Il controllo della distribuzione dei farmaci e l’acquisto delle baracche di Messina per essere poi affittate. Sono questi i motivi essenziali che stanno, alla base del blitz che ha portato questa mattina a otto arresti fra le province di Messina, Catania e Palermo e ha colpito il clan Romeo-Santapaola.
In galera sono : Antonio Lipari, Salvatore Lipari, Giuseppe La Scala, Giovanni Marano, Michele Spina, Ivan Soraci, Maurizio Romeo, Salvatore Parlato.
Una operazione del Ros, in collaborazione con i carabinieri di Messina che hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare del gip del Tribunale di Messina su richiesta della Dda. Le accuse sono di associazione di tipo mafioso, traffico di influenze illecite, estorsione e turbata libertà degli incanti, aggravati dal metodo mafioso, poiché commessi per agevolare l’attività del gruppo
Le indagini di “Beta 2”, avviate nel 2017, costituiscono lo sviluppo dell’operazione Beta, del luglio dello stesso anno, che aveva dimostrato l’operatività a Messina di una cellula di cosa nostra catanese, legata ai Santapaola. Un gruppo la cui esistenza è stata confermata in una recente sentenza, in sede di giudizio abbreviato, in cui sono state inflitte pesanti condanne ai principali esponenti del sodalizio.
Agli arresti di oggi si è arrivati per le recenti dichiarazioni del collaboratore Biagio Grasso. In particolare, sono stati documentati:
− Il controllo della distribuzione dei farmaci in Sicilia e Calabria e l’imposizione, sfruttando la capacità di intimidazione del sodalizio, dell’acquisto di farmaci da parte delle farmacie dislocate sul territorio di Messina;
− Azioni punitive nei confronti di esponenti di clan cittadini rivali, e di danneggiamenti;
− La gestione, nell’interesse di cosa nostra, del settore dei giochi e delle scommesse illegali;
− Il traffico di influenze illecite, aggravato dal cd. metodo mafioso, poiché i membri dell’associazione promettevano la somma di 20.000 euro a titolo di acconto da corrispondere ad un funzionario della società Invitalia (ex sviluppo italia) per ottenere l’inserimento di un progetto contro la ludopatia in una graduatoria che avrebbe dovuto consentire di ricevere un finanziamento di circa 800 mila euro, di cui il 40% – 50% a fondo perduto.
− L’estorsione ai danni proprio di Grasso, costretto a cedere la propria quota societaria, del valore di 220.000 euro, della P&F s.r.l. con sede a Messina;
− La turbativa d’asta commessa da un dipendente dell’ufficio urbanistica del comune di Messina, nell’interesse del gruppo criminale, alterando la gara – indetta dal predetto comune nel 2014 – per l’acquisto sul libero mercato di alloggi da assegnare in locazione agli abitanti delle novantacinque baracche della zona di Messina denominata “Fondo Fucile”.
Nel medesimo contesto, è stata data esecuzione al sequestro preventivo della BET s.r.l., società con sede a Catania, operante nel settore dei giochi e delle scommesse. Si attendono altri sviluppi.