Convalida non data dalla Corte di appello di Roma per i trattenimenti dei migranti in Albania. La Guardia costiera dunque riparte con i 43 migranti

 

Migranti, quattro morti al giorno da inizio anno nel ...

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La nave De Grazia della Guardia Costiera è partita da Shengjin in Albania con a bordo i 43 migranti.  Convalida non data dunque, dalla Corte di appello di Roma per i trattenimenti. ,rimettendo gli atti alla Corte di Giustizia di Giustizia dell’Unione Europa. L’arrivo a Bari,  si apprende, è previsto a Bari entro le 19.  Dopo l’arrivo nel capoluogo pugliese verranno trasferiti nel centro di accoglienza richiedenti asilo (Cara) di Bari Palese.

Si tratta di un sistema- dicono al Ministero competente – già previsto dal nuovo Patto europeo immigrazione e asilo che entrerà al più tardi in vigore nel 2026”. Inoltre, proprio dal recente consiglio dell’Ue degli Affari Interni, tenutosi a Varsavia questa settimana, “la posizione del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, è stata largamente condivisa dai colleghi presenti”.

Afferma il Viminale: “I partner europei in piena sintonia con la Commissione stanno pensando di rafforzare le norme dell’Ue che sostengono le procedure in frontiera applicate anche in Albania non solo con una anticipazione dell’entrata in vigore di alcune norme del Patto ma anche con soluzioni innovative –  -. Gli stessi documenti, discussi a Varsavia, contengono un esplicito riferimento proprio al Protocollo Italia-Albania come valido esempio di cooperazione innovativa con un Paese terzo. È il modello da cui partire per la realizzazione di veri e propri hub regionali sui quali c’è stata piena convergenza da parte dei Ministri europei. ….”.

MA CHE RAZZA DI MINISTRI ABBIAMO, RICONSEGNARE A TRIPOLI UN CRIMINALE SANGUINARIO ANZICHE’ ALLA CORTE PENALE INTERNAZIONALE. VERGOGNATEVI!

 

Il ritorno di Almasri in Libia

foto d’Ag.rec.

 

di   RAFFAELE   LANZA

Riconsegnare un criminale incallito e sanguinario a Tripoli resta una faccenda che non fa onore alle massime istituzioni italiane, in primis al governo Meloni, e al Ministro Nordio.

Quest’ultimo sul caso non firma alcuna carta nè disposizione alla Corte d’Appello di Roma: sfugge ad eventuali responsabilità europee visto che in Italia il diritto e l’umanità sono calpestati selvaggiamente da chi comanda. Espulsione perchè il libico  è un soggetto molto pericoloso?    Perchè allora non consegnarlo alla Corte penale internazionale che aveva fatto espresso richiesta all’Italia che, non dimentichiamo, ha il dovere di cooperare.   

Il ministro Piantedosi fa un discorso sul quale nulla si può condividere. Anzi fa trapelare la scarsa consistenza tecnica e giuridica dello Stato italiano oltrechè ovviamente della sua figura istituzionale. 

La Presidente del consiglio adesso dovrà fornire dettagliati chiarimenti sulla vicenda e la Corte penale internazionale dovrebbe sanzionare- secondo un corretto principio universale europeo- sia la Meloni che il Ministro Nordio insieme con il suo collega Piantedosi che ha imparato a memoria il ritornello -vergognoso- di  autodifesa. Che razza di ministri abbiamo!  Vediamo precisamente il loro pensiero:

”Afferma  il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi rispondendo al question time al Senato sul caso di Almasri, capo della polizia giudiziaria libica

 accusato di violenze sessuali, stupri, torture, omicidi e traffico di migranti. Insomma la sintesi di un essere spregevole che avrebbe il diritto di stare -scusino i lettori- all’Inferno anzichè a Tripoli a perseverare negli orrendi reati e delitti di cui si macchia.

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Il ministro Piantedosi: “.il 21 gennaio, la Corte d’Appello di Roma, nell’ambito delle prerogative di vaglio dei provvedimenti di limitazione della libertà personale, ha dichiarato il non luogo a provvedere sull’arresto del cittadino libico, valutato come irrituale in quanto non previsto dalla legge, disponendone l’immediata scarcerazione se non detenuto per altra causa”.

“Espulso per sicurezza Stato”

Quanto all’espulsione, “è stata individuata come misura in quel momento più appropriata, anche per la durata del divieto di reingresso, a salvaguardare la sicurezza dello Stato e la tutela dell’ordine pubblico che il governo pone sempre al centro della sua azione unitamente a ogni profilo di tutela dell’interesse nazionale”..

La ricostruzione

 Piantedosi ha spiegato che ”lo scorso 19 gennaio, il cittadino libico Najeem Osema Almasri Habish, da poco arrivato a Torino dopo essere stato nei giorni precedenti in altri Paesi europei, è stato sottoposto all’esecuzione del mandato d’arresto internazionale a fini di estradizione, emesso il giorno precedente dalla Corte Penale Internazionale. Ad avvenuta esecuzione del provvedimento, sono stati informati gli uffici della procura generale presso la Corte d’Appello di Roma e il competente Dipartimento del ministero di Giustizia, oltre al difensore nominato d’ufficio e le Autorità Consolari”.

Il cittadino libico è stato temporaneamente associato alla locale casa circondariale Lorusso e Cotugno e, quindi, messo a disposizione dell’autorità giudiziaria competente, ossia la Corte d’Appello di Roma e la Procura Generale presso la stessa Corte d’Appello”, ha aggiunto.

“Almasri rimpatriato a Tripoli per motivi urgenza vista sua pericolosità”

Almasri è stato quindi ”rilasciato” nella serata del 21 gennaio per ”poi essere rimpatriato a Tripoli, per ragioni di urgenza e sicurezza, vista la pericolosità del soggetto”

”Il Governo ha dato la disponibilità a rendere un’informativa di maggiore dettaglio sul caso in questione – ha aggiunto Piantedosi – Sarà quella l’occasione utile per approfondire e riferire su tutti i passaggi della vicenda, compresa la tempistica riguardante la richiesta, l’emissione e l’esecuzione del mandato di cattura internazionale, che è poi maturata al momento della presenza in Italia del cittadino libico”.

”Sulla ricostruzione dei fatti che hanno portato all’espulsione del cittadino libico Najeem Osema Almasri Habish” a seguito ”della mancata convalida dell’arresto da parte della Corte d’appello di Roma, considerato che il cittadino libico era ‘a piede libero’ in Italia e presentava un profilo di pericolosità sociale, come emerge dal mandato di arresto emesso in data 18 gennaio dalla Corte Penale Internazionale, ho adottato un provvedimento di espulsione per motivi di sicurezza dello Stato ai sensi dell’articolo 13, comma 1, del Testo unico in materia di immigrazione. Il provvedimento è stato notificato all’interessato al momento della scarcerazione e, nella serata del 21 gennaio, ha lasciato il territorio nazionale”, ha aggiunto il ministro.

 

Voto di scambio, il Ministro Piantedosi nomina commissione per una ipotesi di scioglimento per Mafia del comune di Bari. Il sindaco Decaro:” Atto di guerra”

 

Comune di Bari - Sindaco

Il sindaco Decaro 

 

Non sappiamo ancora se il Comune di Bari sarà sciolto per Mafia           Probabile visto che è stata nominata  una  commissione  dal ministro dell’Interno Piantedosi .       Naturalmente il sindaco Ing. Antonio Decaro non ci sta e sui social parla di “un atto di guerra contro la città”. Per il Viminale invece  “è atto necessario”.

L’ipotesi di commissariamento del Comune pugliese deriva dall’inchiesta ‘Codice Interno’, che ha rivelato intrecci tra mafia, imprenditoria e mondo della politica. L’indagine, condotta dalla direzione distrettuale antimafia, il 26 febbraio scorso ha portato all’arresto di 130 persone accusate di vari reati e, tra loro, di due esponenti politici, Giacomo Olivieri, ex consigliere regionale, e della moglie Maria Carmen Lorusso, consigliera comunale di maggioranza, poi dimessasi. L’inquinamento avrebbe riguardato, secondo quanto emerso, in particolare l’azienda municipalizzata dei trasporti (Amtab).

Oggi è stato firmato un atto di guerra nei confronti della città di Bari. Il ministro Piantedosi mi ha comunicato telefonicamente che è stata nominata la commissione di accesso finalizzata a verificare una ipotesi di scioglimento del Comune”.

“L’atto, come un meccanismo a orologeria – spiega Decaro – segue la richiesta di un gruppo di parlamentari di centrodestra pugliese, tra i quali due viceministri del Governo e si riferisce all’indagine per voto di scambio in cui sono stati arrestati tra gli altri l’avvocato Giacomo Olivieri e la moglie, consigliera comunale eletta proprio nelle file di centrodestra. Incuranti delle parole del Procuratore distrettuale antimafia che in conferenza stampa ha detto testualmente: ‘L’amministrazione comunale di Bari in questi anni ha saputo rispondere alla criminalità organizzata’, gli stessi soggetti che nel 2019 hanno portato in Consiglio Comunale due consiglieri arrestati per voto di scambio, ora spingono per lo scioglimento di un grande capoluogo di regione, evento mai successo in Italia, nemmeno ai tempi dell’inchiesta su Mafia Capitale.

È un atto gravissimo – continua Decaro – che mira a sabotare il corso regolare della vita democratica della città di Bari, proprio, guarda caso, alla vigilia delle elezioni. Elezioni che il centrodestra a Bari perde da vent’anni consecutivamente. Per le quali stenta a trovare un candidato e che stavolta vuole vincere truccando la partita”.