Il Gup di Catania, Maria Ivana Cardillo, a conclusione del processo Thor, celebrato col rito abbreviato, su oltre venti omicidi di mafia commessi da Cosa nostra in un ventennio: tra la fine degli anni ’80 e il 2007. ha emesso la sentenza: Dieci ergastoli e sedici condanne per oltre 270 anni di reclusione, con pene comprese tra tre e 30 anni
Il massimo della pena -si apprende – è stata comminata a Vincenzo Salvatore Santapaola, 53 anni, figlio dello storico capomafia Benedetto, ritenuto il mandante dell’uccisione del cugino Angelo Santapaola, ma assolto da quello di Nicola Sedici, che sarebbe stato un duplice omicidio di “pulizia interna” al clan commesso nel settembre del 2007. Ergastoli anche, tra gli altri, ad Aldo Ercolano, nipote di “Nitto” e suo “alter ego”, e al boss Aurelio Quattroluni.
Tra le vittime anche persone estranee alla mafia come Salvatore Motta, tra i deceduti di un triplice omicidio commesso il 10 aprile del 1991 a Lentini, nel Siracusano. Gli obiettivi dei sicari, che agirono su richiesta del clan Nardo, erano Cirino Catalano e Salvatore Sambasile. Motta era al posto sbagliato al momento sbagliato. Innocente era anche Giuseppe Torre, ventenne sequestrato e torturato nel febbraio del 1992, perché si pensava avesse informazioni utili a Cosa nostra per catturare un esponente del clan rivale dei “Tuppi”. Il corpo, per non lasciare tracce e farlo “sciogliere”, fu messo dentro dei copertoni impilati, cosperso di benzina e poi gli fu dato fuoco.