Indagine “Ivan” dei ROS, lotta ai mercenari: arrestato italiano che combatteva in Ucraina

Sicurezza: italiano combatteva come mercenario nel Donbass (Ucraina),

I mercenari 3, il film con Stallone: trama, cast, trailer e streaming
Foto d’Archivio: Il film  “I  Mercenari”  con il noto attore americano Stallone (a destra)
Indagine “Ivan” dei Carabinieri del ROS: da Messina al Donbass (Ucraina orientale) per combattere come “mercenario”.  
I carabinieri del ROS, con il supporto dei Comandi Provinciali territorialmente competenti, all’alba di oggi hanno avviato le procedure per l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Messina a carico di G.R., messinese di 28 anni, gravemente indiziato della violazione dell’art.3 l.n.210/1995 che ha ratificato la Convenzione internazionale di New York del 4 dicembre 1989 sul contrasto al fenomeno dei “mercenari”.
Le ricerche si sono svolte a Messina e Lodi, ultimi domicili del nucleo familiare del ricercato, e contestualmente sono state attivati i canali di cooperazione internazionale per l’esecuzione del provvedimento all’estero, ove il destinatario si sarebbe trasferito dal 2016 per svolgere quella che la Convenzione di Ginevra del 12 agosto 1949 definisce attività di ”combattente illegittimo”.
Il giovane, dopo essere stato reclutato in Italia, combatteva – in cambio di un corrispettivo economico –  al fianco delle milizie filo-russe nel conflitto armato che, a partire dal 2014, si è sviluppato nel Donbass (Ucraina orientale), tra l’esercito ucraino e truppe filorusse, senza essere cittadino di quello Stato, né stabilmente residente. Gli viene, pertanto, contestata anche l’aggravante della transnazionalità, poiché le condotte si inquadrano in un gruppo organizzato, impegnato in attività criminali in più di uno Stato.
I militari dell’Arma hanno eseguito anche perquisizioni finalizzate alla ricerca di materiale probatorio che potrebbe definire il ruolo di eventuali facilitatori che avrebbero agevolato e sostenuto, anche finanziariamente, le attività dei mercenari nel Donbass.
Le indagini, avviate nel 2019 e coordinate dalla D.D.A. di Messina, diretta dal Procuratore, dr. Maurizio de Lucia, si sono avvalse anche dell’analisi dei flussi finanziari internazionali e dei dati forniti da Facebook sulla base di una commissione rogatoria con gli Stati Uniti avviata dalla Procura peloritana. È stato, in tal modo, possibile documentare che G.R. operava come combattente mercenario nella regione del Donbass, ove si era stabilito dal 2016, condividendo mediante i social network le proprie attività militari con congiunti e amici, alcuni dei quali gli chiedevano consigli e indicazioni per intraprendere la medesima attività.  
Ha trovato, inoltre, conferma l’esistenza e l’operatività di una struttura organizzata attiva nell’area Italia – Ucraina e dedita al reclutamento e al finanziamento di mercenari destinati ad integrare le fila delle milizie separatiste filorusse nella regione del Donbass, già emersa da un’analoga attività condotta dal R.O.S. nel 2018.
Il circuito coinvolge soggetti provenienti da diverse regioni d’Italia che hanno intrapreso l’attività di “combattenti”, schierati a fianco delle milizie filorusse e contro l’esercito regolare ucraino nei territori contesi delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk e, in tale contesto, particolarmente allarmanti sono risultati i rapporti dell’indagato messinese con altri mercenari e, in particolare, con PALMERI Andrea, livornese, detto “il generalissimo”, già destinatario di un mandato di arresto europeo in quanto ritenuto responsabile di arruolamento/reclutamento di mercenari a scopo terroristico/eversivo ed associazione per delinquere. 
Il fenomeno dei mercenari nella regione del Donbass è stato ripreso anche da alcune trasmissioni televisive nazionali e si inserisce nella complessa vicenda diplomatica e geopolitica che recentemente ha fatto registrare una presa di posizione del Parlamento Europeo. 

 

 

Originale esposizione d’arte a Messina su alcuni stili di combattimento

 

Esposta da oggi a Messina – Palazzo Zanca- la “Via della Verità”

Alla presenza dell’Assessore alla Cultura Enzo Caruso, dell’Esperto comunale di Arte Contemporanea Alex Caminiti e del Direttore Tecnico e Presidente nazionale dell’A.I.K.K. (Associazione Italiana Karate Kyokushinkai) Shihan Tsutomu Wakluchi, è esposta da oggi nel Transatlantico di Palazzo Zanca “Via della Verità”, nuova creazione del gruppo Gas collettivo d’arte indipendente con il contributo di una nuova artista, la messinese Aurora Previti.

Questa mostra – sottolinea l’Assessore Caruso – è un segnale di ripresa, di apertura e di riconquista di uno spazio ed, insieme a ciò che oggi offre Palazzo Zanca, speriamo presto di poter affiancare altri spazi presenti al PalaCultura e a Santa Maria Alemanna. Luoghi non soltanto di aggregazione, ma per vivere e respirare cultura, potendosi confrontare con artisti che oggi più che mai hanno desiderio di ritrovare luoghi e spazi”. L’esposizione, aperta al pubblico secondo le norme anti Covid 19, si basa sulle forme animali che hanno contraddistinto alcuni stili di combattimento. Ogni atleta del Kyokushinkai infatti ha una struttura sia fisica che mentale e gli viene conferito un alter ego animale; si gioca su dieci immagini fantastiche che rappresentano in maniera pop lo stile del Kyokushin Karate  (“Via della verità” o “Verità assoluta” – Kyokushinkai significa letteralmente “Associazione per l’estrema verità”). 

Si tratta di uno stile di karate fondato dal maestro Masutatsu Ōyama ufficialmente nel 1961 in occasione dell’apertura di un dojo a Los Angeles, sebbene Oyama fosse noto anche fuori dei confini del Giappone, e in particolare negli Stati Uniti, già dagli anni cinquanta. Ispirato al Confucianesimo e alla filosofia Zen, questo stile di Karate rappresenta la sintesi delle esperienze del maestro Oyama, che sin da giovanissimo si è dedicato alle arti marziali praticando il Judo e il pugilato. Determinante per la sua formazione la frequentazione del dojo di Gichin Funakoshi, futuro fondatore del Karate Shotokan, presso l’Università Takushoku, dove inizia a studiare con dedizione il Karate di Okinawa.

Tra le esperienze del fondatore del Kyokushinkai il biennio nella Butokukai, l’accademia formativa dell’Arma Imperiale Giapponese specializzata in guerriglia, spionaggio e combattimento a mani nude. Lo stile Kyokushin si basa su una severa disciplina e un allenamento particolarmente rigoroso anche perché in gara si prevede il contatto pieno e nessuna protezione, pur essendo vietati i pugni al volto. I gradi di abilità sono distinti con vari colori delle cinture che gli allievi indossando su una divisa, rigorosamente bianca, e sono nell’ordine bianco, arancione, blu, giallo, verde, marrone e nero.

L’Associazione IKO (IKO1) “International Karate Organization” ha sede a Tokyo; al vertice dell’organizzazione Kancho Shokei Matsui, che ha sostituito Sosai Mas Oyama dopo la sua morte. L’organizzazione risulta comunque divisa perché altri illustri allievi ritengono di essere i veri eredi dello stile di Oyama. Al Presidente nazionale dell’A.I.K.K. (Associazione Italiana Karate Kyokushinkai) Shihan Tsutomu Wakluchi è stato consegnato dall’Assessore Caruso il crest della città di Messina. L’esposizione è visitabile sino a settembre 2021.

Progetto Pilota di Messina all’Assessorato Regionale Infrastrutture e Mobilità: domande di fuoco del Vicesindaco all’assessore Falcone

 

APPARATI POLITICI E BUROCRATICI IN UNA VIBRATA POLEMICA

Premesso che ho grande stima dell’Assessore Marco Falconescrive in una Comunicato/nota il Vicesindaco Carlotta Previti – proprio per questo motivo sono sinceramente dispiaciuta che venga preso in giro dal suo stesso apparato burocratico ed esterni dichiarazioni che non corrispondano alla verità dei fatti accaduti. Purtroppo devo dimostrarglielo punto per punto.

CRONISTORIA EVENTI:

-15/01/2021: con nota prot. 12440 il Comune di Messina chiede all’Assessorato regionale Infrastrutture e Mobilità di presentare, come soggetto proponente, un Progetto Pilota di 100 milioni di euro in cui il Comune si sarebbe fatto carico di predisporre il progetto definitivo.
-26/01/21: con nota prot. n.3873 l’Assessorato regionale Infrastrutture e Mobilità prende atto della proposta progettuale e ne condivide iter e obiettivi precisando che l’approvazione sarà formalizzata con successiva delibera di Giunta Regionale affinché il Comune di Messina venga riconosciuto soggetto attuatore della proposta pilota regionale.
-01/04/2021: con nota prot. 9127 il progetto pilota di Messina, definitivo munito di tutti i pareri, viene inviato all’Assessorato regionale Infrastrutture e Mobilità per il corretto invio telematico e cartaceo entro la scadenza del 15 aprile 2021.
Queste le dichiarazioni dell’Assessore Falcone: ‘Per venire incontro alle esigenze della città di Messina io stesso, ieri mattina, li ho accompagnati presso gli uffici dell’Assessorato per recepire correttamente il progetto e risolvere quei problemi che erano stati creati da loro stessi. Dieci giorni fa il Comune di Messina ha inviato gli atti, tra l’altro non completi, per accedere al progetto pilota.
I fatti: – prosegue il Vicesindaco – nonostante avessimo presentato il progetto esecutivo il 1 aprile, completo e munito di tutti i pareri, dopo ben 14 giorni (!) apprendiamo che il progetto non era stato ancora presentato tramite piattaforma al Ministero nonostante la scadenza del 15 Aprile.
Domande:
1. Sulla base di quali analisi o approfondimento istruttorio afferma che il progetto era incompleto? E se lo era perché non avete MAI inoltrato nessuna richiesta di integrazione documentale?
2. Perché il giorno della scadenza 15 aprile non avevate ancora presentato l’istanza?
3. E perché ho dovuto inviare a Palermo il Rup e una squadra di tre funzionari per supportare i vostri uffici regionali a inoltrare l’istanza al vostro posto?
4. Esattamente può indicarmi quali sarebbero i problemi da noi creati che Lei ha dovuto risolvere?
Siamo stati noi Assessore – puntualizza la Previti – a venirvi incontro e non viceversa come da Lei asserito.
Assessore Falcone: ‘Il bando del ministero dava la possibilità a Regioni e Comuni di presentare tre progetti in via ordinaria, da 15 milioni ciascuno entro il 15 marzo, e un progetto cosiddetto pilota, dal valore massimo di 100 milioni entro il 15 aprile”.


I fatti: l’articolo 3, comma 5 del D.I. n. 395 del 16 settembre 2020 così recita: ‘il numero totale complessivo di proposte che può presentare ciascun soggetto proponente è massimo tre.

 

La Frequently Asked Questions del D.I. n. 395/20 del Programma Innovativo Nazionale per la Qualità dell’Abitare aggiornato al 01.03.21 così recita a pag. 30: Quesito I4. Il Progetto Pilota deve essere considerato ulteriore, rispetto alle tre massimo presentabili da ciascun Ente? Ai sensi dell’articolo 3, comma 5 del D.I. n. 395 del 16 settembre 2020, ‘il numero totale complessivo di proposte che può presentare ciascun soggetto proponente è massimo tre’, siano esse proposte di cui all’articolo 6 o Progetti Pilota di cui all’articolo 14.

 

IL FALSO IMPEGNO DELLA REGIONE SICILIANA, ASSESSORE FALCONE
Domande:
5. Se ogni soggetto proponente poteva presentare un massimo di tre proposte (sia ordinarie che pilota) perché l’Assessorato Infrastrutture prende l’impegno di presentare il progetto pilota del Comune di Messina con nota prot. n.3873 del 26.01.21 e invece presenta istanza per tre progetti in data 11 e 16 marzo di cui n. 2 (due) identici a Ravanusa, Licata e Palma di Montechiaro e n. 1 (uno) ad Acireale?
6. Ma soprattutto perché n. 2 (due) sono IDENTICI?
7. Se la scadenza era del 15 marzo perché uno dei due progetti è stato approvato con delibera n. 134 del 16 marzo?
8. Perché nella Sua nota di accompagnamento n. 2868 alla delibera del 16 marzo Lei scrive si rappresenta l’urgenza essendo decorso il termine (15 marzo) per la presentazione delle istanze? Avete presentato un progetto fuori termine?
9. Sulla base di quale elemento dichiara che l’istanza del progetto pilota di MESSINA è stata rifiutata per errore della piattaforma ministeriale?
L’istanza inoltrata dalla Regione è stata rifiutata perché la piattaforma non consentiva di inoltrare più di tre proposte come previsto dall’articolo 3, comma 5 del D.I. n. 395 del 16 settembre 2020 e correttamente riportate nella FAQ ministeriale. Ne è prova che quando è stata inoltrata come Città metropolitana la piattaforma ha accettato immediatamente il progetto pilota di Messina.

ASSESSORE FALCONE: ALLORA CI DICA CHI HA STUDIATO POCO E MALE

È evidente che i suoi uffici non hanno letto attentamente il bando né le successive faq che riportano quanto detto dal bando. E allora chi ha fatto l’errore Assessore? Il Comune? Il Ministero? O la Regione che ha inviato tre proposte di cui due identiche? E lo sa che una di queste verrà rifiutata perché lo stesso progetto non può essere finanziato due volte e perché fuori termine? E che questo errore è stata la causa che vi ha impedito di presentare una proposta pilota di 100 milioni di euro per cancellare la vergogna della baraccopoli di Messina in cui vivono ancora 2.500 famiglie?
Assessore Falcone – conclude il Vicesindaco – può adesso dirmi, con l’onestà che la contraddistingue, chi ha studiato poco o male? Quantomeno questa storia ha avuto l’effetto di far cambiare la foto della baraccopoli indiana postata dal Presidente Musumeci che ha rimediato e correttamente inserito una foto di Fondo Fucile”.

Messina: rilevazione territoriale dei prezzi al consumo

Messina

Gli indici dei prezzi al consumo di marzo 2021 sono stati elaborati tenendo conto delle limitazioni, differenziate a livello regionale, definite dalle normative nazionali e locali per contrastare la pandemia causata dal Covid-19. L’impianto dell’indagine sui prezzi al consumo, basato sull’utilizzo di una pluralità di canali per l’acquisizione dei dati, ha continuato a consentire di ridurre gli effetti negativi del più elevato numero di mancate rilevazioni sulla qualità delle misurazioni della dinamica dei prezzi al consumo.
Nella città di Messina nel mese di marzo 2021 si registra un incremento congiunturale del 0,4% e tendenziale del 0,9% dell’indice dei prezzi al consumo.
Crescono tendenzialmente rispetto all’anno precedente: prodotti alimentari e bevande analcoliche (+1,2%), bevande alcoliche e tabacchi (+1%), abbigliamento e calzature (+0,3%), abitazione, acqua, elettricità, e combustibili (0,4), mobili, articoli e servizi per la casa (+1,2%), servizi sanitari e spese per la salute (+0,5%), trasporti (3%), ricreazione, spettacoli e cultura (+1,3%), servizi ricettivi e ristorazione (+0,7%).
Decrescono: comunicazioni (-1,9%), istruzione (-3%), altri beni e servizi (-0,1%)
La nota offre una sintetica analisi dei fattori che hanno contribuito a determinare le dinamiche di prezzo più marcate dei beni e servizi a rilevazione centralizzata nel mese di marzo 2021.
Prodotti per fumatori: si registra un leggero aumento congiunturale delle sigarette (+0,2%; +1,0% il tendenziale), e dei sigari e sigaretti (0,2%; 4,8% il tendenziale), e un aumento più marcato degli articoli per fumatori (+1,4%).
Energia elettrica: nel mercato dell’energia elettrica si rileva un aumento congiunturale delle tariffe nel mercato libero (+1,1%; +0,7% il tendenziale).
Servizi di telefonia: si registra un aumento congiunturale dei servizi di telecomunicazione bundle (+1,4%; +4,6% il tendenziale), a seguito dell’aumento delle tariffe di un operatore.
Servizi di trasporto: nel mese di marzo si registra un aumento marcato dei prezzi congiunturali dei voli. A registrare il maggiore incremento sono i voli nazionali (+36,0%; +25,6% il tendenziale), che presentano un aumento dei voli low cost a fronte di un decremento dei voli tradizionali, seguiti dai voli europei (28,4%; +11,2% il tendenziale), e dai voli intercontinentali (+5,4%; +24,7% il tendenziale), che presentano un aumento principalmente nei voli low cost. Aumentano, sebbene in modo più contenuto, anche i prezzi congiunturali del trasporto marittimo (+0,4%; -1,7% il tendenziale), che registra un aumento del cabotaggio, principalmente in direzione delle isole maggiori, e una diminuzione dell’estero. Viceversa i trasporti ferroviari nazionali registrano un decremento congiunturale (-4,2%: +17,8% il tendenziale), dovuto a tutte le tipologie di servizio.
Cultura: si rileva l’aumento del prezzo congiunturale dei periodici (+1,9%; +0,2% il tendenziale), a causa della differente offerta di allegati. Tra i giornali quotidiani, quelli a diffusione locale registrano un leggero aumento (+0,1%; +1,4% il tendenziale) mentre quelli a diffusione nazionale registrano un leggero decremento (-0,1%; +1,1% il tendenziale), per una diversa distribuzione di allegati.
Attività turistiche e ricreative: questo mese gli indici relativi ai pacchetti vacanza nazionali e internazionali e quelli relativi agli agriturismo, ai parchi di divertimento, agli impianti di risalita, agli stabilimenti balneari e ai parchi nazionali, giardini zoologici e giardini botanici sono stati imputati, essendo l’erogazione di questi servizi limitata a causa delle misure restrittive di lockdown.

Disco rosso della Finanza alle autocertificazioni false per fruire delle agevolazioni Covid-19

 

 Messina,

Finanzieri del Comando Provinciale di Messina, nell’ambito dell’attività di polizia economica e finanziaria tesa alla vigilanza ed alla tutela del bilancio dello Stato, della Regione e degli Enti pubblici, hanno rilevato una serie di irregolarità nelle istanze presentate da parte di 260 richiedenti il c.d. “Buono Spesa” e altri benefici economici, quali “Sostegno alle locazioni” e “Buono baby sitting”, residenti a Messina e in tutta la provincia.

L’attività ispettiva ha evidenziato come i responsabili, sulla scorta dei modelli di autocertificazione redatti dallo Stato o dai Comuni, avessero sottoscritto l’istanza di accesso all’intervento socio-assistenziale e le relative dichiarazioni sostitutive di atto di notorietà, sostenendo di trovarsi nelle condizioni previste ed elencate negli appositi avvisi pubblici.

Di contro, gli accertamenti posti in essere dalle Fiamme Gialle in tutta la provincia, che hanno preso in esame i dati autocertificati nelle richieste di erogazione dei contributi economici presentate e che, allo stato, ha riguardato circa 3.000 istanze da inizio pandemia, hanno evidenziato che diversi nuclei familiari percepivano forme di sostegno economico tra loro incompatibili, ovvero avessero indicato dati falsi o omesso informazioni dovute.

Sulla scorta delle informazioni acquisite, pertanto, numerose autocertificazioni risultavano prive dei requisiti previsti nei relativi avvisi pubblici.

Di qui l’emersione dei 260 indebiti percettori, di cui 40 venivano segnalati alle Procure della Repubblica di Messina, Barcellona Pozzo di Gotto e Patti, per il reato di indebita percezione di erogazioni ai danni dello Stato e falso in atto pubblico, mentre i rimanenti 220 soggetti venivano segnalati alle competenti Autorità per l’irrogazione delle previste sanzioni amministrative.

In tale contesto, veniva parallelamente avviata anche l’azione amministrativa per il recupero delle somme già erogate, per oltre € 37.000,00, su un totale di contributi allo stato controllati pari a circa € 150.000,00, nonché inviata apposita segnalazione agli Enti erogatori per la decadenza dall’ammissione ai benefici richiesti.

L’attività di servizio odierna conferma il ruolo di polizia economico-finanziaria affidato al Corpo della Guardia di Finanza, a contrasto delle condotte tenute da coloro i quali, accedendo indebitamente a prestazioni assistenziali erogate dallo Stato, sottraggono importanti risorse economiche destinate a favore di persone e famiglie che si trovano effettivamente in condizioni di disagio.

Messina, misure di sostegno per l’emergenza sanitaria

Nota.comunicato del Vicesindaco Carlotta Previti

Nel contesto di una emergenza socio sanitaria senza precedenti come quella che stiamo vivendo da un anno – dichiara il Vicesindaco Carlotta Previti – si deve agire ed essere quanto più possibile fattivi per tutelare la salute, per sostenere chi è in difficoltà e per favorire la ripresa economica. Occorre pragmatismo ed un agire costante e diretto a rendere efficace ed efficiente l’azione di governo amministrativo. La gestione dell’emergenza sanitaria ed economica nella città di Messina è stata affrontata con serietà da questa Amministrazione attraverso una visione strategica e programmatica, prova ne è che la prima delibera n. 169, con atto di indirizzo contenente tutte le misure messe in campo per l’emergenza Covid-19 risale al 31 marzo 2020, ad ulteriore dimostrazione che per pianificare ed erogare gli aiuti è necessario essere capaci di programmare e indirizzare l’attività amministrativa. Sul punto possiamo rivendicare di avere adottato misure efficaci e tempestive varando una imponente manovra straordinaria di aiuti economici diretti sia alle famiglie che alle imprese, e si ribadisce ancora una volta, nessun Comune ha messo in campo.

A tal fine – prosegue la Previti – gli Avvisi pubblicati in merito sono ben visibili nella Sezione Avvisi del sito istituzionale del Comune di Messina, corredati dai relativi impegni di spesa. Se ci fossimo limitati, a spendere le risorse del governo nazionale (due OPCM per un importo di 3 milioni e quattrocento mila €) a stento avremmo pubblicato forse due avvisi.
Questa Amministrazione da un anno (aprile 2020 il primo bando) è riuscita a rendere la Family Card, con enormi sacrifici da parte di tutta la macchina amministrativa che non si è mai arrestata, per varare un piano di aiuti emergenziali così importante e per così lungo tempo a sostegno delle famiglie e imprese. Ad oggi, abbiamo erogato soltanto per la Familycard oltre 16 milioni di euro raggiungendo 37mila beneficiari e per questo – conclude il Vicesindaco – ringrazio gli uffici comunali e la Messina Social City che con spirito di abnegazione hanno consentito di rispettare la scadenza evadendo celermente le relative procedure”.

MAFIA, TUTTE LE FORZE DELL’ORDINE NEL MAXBLITZ DI MESSINA, 33 ARRESTI E SEQUESTRI

Nella Giornata per le vittime di mafia, il messaggio del cardinale Bassetti  a Libera - Vatican News

Mafia, maxi blitz a Messina. Nel corso della notte, Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia di Stato hanno eseguito un’operazione antimafia congiunta che ha portato all’arresto di 33 persone e al sequestro di beni, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip presso il Tribunale di Messina, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Messina, per i reati di associazione di tipo mafioso, estorsione, trasferimento fraudolento di valori, sequestro di persona, scambio elettorale politico-mafioso, lesioni aggravate, detenzione e porto illegale di armi, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, con l’aggravante del metodo mafioso.

L’operazione” è il risultato di autonome e convergenti indagini del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Messina, del Gico del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Messina e della Squadra Mobile della Questura di Messina che hanno consentito di documentare l’attuale operatività dei sodalizi mafiosi operanti nella zona centro della città dello Stretto, nel settore delle estorsioni in danno di esercizi commerciali, del traffico di stupefacenti e del controllo di attività economiche nel campo della ristorazione, del gioco e delle scommesse su eventi sportivi”, dicono gli inquirenti.

Diversi i fronti di indagini da parte delle Forze dell’Ordine.

In particolare, le indagini dei Carabinieri di Messina hanno riguardato la consorteria mafiosa egemone nel rione messinese di “Provinciale” capeggiata “dal noto esponente mafioso Giovanni Lo Duca”, attiva, fra l’altro, nelle estorsioni in danno di esercizi commerciali e nel traffico di sostanze stupefacenti e hanno portato al sequestro di un bar utilizzato come base logistica dell’associazione mafiosa.

Le indagini della Guardia di Finanza di Messina hanno riguardato le attività del gruppo criminale capeggiato da Salvatore Sparacio, operante nel rione “Fondo Pugliatti”, documentando il controllo di attività economiche e portando al sequestro di una impresa operante nel settore del gioco e delle scommesse.

Le indagini della Questura di Messina hanno riguardato il sodalizio mafioso capeggiato da Giovanni De Luca, attivo nel rione di “Maregrosso” nel controllo della sicurezza ai locali notturni e nel traffico di sostanze stupefacenti, sodalizio già oggetto dell’indagine “Flower” conclusa nell’ottobre 2019.

Il provvedimento cautelare del gip del Tribunale di Messina ha disposto la custodia cautelare in carcere per 21 persone, gli arresti domiciliari per 10 persone e l’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria per 2 persone, nonché il sequestro di 2 imprese, operanti nel settore del gioco e delle scommesse e della   ristorazione.

Coronavirus, mafie e ordine pubblico: ora più che mai non abbassare la  guardia – La Voce di New York

Gli investigatori osservano che i “Clan esercitavano  un controllo capillare”

Il clan mafioso di Messina “esercitava un controllo capillare del territorio”, “tanto che qualsiasi iniziativa assunta nel rione era assoggettata al preventivo “placet” di Giovanni Lo Duca che si proponeva quale soggetto in grado di sostituirsi allo Stato nella gestione delle “vertenze” sul territorio”.

E’ quanto emerge dall’operazione antimafia. In una circostanza, per esempio, è emerso come una donna del quartiere si fosse rivolta a Lo Duca “per ottenere la liberazione del proprio figlio minorenne che era stato trattenuto contro la sua volontà da un pregiudicato del posto che lo voleva punire per delle offese pubblicate dal ragazzo su Facebook”. Lo Duca “intervenne nei confronti dell’uomo, ottenendo l’immediata cessazione di ogni iniziativa ostile nei confronti del minore”. Non fu mai sporta alcuna denuncia.

In manette anche candidato Comunali, accusato di voto di scambio

C’è anche un candidato al Consiglio comunale di Messina, non eletto nel 2018, tra gli arrestati della maxi operazione. In manette è finito N. S., 52 anni, che nella primavera del 2018 si era candidato al consiglio comunale nella città dello Stretto. Ma il 10 giugno 2018 non fu eletto. L’uomo è accusato di voto di scambio.

Secondo l’accusa S., sottoposto agli arresti domiciliari, avrebbe pagato diecimila euro per il sostegno elettorale del clan Sparacio. Le indagini tecniche degli investigatori peloritani hanno consentito “di captare alcune inequivoche conversazioni”, inerenti proprio la prova dell’offerta di denaro, per una somma pari a 10.000 euro, effettuata “al boss dal candidato politico, affinché procurasse un congruo numero di voti per la propria scalata elettorale”, spiegano gli inquirenti.

Questa attività di procacciamento “vedeva in F. S., 52 anni, ritenuto trade union tra il politico N. S. ed il boss Salvatore Sparacio, che l’aspirante consigliere comunale incontrava con il padre A. S., 81 anni”. “I riscontri eseguiti hanno consentito di documentare come l’accordo illecito raggiunto consentisse di raccogliere, nei quartieri di operatività del gruppo mafioso, ed altri a questo collegati, in totale, ben 350 voti”, spiegano gli investigatori.

Boss di nuovo al comando sul territorio dopo 13 anni di 41bis

Dopo avere trascorso tredici anni in carcere, al 41 bis, Giovanni Lo Duca è tornato in libertà e avrebbe ripreso il comando nella zona di Messina, emerge ancora. “In particolare, le indagini avviate dopo la scarcerazione di Giovanni Lo Duca – dicono gli inquirenti – hanno documentato che questi aveva riassunto le redini dell’organizzazione, proponendosi quale riconosciuto punto di riferimento criminale sul territorio, capace di intervenire autorevolmente nella risoluzione di controversie fra esponenti della locale criminalità”.

Spedizioni punitive per affermare egemonia su territorio”

Dopo quasi due anni di intercettazioni e servizi di osservazione, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Messina hanno documentato come “il sodalizio capeggiato da Giovanni Lo Duca operava mediante il sistematico ricorso all’intimidazione e alla violenza, con pestaggi e spedizioni punitive, per affermare la propria egemonia sul territorio e controllare le attività economiche della zona”. Lo Duca si sarebbe impegnato anche “per recuperare i crediti derivanti sia dal traffico di sostanze stupefacenti che dalla gestione delle scommesse su competizioni sportive”.

La base operativa del clan mafioso di Messina sgominato dalla Dda guidata dal Procuratore Maurizio de Lucia, “era il Bar “Pino” gestito dalla sorella di Giovanni Lo Duca, il quale trascorreva le sue giornate presso l’esercizio commerciale, dove incontrava gli associati per pianificare le varie attività criminose della consorteria e dove veniva eseguita l’attività di raccolta di scommesse sportive in assenza di licenza e per conto di allibratore straniero privo di concessione”.

Secondo l’accusa l’esercizio commerciale, che era “funzionale allo svolgimento delle attività criminali del clan”, è stato sequestrato dai Carabinieri. Ma non è tutto. C’è anche il lato spettacolo.

Funerale-show per il padre del boss in pieno lockdown”

Il funerale in piazza del padre del presunto boss, con tanto di sosta davanti alla sala biliardo, ritenuta luogo di summit mafiosi, in pieno lockdown e con i divieti anti Covid. E’ quanto hanno scoperto gli inquirenti.

E’ l’11 aprile del 2020 e l’Italia è ferma quando muore Rosario Sparacio, il padre di Salvatore, arrestato la notte scorsa nel blitz. Il corteo funebre si sposta dall’abitazione del defunto e raggiunge, sotto gli occhi degli investigatori che controllano ogni movimento, la sala biliardo “La Spaccata”. Per almeno un quarto d’ora. Poi il feretro viene portato in chiesa per la benedizione. Ma anche qui i tempi si sono prolungati ulteriormente. E solo dopo il corteo verso il cimitero. All’epoca scattarono le sanzioni anti Covid con multe ai diretti interessati.

“La rilevanza per il gruppo criminale investigato della sala giochi “Asd Bilardi Sud”, ha trovato significativa conferma lo scorso 11 aprile 2020, in occasione dei funerali di Rosario Sparacio, fratello dell’ex boss pentito Luigi Sparacio e padre dell’indagato Salvatore, allorquando il corteo funebre si fermava proprio davanti alla sala biliardi, in violazione e disprezzo delle normative e disposizioni vigenti nella fase del primo lockdown del paese, dovuto dalla pandemia generata dalla diffusione del Covid–19″, dicono gli inquirenti.

“In questo ambito emergeva come, proprio all’interno del locale si tenessero veri e propri summit mafiosi e si praticasse il gioco d’azzardo, attraverso personal computer collegati tramite la rete internet con piattaforme di scommesse on-line aventi sede all’estero, che permettevano di accedere a giochi illeciti, offerti al di fuori del circuito autorizzato dai Monopoli dello Stato, nonché come, attraverso la forza di intimidazione promanante dall’associazione mafiosa, venisse imposto l’utilizzo delle medesime piattaforme software e delle stesse video slot ai vari gestori locali”.

Allestita a Palazzo Zanca (Messina) la mostra “Il filo dell’Anima”

MESSINA

La mostra fotografica “Il filo dell’anima” inaugurata, l’otto marzo scorso, a Palazzo dei Leoni è stata trasferita a Palazzo Zanca (Messina)e allestita lungo la scalinata, dove rimarrà in esposizione sino al 10 aprile. L’iniziativa, condivisa dal Vicesindaco Carlotta Previti e dall’Assessore alle Pari Opportunità Laura Tringali per sensibilizzare la necessità di affidarsi alla prevenzione come scelta primaria per proteggere la salute dei singoli, è stata realizzata da Ursula Costa in collaborazione con l’Associazione Salus “Carmelo Antonio D’Agostino” che ha sede legale e operativa presso il reparto di oncologia medica dell’Ospedale San Vincenzo di Taormina.

Il progetto artistico ha come protagoniste alcune donne, accomunate dal difficile percorso della malattia e da una forza straordinaria che trasforma ogni foto in un emozionante inno alla vita. L’intreccio infinito delle storie vissute sarebbe rimasto nell’ambito, limitato delle vicende personali, se non fosse scattata quella scintilla di genio e follia che ha portato la fotografa Costa a mettere la sua arte in contatto con l’associazione Salus e con alcune donne malate di tumore. Ben lontana dall’essere una semplice ricerca della bellezza, la mostra condensa, in dieci splendidi scatti, una narrazione complessa che inizia da una idea semplice, un laboratorio fotografico, e si sviluppa in quella fucina di aiuti e di calore umano che è l’associazione Salus.

Nata nel dicembre 2010, grazie all’azione della professoressa Grazia Paino, per rivolgere un’attenzione in più alle persone in trattamento chemioterapico, la onlus è dedicata alla memoria del dott. Carmelo Antonio D’Agostino, medico chirurgo che ha prestato la sua opera all’Ospedale San Vincenzo di Taormina, venuto a mancare nel 2007 a seguito di una malattia oncologica.

Alla mostra fotografica seguirà a breve – come annunciato dalla presidente Paino – un progetto di alternanza scuola-lavoro che coinvolgerà sul tema oncologico gli studenti dei licei messinesi di indirizzo biomedico orientato a sensibilizzare su una realtà che non è circoscritta ad un ospedale o alla malattia che “capita a qualcuno”, ma riguarda tutti anche coloro che, se pur giovani, stanno già costruendo il percorso della propria vita.

Messina, richiesta Patrimonio Unesco ,la “Processione della Vara” e i Giganti

 

Parte da Messina alla Fondazione Unesco ” la richiesta di inserimento della “Processione della Vara” e della “Passeggiata dei Giganti” nell’elenco delle “Feste e Tradizioni” censite dai rispettivi Istituti.
Con il coordinamento dell’Assessore alla Cultura Enzo Caruso, la corposa documentazione presentata a supporto è stata curata da Nino Principato e Franz Riccobono, noti cultori messinesi di Storia Patria,
In considerazione del valore storico ed etnoantropologico, – sottolinea l’Assessore Caruso – i suddetti eventi risultano essere tra le ‘Feste e Tradizioni’ più antiche della Sicilia e sono da annoverare quali elementi identitari della tradizione di Messina. Da secoli, infatti, esse sono parte inscindibile del vissuto della Città avendo, nonostante guerre e terremoti, superato indenni le tante avversità per mantenersi intatte, con tutto il loro fascino, fino ai nostri giorni. La processione della grande ‘machina votiva’ della Vara del 15 agosto, giorno dell’Assunzione in cielo della Vergine, progettata in occasione della visita a Messina dell’Imperatore Carlo V, è da cinquecento anni un evento unico nel suo genere per spettacolarità, fede e devozione popolare”.
Evento di fatica, di voto a piedi nudi, dal grande significato anche etnoantropologico, cui hanno rivolto il proprio interesse re, vicerè, studiosi, illustri viaggiatori del passato tra cui il grande etnologo palermitano Giuseppe Pitrè, che vi dedicò alcune delle sue pagine più significative.
Dal sacro al profano, nei giorni che precedono la festa, si affianca alla processione della Vara la Passeggiata delle monumentali statue equestri dei Giganti Mata e Grifone, mitici fondatori della città.
“Al Pari della Festa di S. Rosalia a Palermo e della Varia di Palmi – conclude l’Assessore Caruso – auspichiamo che le secolari Feste agostane messinesi possano essere inserite presto a pieno titolo nel prestigioso elenco dei Beni Immateriali d’Italia”.

Messina: arresti per l’uccisione di un imprenditore nel 2015

Messina

Questa mattina i Carabinieri della Compagnia di Barcellona Pozzo di Gotto hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Messina, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Messina, a carico di tre cittadini barcellonesi, gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di tentato omicidio, detenzione illecita di armi, porto abusivo di arma e rapina con l’aggravante del metodo mafioso poiché commessi al fine di agevolare le attività illecite dell’associazione di stampo mafioso c.d. dei “Barcellonesi”. 
La misura cautelare è stata applicata nei confronti del 31enne C.S. e del 28enne B.S., già detenuti dal gennaio del 2018 in relazione ad un’altra ordinanza cautelare emessa nell’ambito dell’operazione antimafia denominata “Gotha 7 e del 27enne C.C., già detenuto presso la casa circondariale di Barcellona Pozzo di Gotto perché coinvolto nel traffico di sostanze stupefacenti emerso nell’ambito dell’inchiesta denominata “Dinastia” eseguita nel febbraio del 2020. 
L’odierno provvedimento cautelare scaturisce dalle indagini svolte dai Carabinieri della Compagnia di Barcellona Pozzo di Gotto avviate subito dopo il tentato omicidio, commesso il 30 maggio 2015 nei confronti di un ristoratore di Merì. Quella sera, tre individui, sfruttando la copertura della vegetazione, si erano appostati nelle immediate vicinanze del cancello di ingresso dell’abitazione del malcapitato, tendendogli un agguato. Nella circostanza, mentre l’uomo stava facendo rientro nella propria abitazione a bordo della propria autovettura, in attesa della completa apertura del cancello carraio, veniva avvicinato da uno dei malviventi che tentava di aprire lo sportello della vettura ed in quel frangente esplodeva numerosi colpi di pistola all’indirizzo della vittima che rimaneva illeso poiché i colpi esplosi venivano attutiti dalla carrozzeria dell’autovettura. L’imprenditore, grazie ad una manovra repentina, riusciva a riparare all’interno della sua abitazione sottraendosi illeso all’agguato. 
I Carabinieri della Compagnia di Barcellona, intervenuti nell’immediatezza dei fatti, grazie ad un meticoloso sopralluogo sulla scena del crimine catalogavano e repertavano numerose tracce utili sia per gli accertamenti biologici che balistici. In particolare venivano repertati i bossoli calibro 9×21 ed alcuni mozziconi di sigaretta rinvenuti nella zona ove si erano appostati gli autori dell’agguato. 
Alcune settimane dopo questi fatti, nel luglio 2015, nell’ambito di una indagine parallela, i Carabinieri della Compagnia di Barcellona e della sezione Anticrimine del ROS di Messina, grazie anche alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia hanno rinvenuto, in un’abitazione abbandonata di Barcellona Pozzo di Gotto, un arsenale di armi e munizionamento, nella disponibilità della consorteria mafiosa dei Barcellonesi. In particolare tra le armi sequestrate vi erano anche due pistole calibro 9×21 dello stesso tipo utilizzato per il tentato omicidio. 
In occasione del ritrovamento delle armi, all’interno della stessa abitazione sono stati rinvenuti anche alcuni indumenti e mozziconi di sigaretta che a loro volta sono stati repertati e sottoposti a sequestro. 
Il materiale in sequestro è stato successivamente analizzato dal Reparto Investigazioni Scientifiche di Messina che ha provveduto a svolgere le indagini balistiche, confrontando i bossoli rinvenuti sul luogo del tentato omicidio con le armi sottoposte a sequestro nel luglio 2015. L’accertamento consentiva di appurare che i colpi esplosi all’indirizzo del ristoratore erano stati effettivamente sparati da una pistola marca Astra Cal 9×21 che era stata rinvenuta, unitamente alle altre armi, nell’abitazione abbandonata di Barcellona Pozzo di Gotto.
Le indagini scientifiche sono proseguite anche con gli accertamenti biologici. In particolare sono stati estratti i profili di DNA dai mozziconi di sigaretta rinvenuti sul luogo del tentato omicidio e da quelli trovati all’interno dell’abitazione ove erano state rinvenute le armi. Grazie alla comparazione dei profili genotipici ottenuti con quelli di alcuni soggetti ritenuti all’epoca dei fatti sodali all’associazione mafiosa barcellonese si è potuto accertare che nei mozziconi di sigaretta rinvenuti sul luogo del tentato omicidio erano presenti i profili DNA appartenenti a B. ed al C.. La stessa operazione tecnica veniva compiuta sui mozziconi di sigaretta e gli indumenti rinvenuti sul luogo del ritrovamento delle armi mediante i quali è stato possibile appurare che il DNA estrapolato apparteneva allo stesso B. ed al C.. 
Le indagini esperite, corroborate anche dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, hanno permesso di chiarire che l’associazione mafiosa barcellonese aveva la disponibilità di un arsenale e che le armi rinvenute e sequestrate erano state utilizzate per commettere vari delitti tra cui il tentato omicidio e la rapina oggetto della contestazione a carico degli odierni indagati. 
Il G.I.P. del Tribunale di Messina, condividendo la ricostruzione operata dall’Ufficio di Procura, a seguito dei convergenti elementi probatori acquisiti nel corso delle indagini dai Carabinieri della Compagnia di Barcellona Pozzo di Gotto, ha emesso l’Ordinanza di Applicazione della Misura Cautelare in Carcere a carico degli odierni indagati.