Ritardi di aperture seggi a Palermo, confusione e intervento della Prefettura

 

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Confusione e ritardi di aperture  seggi a Palermo, dove è in corso il voto per le elezioni amministrative e per il referendum sulla giustizia.

Decine di sezioni sono rimaste chiuse per  rinunce dei presidenti di seggio non comunicate tempestivamente, sono stati nominati e si sono insediati gli ultimi tredici presidenti.

La Prefettura di Palermo ha comunicato che al momento “sono regolarmente insediate tutte le 600 sezioni elettorali previste in città senza che sia stato necessario procedere ad alcun accorpamento tra di esse” .

Stop della Finanza al contrabbando di “bionde” (9 tonnellate) tra Palermo e Napoli- Sequestro e misure cautelari

Contrabbando di sigarette tra Palermo e Napoli - Eseguite misure cautelari personali
Foto Ufficio Stampa G.di Finanza

 

Palermo,

Nella mattinata odierna i finanzieri del Comando Provinciale di Palermo -informano le Fiamme gialle -hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale emessa dal G.I.P. del Tribunale del capoluogo, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Palermo, nei confronti di 14 soggetti, di cui 3 destinatari della misura cautelare in carcere, 8 ai domiciliari e 3 con l’obbligo di presentazione alla p.g..

Gli indagati, sulla base degli elementi probatori allo stato raccolti, sono indiziati di associazione a delinquere finalizzata al contrabbando di sigarette.

In esecuzione della medesima ordinanza, nei confronti di 6 soggetti sono scattati anche i sequestri preventivi delle somme di denaro individuate come ammontare del profitto del reato e quantificato in oltre 2,5 milioni di euro.

La misura patrimoniale è stata disposta per coloro che, nel corso delle attività, sarebbero stati individuati a capo dell’organizzazione dedita all’acquisto, stoccaggio e commercializzazione di ingenti partite di Tabacco Lavorato Estero di contrabbando.

L’operazione delle Fiamme Gialle palermitane nasce in prosecuzione di analoga attività che aveva portato nell’ aprile del 2021 all’arresto di ulteriori 15 soggetti responsabili delle medesime fattispecie delittuose.

Le correnti indagini, svolte dagli investigatori del 2° Nucleo Operativo Metropolitano del Gruppo di Palermo, hanno richiesto l’impiego di sofisticate strumentazioni tecniche che sono risultate fondamentali per documentare il fiorente traffico di tabacchi lavorati esteri verosimilmente posto in essere dalla societas sceleris monitorata.

L’organizzazione, gerarchicamente strutturata e radicata nel quartiere palermitano di Brancaccio, ha visto destinatari del provvedimento di custodia cautelare in carcere due palermitani, verosimilmente il promotore del sodalizio criminale ed il suo luogotenente, e un soggetto napoletano probabile fornitore delle sigarette e punto di contatto con i broker stranieri.

Gli ulteriori associati avrebbero rivestito i ruoli di addetti al trasporto e allo stoccaggio delle “bionde” nonché di procacciatori delle autovetture che venivano utilizzate nei frequenti trasporti effettuati lungo il tragitto Napoli-Palermo sia via terra che a mezzo traghetto.

Dopo i primi sequestri operati dalle Fiamme Gialle, l’organizzazione ha iniziato ad utilizzare autovetture prese a noleggio o intestate a soggetti compiacenti; successivamente il gruppo indagato, vedendosi sempre più spesso colpito dagli interventi repressivi dei finanzieri, avrebbe cambiato il proprio modus operandi ricorrendo a corrieri che viaggiavano a bordo di autobus di linea sulla tratta Napoli-Palermo e che avrebbero occultato il prezioso carico all’interno di normali valigie da viaggio.

Una volta giunte a Palermo le sigarette sarebbero state stoccate all’interno di tre magazzini, presi in locazione da alcuni prestanome, ed ubicati in zona Corso dei Mille e Settecannoli.

L’organizzazione in breve tempo avrebbe gestito i “banchetti di vendita” nelle zone di Oreto-Stazione, Settecannoli, Borgo Vecchio, Brancaccio, Ballarò, Sperone e dello Zen.

Nel corso delle indagini sono stati inoltre denunciati ulteriori 20 soggetti, sequestrati oltre 530 kg. di TLE e arrestati 5 soggetti in flagranza di reato in 4 differenti occasioni.

La ricostruzione effettuata dalle Fiamme Gialle palermitane avrebbe fatto emergere un presunto traffico di oltre 9 tonnellate di sigarette in soli 7 mesi (giugno 2019/gennaio 2020) trasportate da Napoli a Palermo.

Dalle attività tecniche sarebbero emersi anche gli ingenti guadagni dell’organizzazione che avrebbe acquistato le sigarette sulla piazza napoletana a 21 euro a “stecca”, rivenduta nel capoluogo palermitano all’ingrosso a 28 euro e al dettaglio a 35 euro.

Il giro d’affari complessivamente ricostruito si attesterebbe oltre i 2 milioni e mezzo di euro.

L’odierna operazione di servizio testimonia la costante attenzione dalla Guardia di Finanza a tutela degli interessi economici finanziari dell’Unione Europea. In tale ambito rientra l’azione di contrasto al fenomeno del contrabbando di sigarette che ancor oggi rappresenta un crimine diffuso e costituisce una minaccia per i bilanci dell’Unione Europea e degli Stati nazionali ma anche un potenziale pericolo per la salute dei cittadini.

-V I D E O –

 

Maxoperazione antimafia a Palermo: disarticolati i Clan mafiosi Del Noce e Cruillas

Vertici del mandamento mafioso della Noce in stato di fermo

I 40 anni della polizia di Stato: «cresciuta assieme a Bergamo» - Video - Cronaca, Bergamo
Foto Archivi Sud Libertà

Palermo,

Maxiperazione antimafia a Palermo, la Polizia di Stato smantella i vertici del mandamento mafioso della Noce. Cinque indagati hanno già scontato una condanna.

La Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Palermo ha delegato oggi la Polizia di Stato a dare esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del capoluogo, nei confronti di 9 indagati (di cui 8 in carcere ed 1 agli arresti domiciliari), ritenuti a vario titolo responsabili di associazione di tipo mafioso ed estorsione con l’aggravante del metodo mafioso.

Il provvedimento restrittivo scaturisce da una complessa attività di indagine avviata dalla Squadra Mobile di Palermo e dal Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine, nel 2020 e coordinata dalla locale Procura della Repubblica –DDA -, che avrebbe consentito di ricostruire l’organigramma delle famiglie mafiose del mandamento della Noce/Cruillas che comprende le famiglie mafiose della Noce, Cruillas/Malaspina ed Altarello.

Le più recenti operazioni condotte dalla Squadra Mobile di Palermo su questo mandamento avevano permesso di disarticolare la struttura organizzativa consentendo l’arresto e la condanna di numerosi affiliati, tra capi e gregari, delle famiglie mafiose che compongono il mandamento.

Cinque gli arrestati sono già stati condannati a vario titolo per l’appartenenza a Cosa Nostra, affiliazione che comporta “l’assoluta accettazione delle regole dell’agire mafioso e conseguentemente la messa a disposizione del sodalizio di ogni energia e risorsa personale per qualsiasi richiesto impiego criminale nell’ambito delle finalità proprie della stessa Cosa nostra, “offrendo a questa un contributo anche materiale permanente, e sempre utilizzabile, già di per sé idoneo a potenziare l’operatività complessiva dell’organizzazione criminale”.

Sarebbe stata così documentata l’ascesa al vertice del mandamento Noce/Cruillas di colui che sarebbe ritenuto l’attuale capo, dopo aver sofferto un lungo periodo di detenzione in carcere. La sua ascesa ai vertici di cosa nostra “sarebbe già stata favorita, negli anni passati, dai fratelli Lo Piccolo, alla presenza dei quali, peraltro, sarebbe stato ritualmente “combinato”, e sempre per volere di questi sarebbe stato, allora, posto a capo del suddetto sodalizio mafioso”, dicono gli inquirenti.

La sua storia criminale- comunicano gli investigatori alla stampa – gli avrebbe permesso così di riorganizzare ed imporre nuove regole all’intero del mandamento, attraverso riunioni che sarebbero state registrate dalla polizia giudiziaria, rese riservate dai partecipanti, secondo un collaudato protocollo di riservatezza, consistente nell’avviarsi, senza telefonino, in lunghe passeggiate lungo le pubbliche vie con i vertici delle altre famiglie mafiose.

La riorganizzazione avrebbe comportato l’ascesa criminale di uomini di sua totale fiducia ed il contestuale ridimensionamento di quelli ritenuti nel mirino delle forze dell’ordine. L’indagine avrebbe evidenziato “alcuni soggetti di vertice dell’organizzazione tra cui colui che avrebbe assunto il controllo della cassa della famiglia acquisendone direttamente la gestione (“u vacilieddu”), nella sua strategia rientrerebbe la presunta estensione a tappeto delle estorsioni, con imposizione del pizzo a tutti gli esercizi commerciali, strategia questa criticata da alcuni affiliati poiché sarebbero state coinvolte attività di poco conto e ciò avrebbe creato malcontento”.

 

Finanza, Palermo:Misure di prevenzione antimafia – Confisca di beni per 150 milioni di euro

 

Misure di prevenzione antimafia - Confisca di beni per 150 milioni di euro

 Palermo,

Il Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della locale Procura della Repubblica – DDA, ha emesso un decreto di confisca del patrimonio di L. C., cl. ‘66, noto imprenditore operante nel settore della grande distribuzione alimentare, per un valore complessivo di circa 150 milioni di euro, eseguito dai finanzieri del Comando Provinciale di Palermo.

Oggetto della confisca di primo grado sono, tra le altre cose, le quote societarie e il compendio aziendale della G. G. srl, che all’epoca del sequestro (eseguito dalle Fiamme Gialle nel febbraio 2021) gestiva 13 supermercati tra Palermo e provincia (Bagheria, Carini, Bolognetta, San Cipirello e Termini Imerese).

Gli esercizi commerciali sono stati nel frattempo ceduti a terzi dall’amministratore giudiziario nell’ambito delle linee guida approvate dal Tribunale e pertanto oggetto della confisca è il ricavato della vendita.

Sulla base degli accertamenti svolti dagli specialisti del Nucleo di Polizia Economico Finanzaria – G.I.C.O. di Palermo, l’Autorità giudicante – valorizzando l’analisi e il riscontro di puntuali dichiarazioni rese da collaboratori di giustizia, nonché la rilettura orientata in chiave economico – finanziaria degli esiti di diversi procedimenti penali, ha ritenuto che l’imprenditore, seppure non organicamente inserito nell’organizzazione criminale, sia da ritenersi “colluso” al sodalizio mafioso, posto che il medesimo ha operato almeno dal 2004 sotto l’ala protettiva di Cosa Nostra, in particolare la famiglia di Bagheria, traendone vantaggio per:

  • scoraggiare la concorrenza anche con atti di danneggiamento; acquisire imprese concorrenti;
  • risolvere le problematiche insorte nella gestione delle sue imprese, comprese quelle relative ai rapporti di lavoro con i dipendenti; dirimere controversie con i propri soci, ottenendo in loro pregiudizio la possibilità di rilevare l’impresa contesa e beneficiando di una dilazione dei pagamenti; evitare il pagamento del pizzo nella zona di Bagheria e, grazie alla mediazione della locale famiglia mafiosa, contrattare la “messa a posto” con altre articolazioni palermitane del sodalizio mafioso.

In coincidenza temporale con i più significativi interventi di Cosa Nostra in proprio favore, l’imprenditore ha registrato una crescita esponenziale del fatturato dell’azienda, trasformata da piccola impresa familiare in un impero economico, arrivando a fatturare oltre 90 milioni di euro nel 2020.

L’indagine testimonia inoltre le nuove e sempre più sofisticate modalità con cui gli imprenditori in affari con la mafia tentano di “proteggere” il proprio patrimonio.

Nel corso degli accertamenti è infatti emerso che l’impero imprenditoriale era stato devoluto a un trust. Grazie a questo strumento giuridico, le possidenze societarie e immobiliari dell’imprenditore sono state formalmente trasferite a un professionista (c.d. trustee), incaricato di gestirle come se ne fosse proprietario, assumendo cioè le principali decisioni relative alla vita dell’azienda e degli altri beni.

Tuttavia, dall’approfondimento della documentazione acquisita, dalle evidenze raccolte dai finanzieri nell’ambito di diversi procedimenti penali è emerso che il trust in questione era un mero espediente fittizio per schermare la titolarità delle proprietà.

In altri termini, il proposto aveva trasferito solo sulla carta tutti i poteri gestori sui beni al trustee, ma nella realtà non ne aveva mai perso il controllo e la disponibilità.

Solo negli ultimi 18 mesi all’esito di indagini penali o di prevenzione condotte dalle Fiamme Gialle palermitane sono stati confiscati beni per oltre 400 milioni di euro nei confronti di imprenditori “collusi” con Cosa Nostra,

Oltre al provvedimento ora eseguito nei confronti di Carmelo Lucchese, si ricordano, tra le altre, la confisca:

  • definitiva di prevenzione per un valore stimato di oltre 100 milioni di euro (aprile 2022) del patrimonio di un imprenditore leader in provincia di Palermo nel settore della grande distribuzione e dei prodotti per la casa e l’igiene;
  • di primo grado in sede penale disposta dal Tribunale di Palermo per circa 46 milioni di euro (febbraio 2022) nei confronti degli indagati dell’operazione “ALL IN”, che ha fatto emergere le modalità di infiltrazione mafiosa nel settore della gestione dei giochi e delle scommesse;
  • definitiva di prevenzione per 3,5 milioni di euro (maggio 2021) nei confronti di due imprenditori del settore del commercio, coinvolti in indagini per usura;
  • definitiva di prevenzione per oltre 100 milioni di euro (dicembre 2020) nei confronti di uno storico imprenditore del settore immobiliare.

 

Palermo,in ginocchio il Clan Brancaccio

Maxi operazione antimafia a Palermo. La Polizia di Stato e l’Arma dei carabinieri, su delega della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo siciliano, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 31 indagati (di cui 29 in carcere e 2 agli arresti domiciliari).

Sono accusati, a vario titolo, di partecipazione ad associazione di tipo mafioso, detenzione e produzione di stupefacenti, detenzione di armi, favoreggiamento personale ed estorsione con l’aggravante del metodo mafioso. “L’ordinanza segna l’epilogo di una fase operativa già avviata lo scorso 20 luglio – spiegano gli investigatori -, attraverso l’esecuzione del decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Dda di Palermo a carico di numerosi indagati per associazione per delinquere di stampo mafioso ed estorsione aggravata”. 

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Ricostruito l’organigramma del mandamento di Brancaccio e delle famiglie di Corso dei Mille e Roccella, identificando 26 tra vertici, gregari e soldati. Le misure cautelari, personali e reali, sono state eseguite, oltre che a Palermo anche a Reggio Calabria, Alessandria e Genova. L’attività investigativa sviluppata dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Palermo, invece, ha messo a fuoco i reati della famiglia di Ciaculli. Cinque in tutto le ordinanze di custodia cautelare in carcere eseguite dai militari a carico di altrettanti indagati, ritenuti direttamente legati ai vertici del mandamento, già arrestati nell’ambito dell’operazione ‘Stirpe’ dello scorso 20 luglio.

Per gli investigatori dell’Arma sarebbero stati in grado di coadiuvare i due boss nella gestione del mandamento e delle attività illecite che alimentavano le casse della famiglia. Nell’ambito dell’operazione è scattato anche il sequestro per intestazione fittizia di imprese ed esercizi commerciali, tra i quali una rivendita di prodotti ittici, due di caffè e tre agenzie di scommesse. 

– Estorsioni e non solo. Per alimentare le casse di Cosa nostra e mantenere le famiglie dei detenuti i boss di Brancaccio puntavano al traffico di droga che resta “un importante voce di arricchimento illecito”. Le sei piazze di spaccio del quartiere Sperone, tutte direttamente gestite o, comunque, controllate dagli indagati, garantivano un vero e proprio tesoretto: circa 80mila euro a settimana.

Nel corso delle indagini sono stati eseguiti 16 arresti in flagranza per detenzione di sostanza stupefacente e sequestrati circa 80 chili di droga tra cocaina, purissima ancora da tagliare, hashish e marijuana per un valore sul mercato di oltre 8.000.000 di euro. A garantire il rifornimento di parte della droga erano due calabresi, tra i destinatari delle misure cautelari eseguite oggi.

Le piantagioni di cannabis-sativa, da cui ricavare la droga destinata alle piazze di spaccio, e la gestione delle piattaforme di gioco per le scommesse on-line illegali, ma anche l’attività di sensaleria. Il clan avrebbe imposto l’utilizzo di piattaforme di gioco che non avrebbero rispettato la normativa sulla prevenzione patrimoniale imposta alle attività ludiche dalle leggi italiane. Il compenso, tuttavia, sarebbe stato versato dagli esercenti, in proporzione ai guadagni ricavati, nelle casse del mandamento. I proventi delle attività illecite sarebbero stati poi reinvestiti in alcune attività commerciali. Il gruppo criminale si occupava anche dell’imposizione delle cosiddette ‘sensalerie’ sulle compravendite di immobili ricadenti sotto l’area di influenza, commettendo vere e proprie condotte estorsive ai danni di quei cittadini che, per concludere affari immobiliari, si sono visti costretti ad accettate l’opera di mediazione degli indagati.

 A fermare gli esattori del racket a Brancaccio non era bastato neppure il Covid. “Anche in piena emergenza epidemiologica sono stati acquisiti gravi indizi in merito al rastrellamento di denaro dalle pochissime attività rimaste aperte e con volumi di affari certamente ridotti”, spiegano gli investigatori. In un caso un indagato, appartenente al bacino ‘Emergenza Palermo’ si è impossessato di venti cartoni con 16mila mascherine Ffp3, destinate a un ospedale cittadino per poi rivenderle sul mercato nero. Gli indagati sono accusati a vario titolo di partecipazione ad associazione di tipo mafioso, detenzione e produzione di stupefacenti, detenzione di armi, favoreggiamento personale e estorsione con l’aggravante del metodo mafioso.

– Le mani dei boss nella gestione delle acque irrigue. Le indagini dei militari del Nucleo Investigativo hanno fatto luce sugli affari di una delle famiglie che avrebbe tratto parte del suo sostentamento anche dalla gestione delle acque irrigue, impropriamente sottratte direttamente alla conduttura ‘San Leonardo’, di proprietà del Consorzio di bonifica Palermo 2. Gli affiliati sarebbero, infatti, intervenuti direttamente sulle condotte del consorzio, forzandole e incanalando l’acqua in vasche di loro proprietà, per poi ridistribuirla ad alcuni contadini. “Tale circostanza, oltre a costituire un guadagno illecito per l’organizzazione mafiosa – spiegano gli investigatori dell’Arma -, avrebbe permesso alla famiglia mafiosa di accreditarsi verso numerosi produttori agricoli, ergendosi a punto di riferimento per la gestione di uno dei beni essenziali per eccellenza: l’acqua”.

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Zes, insediato il comitato Sicilia orientale.Trampolino di lancio per l’economia siciliana

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Palermo,

«L‘assessore regionale alle Attività produttive, Mimmo Turano, nel corso della riunione del comitato di indirizzo della Zes Sicilia orientale convocata oggi ad Augusta dal commissario straordinario del Governo, Alessandro Di Graziano, nella sede dell’Autorità del Sistema portuale del mare Sicilia orientale ad Augusta ha avuto occasione di dichiarare:

“. Le Zes sono pienamente funzionanti. Oggi si mette un tassello importante al puzzle delle Zone economiche speciali, dal momento che abbiamo insediato il comitato di indirizzo della Sicilia orientale, che è di fatto la struttura di governo della stessa e che concretamente consentirà la reale partenza delle Zes siciliane».  «Siamo soddisfatti del fatto che delle 69 Zes presenti in Europa, due sono siciliane grazie all’impegno del governo Musumeci – spiega ancora  l’assessore Turano –.

Con la norma approvata all’Ars, le SuperZes oggi costituiscono un reale trampolino di lancio per l’economia siciliana, su cui il governo regionale sta puntando con ulteriori agevolazioni fiscali parametrate ai ricavi delle vendite e delle prestazioni derivanti dall’attività svolta dall’impresa. L’obiettivo è incrementare gli investimenti produttivi nella regione e attrarre nuovi capitali da parte di imprenditori interessati a localizzare nell’Isola le loro aziende».

Il comitato di indirizzo della Zes Sicilia orientale si compone, oltre che del commissario straordinario di Governo, Di Graziano, e dell’assessore alle Attività produttive, Turano, anche del presidente dell’Autorità del Sistema portuale del mare Sicilia orientale, Francesco Di Sarcina, del presidente dell’Autorità del Sistema portuale Stretto, Mario Mega, del rappresentante della Presidenza del Consiglio dei ministri, Giuseppe Assenza, del rappresentante del ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, Roberto Liotta, e del rappresentante dell’Irsap, Salvatore Maugeri. «Già la composizione del comitato individua le opportunità di relazione e di indirizzo che si possono dare alla Zes Sicilia orientale – dichiara il commissario Di Graziano –

Lo strumento permette già oggi di avere approvato tre convenzioni con i due principali istituti di credito nazionali, Unicredit e Intesa, e con Irfis, l’istituto finanziario più rilevante in Sicilia: si tratta di strumenti da consegnare agli imprenditori per agevolarli ulteriormente negli investimenti». Nel corso della riunione è stato approvato il regolamento interno del comitato di indirizzo della Zes Sicilia orientale e sono state sottoscritte le convenzioni con gli istituti di credito e finanziari. La presentazione del comitato di indirizzo relativo alla Zes Sicilia occidentale è prevista per il prossimo 25 maggio a Palermo.

Elogi agli infermieri e potenziata la rete del Ssr ma i problemi della categoria restano perenni e cancrenosi

La denuncia degli infermieri del Lazio: "Problemi negli ospedali, bombe  pronte a esplodere" - DIRE.it
Elogi agli infermieri ma i problemi della categoria restano perenni e cancrenosi

Palermo

Il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, intervenendo al Teatro Politeama a Palermo al secondo congresso nazionale della Federazione ordini professioni infermieristiche.ha affermato: ..”
“Rivolgo un tributo agli oltre ottanta infermieri caduti durante la pandemia, che vanno ricordati per avere dimostrato grande attaccamento al lavoro, scrupolo e responsabilità. Il governo regionale ha proceduto alla stabilizzazione di migliaia di infermieri, al reclutamento di altre migliaia con l’utilizzo delle graduatorie a tempo indeterminato. Adesso stiamo lavorando per consentire l’accesso alla formazione, visto che aumenta la richiesta di personale infermieristico nelle case di comunità, nelle strutture private».
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Al 31 dicembre scorso sono quasi 4 mila gli infermieri assunti di ruolo nelle 18 Aziende del Servizio sanitario regionale, la maggior parte (il 30%) frutto di procedure di stabilizzazione rispetto alle quali l’assessorato della Salute ha adottato appositi atti di indirizzo per favorire l’incremento delle dotazioni organiche.

Un ulteriore importante meccanismo di reclutamento, la condivisione delle graduatorie a tempo indeterminato ha consentito la contrattualizzazione di circa 1.500 unità. Un centinaio, inoltre, sono i professionisti ritornati in Sicilia grazie al meccanismo della mobilità extra regionale. Restano ancora da concludere presso le Asp di Palermo e Catania, infine, le “procedure di bacino” che dovrebbero consentire l’immissione in servizio di ulteriori mille unità di infermieri «per raggiungere così – ha proseguito il governatore – l’obiettivo fissato all’inizio della legislatura di potenziare la rete del Servizio sanitario regionale, di almeno cinquemila persone. La Regione ha immediatamente dato attuazione anche al reclutamento della figura dell’infermieri di famiglia (circa 700 unità in più) con un rilevante aumento del tetto di spesa del personale delle Asp».
«Sono qui – ha aggiunto ancora Musumeci – per dire grazie agli infermieri, il loro contributo è essenziale. Noi siamo al fianco di questa categoria, come lo siamo stati negli anni passati e sono convinto che possiamo guardare con ottimismo al futuro, perché, se il peggio è già alle nostre spalle, abbiamo solo il dovere di consolidare le presenze, di dare una prospettiva di futuro a tanti giovani, di procedere al raggiungimento di un tasso di formazione degno delle sfide che questa professione entusiasmante comporta».

“Migliorare il livello organizzativo per la prevenzione e la lotta agli incendi”

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La piaga degli incendi e i sospetti sulla Forestale di Catania per avere le somme di denaro della “Campagna antincendio ogni anno”
Palermo
Il  ruolo degli Enti locali è fondamentale per la prevenzione e la lotta attiva agli incendi. Solo se facciamo rete riusciamo a evitare che la Sicilia torni a bruciare. Si imponga la scerbatura ai proprietari di terreni incolti. La legge non ammette deroghe».
È questo, in sintesi, l’appello che il presidente della Regione Nello Musumeci ha rivolto nella direttiva per la campagna antincendi già inviata ai sindaci dei 391 Comuni dell’Isola e delle tre Città metropolitane e ai sei commissari straordinari dei Liberi consorzi comunali, tutti aventi un ruolo primario all’interno del sistema di Protezione civile. Una disposizione con la quale il governatore siciliano, richiamando i primi cittadini ai compiti loro assegnati dalla legge, mira alla prevenzione e al contrasto del rischio incendi boschivi, di vegetazione e di interfaccia.
«Negli anni scorsi e in particolare nel 2021 – si legge nella nota, firmata anche del capo della Protezione civile regionale, Salvo Cocina –  il territorio siciliano è stato colpito da numerosissimi e devastanti incendi, spesso riconducibili all’azione dell’uomo o a non sufficienti misure di prevenzione. Le conseguenze sono state la distruzione di decine di migliaia di ettari di terreno boschivo e ingenti danni alle attività produttive e a beni pubblici e privati».
«Alla luce di quanto verificatosi, per migliorare la capacità di risposta e l’efficacia delle azioni poste in essere dal sistema – continua il presidente della Regione – l’approccio alla lotta agli incendi estivi dovrà essere incentrato anche sul miglioramento del modello organizzativo, con la piena collaborazione sul campo di tutte le risorse disponibili del sistema regionale di Protezione civile e sulla condivisione di informazioni».
II dipartimento regionale di Protezione civile continuerà a emettere quotidianamente l’Avviso per rischio incendi e ondate di calore che vincola le amministrazioni, le organizzazioni e gli enti destinatari a svolgere le azioni previste, giuridicamente rilevanti, per la prevenzione e il contrasto degli incendi boschivi e di interfaccia. I livelli di allerta dell’avviso attivano adeguate azioni e contromisure per la salvaguardia della vita umana e di beni.
In capo ai primi cittadini resta il dovere di informare e aggiornare costantemente la popolazione e di emanare, per tempo, ordinanze di prevenzione degli incendi, di pulizia dei terreni incolti e dei margini delle strade. È inoltre loro compito, in coordinamento con le Forze dell’ordine, di vigilare efficacemente sulla loro effettiva esecuzione, applicando in caso le previste sanzioni e procedendo, possibilmente, alla “scerbatura a rivalsa”, qualora non sia stata effettuata dai legittimi proprietari dei fondi.

Pensione di invalidità per 38 anni a falsa invalida: beni sotto sequestro

 

L’ha fatta franca per lunghissimo tempo e ormai pensava di non essere più scoperta.         Aveva simulato una grave disabilità mentale beneficiando, dal dicembre 1983, di un trattamento pensionistico di invalidità civile, integrato dall’indennità di accompagnamento da 800 euro al mese.                La donna ha 67 anni e i suoi beni sono stati posti sotto sequestro per 205 mila euro. Il provvedimento è stato emesso dal Gip di Termini Imerese e notificato  dalla Guardia di finanza del comando provinciale di Palermo.

La donna è indagata truffa aggravata finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche. Secondo le indagini del Nucleo di Polizia economico-finanziaria delle Fiamme gialle l’indagata avrebbe simulato la grave infermità mentale, ma in realtà «sarebbe autonoma nel suo vivere quotidiano, in grado di provvedere ai propri bisogni senza alcun aiuto».

«Nel corso delle indagini – comunica  la Guardia di finanza – l’indagata è stata osservata mentre era intenta a fare la spesa al mercato rionale, interagendo normalmente con avventori e commercianti e, inoltre, le foto estrapolate dal suo profilo social la ritrarrebbero in atteggiamenti verosimilmente incompatibili con la patologia certificata: in una immagine, ad esempio, l’indagata sarebbe ritratta mentre compie attività ludico motoria (danza del ventre) e nuoto al mare, nonostante sia stata riconosciuta non rispondente a stimoli esterni».

«Sulla base degli elementi acquisiti, la donna nel corso degli accertamenti sanitari all’epoca svolti, sarebbe riuscita ad ingannare la commissione medica – è l’accusa contestata dalla Procura di Termini Imerese – risultando affetta da una grave patologia, diagnosi successivamente confermata nel 2010 che le ha garantito la corresponsione di un trattamento pensionistico di oltre 800 euro mensili».

Il Gip del Tribunale di Termini Imerese ha emesso un provvedimento di sequestro cautelare di disponibilità finanziarie per complessivi 205.559,57 euro, pari alle somme che nel tempo, secondo l’accusa, sarebbero state indebitamente percepite dall’indagata.

 

«Ogni tanto andavo dal dottore e mi facevo prescrivere due pacchi di piccole e le mettevo dentro, e poi infatti le buttavo. Certo, io le caramelle eh.. le dovevo prendere, se non le prendo risulta, perché comunque prendo le caramelle, ha capito?»

Lo afferma, in una telefonata ascoltata dall e  Fiamme gialle di Palermo, la 67enne denunciata per truffa perché accusata di avere, per 38 anni, simulato una grave disabilità mentale beneficiando di un trattamento pensionistico di invalidità civile, integrato dall’indennità di accompagnamento.

Palermo, arresti per concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio dell’oro rubato

Eseguiti 5 arresti per concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio

 

Palermo

Dalle prime ore di questa mattina i finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, in collaborazione con il Comando Provinciale di Palermo, stanno dando esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali, emessa dal GIP presso il Tribunale di Palermo su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 5 persone gravemente indiziate dei reati di concorso esterno in associazione di stampo mafioso, riciclaggio, ricettazione ed estorsione aggravati.

Disposto anche il sequestro di 5 imprese operanti nel settore del commercio dell’oro, nonché di somme di denaro, oro, disponibilità finanziarie, beni mobili registrati, immobili e aziende nella disponibilità di 27 indagati, fino alla concorrenza di circa 5 milioni di euro.

L’attività investigativa – coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Palermo – condotta attraverso l’approfondimento di segnalazioni di operazioni sospette, corroborate da puntuali riscontri e dalle dichiarazioni di taluni collaboratori di giustizia, avrebbe permesso di raccogliere elementi indiziari circa l’esistenza di un meccanismo di riciclaggio di oro che sarebbe stato messo in atto da una società palermitana la quale, sulla base delle direttive impartite dal mandamento mafioso di Porta Nuova a Palermo, avrebbe agito da collettore di grandi quantità di materiale prezioso raccolte nel territorio di riferimento sia da ladri/rapinatori sia dai relativi ricettatori. In definitiva, sarebbe emersa l’esistenza di un sistema illecito che esercitava un capillare controllo sulle attività di riciclaggio e ricettazione dei metalli preziosi di provenienza delittuosa.

Detta società, che sarebbe stata finanziata sul nascere dall’allora reggente della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio, nel triennio 2016-2018, ha dichiarato operazioni di cessione di oro per oltre 2,19 tonnellate, per un controvalore di oltre 75 milioni di euro.

In particolare, in base agli elementi raccolti dalle Fiamme Gialle, sarebbe emerso che, in una prima fase, il metallo prezioso – che sarebbe stato acquistato in totale omissione degli obblighi antiriciclaggio, fiscali e di pubblica sicurezza e con la presunta consapevolezza della sua origine delittuosa (furti e/o rapine) – sarebbe stato sottoposto ad un processo di fusione per essere poi ceduto ad altri operatori del settore sotto forma di lingotti/verghe.

Successivamente, al fine di ridurre i rischi e di dare una parvenza di legalità alle grandi quantità di oro movimentato, i medesimi imprenditori si sarebbero serviti di soggetti esercenti l’attività di “compro oro”, rispetto ai quali sarebbero emersi gravi indizi di reato in ordine all’emissione di false fatture di vendita.

Sono in corso di esecuzione numerose perquisizioni, nei confronti dei soggetti a vario titolo indagati, al fine di reperire ulteriori elementi probatori a supporto delle ipotesi accusatorie formulate.