MAFIA PALERMO- ROMA: INDAGATI POLITICI “ECCELLENTI” E SCOPERTE ARTERIE MAFIOSE IN UFFICI DELLA REGIONE SICILIANA

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Guai giudiziari per il  sottosegretario ai Trasporti, il leghista Armando Siri, 47 anni, indagato per corruzione insieme ad altre nove persone, nell’ambito di una inchiesta della Dia coordinata dalla Dda di Palermo e di Roma su presunte irregolarità nel settore dell’eolico. . Mentre a Palermo sono in corso perquisizioni negli uffici degli assessorati regionali siciliani all’Energia e all’Ambiente.

Il sottosegretario Armando Siri è indagato per corruzione. Perquisizioni della Dia fra Palermo e Roma

Il sottosegretario Armando Siri
Intanto, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, ha disposto il ritiro delle deleghe a Siri, “in attesa che la vicenda giudiziaria assuma contorni di maggiore chiarezza”

– L’inchiesta è coordinata dal Procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guodo e da quello di Roma Paolo Ielo. L’ipotesi dei pm è uno scambio di favori con un imprenditore nel settore dell’eolico. Secondo l’accusa, tramite l’ex parlamentare di Forza Italia Paolo Arata – un docente universitario, genovese come Siri e responsabile del programma della Lega sull’Ambiente – il sottosegretario avrebbe ricevuto denaro per modificare un norma da inserire nel Def 2018, che avrebbe favorito l’erogazione di contributi per le imprese che operano nelle energie rinnovabili. Ma la norma non è mai stata approvata.

– Su Arata indaga da tempo la Dda di Palermo per i suoi contatti con l’imprenditore Vito Nicastri, il ‘re’ dell’eolico, ritenuto vicino all’entourage del latitante Matteo Messina Denaro, che è agli arresti domiciliari. Secondo i magistrati, la tangente che Arata avrebbe consegnato a Siri ammonterebbe a 30mila euro. Per i pm il politico leghista non avrebbe saputo dei rapporti tra Arata e Nicastri. La dazione della somma sarebbe avvenuta nell’abitazione del professore genovese, indagato anche lui.

Respingo categoricamente le accuse che mi vengono rivolte – afferma Siri in una nota -. Non ho mai piegato il mio ruolo istituzionale a richieste non corrette. Chiederò di essere ascoltato immediatamente dai magistrati e se qualcuno mi ha accusato di queste condotte ignobili non esiterò a denunziarlo“.

Luigi Di Maio: “Ho appreso i fatti venendo qui, e se i fatti fossero questi, Siri dovrebbe dimettersi” ha detto Di Maio a margine di un convegno di Unioncamere. “Il tema non è che un sottosegretario è indagato, il tema è che i fatti sono legati alla mafia” ha sottolineato.

L’indagine coinvolge anche personaggi di scarso rilievo nazionale ma di potere nell’ambito dell’apparato regionale. Tra questi  Alberto Tinnirello, alto dirigente regionale siciliano. Tinnirello era il responsabile del Servizio III Autorizzazioni e concessioni del Dipartimento Regionale dell’Energia e dei Servizi di Pubblica utilità dell’Assessorato regionale all’energia ed ai servizi di pubblica utilità, competente per l’istruttoria ed il rilascio delle Autorizzazioni Uniche del decreto legislativo 29 dicembre 2003.

Secondo la Procura avrebbe dato “informazioni sullo stato delle pratiche amministrative inerenti la richiesta di autorizzazione integrata ambientale per la costruzione e ‘esercizio degli impianti di bio-metano di Franconfonte e Calatafimi“.

Altri due alti funzionari nel mirino dei magistrati. Si tratta di Giacomo Causarano, funzionario dell’assessorato all’Energia, e del funzionario del Comune di Calatafimi Angelo Mistretta. Causarano avrebbe avuto 11mila euro, fatta valere come il pagamento di una prestazione professionale resa dal figlio, pure lui indagato. In cambio avrebbe dato informazioni sullo stato delle pratiche amministrative inerenti le istanze relative agli impianti di produzione di energia rinnovabile. Infine, Mistretta avrebbe ricevuto 115mila euro per rilasciare una autorizzazione alla costruzioni di impianti di produzione di energia alternativa riferibili alle società di Arata e Nicastri. La parola ora passa alla difesa degli imputati.

La Regione siciliana è in fibrillazione. Nel decreto di perquisizione, la Procura di Palermo accusa: “E’ emerso che Arata ha trovato interlocutori all’interno dell’Assessorato all’Energia, tra tutti l’assessore Pierobon, grazie all’intervento di Gianfranco Micciché (attuale presidente dell’Assemblea regionale)  contattato da Alberto Dell’Utri (fratello di Marcello, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa – “.   

Mai i magistrati rincarano la dose. “Poi, quando l’epicentro della fase amministrativa diveniva l’assessorato al Territorio e Ambiente (per la verifica di assoggettabilità del progetto alla “VIA”, valutazione di impatto ambientale), Arata è riuscito ad interloquire direttamente con l’Assessore Cordaro e, tramite questi, con gli uffici amministrativi di detto assessorato, dopo aver chiesto un’intercessione per tale fine a Calogero Mannino”. Arata era un potente, con una rete di relazioni politiche importanti.

Per la Regione siciliana un’altra prova che la classe dirigenziale è sofferente- in quasi tutti i suoi spazi ed uffici, di una malattia incurabile: la corruzione. Pochi si salvano da questa cancrena.

 

Palermo: 42 arresti per truffa alle assicurazioni. Falsi incidenti e “spaccaossa” per poche centinaia di euro

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Operazione ‘Tantalo 2’ in corso dall’alba di oggi a Palermo e a Trapani.Indagini condotte dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Palermo e dal Reparto di Polizia Penitenzia di Palermo del Carcere “Lorusso- Pagliarelli”,  sui falsi incidenti per truffare le assicurazioni. Per fratturare una gamba usavano dischi di ghisa o blocchi di cemento, per rompere un braccio anche degli anestetici, seppure di scarsa qualità.         Gli arrestati offrivano  alle ‘vittime’ consenzienti di turno somme esigue, di solito persone on condizioni di povertà che non avevano neppure i soldi per andare avanti.

Sono 42 gli arresti.  Gli organi di polizia ne hanno effettuato 34.Una sessantina i casi di mutilazioni scoperti dagli inquirenti. . La somma offerta era di 300 euro per una gamba da fratturare, e quattrocento euro per un braccio da fratturare. Nei guai giudiziari anche un avvocato e alcuni periti assicurativi. Due sono le bande individuate. Le finalità: associazione a delinquere, truffa aggravata, lesioni aggravate, usura, estorsione, peculato e reimpiego.

 

 

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Si scopre l’incredibile.  Afferma la Procura di Palermo: “C’era una “particolare cruenza degli adepti che non esitavano a scagliare pesanti dischi di ghisa come quelli utilizzati nelle palestre sugli arti delle vittime, in modo da procurare delle fratture che spesso menomavano le parti coinvolte costringendole anche per lunghi periodi all’uso di stampelle e sedie rotelle“…

 

Sono stati scoperti numerosissimi episodi criminosi in frode alle compagnie assicurative. Centinaia risultano inoltre essere le persone indagate.Decine le perquisizioni effettuate dalla Guardia di finanza nell’ambito dell’operazione denominata “Fides”. Si apprende anche che sono stati  sequestrati beni per un valore di mezzo milione di euro.

Fondamentali per le indagini e per i giudici sono state le dichiarazioni dei collaboratori.Affermano gli inquirenti: “Si tratta di alcune persone tratte in arresto nell’ambito dell’operazione Tantalo della Squadra mobile di Palermo dello scorso agosto, che dopo l’arresto hanno deciso di collaborare con l’Autorità giudiziaria”.

 

 

Don Ciotti guida la popolazione contro le Mafie: “Ognuno deve fare la propria parte..”

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(Archivi Sud Libertà)

             – RICORDATE LE VITTIME INNOCENTI DELLE MAFIE –

Tutti in corteo, da Padova a Palermo, per ricordare le vittime della mafia e ribadire l’impegno della memoria. Tante le adesioni alla manifestazione promossa da Libera e da Don Ciotti contro tutte le mafie che ha chiamato a raccolta migliaia di persone da Nord a Sud. A Padova la manifestazione ha visto la partecipazione di 50 mila persone secondo gli organizzatori, 30 mila secondo le forze dell’ordine.

“Abbiamo un debito di riconoscenza nei confronti di chi è stato ammazzato, di chi non c’è più e di chi è rimasto solo. Loro sono morti ma per noi sono ancora vivi, e le loro speranze devono camminare con noi. E’ da 163 anni che parliamo di mafia, non è possibile in un Paese civile. Come non è possibile che l’80 p.c. dei familiari delle vittime non conosca la verità o parte di essa” ha detto il presidente di ‘Libera’ don Luigi Ciotti aprendo il suo intervento a conclusione della manifestazione a Padova.

“Oggi un caro pensiero va ai ragazzi della scuola media di San Donato Milanese, e un pensiero a padre Dall’Oglio di cui da lungo tempo non abbiamo notizie, e a Silvia Romano una stupenda ragazza di 30 anni cooperante in Africa. Così come non dobbiamo dimenticare Giulio Regeni, Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. La nostra gente ha bisogno di verità” ha sottolineato don Ciotti.

“C’è gente che ha deciso di metterci la faccia e far capire da che parte sta. In questo momento nel nostro Paese dobbiamo alzare la voce mentre tanti scelgono un prudente silenzio” ha aggiunto don Ciotti. “Le mafie sono presenti in tutto il territorio nazionale come dice il rapporto che è stato fatto dal parlamento, e si sono rese più flessibili e reticolate, sono loro che fanno rete e crescono nelle alleanze – ha ammonito ancora -. Soprattutto sono diventate imprenditori e imprenditrici e non possiamo dimenticare questa area grigia di commistione tra legale e illegale”.

E ancora: “La mafia è un avversario difficile da scoprire, ma dobbiamo essere riconoscenti al lavoro di magistratura e forze di polizia. Non dobbiamo lasciarli soli e la politica deve dare strumenti: ci vogliono meno leggi e più legge nel nostro paese. Ci vogliono leggi più forti e categoriche. Ci vuole una risposta di cittadini responsabili che si assumano la loro pare di responsabilità. La democrazia chiede a ciascuno di noi di fare la sua parte”, ha sottolineato.

 

In Sicilia.  sventolano le bandiere di Libera . Da ogni scuola della città e della provincia dicono in coro:  “La mafia uccide, il silenzio pure”  Tra loro anche Vincenzo Agostino, per la prima volta senza la moglie Augusta Schiera recentemente scomparsa. Indossa una maglia bianca con il ritratto di Augusta e del figlio Antonino, il poliziotto ucciso con la moglie Ida Castelluccio nel 1989. “Oggi sono qui anche per lei – dice -. Augusta è morta senza avere verità e giustizia, ma non si può vivere sperando che la giustizia arrivi nell’aldilà”.

Oltre 10mila i partecipanti a Palermo, spiegano dall’organizzazione, che in un lungo serpentone hanno raggiunto piazza Verdi, per la lettura di circa 1.000 nomi di vittime innocenti delle mafie, semplici cittadini, magistrati, giornalisti,reporter italiani uccisi all’estero pure, appartenenti alle forze dell’ordine, sacerdoti, imprenditori, sindacalisti, esponenti politici assassinati dalle  mafie solo perché, con rigore, hanno compiuto il loro dovere.

Finalità di finanziamenti statali “molto dubbi “: arrestati i vertici della Blutec Spa

Arrestati i vertici di Blutec

Guai giudiziari per il presidente del consiglio di amministrazione Roberto Ginetta e l’amministratore delegato Cosimo Di Cursi della Blutec Spa, la società che ha rilevato l’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese, posti da stamani agli arresti domiciliari dalla Guardia di Finanza con l’accusa di malversazione ai danni dello Stato.

Un provvedimento di  sequestro preventivo dell’intero complesso aziendale e delle relative quote sociali della Blutec,   colpisce pure le disponibilità finanziarie, immobiliari e mobiliari degli  indagati fino all’importo di 16 milioni e 516 mila euro.

L’attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Termini Imerese e condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Palermo, ha focalizzato le finalità dei  finanziamenti statali, attraverso Invitalia, per la riapertura dello stabilimento, dove Blutec avrebbe dovuto produrre auto elettriche.

Dopo l’arresto dei vertici, i militari della Guardia di finanza si sono recati nella sede centrale dell’azienda a Rivoli, in provincia di Torino, e nelle unità locali, compreso lo stabilimento di Termini Imerese, in provincia di Palermo, dove la Blutec avrebbe dovuto assicurare il rilancio dell’ex fabbrica Fiat.

Almeno 16 dei 21 milioni di euro di contribuzioni pubbliche versate alla Blutec, non sarebbero mai stati impiegati per i fini progettuali previsti, né restituiti a scadenza delle condizioni imposte per la realizzazione del progetto (31 dicembre 2016, termine poi prorogato fino al 30 giugno 2018).    Le indagini mettono in luce che  riscontri finanziari, perquisizioni, una consulenza tecnica e l’assunzione di informazioni nei confronti di dipendenti e fornitori della Blutec avrebbero fatto emergere come, accanto a spese giudicate “non ammissibili”, il denaro pubblico sia servito anche per l’acquisto di beni, a esempio software, impiegati a beneficio di altre unità produttive dell’azienda fuori dalla Sicilia e non presso il polo industriale di Termini Imerese. A tutt’oggi, nonostante la revoca del finanziamento intervenuta ad aprile del 2018, le procedure di restituzione non sono state ancora avviate.

Intanto, per gli stabilimenti Blutec in Italia sono scattati i sigilli. L’azienda, il cui valore supera i cento milioni di euro, e le sue numerose unità locali sparse in tutto il territorio nazionale, compreso lo stabilimento di Termini Imerese, sono state  per evitare la prosecuzione di condotte di malversazione , affidate a un amministratore giudiziario, per  assicurare la continuità aziendale della società.

 

Fiumi di cocaina scoperti nella “PALERMO BENE”nel blitz antimafia che ha condotto all’arresto di 32 persone dal Comando Carabinieri

PALERMO –

 

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Scoperto dalla Dda di Palermo un’immensa quantità di droga che ha fatto scattare il blitz antimafia, tuttora in corso, eseguito dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Palermo che ha arrestato 32 persone ritenute, a vario titolo, responsabili di associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsioni aggravate dal metodo mafioso, favoreggiamento reale aggravato, trasferimento fraudolento di valori, sleale concorrenza aggravata dalle finalità mafiose, spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione illecita di armi.

Dall’inchiesta, coordinata dalla Dda guidata da Francesco Lo Voi, è emerso che il “mandamento” mafioso di Porta Nuova organizzava le piazze di spaccio di sostanze stupefacenti nel centro della città e che la domanda di droga è in continua crescita. Sono state registrate dai carabinieri centinaia di richieste di acquisto per uso personale anche da parte di imprenditori e liberi professionisti della cosiddetta Palermo bene.L’inchiesta è la prosecuzione delle indagini  iniziate con i fermi dello scorso 4 dicembre 2018 nel corso dell’operazione “Cupola 2.0” con cui è stata smantellata la nuova commissione provinciale di cosa nostra palermitana, che si era riunita per la prima volta il 29 maggio 2018 nella località di Altarello di Baida, così come confermato anche da successive dichiarazioni dei due nuovi collaboratori di Giustizia.

L’indagine costituisce un’ulteriore fase di un’articolata manovra investigativa condotta dal Reparto Operativo – Nucleo Investigativo anche sul mandamento mafioso di Porta Nuova che ha consentito di comprovare la perdurante operatività dell’articolazione di cosa nostra”, sono le parole degli investigatori.

Allora  erano già state tratte in arresto 11 persone ritenute appartenere al mandamento mafioso di Porta Nuova, tra cui Gregorio Di Giovanni (detto il reuccio), “in quanto individuato quale nuovo rappresentante di quell’articolazione mafiosa, avendo peraltro partecipato al citato consesso criminale del 29 maggio”. La complessa attività investigativa ha rivelato che all’atto della sua scarcerazione, nel 2015, Gregorio Di Giovanni “aveva immediatamente affiancato il reggente del mandamento Paolo Calcagno, prendendone poi il posto nel momento in cui questi veniva tratto in arresto nel corso dell’operazione “Panta Rei”, eseguita nel dicembre dello stesso anno”…

Poi, Gregorio Di Giovanni “è stato affiancato nel controllo mafioso del territorio dal fratello Tommaso (nel suo breve periodo di libertà dal 18.12.2016 al 17.07.2017) e si è avvalso per la gestione delle attività illecite della collaborazione di uomini di fiducia per i diversi quartieri del Capo, della Vucciria, di Ballarò e della Zisa”. Oltre agli assetti territoriali di cosa nostra, “è emerso l’interesse principale di Paolo Calcagno in relazione al sostentamento economico della propria famiglia. Egli, infatti, nel corso dei colloqui in carcere, forniva alla moglie e al cognato indicazioni sui soggetti ai quali rivolgersi per ricevere le somme di denaro spettanti per lo stretto mantenimento e i profitti dei pregressi investimenti economici realizzati, unitamente ad altri associati, in attività commerciali pienamente funzionali e attive”.

 

8 Marzo: Giornata internazionale della donna in Italia e nel mondo- A Palermo Ligabue in concerto

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Le iniziative sono tante. Citiamo quella di Palermo in Sicilia     Eccola come da Comunicato pervenutoci: ”          Venerdì 8 marzo, dalle ore 21.30 concerto degli Acquario Palude (ingresso gratuito). Sanlorenzo rende omaggio alle donne tra le bontà delle botteghe con ospite una band d’eccezione: gli AcquarioPalude Ligabue Tribute Band.

La band, una delle migliori realtà di genere in Sicilia, è composta da Sergio Ciulla (voce), Salvo Cacioppo (chitarra), Davide Liberti (chitarra), Cristian Basile (basso), Fulvio Signorino (tastiere), Salvatore Testa (batteria) e omaggia la carriera di Luciano Ligabue ripercorrendo le sue tappe più significative, con una scelta fedele degli arrangiamenti. La speciale serata vedrà poi in palio per le donne presenti l’ultimo album di Ligabue “Start” in uscita proprio l’8 marzo. 

Uno show  di Luciano Ligabue, con in scaletta alcuni dei più grandi successi del cantautore con brani come “Piccola stella senza cielo”, “Certe notti”, “Questa è la mia vita”, “Balliamo sul mondo”. Dal 2005 ad oggi gli AcquarioPalude vantano la partecipazione a numerosi eventi. Oltre a centinaia di live, annoverano anche una serie importante di concerti in giro per la Sicilia e la condivisione del palco con i più importanti membri della band di Ligabue, da Max Cottafavi a Federico Poggipollini, passando per Mel Previte e Roby Pellati.

 

I CARABINIERI ARRESTANO UN GRUPPO CRIMINALE TERRORISTICO CHE INNEGGIAVA AD “ALLAH” TRA PALERMO, TRAPANI,CALTANISSETTA,BRESCIA

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Video Carabinieri Ros (y.t)

Le parole di un ‘pentito’ della Jihad che racconta i retroscena su sbarchi fantasma ma anche su persone vicine al terrorismo islamico e fa scattare il blitz dei Carabinieri del Ros, nelle province di Palermo, Trapani, Caltanissetta e Brescia, con il supporto dei competenti Comandi dell’Arma Territoriale.  Una maxoperazione che brillantemente condotta dai Carabinieri porta all’arresto in atto di 15 persone accusate a vario titolo di terrorismo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.”Reati questi aggravati poiché commessi avvalendosi del contributo di un gruppo criminale organizzato impegnato in attività delinquenziali in più di uno Stato”.

Il provvedimento giudiziario è firmato dal Procuratore aggiunto Marzia Sabella e dai Sostituti procuratori Gery Ferrara e Claudia Ferrari.

“Vi sto raccontando quello che so perché voglio evitare che vi troviate un esercito di kamikaze in Italia”, ha detto il ‘pentito’ della Jihad che da qualche tempo collabora con i magistrati

 “Reati questi aggravati poiché commessi avvalendosi del contributo di un gruppo criminale organizzato impegnato in attività delinquenziali in più di uno Stato”, dicono gli inquirenti. Il provvedimento è firmato dal Procuratore aggiunto Marzia Sabella e dai sostituti procuratori Gery Ferrara e Claudia Ferrari.

L’organizzazione criminale avrebbe rappresentato “una attuale e concreta minaccia alla sicurezza nazionale”, avvertono gli stessi magistrati della Direzione distrettuale antimafia, guidati da Francesco Lo Voi nel provvedimento di fermo. Gli investigatori parlano di “rischio terrorismo di matrice jihadista”. “Sussistono significativi ed univoci elementi per ritenere che l’organizzazione in esame costituisca un’attuale e concreta minaccia alla sicurezza nazionale poiché in grado di fornire a diversi clandestini un passaggio marittimo occulto, sicuro e celere che, proprio per queste caratteristiche, risulta particolarmente appetibile anche per quei soggetti ricercati dalle forze di sicurezza tunisine, in quanto gravati da precedenti penali o di polizia ovvero sospettati di connessioni con formazioni terroristiche di matrice confessionale”..

Uno degli indagati, risulta essere contiguo “ad ambienti terroristici a sfondo jihadista pro Isis in favore di cui, attraverso la sua pagina Facebook, ha posto in essere una significativa azione di propaganda jihadista con incitamento alla violenza ed all’odio razziale”. “Ulteriore segno di radicalizzazione a sfondo religioso è l’iscrizione dell’indagato al gruppo Facebook “Quelli al quale manca il paradiso”. L’uomo è accusato di avere fatto apologia dell’Isis. Secondo la Procura antimafia avrebbe istigato al terrorismo, invocando anche la morte in nome di Allah e facendo apologia dello Stato islamico. Sul suo profilo Facebook gli inquirenti hanno trovato alcuni video e foto che inneggiavano all’Isis e alla lotta armata. Fermata la follia dagli inquirenti…

(Ag)

SUD IN GINOCCHIO E, COLPITO PURE DAL VIRUS INFLUENZALE, NEL GELO ARTICO CONTINUA A BATTERE I DENTI

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Sud nella morsa del gelo artico. Non sono queste le temperature favorevoli per l’organismo umano e, soprattutto per le persone del Sud abituate a temperature miti. Sono diversi i comuni etnei che si sono ‘svegliati’ ammantati dal bianco della neve. L’ondata di freddo, infatti, che da qualche giorno sta investendo anche la Sicilia, sta facendo battere i denti anche ai più forti.Le strade sono isolate. Mezza Sicilia è stata colpita pure dal virus antiinfluenzale,favorita dal freddo polare, molto aggressivo quest’anno e ha già messo in ginocchio- e a letto- una intera popolazione siciliana. In provincia di Catania, in particolare, è anche emergenza. . Tra i comuni maggiormente colpiti anche quelli danneggiati dal sisma di Santo Stefano, di magnitudo 4.8 sull’Etna, come Santa Venerina, Zafferana Etnea e Acireale. La neve è caduta copiosa anche a Caltagirone, dove ha provocato numerosi disagi e un consistente rallentamento nel servizio di raccolta dei rifiuti.  Molti uffici pubblici registrano in questo periodo vuoti paurosi di assenze per malattie atteso che si è messo in  mezzo quest’anno- secondo i sanitari in coro – un virus che è davvero un “flagello di Dio”

Nella morsa del gelo anche Palermo. La neve che è caduta abbondante nei Comuni del comprensorio ha imbiancato ieri sera anche il capoluogo, facendo registrare un brusco calo delle temperature. Spalaneve e spargisale in azione su diverse strade dell’entroterra, dove la coltre bianca ha creato disagi di non poco conto alla circolazione. Ma i fiocchi hanno imbiancato nella notte anche Prizzi, Corleone, Palazzo Adriano, Piana degli Albanesi, Petralia Soprana e Petralia Sottana. Numerosi gli interventi di soccorso dei carabinieri da un capo all’altro della provincia ad automobilisti rimasti bloccati per la neve. Numerosi i disagi registrati all’aeroporto Falcone-Borsellino, dove alcuni voli sono stati cancellati e altri dirottati in altri scali.

INDAGINI SULLA MORTE DEL CLOCHARD, PITTORE FRANCESE , A PALERMO

     LA  VIOLENZA GRATUITA SI ACCANISCE SUI PIU’ DEBOLI…

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L’uomo è stato trovato con una profonda ferita alla testa

Indagini ancora in corso  sulla morte clochard Aid Abdellah, pittore e mimo francese, 56 anni che aveva scelto di trascorrere tanti mesi a Palermo sotto i portici di piazzale Ungheria.

E’ stato ucciso dopo esser stato aggredito a scopo di rapina per pochissimi euro , ma è un giallo dai contorni poco chiari che gli investigatori stanno tentando di risolvere. Se venisse accreditata l’ipotesi della rapina per pochi euro, sarebbe probabile che l’assassino e i complici vivano in zona  nelle medesime condizioni di povertà…. Con la differenza che il clochard pittore era amato da tutti per la sua mitezza, bonta’ d’animo unitamente alla grandezza di dignità umana

Video e foto (Ag.)

Aveva scelto di vivere a Palermo per il clima mite. Con lui c’era l’inseparabile Helios un gatto che portava al guinzaglio e che stava sempre al suo fianco. Il micio è rimasto con lui a vegliarlo. Poi è stato affidato ad una donna. Il clochard aveva scelto di stare in una zona di piazzale Ungheria più isolata, lontano da altri senza fissa dimora. “Aldo era un uomo buono – è il coro unanime qui in zona  – era ben voluto da tutti e in tanti lo assistevano e lo accudivano. Non avrebbe mai fatto male a nessuno. Un uomo educato, sempre ben disposto e cordiale”.

Aveva vissuto in Puglia, poi nel Lazio e in Nord Italia. Poi si era trasferito a Palermo dove trovava conforto anche nell’azione dei volontari gli Angeli della Notte che portano pasti caldi e coperte a chi vive per strada. Aldo era uno dei tanti. Più di un centinaio nel capoluogo siciliano.

Amarezza esprime il sindaco Leoluca Orlando perchè sembra “di vivere nell’imbarbarimento dei tempi; di una società dove la violenza gratuita si accanisce sui più deboli e indifesi, sugli ultimi fra gli ultimi. Aldo aveva scelto di vivere a Palermo e aveva scelto di vivere in strada, con grande dignità e con grande delicatezza, come hanno raccontato tutti coloro che lo hanno conosciuto.

Operazione “Corsa Nostra”- Le mani della Mafia sull’ippodromo di Palermo- Nove arresti

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Anche l’ippodromo di Palermo era sotto il controllo costante della Mafia.  Nell’ambito dell’operazione “Corsa nostra”  il GIP del Tribunale di Palermo, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, ha disposto nove misure cautelari, eseguite dai carabinieri, nei confronti di persone accusate di vari reati tra cui  concorso esterno in associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori aggravato in concorso e frode in competizioni sportive.         Custodia cautelare in carcere per otto soggetti malavitosi, per uno i domiciliari. 

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L’inchiesta, investe un pò tutti in questo giro, quindi anche fantini, titolari di scuderie e allenatori.         Sostanzialmente Cosa nostra  decideva quale cavallo dovesse vincere e intascava i soldi delle scommesse. Già in una indagine della dda gli investigatori scoprirono gli interessi della mafia sull’ippodromo di Palermo ,interessi che nei mesi scorsi,condusse al fermo, tra gli altri, del boss di San Lorenzo Giovanni Niosi. I carabinieri, intercettando il capomafia, ebbero modo di scoprire i suoi rapporti con alcuni personaggi molto conosciuti nel mondo dell’ippica a Palermo, come Giuseppe Greco, che avrebbe accompagnato più volte Niosi a summit di mafia, Domenico Zanca e la giovane fantina Gloria Zuccaro, tutti arrestati oggi dai carabinieri.