Reazioni nel mondo alle parole pronunciate da Vladimir Putin di fronte all’Assemblea della Federazione (Duma di Stato e Consiglio della Federazione) nella sala del Maneggio a Mosca. Alle sue spalle schermi giganti con le simulazioni, con grafica da videogame datati, delle nuove armi in grado di penetrare il sistema anti missile americano messe in cantiere dopo il ritiro degli Stati Uniti dal Trattato ABM nel 2002, fra cui una nuove versione del missile intercontinentale multi testata Sarmat. Dopo la Corea del nord, appassionata, com’è noto, di missilistica e lanci di razzi, la Russia non è da meno…Anzi.
Putin ha detto di rivolgersi a “tutti coloro che hanno alimentato la corsa agli armamenti negli ultimi 15 anni, provato a sottrarre unilateralmente terreno alla Russia, introdotto sanzioni con l’obiettivo di frenare lo sviluppo del nostro Paese”, per dire: “Tutto quello che volevate impedire con le vostre politiche è in realtà già accaduto, non siete riusciti a contenere la Russia”.
Oltre al nuovo Sarmat, Putin ha presentato un missile da crociera alimentato a nucleare (che nella simulazione proiettata mentre parlava raggiungeva l’Occidente evitando i sistemi anti missile americani) e un drone sottomarino più veloce di qualsiasi siluro in grado di essere armato con una testate nucleare e di colpire portaerei e infrastrutture sulle coste. “Nessuno al mondo ha sistemi di questo tipo. Prima o poi lo faremo vedere, ma a quel punto staremo già sviluppando qualcosa di nuovo”, ha affermato il presidente.
.Queste dimostrazioni di forza non piacciono agli Stati Uniti che si considera il guardiano morale del mondo.
“Rimanere indietro a livello tecnologico è la minaccia maggiore, il nostro principale nemico”, ha affermato Putin, precisando che “per andare a avanti e sviluppare il Paese in modo dinamico abbiamo bisogno di estendere le libertà in tutti i settori”. “La persecuzione ingiustificata di esponenti del mondo degli affari, anche da parte dei servizi di sicurezza, è del tutto inaccettabile”, ha dichiarato il presidente che per l’ennesima volta ha promesso “graduale la diminuzione della quota” di imprese controllate dallo Stato.