Giustizia malata, referendum all’orizzonte L’Aula della Camera respinge con 215 voti la mozione di sfiducia a Nordio

 

 

Con il referendum all’orizzonte dopo il via libera della Commissione Giustizia del Senato sul provvedimento, l’Anm lancia l’allarme al Quirinale sugli attacchi che arrivano dall’esecutivo, illustrando al capo dello Stato Mattarella anche i dubbi sugli effetti della separazione delle carriere dei magistrati.

Tutto nel giorno in cui l’Aula della Camera con 215 voti respinge la mozione di sfiducia al Guardasigilli Carlo Nordio, presentata dall’opposizione dopo il caso del generale libico Almasri e da cui si è sfilato il gruppo di Azione, scegliendo di non partecipare al voto.

“Le osservazioni dell’opposizione ricordano i libelli dell’inquisizione – ha commentato il ministro nella sua replica, rivelando “il sospetto che tutti questi attacchi siano programmati per evitare la riforma”.

 

E dunque, ha ribadito, “quali che siano gli attacchi, giudiziari, di stampa o parlamentati, noi non vacilleremo e non esiteremo: la riforma va avanti e saremo determinati”.

A riguardo il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani non ha escluso che già entro la fine dell’anno si possa tenere il referendum. Un balzo in avanti che dopo qualche ora il presidente della Commissione Affari Costituzionali Alberto Balboni frena e chiarisce: “Mi pare un po’ difficile, anche se tecnicamente possibile. Più realisticamente indicherei come probabile la primavera del 2026”.

Si apprende intanto che  la commissione Giustizia del Senato ha espresso in queste ore parere favorevole alla riforma: l’atto è stato trasmesso in quella per gli Affari Costituzionali. Al momento di votare era assente Italia Viva. “È il governo che sta imponendo i tempi e l’accelerazione sulla riforma della separazione delle carriere – commenta il capogruppo del Pd in commissione Giustizia Alfredo Bazoli – ed è sostanzialmente il governo che sta cambiando la Costituzione. È un precedente gravissimo”. Al contrario il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, commenta entusiasta: “È stato effettuato un altro passo che ci avvicina alla meta, a quel grande cambiamento che vogliamo portare nel Paese“.

Parole che non tranquillizzano certo la giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati che infatti, ricevuta dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha manifestato tutti i suoi timori: “Al presidente – spiega il sindacato delle toghe – abbiamo espresso la nostra preoccupazione per i frequenti attacchi rivolti alla magistratura negli ultimi mesi” e “abbiamo avuto modo di evidenziare quelle che a nostro avviso sono le criticità che porterebbe l’adozione di determinati interventi di rango costituzionale sulla tutela dei diritti dei cittadini, ribadendo le ragioni tecniche della non condivisione delle modifiche che la riforma vorrebbe apportare”. Poco dopo lo stesso presidente dell’Anm Cesare Parodi aggiunge: “Abbiamo fatto presente al presidente Mattarella l’importanza in questo momento dell’unità associativa, anche come lettura politica di questo nostro atteggiamento di contrarietà alla riforma. Inoltre abbiamo rappresentato il nostro disagio quando alle volte un magistrato viene attaccato con l’idea che abbia fatto una sentenze politica e non fondata su principi di diritto. Questo dà grossa sofferenza ai nostri magistrati”. Parodi replica anche alle parole di Nordio: “Il ministro ha pieno diritto di andare avanti con la riforma e noi continueremo nei limiti del possibile a manifestare il nostro pensiero, del resto non è accaduto nulla per farci cambiare idea”. Quanto al timing per il referendum, dopo l’ok della Commissione: “Ne prendo atto – dice Parodi – c’è una procedura complessa che è quella costituzionale, anche in base alla tempistica regoleremo le nostre risposte e i tempi potranno solo incidere sull’intensità del nostro messaggio”

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio - RIPRODUZIONE RISERVATA

Diatribe, polemiche, fibrillazioni, sulla sentenza della Cassazione secondo la quale lo Stato deve ora risarcire i migranti della Diciotti

 

Corte Suprema di Cassazione | Palazzo

 

Anche se la riunione della premier Meloni con i componenti dell’Anm sulla riforma della separazione delle carriere è  un ricordo ancora fresco, nuove contestazioni piovono sul governo. E Con  la sentenza  della  Cassazione in accoglimento del  ricorso presentato da alcuni migranti che erano stati trattenuti a bordo della nave della Guardia Costiera italiana Diciotti dal 16 al 25 agosto 2018, dopo essere stati soccorsi in mare una pioggia di critiche su Matteo Salvini che all’epoca era il Ministro di turno.

Naturalmente anche la coalizione di centrodestra  criticala decisione dei magistrati, sulla questione della difesa europea continuano a registrarsi dei distinguo, come dimostrano gli attacchi rivolti dal segretario della Lega Matteo Salvini al progetto di riarmo europeo avallato dal Consiglio Ue straordinario di Bruxelles e, soprattutto, nei confronti del presidente francese Emmanuel Macron (un “matto” che parla di “guerra nucleare”, l’affondo del vicepremier).

La sentenza della Cassazione

Intanto, però, è la diatriba con la magistratura sulla questione migranti a unire la maggioranza, sulla scia dello scontro consumatosi con le toghe sul protocollo d’intesa siglato con l’Albania.

La Suprema Corte ha stabilito che lo Stato dovrà risarcire i danni non patrimoniali subiti dai migranti durante i giorni di permanenza forzata a bordo della Diciotti definendo “illegittima” la restrizione della loro libertà personale voluta dall’allora governo giallo-verde con ministro dell’Interno Salvini.

Arrivano puntuali le “critiche”

La sentenza scatena dura reazione del centrodestra, a partire dalla premier Giorgia Meloni, che esprime il suo disappunto con un tweet molto critico: è “assai opinabile”, secondo la presidente del Consiglio, il principio risarcitorio della “presunzione del danno”, in contrasto “con la giurisprudenza consolidata e con le conclusioni del Procuratore Generale”.

Afferma la premier: “In sostanza, il governo dovrà risarcire – con i soldi dei cittadini italiani onesti che pagano le tasse – persone che hanno tentato di entrare in Italia illegalmente, ovvero violando la legge dello Stato italiano“. “Non credo”, insiste Meloni, “siano queste le decisioni che avvicinano i cittadini alle istituzioni, e confesso che dover spendere soldi per questo, quando non abbiamo abbastanza risorse per fare tutto quello che sarebbe giusto fare, è molto frustrante”.

Anche altri esponenti della maggioranza di governo criticano la decisione della Cassazione, parlando di una sentenza che rischierebbe di creare un precedente pericoloso e che minerebbe la sovranità dello Stato nella gestione dei flussi migratori.

Non parliamo di Matteo Salvini, che all’epoca dei fatti contestati era a capo del Viminale. “Mi sembra un’altra invasione di campo indebita“, dice il vicepremier e ministro delle Infrastrutture, che bolla la sentenza come “vergognosa” invitando i giudici della Cassazione a pagare di tasca loro: “Chiedere che siano i cittadini italiani a pagare per la difesa dei confini, di cui ero orgogliosamente protagonista, credo sia indegno”.

Respinge al mittente le “contestazioni -pesanti” – la presidente della Corte di Cassazione Margherita Cassano, per la quale “sono inaccettabili gli insulti che mettono in discussione la divisione dei poteri su cui si fonda lo Stato di diritto”. “Di inaccettabile c’è solo una sentenza che obbliga gli italiani, compresi disoccupati e pensionati, a pagare chi pretende di entrare in Italia senza permesso”, replica la Lega.

Al termine del Cdm che dà il via libera al disegno di legge sul femminicidio – presieduto da remoto dalla premier Meloni, di ritorno da Bruxelles dopo una tappa al Cern di Ginevra – anche i ministri dell’Interno e della Giustizia, Matteo Piantedosi e Carlo Nordio, vengono sollecitati sulla questione.

Il titolare del Viminale (che all’epoca del caso Diciotti era capo di gabinetto di Salvini) non nasconde il proprio dissenso verso la decisione dei giudici: “Con profondo rispetto eseguiremo in qualche modo questa sentenza, in quanto è una sentenza della Cassazione, ma non la condivido affatto”, chiarisce Piantedosi, ricordando il voto con cui il Senato “stabilì l’inesistenza del reato in quanto si perseguiva un superiore interesse pubblico”.

Drastico anche il guardasigilli Nordio, che mette in guardia dagli effetti potenzialmente “devastanti” legati alla sentenza della Cassazione: “Sappiamo che in Africa ci sono centinaia di migliaia di potenziali migranti, forse addirittura milioni, gestiti da organizzazioni criminali… Se producessimo il principio che queste persone, anche entrando illegalmente, hanno diritto a dei risarcimento finanziari, le nostre finanze andrebbero in rovina”.

Si gioca in politica al rimpallo della palla: l’AIA accusa il Ministro Nordio di non aver firmato il mandato di arresto del criminale libico. Nordio accusa i giudici di “incongruenze procedurali ” L’intero mondo afferma invece che l’Italia non ha piu’ il senso della morale

 

Disp. You tube-(Tg )

La liberazione del criminale libico, rimpatriato in Libia con aereo di Stato, costerà probabilmente la poltrona della premier Meloni e di oltre mezzo governo se  l’Italia vorrà avere un credo      politico onesto e corretto

Il confronto tra l’Esecutivo e i giudici della Cpi si gioca su un piano tecnico / procedurale in una vicenda costata l’iscrizione nel registro degli indagati  di mezzo governo,del ministro Nordio per favoreggiamento e omissioni di atti di ufficio dopo una denuncia trasmessa dalla Procura di Roma al tribunale dei ministri.

Si apprende che il ministro Nordio adesso , come annunciato in Parlamento, vuol inviare  all’Aja un documento per chiedere alla Cpi spiegazioni sulle incongruenze nelle procedure attivate per il mandato di arresto del  criminale /generale libico. Il 5 febbraio in Parlamento, Nordio ha parlato di errori e di “nullità” del mandato di arresto spiccato il 18 gennaio dalla Corte. “E’ arrivato in lingua inglese senza essere tradotto, con una serie di criticità che avrebbero reso impossibile l’immediata adesione del ministero alla richiesta arrivata dalla Corte d’appello” di Roma

. Un atto – secondo il  ministro che oggi  informa di essere più determinato per  “andare avanti” sulla riforma della giustizia – caratterizzato da “incertezza assoluta” a cominciare, ha sottolineato, “dalla data in cui sarebbero avvenuti i crimini: si dice a partire dal marzo 2015 ma nel preambolo si parlava del febbraio 2011, quando Gheddafi era ancora al potere”. Nell’atto che verrà trasmesso all’Aja, il ministero potrebbe fare riferimento agli “incomprensibili salti logici” presenti a dire del ministro nel dispositivo della pre-trial Chamber della Corte penale internazionale. “Le conclusioni del mandato di arresto risultavano differenti rispetto alla parte motivazionale”…

All’Aja potrebbero arrivare anche altre denunce dopo quella presentata da un cittadino sudanese vittima delle torture del generale libico e in cui si tirano in ballo, oltre al ministro della Giustizia, anche la premier Meloni e il ministro Piantedosi. Secondo la segnalazione, non consegnando il generale alla Cpi, il presidente del Consiglio e i ministri “hanno abusato dei loro poteri esecutivi per disobbedire ai loro obblighi internazionali e nazionali”.

L’iniziativa del rifugiato potrebbe avere molti esempi similari  . “Stiamo valutando di presentare altre denunce alla Corte”, annuncia l’avvocato Omer Shatz, direttore di Front-Lex. Sul fronte interno, intanto, muove i primi passi l’indagine del tribunale dei Ministri dopo l’invio degli atti da piazzale Clodio. I giudici procederanno in primo luogo all’acquisizione e all’analisi degli atti in attesa della memoria difensiva da parte degli indagati. Favoreggiamento e peculato i reati contestati a Meloni, Piantedosi e al sottosegretario Mantovano.

 

Per Nordio il procuratore della Capitale, Francesco Lo Voi, individua anche condotte omissive. Fattispecie che sarebbero legate alle “mancate interlocuzioni” con la Corte d’Appello di Roma e anche al non avere firmato la richiesta di un nuovo mandato di cattura per il generale libico.

Una iniziativa che gli uffici di via Arenula avevano suggerito di fare inviando al ministro Nordio una bozza il 20 gennaio, 24 ore prima della liberazione del cittadino libico. Del profilo penale previsto dall’articolo 328 del codice, non citato nella denuncia presentata dall’avvocato Luigi Li Gotti, è stato lo stesso Nordio a parlarne nel corso dell’informativa.

Ricostruendo il mosaico emerge che il 18 gennaio la Cpi comunica informalmente che sta per emettere un mandato di cattura per Almasri che verrà inviato all’Italia e ad altri sei Paesi. Il mandato viene emesso qualche ora dopo e inviato al magistrato di collegamento. All’atto è allegata una nota in cui i giudici dell’Aja chiedono di essere informati in caso di problemi per l’esecuzione del mandato. Il giorno dopo l’incartamento è trasmesso a via Arenula dove, nel frattempo, era stata inviata la comunicazione della Digos di Torino sull’arresto. Il 20 gennaio la Corte d’Appello informa dell’errore procedurale, ossia di non avere informato il ministero prima del fermo, e si sollecita un intervento: un nuovo ordine d’arresto che viene redatto ma non firmato dal capo del dicastero..

Abrogazione dell’abuso d’ufficio e intercettazioni, Nordio favorisce “i fenomeni corruttivi”

I luoghi della giustizia - Cittadinanzattiva una ...

Roma,

I magistrati non ci stanno.In un documento approvato a maggioranza dal Comitato direttivo centrale dell’Anm, le toghe pongono in luce come il disegno di legge in discussione al Senato sulla cancellazione della fattispecie di reato rischi di «rendere priva di sanzione la violazione degli obblighi di astensione, la dolosa alterazione di concorsi pubblici, l’assegnazione di appalti, lavori o servizi pubblici: una fascia di impunità che non appare in linea con le esigenze, riconosciute dallo stesso Guardasigilli, di serio ed effettivo contrasto ai fenomeni corruttivi».

Anche la relazione del Guardasigilli alle Camere, non è esente da vibrate contestazioni ,l’Anm si sofferma poi sulla legge sulle intercettazioni e parla di una «nuova manifestazione del timore per il preteso eccessivo potere degli uffici di procura e per i pretesi abusi delle intercettazioni o di altri strumenti di ricerca della prova, essenziali nel contrasto delle forme di criminalità organizzata o di gravi delitti contro l’economia e la pubblica amministrazione.

Nel doveroso rispetto delle decisioni delle corti nazionali e sovranazionali in materia di utilizzazione delle conversazioni acquisite tramite i telefoni cellulari — continuano — e nel parimenti dovuto rispetto dei principi costituzionali di tutela della riservatezza delle conversazioni private, va quindi riaffermata la necessaria difesa e salvaguardia dello strumento delle intercettazioni».

L’ITALIA CHE FUNZIONA AL CONTRARIO: IL GOVERNO -NORDIO -INVIA GLI ISPETTORI AL TRIBUNALE DI CATANIA DIMENTICANDO LA DOTTRINA DEI DOVERI DI UN VERO MAGISTRATO

 

 

 

Iolanda Apostolico, la magistrata in piazza. Nordio valuta l ...

 

di  Raffaele  Lanza

Carlo Nordio, magistrato e ora Ministro della Giustizia non ci sta. Anche i suoi colleghi sono infuriati al nuovo provvedimento della Apostolico.    Il ministero della Giustizia ha avviato l’accertamento preliminare nei confronti del magistrato Iolanda Apostolico, il giudice – si sa- del Tribunale di Catania che non ha convalidato il trattenimento nel centro per richiedenti asilo di Pozzallo di migranti tunisini sbarcati a Lampedusa. 

 

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio contro la ...

Apprendiamo di un’altra sentenza-  è il  secondo provvedimento – del  giudice Apostolico con la quale non ha convalidato il trattenimento di altri quattro tunisini, sbarcati in Sicilia, nel centro per richiedenti asilo di Pozzallo disposti dal Questore di Ragusa.

Ma se il governo è su tutte le furie perchè contraddetto da un potere dello Stato- Magistratura di Catania – anche il magistrato catanese – l’Apostolico- non è da meno.  al centro di un vero e proprio linciaggio nazionale  dopo la pubblicazione di un video in cui era stata filmata, ad agosto 2018, durante una protesta contro la decisione dell’allora ministro dell’interno Salvini di non far sbarcare in porto 150 profughi.  Ne hanno dette di tutti i colori su una giudice che in realtà – è solo la nostra modesta opinione – fa solo il suo dovere. Applica nei suoi provvedimenti una normativa europea che dispone  il contrario di quanto contenuto nel decreto governativo. Che volete?    Il giudice Apostolico  studia , come dice il Procuratore generale Dott  Carmelo Zuccaro “ha sempre fatto il suo dovere” e non realizza una opinione personale con questi provvedimenti ma l’osservanza rigorosa delle normative e leggi.

Forse il “collega” Nordio ha dimenticato la dottrina dei doveri di un Magistrato?      E perche provare di sporcare i legittimi comportamenti di questa Giudice catanese con la partecipazione alla manifestazione di sensibilizzazione umana dello sbarco di questi infelici profughi?       Nè risulta che abbia lanciato invettive o rivolto espressioni offensive alla Polizia presente all’epoca dei fatti.

 

 

Tribunale Catania tra i finalisti del premio europeo 'Bilancia cristallo'  per il progetto sui migranti | Formez PA

Tribunale di Catania: qui gli ispettori di Nordio faranno il loro ingresso per “studiare il caso Apostolico”  Il Procuratore G. dott Carmelo Zuccaro ricorda:

Il  Giudice Apostolico fa solo il suo dovere e siamo preoccupati di questa eccessiva attenzione.   mediatica “

 

Governo ignorante sotto il profilo giuridico o in palese malafede?      Nel primo caso fra gli esperti consulenti della Presidenza dovrebbero esserci dei legali specialisti in materia europea.  Nel secondo caso -più probabile-  assistiamo all’esercizio di una prova di forza del governo – che ricorda -spiace dirlo visto che la Meloni è donna attivissima e capace –  il periodo di Mussolini, o di Hitler : “pallottole!” contro il giudice Jolanda Apostolico ,di  autentica fucilazione mediatica.    Ora arrivano persino gli ispettori al Tribunale di Catania.  Applauso al Ministro (“magistrato”) Nordio che ha sempre esaltato  – ma solo a parole – l’indipendenza della Magistratura quando era giudice interessato alla politica. Parla della deontologia dell’Apostolico , però forse dimentica la sua.   .

Altra nota che  fa davvero piangere. I primi quattro migranti liberati con il provvedimento del giudice Apostolico si sono visti rigettare la richiesta d’asilo. E adesso sarebbero irreperibili. Liberi di fare  qualsiasi cosa in Italia .Domenica scorsa un altro giudice di Catania, Rosario Cupri, non aveva convalidato sei trattenimenti.

Il guaio peggiore è che il Viminale, il governo, intendono impugnare alla svelta questi provvedimenti giudiziari.   E ci riusciranno ed usciranno da questi episodi ancora più forti e prepotenti di prima. Ma insomma signori questa Italia funziona davvero al contrario?   O la politica italiana non  ha perso la sua caratteristica principale : di fare teatro su un palcoscenico di “pagliacci”