IL SOSPETTO – LE OMISSIONI E LE “VIOLAZIONI” DELL’EX PM “ANTIMAFIA”NINO MATTEO

  UNA CERTEZZA: IL GIUDICE NINO DI MATTEO, A CUI PIACE APPARIRE,  HA SUPERATO “IL PERIMETRO ISTITUZIONALE CONSENTITO” E HA PARLATO, CON LOGICA DI PERSONALE CONVENIENZA, A DISTANZA DI DUE ANNI.   COMPORTAMENTO CHE STRIDE CON L’ANTIMAFIA

Una Torre di babele. L’ex pm Nino Di Matteo , consigliere togato, vi è dentro fino al collo  visto che la sua “denuncia” televisiva  sul fatto che il ministro della Giustizia,Bonafede, non lo abbia nominato al Dap nel 2018 dopo averglielo proposto ha spostato l’asse delle attenzioni e delle accuse ad un ministro che già aveva mostrato interesse alla sua competenza,oggi bersaglio strumentalizzato delle opposizioni.

.Seguono trasmissioni e dibattiti condotti da giornalisti documentati.  Una cosa sfugge a tanti. E’ sfuggita anche ai  i tre consiglieri laici indicati in Parlamento da M5S – Alberto Maria Benedetti, Filippo Donati e Fulvio Gigliotti – che ,com’è noto hanno reso ufficiale il loro  dissenso.. 

di    Raffaele   Lanza

Giudice Nino Di Matteo: -Cosa sappiamo di lui? Nato a Palermo nel 1961 . È entrato in magistratura nel 91 come sostituto procuratore presso la DDA di Caltanissetta. Divenuto pubblico ministero nel 1999 a Palermo, ha iniziato a indagare sulle stragi di mafia  per l’omicidio Chinnici ha rilevato nuovi indizi sulla base dei quali riaprire le indagini e ottenere in processo la condanna anche dei mandanti, riconosciuti in Ignazio e A.Salvo, mentre per l’omicidio Saetta otteneva l’irrogazione del primo ergastolo per Totò Riina.

 Nel corso del processo “Trattativa -Stato-Mafia “veniva resa pubblica la minaccia di morte da parte del boss Totò Riina, intercettata dalla magistratura durante una conversazione privata in carcere con un altro recluso: «A questo ci devo far fare la stessa fine degli altri»  Dopo le  minacce ricevute Di Matteo è stato sottoposto a eccezionali misure di sicurezza

    In relazione alle indagini sulla trattativa Stato-Mafia, essendo indagato l’ex senatore ed ex Ministro dell’interno Mancino intercettando le sue utenze telefoniche alla fine del 2011 si venne a registrare anche una o più telefonate da questi intrattenute con l’allora capo dello stato Giorgio Napolitano, verosimilmente ignaro del controllo in corso sull’altro politico. Di Matteo, aveva ammesso in specie, l’esistenza di queste registrazioni, affermando però “che non fossero di alcuna utilità processuale e pertanto non sarebbero state utilizzate in dibattimento”. Una uscita diplomatica.

Una vibrata tensione e polemica si scatenò in ordine alla richiesta del Quirinale  di distruggere le registrazioni, che evolse nella sollevazione di un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato dinanzi alla Corte Costituzionale  presto ammesso e che si sarebbe poi concluso con sentenza di accoglimento delle inusitate richieste della presidenza della Repubblica, cui seguì nell’aprile 2013 la paradossale materiale distruzione dei supporti    Un atto ancora oggi di dubbia liceità e giustizia.

Andiamo ora alla questione della nomina di Di Matteo, sulla quale aleggiano ombre e sospetti

Sulla vicenda, dal vertice del Csm, dal vice presidente David Ermini e tantomeno dal presidente Sergio Mattarella, non è trapelato nulla solo un documento pacato  dei tre giuristi grillini.      In esso si dice:  “togati e laici dovrebbero, più di chiunque altro, osservare continenza e cautela nell’esprimere, specialmente ai media, le proprie opinioni, proprio per evitare di alimentare speculazioni e strumentalizzazioni politico-mediatiche che fanno male alla giustizia e minano l’autorevolezza del Consiglio”. E ancora: “Chi ha l’onore di ricoprire un incarico di così grande rilievo costituzionale deve sapersi auto-limitare.   Questo non significa rinunciare a esprimere le proprie opinioni, ma vuole dire farlo nelle forme e nei modi corretti”.
 Ricorderemo le recenti affermazioni di Renzi secondo il quale il caso aperto da Di Matteo potrebbe sbocciare in  un clamoroso caso giudiziario) e “Per noi -comunicò il suo gruppo -la separazione dei poteri è un principio irrinunciabile ed è intollerabile un processo in piazza da parte di un magistrato, membro del Csm, nei confronti di un politico, qualsiasi maglietta indossi”. 

Quel che resta incomprensibile sul Giudice che dell’Antimafia ne ha fatto un mestiere è perchè un Pm, osannato da tanti per l’esame di tanti fascicoli sulla Mafia, vuol abbandonare l’attività prerogativa dei veri giudici Antimafia modello “Falcone e Borsellino” , al servizio della comunità e ricercare incarichi direttivi ,come quello della Direzione generale Penitenziaria,ben renumerati che fanno rima  con potere e burocrazia?    Perché Di Matteo?         

Altro spunto: perchè l’ex pm non ha parlato a tempo debito delle “pressioni” (dice lui: noi non non gli crediamo perchè è  sprovvisto di prove ed è tardivo in ogni caso) subite dai boss mafiosi” dal ministro Bonafede?    Perchè si parla a convenienza?  Che modo di agire tiene questo giudice, che ama tanto apparire, che spiega il suo declassamento alla volontà dei mafiosi “che avrebbero avuto terrore di Di Matteo” visto che “butterebbe le chiavi delle celle nel pozzo”     

Non avrebbe dovuto essere tempestivo Di Matteo nel riferire oggi dichiarazioni “fuorvianti”  ?  E perchè l’attenzione si è spostata sul politico del Ministero che, in fin dei conti è qui solo di passaggio e non sul giudice tardivo ed omissivo (se fossero vere le sue chiacchere) ?

Ma non facciamo ridere.  Di Matteo non solo ha detto illazioni ,come ha riferito alla Camera Bonafede, ma ha detto autentiche stupidaggini. E’ lui fra l’altro il professionista della Giustizia non il componente pentastellato contestato dopo due anni.

  E’ lui che si è comportato in maniera puerile e ora  dovrebbe dimettersi dall’incarico di consigliere del Csm se questo Organo vuol continuare ad avere una credibilità.  E lasci in  pace quei mafiosi -non si toglie la dignità di uomo neppure al peggior nemico, è un principio evangelico che dovrebbe apprendere il Giudice Di Matteo. perchè  mai avrebbero potuto incidere sulle scelte dell’esponente pentastellato.        E’anche un comportamento bambino oltre che antideontologico.    Altro che Antimafia.   C’è da vergognarsi.

 


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Mafia, Nino Di Matteo e Antonio D’Amato nuovi consiglieri del CSM

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Il Csm ha due nuovi consiglieri : Nino  Di Matteo e Antonio D’Amato      Quest’ultimo magistrato è stato il più votato. Appartiene alla corrente “Magistratura indipendente”, quella che ha investito il Csm per la vicenda delle nomine, legata all’inchiesta di Perugia sul pm Luca Palamara..

D’Amato,  procuratore aggiunto a Santa Maria Capua Vetere, ha ottenuto 1460 voti.   Mentre Di Matteo ,candidato da Autonomia e Indipendenza, e in servizio alla Direzione nazionale antimafia, ha riportato 1184 voti.   Ricorderemo cheil Pm Di Matteo era stato estromesso dalla commissione antimafia con decisione del Procuratore de Raho, perchè il magistrato avrebbe reso pubblico il contenuto di alcuni dossier di lavoro , legati alla strage di Capaci che il 23 maggio 1992 portò alla uccisione di  Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo Antonio Montinaro.       Una manovra inspiegabile perchè tutti i riferimenti di De Matteo erano da tempo già resi noti ai mass-media

 

LINGUAGGIO DEL PUBBLICO MINISTERO NINO DI MATTEO:”PER FARE CARRIERA SI USA UN CRITERIO VICINO AL METODO MAFIOSO..”

 

 

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di    RAFFAELE LANZA

Se il premier pensa già di creare un Osservatorio per il controllo del lessico dei componenti dei Settori politico-sociali, qualche altro pensa già di entrare nelle Istituzioni pubbliche che “contano”, contaminate diverse dal virus della corruzione e del malaffare, con un linguaggio di comunicazione personale rivolto alla Stampa     A chi alludiamo?      Ad alcuni magistrati , noti al pubblico per diversi versi, che si candidano preventivamente all’organo superiore della Magistratura con una dichiarazione pubblica  .     Afferma il Pubblic o ministero Nino Di Matteo: “L’appartenenza a correnti o cordate è diventato l’unico modo per fare carriera e questo è un criterio molto vicino alla mentalità e al metodo mafioso”. 

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Due parole sul magistrato Di Matteo,(nella foto sopra)colui che ha istruito il processo sulla Trattativa Stato-Mafia e che vive sotto scorta da anni perchè minacciato dalla Mafia:”Il suo linguaggio in una trasmissione televisiva con elementi conosciuti sulla strage di Capaci è costato la fuoriuscita dal Pool        antimafia costituito dal Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero de Raho per far luce “sulla presenza di entità esterne nei delitti eccellenti di Mafia”

Il magistrato, accennò alla  strage di Capaci come un “momento indelebile nelle menti delle persone perbene”, ma anche spiegato che è “altamente probabile che insieme agli uomini di cosa nostra abbiamo partecipato alla strage…  anche altri uomini estranei a Cosa nostra”. Una riflessione, come ha spiegato in premessa la toga, che arriva dalla letture delle sentenze già emesse. Un Pubblico ministero, un uomo che non ha alcuna paura nell’affermare dunque che la Mafia è sostanzialmente strutturata nello Stato.   Hanno perfettamente ragione gli studenti e i protestanti nella foto sopra secondo i quali se la Mafia uccide, il silenzio uccide ancora di più.

Non serve una riforma punitiva del Consiglio superiore della magistratura, ma bisogna dargli l’autorevolezza di organo costituzionale senza distinzioni legate all’apparenza o al gradimento politico” – ha  commentato la propria candidatura  Nino Di  Matteo, contrario anche all’ipotesi di sorteggio per l’elezione dei togati: ”rispetto i colleghi che lo hanno proposto per superare il correntismo, ma è incostituzionale – ha riferito – .E’ inammissibile che magistrati che decidono su ergastoli e patrimoni non possano avere competenza e autorevolezza per eleggere i consiglieri del Csm”.

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Foto d’Archivio-SUD LIBERTA’
IL CANCRO DELLA MAGISTRATURA E LA DEGENERAZIONE CORRENTIZIA

Quanto alla sua candidatura, “non avevo mai pensato di potere concorrere per il Csm – ha affermato Di Matteo – non ho mai seguito il classico percorso da cui maturano le candidature. Ma nel momento più buio ho sentito il bisogno di mettermi in gioco, di mettere a disposizione la mia determinazione a chi vuole dare una spallata al sistema che ci sta portando verso il baratro”.

Ma Di Matteo rincara la dose in maniera chiara ed inequivocabile: ”Negli ultimi anni – ha spiegato – la magistratura è pervasa da un cancro che si sta espandendo, i cui sintomi sono evidenti: la burocratizzazione, la gerarchizzazione degli uffici il collateralismo con la politica, la degenerazione correntizia”. “Dobbiamo avere il coraggio di dire che quanto è emerso dall’inchiesta di Perugia non ci deve stupire – ha ammesso-. Non c’è spazio per lo stupore, siamo tutti responsabili di questa situazione. Oggi c’è una grande possibilità di invertire la rotta prima che siano altri, approfittando della delegittimazione, a cambiarci con riforme che ci rendano squallidi burocrati”. La magistratura, ha detto ancora, ”è l’avamposto più alto di difesa della Costituzione rispetto alla volontà di poteri striscianti, non solo illegali, di limitare autonomia e indipendenza e renderla collaterale e servente rispetto alla politica”.

     GLI ABUSI DEI SOCIAL  E METODI CHE RICORDANO LA MAFIA USATI DA FACEBOOK ,L’AZIENDA CALIFORNIANA

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Il declino di Zuckerberg, fondatore di Facebook, soggetto privato che non ha sede legale in Italia e non dà chiarimenti agli utenti

Linguaggi diversi, istituzionale della gran parte dei magistrati, personale critica di alcuni pubblici ministeri che hanno subìto minacce e sono divenuti autentici personaggi-star , linguaggi diversi nei social dove i soggetti privati come Facebook censurano arbitrariamente blog o post senza renderne le ragioni agli utenti per un confronto democratico e senza rivelare l’identità di chi segnala “falsità”.   Democrazia in Italia: non facciamo ridere. Abbiamo preso l’esempio di Facebook. Questo soggetto ha una sede unica commerciale in Italia ma non ha nè una sede legale nè un referente nel nostro Paese.  Chi intende fare causa a Facebook per interpretazioni sbagliate sul linguaggio offensivo di alcuni Post od articoli dovrà   rivolgersi al Foro della California esclusivamente in lingua inglese. Il Centro di assistenza del massimo social è una presa per i fondelli .Oppure fare denuncia sugli abusi di Facebook all’Autorità giudiziaria (o Polizia Postale) che provvede con la Polizia giudiziaria ed emette infine l’ordinanza.Alcuni Tribunali italiani infatti hanno già espresso sentenza di condanna di Facebook per aver congelato o bloccato utenti e giornalisti (Ordinanza di Roma del 2015, altre del 2018)..

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