Roma, al semaforo uno straniero vagabondo si introduce nell’auto di una donna, l’afferra per il collo e la minaccia. Intervento di un Carabiniere libero dal servizio , arresto e custodia in carcere

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 Roma –
I Carabinieri della Stazione di Roma Eur hanno arrestato uno straniero di 49 anni, senza fissa dimora, gravemente indiziato del reato di tentata rapina.
Nello specifico, in via Rhodesia, una donna alla guida della propria autovettura e con a bordo un uomo che la stava minacciando, si è diretta verso un gruppo di persone, chiedendo loro aiuto. Ragion per cui, un Carabiniere libero dal servizio e in borghese, facente parte del gruppetto di persone, appurata sin da subito la gravità della situazione, dovuta dalla forte agitazione della donna, ha immediatamente bloccato l’uomo, per poi chiedere i rinforzi ai colleghi dell’Eur.
I Carabinieri sono così riusciti ad accertare, anche dalla denuncia presentata dalla vittima che, il 49enne, poco prima si era allontanato dal pronto soccorso dell’Ospedale Sant’Eugenio” e una volta giunto all’esterno della struttura ospedaliera si era introdotto all’interno dell’auto della donna che era ferma al semaforo, per poi afferrarla per il collo, intimandole di proseguire la marcia, impossessandosi successivamente della borsa.   
Per questo motivo, l’indagato è stato arrestato e condotto presso le aule di piazzale Clodio, dove il Tribunale di Roma ha convalidato l’arresto e disposto per lui la misura della custodia cautelare in carcere.

Napoli, minaccia da CODICE ROSSO: “TI AMMAZZO, TI DO’ FUOCO CON BENZINA, TI TAGLIO L’ALTRA GAMBA…….” Fine incubo: in carcere un uomo di 5o anni

 

 

 

Napoli,,

 

Sotto casa della ex, disabile priva di uno dei due arti inferiori, una pesante minaccia da Codice rosso..    “Ti ammazzo, ti do fuoco con la benzina, ti taglio l’altra gamba e ti metto sulla sedia a rotelle”.

L’intervento dei carabinieri rappresenta la finale dell’incubo -orror : in stato di fermo un uomo di 50 anni. È accaduto nella notte a Torre del Greco, in provincia di Napoli: ora l’uomo deve rispondere di atti gravi persecutori.

La storia, l’ennesima legata alla violenza di genere vede la vittima costretta a rinchiudersi in casa dei genitori e un uomo che, non accettando la fine della loro breve relazione, aveva iniziata a perseguitarla, fino a creare ben 27 diversi profili social pur di ricattarla.La svolta è iniziata attorno alle 18.30 di ieri, quando i carabinieri di Torre del Greco ricevono la segnalazione di un soggetto che sta minacciando l’ex compagna.

I militari raggiungono l’abitazione al secondo piano e trovano il 50enne già noto alle forze dell’ordine e in evidente stato di alterazione psicofisica causata probabilmente dall’uso di stupefacenti. Anche in presenza dei militari continua a minacciare la ex. La vittima, classe 1977, infatti è disabile e le manca un arto. Vive con i propri genitori che – nonostante l’età avanzata – sono stati i primi a difendere la figlia. Per bloccare l’uomo i due carabinieri giunti sul posto hanno non poche difficoltà ed è necessario l’intervento di un’altra gazzella per immobilizzarlo e trasferirlo in caserma.

Negli uffici della caserma di Torre, più tardi, arriva anche la vittima e sarà lì che i militari – coordinati dal magistrato di turno della Procura della Repubblica di Torre Annunziata – ricostruiranno la vicenda: la vittima avrebbe avuto una relazione durata otto mesi, l’ultimo dei quali caratterizzato da una convivenza. In questi otto mesi vi sarebbero stati vessazioni ed umiliazioni continue. Il culmine sarebbe stato raggiunto con un messaggio quando lui postò sui social dopo l’ennesima lite, messaggio nel quale faceva riferimento alla smorfia napoletana, alla donna e al numero 77 (anno di nascita della compagna ma pure “le gambe” per la tradizione partenopea).

La donna allora aveva deciso di farla finita e chiudere la storia. Nessuna denuncia, nonostante i quotidiani tentativi del 50enne di contattarla. La donna aveva rifiutato ogni tentativo di riavvicinamento e, malgrado i 27 profili social creati dall’uomo – che lei aveva puntualmente bloccato – si è vista l’ex compagno davanti alla porta di ingresso dell’abitazione nella quale era andata a vivere con i genitori. Stando a quanto raccontato dalla vittima, erano giorni che non usciva: aveva preferito stare in casa proprio per paura che tutti quei messaggi e quelle minacce di morte o di dare fuoco a lei e suo padre si realizzassero. L’uomo – che in passato era già stato denunciato per analoghi episodi sia dalla prima sia dalla seconda moglie – è stato arrestato e trasferito in carcere. Perquisita la sua abitazione, nella quale i militari hanno trovato e sequestrato una dose di cocaina.
   

Dmitry Medvedev,vice di Putin minaccia ancora una volta il mondo: “Un ‘Apocalisse nucleare è molto probabile..”

 

 

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Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Russia, rilascia un’ìaltra agghiacciante dichiarazione tipiche della sua perversa personalità :”Noterò una cosa che i politici di ogni parte non amano ammettere: un’apocalisse nucleare non è solo possibile, ma anche abbastanza probabile”. ”Ci sono almeno due ragioni – prosegue – Primo. Il mondo è impegnato in uno scontro  peggiore che durante la crisi dei Caraibi, perché i nostri avversari hanno deciso di sconfiggere la più grande potenza nucleare: la Russia. Sono, senza dubbio, degli idioti squattrinati, ma è proprio così”.

 

Trapani, minaccia il figlio con una pistola( a salve) e tenta di investire i Carabinieri con l’auto. Arresto disposto dal Giudice

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Trapani,

Scattano le manette            alla madre che con una pistola minaccia il figlio e poi tenta di investire i carabinieri con l’auto. I militari della stazione di Favignana (Trapani) hanno posto la donna (pregiudicata) di 45 anni  in stato di fermo per i reati di resistenza a Pubblico Ufficiale e minaccia aggravata.

 L’intervento dei Carabinieri è scaturito dalla richiesta di un giovane che diceva di essere stato minacciato con un’arma di fuoco dalla madre convivente che, in stato di agitazione, aveva danneggiato già tutto il mobilio presente in casa. I Carabinieri sono intervenuti tempestivamente sul luogo e, alla vista degli operanti, la 45enne si è barricata all’interno della propria autovettura, non ottemperando ai ripetuti inviti dei militari a scendere dal mezzo. Anzi la donna, secondo la ricostruzione degli inquirenti, avrebbe innestato anche la marcia dell’auto minacciando di investirli.

Solo la prontezza dei Carabinieri intervenuti ha consentito di evitare che la situazione degenerasse ulteriormente e, dopo un estenuante colloquio con la donna, i militari sono riuscita a calmarla. La stessa ha deciso così di scendere dal veicolo. Nell’auto aveva con sé una pistola, risultata a salve, presumibilmente l’arma utilizzata per minacciare il figlio. Alla luce degli elementi raccolti, i Carabinieri coordinati dalla Procura della Repubblica di Trapani, hanno dichiarato la donna in stato di arresto. A seguito di udienza di convalida, il Giudice ha disposto a carico dell’indagata la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla P.G. una volta a settimana.

L’arcivescovo di Cracovia: “Gay, lesbiche,trans, rappresentano un “suicidio dell’umanità”

 

L’arcivescovo polacco afferma: “Gay e lesbiche come la peste

Monsignore di Cracovia contro la comunità LGBT: "È la nuova epidemia,  come la peste"

 

ENNA, AGGHIACCIANTE FEMMINICIDIO, DETTAGLI: “MI SPIACE NON POSSO VENIRE, HO UCCISO MIA MOGLIE”

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Nella foto l’assassino Filippo Marraro

Delitto di Enna. Si scopre che l’assassino Filippo Marraro  aveva persino  cambiato il suo profilo sul massimo social .relazione vedovo”, prima ancora di eseguire il suo disegno criminoso, l’assassinio di  Loredana Calì. In un video scioccante si vede Marraro, ripreso dall’alto, raggiungere la donna e costringerla a salire con lui in automobile sotto il tiro di  una pistola.

Da questa probabilmente spara i due colpi che feriranno mortalmente l’ex moglie,  40enne siciliana. Le aveva detto di dialogare del loro stato, invece l’ha minacciata e l’ha costretta a seguirlo fino alla casa di campagna dei genitori di lei.

.L’uomo, titolare di un autolavaggio e padre di tre figli (uno nato da un precedente matrimonio), ha sparato mirando al torace della donna dalla quale si stava separando.

Poi ha mandato un messaggio ad un amico, con il quale partecipava a raduni motociclistici, per disdire la sua partecipazione a quello del 7 aprile. Un messaggio agghiacciante: «Mi dispiace, non posso venire: ho ucciso mia moglie». Quindi ha telefonato ai familiari della vittima dicendo «andatevela a prendere morta». E infine si è costituito ai carabinieri. Un vero e proprio agguato, preceduto da una richiesta di chiarimenti. Catenanuova, dove la mafia è di casa e i clan rivali si fanno la guerra in strada

Reggio Emilia: un uomo-latitante – con un coltello minaccia alla Posta cinque dipendenti. Ore dopo si arrende

L’ufficio postale di Pieve Modolena (corriere.it)

Questa mattina, un uomo armato di coltello, forse in preda alla disperazione,   si è asserragliato  in un ufficio postale di Pieve Madolena, frazione di Reggio Emilia, prendendo in ostaggio 5 dipendenti, uno dei quali è stato poi liberato. Si tratta di Francesco Amato, condannato in primo grado a 19 anni nell’ambito del maxi processo di ‘indrangheta “Aemilia”

L’uomo ha chiesto di parlare con il ministro dell’Interno Matteo Salvini al fine di esporre il proprio caso personale. Le trattative tra Amato e le forze dell’ordine sono in corso nella speranza di riuscire a liberare gli ostaggi attraverso il dialogo, un reparto speciale dei carabinieri del Gis sarebbe però già pronto a intervenire.

Amato, sul cui capo, dopo la condanna, pende un ordine di carcerazione, era in stato di latitanza fino a  stamani quando ha fatto irruzione nella filiale delle poste attorno alle 9. Entrando, avrebbe gridato “sono quello condannato a 19 anni in Aemilia”, brandendo un coltello da cucina e minacciando la direttrice della filiale. Si apprende che dopo aver fatto uscire i clienti presenti, Amato si è barricato nell’ufficio postale prendendo in ostaggio 5 dipendenti tra cui la direttrice. Verso mezzogiorno a una cassiera, uno degli ostaggi, è stato permesso di uscire. La donna ha avuto un breve malore ed è stata prontamente soccorsa dagli operatori del 118.  I  carabinieri, avvertiti dalla figlia del direttore che è riuscita a scappare, al momento in cui scriviamo sono riusciti ad arrestare il sequestratore che si è arreso alle forze dell’ordine.La vicenda è così chiusa.

Francesco Amato (Foto Andrea Bassi per Reggionline)
(Foto F. A)

CHI E’  IL SEQUESTRATORE

Francesco Amato, 55 anni, è stato condannato il 31 ottobre a 19 anni e un mese di reclusione nel processo Aemilia con l’accusa di essere uno degli organizzatori dell’associazione `ndranghetistica. Assieme al fratello Alfredo, secondo i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Bologna era «costantemente in contatto con gli altri associati (e della famiglia Grande Aracri) in particolare per la commissione su richiesta di delitto di danneggiamento o minaccia a fini estorsivi, commettendo una serie di reati».

Nel 2016, all’inizio del processo iniziano le contestazioni dell’Amato : aveva affisso un cartellone provocatorio davanti al tribunale di Reggio Emilia, scritto a pennarello e pieno di invettive. Amato si era autodenunciato poi in aula definendosi l’autore di quel cartellone in cui, diceva, «era anche contenuto il nome dell’autore delle presunte minacce al presidente del tribunale di Reggio Emilia Cristina Beretti», per le quali sono state arrestate nelle scorse settimane due persone, tra le quali un sacerdote. Il processo Aemilia ha visto il 31 ottobre la conclusione del suo dibattimento, con 118 condanne per oltre 1.200 anni di carcere e altre 24 in abbreviato: tra questi anche l’ex calciatore Vincenzo Iaquinta (due anni per reati di armi, ma senza aggravante mafiosa) e 19 per il padre Giuseppe. Sempre in abbreviato, sono già definitive in Cassazione le condanne per i promotori dell’associazione a delinquere di stampo mafioso contestata dalla Dda, che nel 2015 fece scattare oltre 160 arresti, assestando un forte colpo alla «’Ndrangheta imprenditrice».

L’uomo aveva partecipato alle udienze ma non alla lettura della sentenza. Quando i Carabinieri si sono presentati a casa con l’ordine di cattura, Amato non c’era. Spiegata così la latitanza di Amato che ritiene ingiusto il provvedimento.