per la pesca e la detenzione di prodotti ittici cosiddetti “sottomisura” e per l’esercizio di un’attività commerciale in assenza di autorizzazione, condotte che prevedono delle sanzioni amministrative che vanno dai 12.500 € ai 150.000 €, la prima, e da un minimo di 1.549 € a un massimo di 15.493 €, la seconda.

Le 10 tonnellate di tonno e pesce spada sequestrate, essendo state certificate come idonee al consumo alimentare da parte dell’Autorità Sanitaria locale, per qualità e conservazione, sono state devolute in beneficenza direttamente dai militari operanti alla ONLUS “Banco Alimentare Sicilia Occidentale”.

La pesca degli esemplari sottoposti a sequestro è disciplinata da rigide regole di contingentamento e tracciamento finalizzate, da un lato, a impedire che vengano immessi sul mercato prodotti ittici non sicuri per la salute dei consumatori e, dall’altro, a garantire la sopravvivenza di queste specie a rischio di estinzione a causa di una pesca intensiva foraggiata anche da un fiorente mercato nero che ricerca continuamente tali prodotti per la loro prelibatezza e per gli ingenti guadagni derivanti dalla relativa vendita.

I controlli eseguiti dalle Fiamme Gialle perseguono pertanto una duplice finalità: quella di garantire che le attività commerciali che operano nella legalità non subiscano la concorrenza di chi opera in violazione di legge, e quella di evitare che il commercio di prodotti non genuini e insicuri danneggi il mercato del pescato locale e nazionale, caratterizzato da elevati standard di qualità attraverso la completa tracciabilità della filiera di sfruttamento.

 

 

Recide i tubi del gas nella casa della ex con l’intento di far esplodere l’appartamento. Tempestivo intervento dei Carabinieri che arrestano il rumeno.

Metaponto, migrante morta in incendio: recuperate 220 bombole di gas - La  Gazzetta del Mezzogiorno

Archivi-Sud Libertà

Palermo,
I Carabinieri della Compagnia Palermo Piazza Verdi hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Palermo, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di un 53enne, di nazionalità rumena, già sottoposto agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, presso una comunità del trapanese e ritenuto responsabile di strage. 
L’attività d’indagine è stata condotta dai militari della Stazione di Brancaccio ed ha consentito di delineare un grave quadro indiziario, sostanzialmente accolto nel provvedimento cautelare, nei confronti dell’uomo, il quale – indagato in precedenza per maltrattamenti in famiglia nei confronti della sua ex moglie –  nel dicembre del 2022, dopo essersi introdotto nell’abitazione della donna, in via Oreto, vi si sarebbe barricato dentro, tagliando inoltre tre tubi collegati a delle bombole di gas con il chiaro intento di far esplodere l’appartamento.
Nell’occasione è stato il tempestivo intervento dei Carabinieri, con il supporto del personale dei Vigili del Fuoco a scongiurare conseguenze ben più drammatiche, consentendo altresì l’immediato arresto del 53enne e la messa in sicurezza dell’intero stabile.
L’indagato è attualmente ristretto presso la casa circondariale “Pietro Cerulli” di Trapani..

Palermo, arresto di un uomo di 35 anni per rapina

arrestato - arresto foto e immagini stock

 Palermo – Altavilla Milicia 

I Carabinieri della Compagnia di Bagheria hanno arrestato un uomo di 35 anni, di origini Palermitane ma da tempo residente in provincia, già noto alle forze dell’ordine, con l’accusa di rapina. In particolare, il 35enne, mentre si trovava su una delle vie principali di Altavilla Milicia, dopo aver strattonato la sua ex convivente 23enne le asportava il telefono cellulare danneggiando, altresì, i tergicristalli dell’autovettura di una donna in transito che, avendo assistito alla scena, accorreva in aiuto della vittima.

Da qui l’immediato intervento dei Carabinieri della locale Stazione che hanno arrestato l’uomo, il quale, durante il tragitto verso gli uffici della Compagnia di Bagheria, con un calcio, sfondava il finestrino posteriore dell’autovettura di servizio. L’arrestato, pertanto, è stato anche denunciato in stato di libertà anche per il reato di danneggiamento aggravato.

L’arresto è stato convalidato dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Termini Imerese che ha disposto per l’indagato la misura cautelare degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. È doveroso rilevare che l’odierno indagato è, allo stato, solamente indiziato di delitto, seppur gravemente, e che la sua posizione- informa il Comando –  verrà vagliata dall’Autorità Giudiziaria nel corso dell’intero iter processuale e definita solo a seguito dell’eventuale emissione di una sentenza di condanna passata in giudicato, in ossequio al principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza.

Termini Imerese, quattro imprenditori indagati,per bancarotta fraudolenta, autoriciclaggio , illeciti con una nuova società,sequestrati 404 mila euro e la “Green Hi Techi srl”

 

Avrebbero spogliato dei beni un’azienda, lasciando che sprofondasse nei debiti. Sarebbe stato accumulato un passivo fallimentare di oltre 230 mila euro

Palermo,

I finanzieri del comando provinciale di Palermo hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misura interdittiva e di sequestro preventivo emessa dal Gip del Tribunale di Termini Imerese, su richiesta della Procura della Repubblica palermitana, nei confronti di 4 soggetti, indagati, a vario titolo, per i reati di bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale, autoriciclaggio e riciclaggio.

Le indagini, condotte dal Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria di Palermo (Gruppo Tutela Mercato Capitali), avviate a seguito del fallimento della Green Energy Sistems srl, specializzata nell’attività di installazione di impianti idraulici e di condizionamento, avrebbero consentito di individuare, in capo agli amministratori di diritto e di fatto, specifiche responsabilità circa la distrazione di disponibilità finanziarie, nonché dell’intero complesso aziendale della fallita, in danno dell’erario e dei creditori.

Si apprende pure che  l’approfondimento dei flussi finanziari, reso oltremodo difficoltoso dall’assenza di documentazione contabile, ha permesso di disvelare una condotta illecita, ideata e realizzata da un’unica regia riconducibile agli indagati, frutto di un’articolata pianificazione distrattiva, perpetrata anche mediante frequenti prelevamenti di denaro contante, finalizzata a proseguire l’attività imprenditoriale attraverso la costituzione di una nuova società, che rappresenta la continuazione aziendale della precedente, avente similare compagine societaria e governance, nonché coincidenti sedi legali e operative e identici asset aziendali.

In considerazione degli elementi probatori raccolti nel corso delle investigazioni, il Gip del Tribunale di Termini Imerese ha disposto per i 4 indagati, il divieto di esercitare attività d’impresa per la durata di un anno, nonché il sequestro preventivo di somme di denaro per 404.000 euro e del complesso aziendale della neo-costituita società, la Gren Hi Techi srls con sede legale a Bagheria.

La società sequestrata è stata affidata ad un amministratore giudiziario nominato dal Tribunale di Termini Imerese.

L’odierna operazione eseguita dalla Guardia di Finanza, coordinata dalla Procura della Repubblica di Termini Imerese, si inserisce nel quadro delle linee strategiche dell’azione del Corpo volte a rafforzare l’azione di contrasto ai fenomeni di illegalità economico-finanziaria connotati da maggiore gravità, nonché all’aggressione dei patrimoni dei soggetti dediti ad attività criminose, al fine di tutelare gli imprenditori che operano nel rispetto della legge

Vino, bando da 3,8 milioni per le cantine sociali siciliane contro il caro-mutui

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Palermo,

l’Istituto regionale del vino e dell’olio il bando  assegna 3 milioni e 851 mila euro alle cantine sociali siciliane, che hanno dovuto affrontare l’aumento degli interessi sui mutui in corso, per effetto della guerra in Ucraina. Destinatarie della misura sono tutte quelle cantine sociali costituite in forma cooperativa con sede legale in Sicilia, che hanno sostenuto maggiori oneri finanziari in ragione dell’incremento dei tassi di interesse sui mutui e prestiti di durata annuale e pluriennale a partire dal 24 febbraio 2022 e fino al 30 maggio 2024.

Si tratta della seconda misura che interviene in favore delle cantine sociali, in osservanza della legge regionale 21 novembre 2023 n. 25. Un primo avviso pubblico del 7 dicembre 2023 del dipartimento regionale dell’Agricoltura aveva assegnato contributi alle aziende che trasformano le uve e commercializzano vini prodotti nella regione per compensare i maggiori oneri finanziari; la stessa legge consente ora di utilizzare la parte residua del precedente bando, individuando l’Irvo come soggetto attuatore dell’istruttoria e per la selezione dei beneficiari.

Le aziende che hanno ottenuto gli aiuti attraverso il precedente bando potranno concorrere all’assegnazione dei fondi per coprire i maggiori oneri finanziari degli ultimi sei mesi. 

Sicurezza: 27 arresti in Sicilia per porto abusivo di armi, droga , furto ed estorsioni

I Padrini che hanno fatto la storia della mafia - Focus.it

 

 Palermo –

I Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Palermo, su richiesta della Procura della Repubblica,  nei confronti di 27 persone indagate – a vario titolo – per i reati di detenzione e porto abusivo di armi comuni da sparo e clandestinericettazioneattività organizzate per il traffico illecito di rifiutiassociazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacentifurto ed estorsione.

L’attività d’indagine è stata condotta dal personale del Nucleo Operativo della Compagnia di Palermo – San Lorenzo e ha consentito di delineare un grave quadro indiziario, sostanzialmente recepito nel provvedimento cautelare, circa la sussistenza di un sodalizio criminale, attivo nei quartieri San Giovani Apostolo – ex C.E.P., Borgo Nuovo e Cruillas, composto da persone, già note alle cronache, che, avendo anche la disponibilità di armi comuni da sparo di provenienza illecita e clandestine, erano dediti alla gestione di 4 piazze di spaccio, di un’attività organizzata, priva di alcuna autorizzazione, per il traffico di rifiuti e alla commissione di furti di veicoli finalizzati per lo più alle conseguenti estorsioni con il cd. metodo del “cavallo di ritorno”.

L’azione investigativa, portata avanti da settembre 2020 a marzo 2021, ha fatto emergere un grave quadro indiziario su un 34enne del C.E.P., all’epoca dell’indagine ristretto in regime di detenzione domiciliare e attualmente in carcere, quale figura di riferimento per tutte le attività criminali sopra descritte, che, grazie agli altri indagati, sarebbe riuscito a:

  • dirigere un’attività organizzata, priva delle autorizzazioni previste, di gestione di rifiuti, svolta con la compartecipazione di altri 5 indagati e che, oltre allo stoccaggio dei materiali raccolti illecitamente (ferro e altri metalli), ne prevedeva la lavorazione presso un terreno adiacente alla sua abitazione abusiva e il successivo trasporto effettuato tramite il titolare compiacente, raggiunto dalla misura cautelare degli arresti domiciliari, di un’azienda operante nel settore che, mettendo a disposizione i propri mezzi, consentiva la compilazione dei formulari per la successiva vendita a ditte della Sicilia e di altre regioni, impegnate nel campo edile, siderurgico e del trattamento di materiale metallico, con guadagni stimati che potevano arrivare anche a 50mila euro mensili;
  • promuovere un’associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, gestendo in prima persona il rapporto con i fornitori, emanandone le strategie operative criminali e raccogliendone i proventi illeciti stimati in circa 40mila euro su base mensile. Il gruppo era strutturato su un’organizzazione piramidale con al vertice il 34enne e alle sue dipendenze 2 figure incaricate di rifornire le 4 “piazze di spaccio” – la cui operatività nelle predette aree della città era garantita da altri 5 indagati ritenuti intranei al sodalizio – con cocainamarjuana e hashish, approvvigionate da fornitori del capoluogo – tra cui figura un indagato con precedenti riconducibili all’ambito della criminalità organizzata e in particolare alla famiglia mafiosa di Santa Maria del Gesù;
  • esercitare il controllo sul giro di furti di auto finalizzati soprattutto alla successiva richiesta estorsiva con il metodo del cd. “cavallo di ritorno”, in cui le vittime, per vedersi restituiti i veicoli sottratti, erano costretti a versare fino a 1000 euro.

Le risultanze dell’indagine, compendiate nella misura cautelare, avrebbero messo in luce come alcuni cittadini dei quartieri in cui il 34enne esercitava il controllo delle attività criminali si sarebbero rivolti a lui per la risoluzione di problematiche di vita quotidiana o per avere un’intercessione a seguito del patito furto del proprio veicolo.

Il Giudice per le Indagini Preliminari ha disposto la custodia cautelare in carcere per 17 persone e la misura cautelare degli arresti domiciliari per le restanti 10. Sono stati inoltre sottoposti a sequestro preventivo, con decreto emesso dalla stessa A.G., l’area in cui venivano stoccati i rifiuti, adiacente all’abitazione del 34enne, e un autocarro di proprietà della ditta incaricata del trasporto del materiale lavorato.

Nel corso delle investigazioni, si è delineata la responsabilità di tre persone all’epoca dei fatti minorenni, attivamente coinvolte nelle illecite attività ed indagati per i reati di “detenzione abusiva di armi da fuoco”, “ricettazione” e “traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti per i quali l’indagine, proseguita anche sotto il coordinamento della Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni, ha portato all’emissione di 3 decreti di perquisizione, eseguiti nella mattinata odierna.

La Procura per i minorenni, a seguito degli accertamenti svolti dai Carabinieri, sta valutando inoltre di adottare provvedimenti di competenza a tutela dei minori appartenenti alle famiglie degli indagati.

 

È obbligo rilevare- informa il Comando Carabinieri -che gli odierni indagati sono, allo stato, solamente indiziati di delitto, seppur gravemente, e che la loro posizione verrà vagliata dall’Autorità Giudiziaria nel corso dell’intero iter processuale e definita solo a seguito dell’eventuale emissione di una sentenza di condanna passata in giudicato, in ossequio ai principi costituzionali di presunzione di innocenza.

 

Palermo, 26 arresti -indagine dell’Antimafia- per lo smercio di cocaina e hashish nel quartiere Sperone di Brancaccio

squadra mobile

 

Sono accusate di associazione per delinquere finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso, le 26 persone arrestate dai poliziotti della Squadra mobile di Palermo al termine di un’indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia.

L’attività investigativa della Mobile, svolta in collaborazione con il Servizio centrale operativo della Polizia di Stato, ha fatto luce sull’organizzazione del gruppo criminale e di ricostruire la filiera dello smercio di cocaina e hashish a Palermo, nel quartiere Sperone di Brancaccio.

Nell’indagine sono stati impiegati poliziotti “undercover”, che si sono infiltrati tra gli appartenenti all’associazione criminale, stabilendo contatti diretti con i leader del gruppo. Dall’indagine sono emersi anche gli interessi di Cosa nostra sulla distribuzione dei guadagni provenienti dall’attività illecita.

L’attività di spaccio avveniva ininterrottamente nell’arco delle 24 ore, ed era organizzata con regolari turni di “lavoro” di pusher e vedette.

Alle fasi esecutive dell’operazione hanno partecipato i Reparti speciali, il Reparto prevenzione crimine, alcune Unità cinofile e il Reparto volo, che hanno eseguito anche numerose perquisizioni nei confronti di altri indagati.

Una baby banda aggredisce quattro giovani in via Cavour a Palermo Per l’identificazione degli autori -e lo stato di fermo- la Questura analizza le telecamere

 

Una baby banda ha inseguito e picchiato tra sabato 18 e domenica 19 maggio -quattro giovani tra i 17 e i 27 anni    in via Cavour, a Palermo, nel marciapiede davanti alla sede della prefettura.

Scontri e aggressioni, nonostante le serrate attività di controllo delle forze dell’ordine per arginare il fenomeno della movida violenta.

La baby gang ha preso di mira a soprattutto su due fratelli di 17 e 27 anni. Il più grande è ferito e  trasportato  all’ospedale Buccheri La Ferla per eseguire i controlli e le medicazioni. Il fratello minore ha riportato escoriazioni al volto e al collo.

Un terzo amico è stato preso a calci e pugni. Gli aggressori dopo il pestaggio sono fuggiti in direzione del quartiere Borgo Vecchio. Le indagini sono condotte dalla squadra mobile della questura, che sta controllando in maniera analitica  le immagini delle numerose videocamere della zona.

Un uomo di 39 anni, Samuele Fuschi, è morto perchè finito in una profonda buca (col vuoto sottostante) in viale Regione Siciliana(PA) col suo motociclo Honda Sh 300.

 

 

 

Secondo una ricostruzione sommaria il motociclo sarebbe caduto perchè la ruota del motociclo  è finita in una profonda buca sull’asfalto.

Il  118 non ha potuto che constatarne  il decesso. I rilievi su questo fatto così incredibile sono condotti dalla polizia municipale. La vittima era del quartiere Albergheria, lo stesso di Giuseppe La Barbera l’operaio morto nella strage di Casteldaccia, e lascia la moglie e quattro figli.
Dice Alessio Fuschi, figlio di Samuele l’uomo di 38 anni morto per una buca in viale Regione Siciliana a Palermo. “Adesso ci prendiamo nostro padre e gli diamo una degna sepoltura – aggiunge Alessio – E’ il momento del dolore. Ma è chiaro che chiediamo giustizia”.     “Mio padre era un lavoratore. Faceva il possibile per la sua famiglia. Era orgoglioso dei suoi figli. Un uomo eccezionale”. Lo dice Alessio Fuschi, figlio di Samuele l’uomo di 38 anni morto per una buca in viale Regione Siciliana a Palermo. “Adesso ci prendiamo nostro padre e gli diamo una degna sepoltura – aggiunge Alessio – E’ il momento del dolore. Ma è chiaro che chiediamo giustizia”.    

“Stando ai primi rilievi effettuati dalla polizia municipale, appare evidente che si sia trattato di un cedimento dell’asfalto avvenuto contestualmente o pochi momenti prima del verificarsi dell’incidente che ha provocato la morte del motociclista, per il quale vanno le condoglianze e la vicinanza mia e dell’amministrazione alla famiglia. Nessuna segnalazione per il pronto intervento è pervenuta, infatti, negli ultimi giorni al Comando della polizia municipale e risulta impossibile che una buca del genere, lungo l’arteria più trafficata della città, non fosse stata segnalata, come del resto già avvenuto per altre buche in viale Regione Siciliana, poi riparate”.

Così il sindaco di Palermo Roberto Lagalla sull’incidente stradale in cui è morto un uomo di 38 anni a Palermo. “Dal punto di vista generale della manutenzione delle strade della città, questa amministrazione, negli ultimi mesi, ha attivato i primi cantieri – aggiunge – mettendo a disposizione il massimo che può in termini di uomini, mezzi e risorse economiche, dopo anni di immobilismo e dopo aver ridato agibilità finanziaria al Comune, rimasto senza bilancio per oltre tre anni. Siamo consapevoli dei ritardi da recuperare e non ci sottraiamo. Diciamo solo che avere rimesso in piedi i conti ci consente oggi di far andare avanti le opere sia di giorno, sia di notte. Anche l’attività di rattoppo è molto intensa e procede giorno dopo giorno, ma arrivare ovunque nello stesso momento non si può. In queste settimane si sta procedendo con il rifacimento delle strade della quarta circoscrizione e questo avverrà nei prossimi mesi anche nelle altre e dall’altro si va avanti con interventi singoli nei quartieri, dopo un lavoro di mappatura delle buche della città, mai eseguito prima”.

Siccità, dalla Regione Sicilia 3 milioni per finanziare progetti di pozzi, dissalatori e condotte idriche al fine di alleviare la crisi di alcune aree dell’Isola

 

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Palermo,

Tre milioni di euro per il finanziamento di progetti per la ricerca di nuove fonti idriche, per la valutazione della possibilità di riattivare alcuni dissalatori e per la realizzazione di condotte idriche per alleviare le condizioni di crisi di alcune aree dell’Isola.

È un ulteriore tassello della strategia portata avanti dalla Presidenza della Regione, attraverso la cabina di regia istituita dai vertici di Palazzo d’Orléans, per fare fronte alla crisi idrica che investe la Sicilia. In particolare, 1,7 milioni di euro sono destinati al cofinanziamento del progetto di fattibilità tecnico-economica di tre opere che consentiranno di veicolare importanti quantità di acqua verso zone che presentano situazioni di criticità: il completamento del sistema acquedottistico Ancipa, relativo alla condotta Piazza Armerina-Gela; l’interconnessione del sistema Garcia-Arancio con il sistema irriguo alimentato dalla diga Trinità; l’interconnessione della diga Rubino con la vasca di carico della stazione di rilascio Castellaccio a Paceco. Il finanziamento regionale si aggiunge ai fondi per 1,5 milioni di euro stanziati dal ministero delle Infrastrutture, su proposta dell’Autorità di bacino della Presidenza della Regione.

Un altro milione di euro è stato assegnato al dipartimento regionale Tecnico per lo svolgimento di studi idrogeologici finalizzati a individuare nuove falde acquifere. L’intervento della Presidenza della Regione è essenziale per le ricerche idriche, dal momento che la Protezione civile nazionale non finanzia questa attività. L’azione si affiancherà all’opera di “revamping”, ovvero di riattivazione di pozzi già esistenti e non più produttivi o dalla portata ormai ridotta, e di realizzazione di cosiddetti “pozzi gemelli”, cioè la trivellazione del terreno accanto a quelli già attivi, avviata con fondi statali. 

Duecentomila euro vanno, infine, alla Protezione civile regionale per lo svolgimento di indagini sulle condotte marine, propedeutiche alla progettazione dei lavori per la riattivazione dei dissalatori di Porto Empedocle, Gela e Trapani.