Processo “Trattativa Stato-Mafia”: il fatto non sussiste, tutti assolti

 

 

Processo trattativa Stato-mafia: assolto Marcello Dell'Utri |  VirgilioNotizie

Il senatore Marcello Dell’Utri: “Mi sono tolto un peso dal cuore”

PALERMO

 

E’ uscita la Sentenza storica che ha rovinato tante vite e l’esistenza agli ” (ex) imputati assolti Occorre urgentemente una riforma della Giustizia e della Magistratura e fondamentale e di vitale importanza dovrà essere la clausola che anche in Magistratura “chi sbaglia paga”   Smontati nel caso in esame tutti i teoremi dei Pm sulla trattativa “Stato-Mafia”

Tutti assolti gli ex ufficiali dei carabinieri nel processo d’appello sulla trattativa tra Stato e mafia. La Corte d’assise d’appello di Palermo ha smontato ogni teorema , ogni tesi dei Pm,riformato la sentenza di primo grado e assolto i generali Mario Mori e Antonio Subranni e il colonnello Giuseppe De Donno. Erano stati condannati a 12 anni. Assolto anche Marcello Dell’Utri, condannato anche lui a 12 anni di carcere. La sentenza è stata emessa dopo tre giorni di camera di consiglio.

Trattativa Stato-mafia, Berlusconi "scarica" Dell'Utri. In aula si rifiuta  di testimoniare - la Repubblica

                                                                    – LA SENTENZA –

In parziale riforma della sentenza emessa dalla Corte di assise di Palermo in data 20 aprile 2018 assolve De Donno Giuseppe, Mori Mario e Subranni Antonio dalla residua imputazione a loro ascritta per il reato di cui al capo A, perché il fatto non costituisce reato”. Inizia così il dispositivo della sentenza del processo di Appello sulla trattativa Stato-mafia. “Dichiara – si legge ancora – non doversi procedere nei riguardi di Bagarella Leoluca Biagio, per il reato di cui al capo A, limitatamente alle condotte commesse in pregiudizio del governo presieduto da Silvio Berlusconi, previa riqualificazione del fatto… come tentata minaccia pluriaggravata a corpo politico dello stato, per essere il reato cosi’ riqualificato estinto per intervenuta prescrizione. E per l’effetto ridetermina la pena nei riguardi di Bagarella in anni 27 di reclusione”. “Assolve Dell’Utri Marcello dalla residua imputazione per il reato di cui al capo A, come sopra riqualificato, per non avere commesso il fatto e dichiara cessata l’efficacia della misura cautelare del divieto di espatrio già applicata nei suoi riguardi”.

La Corte ha revocato le statuizioni civili nei riguardi degli imputati De Donno, Mori, Subranni e Dell’Utri e rideterminato in 5 milioni di euro l’importo complessivo del risarcimento dovuto alla Presidenza del Consiglio dei ministri. La Corte d’assise “conferma nel resto l’impugnata sentenza anche nei confronti di Giovanni Brusca e condanna gli imputati Bagarella Cin alla rifusione delle ulteriori spese processuali in favore delle parti civili (Presidenza del Consiglio dei ministri, Presidenza della Regione siciliana, comune di Palermo, associazione tra familiari contro le mafie, centro Pio La Torre”.

La Corte ha fissato in 90 giorni il termine per il deposito delle motivazioni.

Palermo: arrestati due coltivatori di cannabis, 140 esemplari

 

Agrumi e serre di cannabis, scoperta piantagione di droga - Live Sicilia

Carabinieri della Compagnia di Misilmeri hanno tratto in arresto due palermitani con l’accusa di coltivazione e produzione di sostanza stupefacente.
Nel corso di un servizio mirato al contrasto dei reati in materia nel territorio del Comune di Bolognetta, i militari hanno sorpreso i due, un 32enne e un 24enne residenti nel quartiere Sperone di Palermo, intenti ad irrigare un’estesa piantagione di cannabis da quasi 140 esemplari.
Le piante, con fusti alti fino a 2 metri e in ottimo stato di maturazione, erano state messe a dimora in un’area impervia e difficile da raggiungere, della superficie di quasi 200 mq, all’interno di un terreno di pertinenza degli arrestati ubicato alla periferia del paese.
Tutti gli esemplari sono stati estirpati ed in parte campionati per le analisi di rito a cura del competente laboratorio del Comando Provinciale di Palermo; la restante parte, sequestrata, seguirà le disposizioni dell’Autorità Giudiziaria.
Nella zona sono state rinvenute anche alcune cisterne per l’irrigazione.
Contestualmente all’arresto del 32enne e del 24enne, posti agli arresti domiciliari su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, in attesa della convalida dinanzi al G.I.P. di Termini Imerese, sono state denunciate altre due persone perché ritenute coinvolte nel medesimo reato.
Una volta cresciute, estirpate, essiccate, triturate e vendute al dettaglio, le piante avrebbero potuto fruttare diverse migliaia di euro, alimentando un sempre florido mercato illegale, che vede il territorio della provincia di Palermo come un importante luogo di produzione.

Le Fiamme gialle arrestano a Palermo un amministratore giudiziario

PALERMO

Un’ordinanza emessa dal G.I.P. del Tribunale del capoluogo è stata eseguita dai Finanzieri del locale Comando della Guardia di Finanza, su delega della Procura della Repubblica, con la quale è stata applicata la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del dottore commercialista Antonio Lo Mauro (cl. ’66), indagato per il reato di estorsione aggravata dall’abuso dei poteri e con violazione dei doveri inerenti a una pubblica funzione.

Le indagini eseguite dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Palermo hanno disvelato condotte illecite tenute dall’indagato nell’ambito di rapporti lavorativi correlati all’incarico di amministratore giudiziario che lo stesso riveste dal settembre del 2015, su nomina del Tribunale di Palermo.

In tale contesto, l’indagato avrebbe costretto un consulente fiscale e contabile delle società in amministrazione giudiziaria a corrispondergli indebitamente, in più tranche, la somma complessiva di 5.000 euro in contanti, nonché a pagare indebitamente un debito di 6.240 euro contratto dallo stesso LO MAURO con un altro professionista.

Prosegue l’azione delle Fiamme Gialle palermitane, con il coordinamento della locale Procura della Repubblica, a tutela della corretta esecuzione delle delicate funzioni connesse allo svolgimento delle procedure di amministrazione straordinaria delle imprese oggetto di sequestro e confisca.

La Sicilia brucia, alcuni roghi sono dolosi -L’impegno dei Vigili del fuoco

 

Una rovente Catania brucia per il caldo afoso che ha superato picchi di 42-44 gr. e il soffocante vento africano e per le fiamme che alimentano diversi incendi. La zona maggiormente colpita è quella nel rione Fossa Creta dove diverse famiglie sono state costrette a lasciare le loro case. Nella zona un’intensa nube di fumo.

Chiuso al traffico l’asse dei servizi e bloccato l’accesso anche ad alcune strade. Un rogo ha distrutto lo stabilimento balneare Le Capannine del lungomare della Plaia. Sui diversi fronti sono impegnati numerosi Vigili del fuoco. Rinforzi stanno arrivando a Catania da altri comandi principali della Sicilia.

Catania: Caldo record e incendi in diverse zone della città e della provincia (Screen)
diverse zone della città e della provinci

Centocinquanta persone bloccate dagli incendi due zone marinare di Catania sono state salvate da mezzi navali e personale della Capitaneria di porto. Per fuggire alle fiamme sono si sono recate sulla spiaggia dove sono state soccorse dalla guardia costiera prima con dei gommoni e poi trasbordate su motovedette. Sul posto anche un rimorchiatore e una mezzo navale della Guardia di finanza. Le persone soccorse sono dei villaggi Primosole e Azzurro. Alcuni di loro hanno perso la casa e saranno ospitati nel Palazzetto dello sport di piazza Spedini messo a disposizione dal Comune. Gli interventi sono stati coordinati dalla prefettura. 

In serata, l’aeroporto di Catania è tornato operativo. Lo comunica la Sac. Le operazioni di volo in partenza e in arrivo erano state sospese a causa degli incendi scoppiati vicino lo scalo per permettere l’intervento dei mezzi elicotteri dei Vigili del fuoco. 

Sicilia in fiamme

Sicilia in fiamme con incendi e focolai in buona parte dell’Isola. Alimentati dalle alte temperature e dal vento caldo – senza escludere la mano dei piromani – sono diversi i roghi registrati anche tra Palermo e Messina.


Nel Palermitano, a Piana degli Albanesi, sono circa 800 gli ettari di bosco devastati. Canadair in azione e Vigili del fuoco sono stati impiegati a terra e con mezzi aerei. Le squadre antincendio hanno fatto evacuare, per precauzione, alcune famiglie che abitano in prossimità di Monte Pizzuta e di contrada Casalotto. Il sindaco di Piana degli Albanesi, Rosario Petta, ha parlato di azione criminale. Roghi anche ad Altofonte.

A Messina, elicotteri del Corpo forestale e Vigili del fuoco sono intervenuti sulle colline sopra la frazione di Camaro. Un vasto incendio, su almeno 4-5 fronti, ha interessato anche l’area di Catarratti e quella vicina al complesso Mito. E nella zona del Villaggio Bordonaro, a Sud-Ovest della città dello Stretto, distrutti ettari di campagna. La sala operativa ha ricevuto nelle ultime ore centinaia di telefonate dai residenti allarmati per i numerosi focolai e il fumo nero ben visibile anche a distanza.

Per le città di Catania, Messina e Palermo è stata diffusa dalla Protezione Civile regionale un’allerta “rossa” di livello 3 (massimo). In tutta la Sicilia, il Dipartimento regionale ha diramato il nuovo bollettino con lo stato di “preallerta” e di “attenzione” per il rischio incendi e ondate di calore, fino al 6 agosto. 

 

Palermo,” Operazione Vanish vat” – Reati tributari e bancarotta-Custodia cautelare per 5 soggetti

 

 

 

PALERMO

 Un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal G.I.P. del Tribunale del capoluogo nei confronti di 5 soggetti, è stata notificata- su delega della locale Procura della Repubblica, dai finanzieri del Comando Provinciale diPalermo:

  • 1 destinatario di custodia cautelare in carcere: G. F. (cl. 66); 4 sottoposti agli arresti domiciliari: S. F. P., (cl. 74), L. E. (cl. 69), T. G. (cl.71), A. G. (cl.70),

a vario titolo indagati per associazione a delinquere, emissione e utilizzo di fatture false, omesso versamento di ritenute, indebita compensazione di crediti fiscali inesistenti e bancarotta fraudolenta.

Con il medesimo provvedimento il G.I.P. ha disposto il sequestro preventivo di somme di denaro per complessivi € 4.428.929 corrispondente all’ammontare dell’evasione di imposta accertata.

Le indagini condotte dagli specialisti del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria di Palermo – Primo Gruppo Tutela Entrate, attraverso verifiche fiscali, intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno permesso di disvelare un complesso meccanismo fraudolento articolato sulla creazione di una serie di società di comodo asservite a un gruppo imprenditoriale palermitano operante nel settore del trasporto merci.

Tali società, tutte riconducibili alla regia di G. F., operando in evasione d’imposta, negli anni dal 2013 al 2018 hanno prodotto un giro di fatture false per oltre 16 milioni di euro a vantaggio delle uniche due imprese realmente operative – la G. G. s.r.l. con sede a Palermo e la MG Logistica s.r.l. con sede a Ficarazzi (Pa) – beneficiarie della frode.

La finalità del meccanismo fraudolento era quella di abbattere illecitamente il reddito imponibile attraverso la contabilizzazione di costi fittizi, concentrando inoltre sulle società cartiere tutti gli obblighi contributivi, previdenziali e assistenziali gravanti sul datore di lavoro.

La gestione dei lavoratori era, infatti, caratterizzata da frenetici passaggi da una società all’altra, mascherati da dimissioni volontarie ma sostanzialmente imposti dagli indagati.

Lo schema illecito determinava il mancato assolvimento dei rilevanti obblighi fiscali in materia di I.V.A. e I.Re.S., ma anche l’omesso versamento dei contributi assistenziali e previdenziali spettanti ai lavoratori.

Inoltre, il sistematico inadempimento dei debiti impositivi cagionava il dissesto finanziario della G. G. s.r.l., una delle principali società coinvolte nel sistema di frode, dichiarata fallita dal Tribunale di Palermo in data 29.04.2021, che aveva accumulato un’esposizione verso l’Erario per oltre 22 milioni di euro.

L’operazione eseguita dalla Guardia di Finanza si inserisce nel quadro delle linee strategiche dell’azione del Corpo, volte a rafforzare l’azione di contrasto ai contesti di illegalità economico-finanziaria connotati da maggiore gravità, a tutela delle imprese che invece operano nel rispetto della legge e dei lavoratori, soprattutto nell’attuale fase di congiuntura economica negativa causata dall’emergenza pandemica.

Palermo, “Operazione BIVIO”, una custodia cautelare per 8 mafiosi-estortori e vandali incendiari

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 Palermo
 Un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari emessa dall’Ufficio G.I.P. del Tribunale di Palermo, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Palermo, è stata notificata dai  Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo a  8 indagati (7 in carcere e 1 ai domiciliari), ritenuti a vario titolo responsabili di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsioni aggravate, danneggiamento seguito di incendio.
L’indagine, seguita da un pool di magistrati coordinati dal Procuratore Aggiunto dottore Salvatore De Luca, costituisce un’ulteriore fase di un’articolata manovra investigativa condotta dal Nucleo Investigativo di Palermo sul mandamento mafioso di Palermo T.N. che ha consentito di comprovare la perdurante operatività di quell’articolazione di cosa nostra.
La ricostruzione dei fatti che segue è fondata sui gravi indizi di colpevolezza prospettati dalla D.D.A.- Sezione territoriale di Palermo e ritenuti dal GIP.
Nel corso degli ultimi anni, il dispositivo di contrasto a “Cosa Nostra” di cui si è dotato il Comando Provinciale Carabinieri di Palermo, ha consentito di sviluppare un percorso investigativo che ha permesso l’esecuzione di numerose operazioni nei confronti degli esponenti del mandamento mafioso di T.N. tra cui “OSCAR” (2011), “APOCALISSE” (2014), “TALEA” (2017), “CUPOLA 2.0” (2018/2019), “TENEO” (2020). 
L’indagine “BIVIO”, oggi giunta ad un secondo momento repressivo, dopo il fermo del 26 gennaio 2021, ruota attorno alla figura di G.C., il quale, tornato in libertà nel mese di maggio 2019, si ritrovava sottoposto a F.P., designato quale proprio sostituto da C.L.P., nuovo capo del mandamento di T.N., così come emerso nell’indagine CUPOLA 2.0.      
Nel corso delle attività veniva quindi monitorato il percorso attraverso il quale C., dapprima si trasferiva a Firenze per prendere le distanze con la manovra di riassetto mafioso che non condivideva e poi, dopo aver costretto F.P. ad auto ritirarsi dalla sua carica direttiva, rientrava a Palermo da reggente consolidando e ricompattando attorno a sé la componente soggettiva del mandamento anzidetto. 
La seconda tranche dell’indagine “BIVIO” ha consentito di far luce, altresì, su una serie di gravi reati commessi dagli odierni arrestati ivi compreso G.C. ed il figlio F., ponendo altresì l’accento sul settore delle scommesse on line la cui gestione fa registrare la stabile infiltrazione delle consorterie mafiose.  
Uno dei soggetti raggiunti da provvedimento restrittivo, infatti, è G.V., palermitano trasferitosi a Firenze, il quale, grazie agli accordi siglati con G.C. e A.V., commercializzava i propri siti per le scommesse on line sul territorio del mandamento di T.N., riconoscendo parte degli utili alla compagine mafiosa. 
Le risultanze investigative complessivamente acquisite, ad ogni modo, rendono evidente la particolare pressione estorsiva ed impositiva esercitata dagli esponenti mafiosi nei confronti delle imprese operanti sul territorio, tanto che venivano ricostruite 11 vicende estorsive/impositive consumate o tentate di cui 2 denunciate spontaneamente dalle vittime commesse con violenza ovvero attraverso atti intimidatori tra i quali vanno annoverati; l’incendio commesso in danno di un esercizio commerciale di Sferracavallo, attentato che è stato ricondotto al tentativo ordito da C.F., C.G. e V.F., di farsi assegnare la gestione del locale, attuato anche mediante l’incendio programmato quale evento utile a vincere le resistenze del titolare; l’incendio in danno del cantiere edile finalizzato alla realizzazione della rete fognaria di Sferracavallo, evento anche questo programmato al fine di ottenere, da parte di V.A. e T.V., il subappalto di alcune lavorazioni; l’incendio in danno del furgone di una società di costruzioni, le cui motivazioni rimangono non del tutto decifrate, registrato in diretta dalle microspie degli investigatori; l’intimidazione in danno di una società edile che stava svolgendo lavori di ristrutturazione di un immobile ubicato a Sferracavallo, al fine di ottenere la commessa per i lavori di impiantistica in favore di V.A.; il tentativo di vietare, da parte di T.V., la possibilità di svolgere lavori di scavo nella zona di Sferracavallo ad un imprenditore, rivendicando la potestà sul territorio che consentiva soltanto a T. e A.F. la possibilità di svolgere lavori di scavo nel territorio dell’intero mandamento; l’estorsione in danno di un cantiere edile di Sferracavallo commessa da V.A. e T.V. i quali riuscivano a farsi assegnare parte delle lavorazioni di cantiere; l’estorsione in danno di un commerciante di T.N., già oggetto di contestazione nell’ambito del fermo, che è stata estesa, quanto alle responsabilità individuali, a G.F.;  l’estorsione in danno di un cantiere edile di T.N., già oggetto di contestazione nell’ambito del fermo, che è stata estesa, quanto alle responsabilità individuali, a T.V.; la sistematica realizzazione, di “cavalli di ritorno” che consentivano agli affiliati di realizzare ingenti guadagni facendosi consegnare denaro per la restituzione di veicoli oggetto di furto.

 

 

Altra retata in Sicilia: fermati boss del Clan Brancaccio a Palermo

 

 

Video d’Archivio sulla famiglia mafiosa Brancaccio

 

Palermo

Altra retata in Sicilia di esponenti mafiosi appartenenti a Clan di spicco.Sedici fra boss e gregari delle famiglie mafiose di Brancaccio e Ciaculli finiti in manette Una operazione di polizia e carabinieri, coordinati dalla Dda di Palermo, che arriva alla fine di due anni di indagini che hanno riguardato il mandamento mafioso di Brancaccio\Ciaculli sulla scia delle operazioni “Maredolce” 1 “Maredolce” 2 e “Sperone” concluse tra il 2017 e il 2019.

Il reati più frequenti, accertato dagli investigatori, è l’estorsione, associazione mafiosa. Sono oltre  50 gli episodi di estorsione ai danni di quasi altrettanti commercianti di Palerm0

La polizia ha puntato i riflettori  sulle famiglie mafiose della Roccella e di Brancaccio da cui sono scaturiti gli arresti di Giovanni Di Lisciandro, 70 anni; Stefano Nolano,42 anni; Angelo Vitrano, 63 anni; Maurizio Di Fede, 53 anni; Gaspare Sanseverino, 48 anni; Girolamo Celesia, 53 anni;Sebastiano Caccamo, 65 anni; Giuseppe Ciresi, 32 anni; Onofrio Claudio Palma, 43 anni; Rosario Montalbano, 35 anni; Filippo Marcello Tutini, 60 anni; Salvatore Gucciardi, 41 anni; Giuseppe Caserta, 45 anni.

L’attenzione dei Carabinieri invece  sui vertici del mandamento di Ciaculli,     In manette sono finiti : Giuseppe Greco, 63 anni; Ignazio Ingrassia, 71 anni; Giuseppe Giuliani, 58 anni.

Tutti sono indagati, a vario titolo, per associazione mafiosa, armi, ed estorsione aggravata.

 

 

Palermo, arresti domiciliari e provvedimenti interdittivi nei confronti di soggetti legati alla Mafia

PALERMO

Fiammeggiante mattinata oggi    in alcuni comuni siciliani quali  di Partinico, San Giuseppe Jato e San Cipirello, dove i Carabinieri e i Finanzieri delle Compagnie di Partinico hanno dato esecuzione a un’ordinanza di misure cautelari, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Palermo, su richiesta di quella Procura della Repubblica, con la quale sono stati applicati gli arresti domiciliari nei confronti di tre soggetti (amministratori di diritto e di fatto di imprese operanti nel settore dei rifiuti e già destinatarie di provvedimenti interdittivi antimafia per comprovati collegamenti con esponenti mafiosi del mandamento di San Giuseppe Jato), l’obbligo di dimora nei confronti di un soggetto (amministratore di diritto e socio di alcune delle prefate imprese) e la misura interdittiva della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio nei confronti di un dipendente comunale del Comune di Partinico, che secondo l’ipotesi accusatoria, sarebbero ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di bancarotta fraudolenta, intestazione fittizia di beni e quote societarie, inadempimento di contratti per pubbliche forniture, utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, riciclaggio e autoriciclaggio.

L’attività d’indagine ha avuto origine nel settembre 2018, a seguito di un attentato incendiario a danno di alcuni mezzi e strutture dell’autoparco del Comune di Partinico.

L’immediato intervento dei carabinieri della Compagnia di Partinico ha consentito di avviare una attività investigativa, anche con l’ausilio di intercettazioni telefoniche e ambientali, nel corso della quale sono emersi verosimili elementi di connessione tra l’atto intimidatorio e una procedura di affidamento per il nolo dei mezzi destinati al servizio di raccolta dei rifiuti che l’Ente locale aveva aggiudicato alla CO.GE.SI. S.r.l.

Al riguardo, i militari dell’Arma hanno captato una presunta connivenza tra il dipendente comunale e gli amministratori di diritto e di fatto dell’azienda che si sarebbe concretizzata in omesse contestazioni per gravi inadempimenti contrattuali (dovuti al nolo di mezzi in misura inferiore a quella dichiarata, nell’impiego di mezzi privi di revisione e/o non iscritti all’Albo dei Gestori Ambientali), le mancate messa in mora e risoluzione del contratto nei confronti della CO.GE.SI. S.r.l. nonché l’omessa comunicazione all’A.N.A.C. della prematura interruzione del rapporto contrattuale. I successivi approfondimenti analitico-documentali e l’esame dei flussi finanziari delegati dalla Procura della Repubblica di Palermo ai militari della Compagnia della Guardia di Finanza di Partinico hanno consentito di accertare che gli indagati, attraverso dei crediti sorti in capo ai soci e relativi a spese risultate fittizie per l’acquisto di carburante nonché ad altre operazioni simulate con una ditta individuale di fatto riconducibile agli indagati, avrebbero architettato un fittizio aumento del capitale sociale della CO.GE.SI. S.r.l. con il mero fine di accrescere la solidità economico-finanziaria e patrimoniale dell’azienda ed accedere così a bandi di gara più consistenti, inducendo in errore la pubblica amministrazione e continuando ad arricchirsi indebitamente con l’aggiudicazione illecita degli appalti indetti da vari Enti locali per la gestione dei rifiuti.

Inoltre, i Finanzieri hanno constatato che gli indagati hanno distratto l’intero patrimonio aziendale della CO.GE.SI. S.r.l., portandola al fallimento, “reinvestendo” i capitali per il soddisfacimento di interessi personali con l’acquisto di immobili e beni di lusso (tra cui imbarcazioni, orologi e supercars) e costituendo la nuova ECO INDUSTRY S.r.l. con sede in San Giuseppe Jato (PA) per la commissione dei medesimi delitti.

Nel provvedimento cautelare, sulla scorta del grave quadro indiziario raccolto dall’accusa, il G.I.P. ha disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca dei profitti derivanti dalla bancarotta fraudolenta e dall’utilizzo di false fatturazioni, del complesso aziendale della ECO INDUSTRY S.r.l., di un immobile situato a San Cipirello e di due autovetture di lusso, per un valore complessivi di oltre 2 milioni e mezzo di euro.

Disco verde dell’Ars al completamento e alla sanatoria delle costruzioni realizzate in Sicilia senza autorizzazioni

Abusi edilizi ed i loro effetti

 

Disco verde dell’ assemblea regionale siciliana ad un  emendamento che promuove (solo in Sicilia per intenderci) una sanatoria edilizia per le costruzioni realizzate  senza chiedere-per qualsiasi motivo, spesso anche economico – l’autorizzazione agli enti di governo e controllo del territorio e dove esiste un vincolo di inedificabilità relativa (e non assoluta). Il testo ha avuto l’approvazione con un solo voto di scarto 19 favorevoli e 18 contrari, nonostante una spaccatura nella maggioranza con diversi deputati che non hanno votato e con due voti arrivati dagli ex grillini di Attiva Sicilia Angela Foti e Sergio Tancredi.

La sinistra coalizzata con il M5S  hanno espresso parere contrario       basato sul principio di non edificare nell’isola, si sono invece astenuti la presidente della commissione Ambiente, Giusi Savarino di Diventerà bellissima e Danilo Lo Giudice (Gruppo misto). Prima, a Sala d’Ercole erano state votate altre due “leggine”: una concede la proroga fino al 30 luglio per la possibilità di chiedere il rinnovo fino al 2033 delle concessioni balneari, l’altra modifica la legge sul gioco d’azzardo.