Papa Francesco ai Boss siciliani: “Abbiamo bisogno di persone di amore, non di uomini d’onore. Non fate fare l’inchino della Madonna alla casa del capomafia….”

PAPA FRANCESCO: “CONTRASTATE L’INGIUSTIZIA, IL SUDARIO NON HA TASCHE, NON POTRETE PORTARE NIENTE CON VOI”

Bergoglio, celebrando la messa, nel corso dell’omelia si rivolge ancora una volta ai mafiosi: “Chi non fa nulla per contrastare l’ingiustizia non è un uomo e una donna giusti. Voi sapete che il sudario non ha tasche, non potreste portare niente con voi. Convertitevi al vero Dio, Gesù Cristo!”.

Non si può credere in Dio ed essere mafiosi. Chi è mafioso – non vive da cristiano perché bestemmia con la vita il nome di Dio-amore. Oggi abbiamo bisogno di uomini e di donne di amore, non di uomini e donne di onore; di servizio, non di sopraffazione; di camminare insieme, non di rincorrere il potere. Se la litania mafiosa è ‘tu non sai chi sono io’, quella cristiana è ‘io ho bisogno di te’. Se la minaccia mafiosa è ‘tu me la pagherai’, la preghiera cristiana è ‘Signore, aiutami ad amare”.

Nel pomeriggio, nella cattedrale di Palermo, il Papa ha lanciato un anatema contro una pratica mafiosa balzata spesso agli onori della cronaca: “Quando la Madonna si ferma davanti ad un negozio, a una casa e fa l’inchino per ordine del capo mafia a chi porta l’altare della Madonna o della Santa , quello non va assolutamente“. “Vorrei dire qualcosa sulla pietà popolare, molto diffusa in queste terre. È un tesoro che va apprezzato e custodito, perché ha in sé una forza evangelizzatrice, ma sempre il protagonista deve essere lo Spirito Santo. Vi chiedo perciò di vigilare attentamente, affinché la religiosità popolare non venga strumentalizzata dalla presenza mafiosa, – dice il Papa riscuotendo gli applausi del clero siciliano – perché allora, anziché essere mezzo di affettuosa adorazione, diventa veicolo di corrotta ostentazione”.

 

TUTTA LA SICILIA E’ VICINA A PAPA FRANCESCO: PARROCI,VESCOVI,PERSONE MALATE E DETENUTI LO VEDONO COME GESU’ CRISTO

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Papa Francesco è  a Piazza Armerina (Enna), accolto dal vescovo Rosario Gisana. Dopo cinque anni, torna in Sicilia in occasione delle celebrazioni di Padre Pino Puglisi, il parroco del quartiere Brancaccio ucciso dalla mafia il 15 settembre ’93. Era il 2013 quando a Lampedusa, l’isola dei migranti, fece il suo primo viaggio pastorale.

Questa è la prima tappa della sua giornata in Sicilia,  Il Papa è accolto dal vescovo di Piazza Armerina, mons. Rosario Gisana, dal prefetto di Enna, Maria Antonietta Cerniglia, e dal sindaco della città, Nino Cammarata. Quindi si trasferisce in auto a Piazza Europa per l’incontro con i fedeli.

A Palermo è tutto pronto per il suo arrivo, anche se il maltempo ha stravolto il programma previsto per il primo appuntamento, organizzato per accogliere i 5.000 giovani arrivati nel capoluogo. Si tratta del musical su padre Pino Puglisi, “L’Amore salverà il mondo” in scena sul palco montato nei pressi del teatro Politeama ma la pioggia ha reso inagibile la struttura e l’organizzazione ha annullato lo spettacolo. Erano previste anche le testimonianze di Biagio Conte e di alcuni giovani. 

Si stima che saranno 80 mila i fedeli in arrivo nel capoluogo siciliano, tra isolani e residenti in altre regioni d’Italia. La Curia ci informa inoltre che alle 13.30 nella mensa di via Decollati il Papa consumerà con gli ospiti della centro un frugale pranzo preparato nella cucina della missione e alle 15 si sposterà a Brancaccio. Seguirà una visita alla parrocchia di San Gaetano e alle 15,30 in Cattedrale per incontrare parroci, sacerdoti e seminaristi di tutta la Sicilia, superiori e superiore delle comunità religiose dell’Isola, accompagnato dall’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice.

Lo aspettano in tantissimi. Tra loro anche persone malate e detenuti. Sono 17 mila i pass rilasciati dalla Curia con posti distribuiti in tre piazze. Sarebbero circa 9000, le persone che andranno in piazza Europa dove è stato montato il palco. Papa Francesco dopo il suo discorso incontrerà 20 malati e riceverà il baciamano di 50 persone. Il sindaco di Piazza Armerina Nino Cammarata dice: ”La città donerà al Pontefice un immobile da destinare al centro di accoglienza della Caritas per i poveri”.

Tutta la popolazione vede davvero  in Papa Francesco la figura di Gesù Cristo….

 

Day After a Catanzaro

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VIDEO DELLA TROMBA D’ARIA

Bilancio triste dopo la paurosa tromba d’aria sul quartiere Lido del comune di Catanzaro e la località Roccelletta nel comune di Borgia. Sono ingenti i danni nei diversi stabilimenti balneari dell lungomare di Catanzaro Lido .    Alberi      strappati dalla terra, tetti volati in aria, un gran da fare per i vigili del fuoco in questo periodo di agosto.

Il flagello del maltempo imperversa oltre la Calabria anche in Sicilia.Palermo ieri è stata la città più colpita. La Protezione Civile ha diramato un avviso di criticità meteo di colore giallo per temporali sull’intero territorio.         Gli esperti avvertono che la fragilità del suolo dovuta alle piogge  potrebbe essere pure la causa di eventuali  fenomeni di dissesto idrogeologico con possibili fenomeni franosi anche rapidi, allagamenti, con tracimazioni e coinvolgimento delle aree urbane depresse.

SUD LIBERTA’ : LA MAFIA NEI MERCATI SICILIANI (QUASI TUTTE LE CITTA’) HA CREATO “UNA DISTORSIONE DELLA LIBERA CONCORRENZA “

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Il mercato ortofrutticolo di Palermo sotto la lente di ingrandimento della Direzione Antimafia-   Questo centro controllava e monopolizzava tutta la merce, dal prezzo dei beni in vendita ai centri di approvvigionamento. E’ dunque scattata la confisca di beni per 150 milioni di euro ad A.I. e G.I., 61enni, ritenuti dagli investigatori “vicini e contigui” alla Mafia. Dopo l’altro successo della  Direzione investigativa antimafia di Palermo lo scorso venerdì con la maxi-confisca di 400 milioni di euro a carico dell’ex deputato regionale Giuseppe Acanto, stamani il Centro operativo Dia ha reso esecutivo il provvedimento giudiziario  di confisca beni, emesso dalla sezione Misure di prevenzione del  Tribunale di Palermo.

“I soggetti colpiti, titolari di vari stand e profondi conoscitori del metodo di funzionamento del mercato ortofrutticolo – spiegano la Dia – ne monopolizzavano l’attività attraverso l’utilizzo dei servizi forniti dalla cooperativa ‘Carovana Santa Rosalia‘ (compravendita di merce, facchinaggio, parcheggio, trasporto e vendita di cassette di legno e materiale di imballaggio)”.

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“Ci siamo avvalsi pure delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia che ci hanno consentito – spiega la Dia – di scoprire  una vera e propria ‘regia occulta’ in grado di prestabilire il prezzo dei beni in vendita nel mercato, controllare il trasporto su gomma da e per la Sicilia occidentale e i principali centri di approvvigionamento e gestire le ulteriori attività connesse al commercio interno”.

Gli investigatori affermano ancora : “Un monopolio che ha determinato “una grave distorsione della libera concorrenza, che ha garantito all’organizzazione criminale ingenti guadagni attraverso attività solo apparentemente lecite”. “Hanno rafforzato l’ipotesi investigativa di infiltrazione mafiosa all’interno del mercato ortofrutticolo palermitano –  – alcune ordinanze applicative di misura cautelare, emesse dal gip di Napoli, quando viene contestato agli indagati (tra i quali anche Gaetano Riina,  fratello dell’ex “capo dei capi” corleonese Salvatore), di controllare il trasporto su gomma da e per i mercati ortofrutticoli di Fondi, Aversa, Parete, Trentola Ducenta e Giugliano e da questi  verso quelli del Sud Italia, interessando, in particolare, i mercati siciliani di Palermo, Catania, Vittoria (Ragusa), Gela (Caltanissetta) e Marsala (Trapani)”. Insomma la Mafia della frutta, degli ortaggi, dei mercati  La Sicilia è sempre avvolta da questa spirale.

LA GUARDIA DI FINANZA ARRESTA L’INTERO EQUIPAGGIO DELLA MOTONAVE REMUS CARICA DI DROGA E CON IL TRASMETTITORE SPENTO

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Oltre 20 tonnellate di hashish sono state sequestrate dalla Guardia di finanza , nascoste su una motonave panamense,Remus, fermata in mare. Arrestato l’intero equipaggio, il comandante e 10 componenti, tutti cittadini montenegrini. L’operazione – compiuta dai finanzieri del Nucleo di Polizia economico finanziaria di Palermo, con il supporto operativo del Gruppo Aeronavale di Messina e la collaborazione del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata – è coordinata dalla Dda della Procura della Repubblica di Palermo.

I risultati conseguiti dall’operazione – è il comunicato degli inquirenti- – sono il frutto di una attenta attività di intelligence e di analisi delle rotte seguite dall’imbarcazione che, dopo essere partita dal porto di Las Palmas in Gran Canaria, aveva dichiarato di essere diretta verso il porto di Tuzla (Turchia), via Alexandria (Egitto) – dice la Finanza – L’attività di ombreggiamento dell’imbarcazione, svolta con l’impiego di aeromobili e pattugliatori d’altura della Guardia di Finanza, ha permesso di verificarne il comportamento sospetto, posto che – durante la navigazione in acque internazionali antistanti le coste nord africane – ha spento ripetutamente il proprio trasmettitore AIS(Automatic Identification System) per occultare la propria posizione e i propri movimenti. Le evidenti anomalie emerse durante il costante monitoraggio della navigazione hanno consentito di ipotizzare il coinvolgimento della motonave Remus nel traffico internazionale di stupefacenti che, negli ultimi anni, ha visto più volte protagonisti i paesi del nord Africa“.

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All’atto dell’abbordaggio, il comportamento sospetto del Comandante della nave e dell’equipaggio, i quali non sono stati in grado di fornire chiare spiegazioni in merito alle proprie attività in mare e alla propria destinazione, spingevano i militari a scortare il natante presso il porto di Palermo, anche in relazione alla presenza a bordo di 18 serbatoi contenenti complessivamente circa 400.000 litri di gasolio, che richiedevano tempo per l’ispezione adeguata   Si apprende anche che:

Lo svolgimento delle complesse operazioni di ricerca a bordo, da parte del personale operante, avvenute in un contesto particolarmente critico, stante il notevole quantitativo di carburante stivato, è stato reso possibile grazie al pronto intervento e alla perizia tecnica dei Vigili del Fuoco del Comando Provinciale di Palermo che assicuravano, con un lavoro di bonifica durato oltre 14 ore e la successiva ininterrotta presenza, la giusta cornice di sicurezza per la prevenzione di ogni incidente – – Anche l’intervento di una unità medica dell’ASP di Palermo, consentiva l’accurato monitoraggio delle condizioni di salute dei finanzieri impegnati nelle operazioni, rese particolarmente difficoltose dalle esalazioni del combustibile”.

Complessivamente, oltre 20 tonnellate di hashish, di 13 diverse qualità, per un valore di mercato oscillante tra i 150 e i 200 milioni di euro erano nascoste nel carburante.   Altri elementi di questa complessa operazione sono stati spiegati dalla GdF:

 

“… Hanno fornito un indispensabile contributo operativo anche il Reparto Aeronavale ed il Gruppo della Guardia di Finanza di Palermo, oltre che Europol, il MAOC (Maritime Analysis and Operations Centre) di Lisbona, la DEA statunitense e la Polizia Criminale del Montenegro, nell’ambito del progetto di collaborazione per garantire la sicurezza nei Balcani IPA (Instrument for pre-accession assistance). Nell’ambito della più ampia cornice dell’operazione denominata ‘Libeccio International’, sono stati operati dalle Fiamme Gialle di Palermo, negli ultimi 4 anni, sequestri per oltre 139 tonnellate di stupefacenti, per un controvalore complessivo stimato in oltre 1,4 miliardi di euro. “Il Mar Mediterraneo – – si conferma uno dei bacini mondiali maggiormente interessati dai traffici illeciti. In questo scenario la Guardia di Finanza svolge il suo ruolo esclusivo di ‘polizia del mare’, integrando il dispositivo aeronavale costiero con quello di altura, tanto per il controllo delle frontiere esterne con le attività di esplorazione aeromarittima condotte in acque internazionali, quanto per la difesa degli interessi economico-finanziari del Paese e dell’Unione europea“. Un successo insomma di non poco conto della GdF.

Nasce una nuova Biblioteca antimafia a ricordo del poliziotto Agostino ucciso da Cosa nostra

Palermo, nasce biblioteca sociale dedicata a Nino e Ida Agostino

La biblioteca dedicata alle due vittime

La Sicilia ha una nuova Biblioteca controcorrente: la “Biblioteca sociale Antonino Agostino e Ida Castelluccio” in via Sgarlata 22 a Palermo.  Si aggiunge nella mappa delle biblioteche di spicco inserite nella pubblicazione dell’editore Vito Pacelli : ” Viaggio nel futuro- Schede, profili, uffici stampa delle biblioteche che verranno ” di R.L.  L’inaugurazione avverrà sabato prossimo, 4 agosto, alle ore 18. “Un modo per non dimenticare quanto accaduto il 5 agosto 1989 quando Nino Agostino, poliziotto della Questura di Palermo fu ucciso insieme alla moglie Ida, incinta, da dei sicari di Cosa nostra – spiegano gli organizzatori – Un piccolo luogo a pochi passi da via Maqueda voluto dalla caparbietà dell’associazione 100X100 in Movimento, che ha visto l’entusiasmo e il sostegno della famiglia Agostino”. Per l’evento fondamentale la collaborazione della casa editrice edizione Leima, di Cultural Mente e della Stanza dei Balocchi ma anche di Luigi Lombardo, segretario Siap Palermo. La biblioteca sarà messa a disposizione dell’intero quartiere e dei tanti giovani e bambini, potranno essere consultati libri di storia, di arte e soprattutto dedicati al contrasto e alla conoscenza delle mafie.

 

Prossima visita di Papa Francesco a Palermo

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Una seduta congiunta e straordinaria degli organi collegiali dell’Arcidiocesi di Palermo, è stata organizzata lunedì prossimo, 28 maggio alle ore dieci presso la Sala Filangieri della Curia Arcivescovile, in via Bonello a Palermo per la prossima visita di Papa Francesco.

ANTIMAFIA IN AZIONE A PALERMO: PER 11 SUPERBOSS E’ BUIO PROFONDO

Blitz antimafia nella notte a Palermo 11 arresti

foto Comunication
  

La religione al servizio della mafia. Le processioni e le feste religiose erano organizzate infatti dalla mafia. 

 Forse siamo alla fine del romanzo  della gestione del racket, tra sacro e profano, uscito dall’inchiesta della Dda di Palermo culminata nell’ordinanza di custodia cautelare a carico di 11 tra boss, gregari ed estortori del clan Noce di Palermo.

Colui che non si  piegava alle richieste era fatto oggetto di pesanti ritorsioni come nel caso di un commerciante cui era stata incendiata la casa quale conseguenza al suo rifiuto di pagare o contribuire alle spese dei malavitosi.

 

L’inchiesta- si apprende – è stata coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Salvo De Luca e dai pm Roberto Tartaglia, Annamaria Picozzi e Amelia Luise.

 

Il ricatto della Mafia e della Politica alle Istituzioni dello Stato: oggi le Condanne a Palermo.

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Nella foto il Sostituto Procuratore Antimafia Antonino Di Matteo

.Puntuale il comunicato stampa su una sentenza storica attesa da anni e anni. I generali Mario Mori e Antonio Subranni, ex vertici del Ris, sono stati condannati a 12 anni ciascuno per minaccia a corpo politico dello Stato. Sempre a 12 anni, per lo stesso reato, è stato condannato anche l’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri. Il boss mafioso Leoluca Bagarella è stato condannato a 28 anni sempre per minaccia a corpo politico dello Stato. Per lo stesso reato è stato condannato a 12 anni il boss Antonino Cinà. Otto anni all’ufficiale del Ros Giuseppe De DonnoMassimo Ciancimino, accusato in concorso in associazione mafiosa e calunnia dell’ex capo della polizia De Gennaro, ha avuto 8 anni per calunnia.

Dell’Utri, Mori, Subranni, De Donno, Bagarella e Cinà sono stati inoltre condannati a un maxi risarcimento da 10 milioni di euro a Palazzo ChigiAssolto l’ex presidente del Senato Nicola Mancino dal reato di falsa testimonianza.   L’ex presidente della Repubblica G. Napolitano ha difeso, nel corso di una conferenza stampa, la correttezza dell’operato di Mancino.

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Al termine della lettura del dispositivo il pm Teresi ha detto che “questo processo e questa sentenza sono dedicati a Paolo Borsellino, a Giovanni Falcone e a tutte le vittime innocenti della mafia”. “Va analizzato attentamente il dispositivo che in linea di massima ha confermato la tesi principale dell’accusa sull’ignobile scambio, chiamato semplicemente ‘trattativa’, ma che nascondeva il ricatto fatto dalla mafia allo Stato e a cui si sono piegati alcuni elementi delle istituzioni – ha aggiunto – E’ un processo che bisognava fare a tutti i costi”.

Una sentenza che “ha un valore storico – ha riferito alla stampa   Antonino Di Matteo, uno dei pm dell’accusa – Ora abbiamo la certezza che la trattativa ci fu. La Corte ha avuto la certezza e la consapevolezza che mentre in Italia esplodevano le bombe nel ’92 e nel ’93 qualche esponente dello Stato trattava con Cosa nostra e trasmetteva la minaccia di Cosa nostra ai governi in carica. E questo è un accertamento importantissimo, che credo renda un grosso contributo di chiarezza del contesto in cui sono avvenute le stragi. Contesto criminale e purtroppo istituzionale e politico“.

Nella nostra impostazione accusatoria, che ha retto completamente – ha detto Di Matteo – l’ipotesi è che Dell’Utri sia stato la cinghia di trasmissione tra Cosa nostra e l’allora da poco insediato governo Berlusconi. La corte ha ritenuto provata questa cosa”.

Berlusconi ha definito le parole di Di Matteo “di una gravità senza precedenti. Si è permesso di commentare una sentenza adombrando una mia personale responsabilità”. L’ex premier ha annunciato di aver dato mandato ai suoi legali di intraprendere tutte le azioni del caso: ”Ho parlato con i miei avvocati, faremo dei passi nelle sedi opportune nei suoi confronti”.

 

Matteo Messina Denaro: una vita bruciata dal desiderio della vendetta- Arrestati 22 affiliati

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Si restringe la latitanza e la fitta rete di amicizie del superboss  Matteo Messina Denaro. Dalle prime ore dell’alba è in corso una imponente operazione di carabinieri, polizia e Dia, che stanno eseguendo nel trapanese un provvedimento di fermo nei confronti di 22 persone emesso dalla Dda di Palermo. Sono ritenute affiliate alle famiglie mafiose di Castelvetrano, Campobello di Mazara e Partanna. Sono indagati per associazione mafiosa, estorsione, danneggiamento, detenzione di armi e intestazione fittizia di beni.

Tra le persone fermate ci sono anche due cognati di Matteo Messina Denaro. Si tratta di Gaspare Como e Rosario Allegra, i mariti di Bice e Giovanna Messina Denaro. Secondo gli inquirenti sarebbero stati proprio loro a organizzare la latitanza della primula rossa ricercata dal 1993.Secondo le comunicazioni di agenzia e dei carabinieri, sarebbero state effettuate perquisizioni a tappeto  nella notte nelle abitazioni di persone ritenute vicine al boss. Decine di persone sono state controllate tra Castelvetrano e Campobello di Mazara.

Le indagini, “oltre ad accertare il capillare controllo del territorio esercitato da Cosa nostra ed il sistematico ricorso all’intimidazione per infiltrare il tessuto economico locale”, hanno “consentito di individuare la rete relazionale funzionale allo smistamento dei “pizzini” con i quali il latitante impartiva le disposizioni ai suoi sodali”. Ne sono convinti gli inquirenti che hanno condotto l’indagine ‘Anno zero‘.

L’operazione “ha confermato il perdurante ruolo apicale di Matteo Messina Denaro della provincia mafiosa trapanese e quello di reggente del mandamento di Castelvetrano assunto da un cognato, in conseguenza dell’arresto di altri membri del circuito familiare”. E’ il risultato delle investigazioni  che hanno condotto all’arresto di 22 persone ritenute fiancheggiatori del boss latitante detto oggi nuovo “Capo dei capi”.

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