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Pd in piazza il 17 dicembre contro “una manovra improvvisata e iniqua”, Enrico Letta è deciso.
. Pure Giuseppe Conte ieri, durissimo sul taglio del reddito di cittadinanza, ha annunciato che i 5 Stelle sono pronti a scendere in piazza. Due manifestazioni distinte dell’opposizione, dunque? Per ora sembra di sì.
In atto i due fronti sono divisi. Anzi, si specifica come lo spirito delle due iniziative non sia coincidente.Ma Conte è durissimo contro la Meloni responsabile di un “massacro sociale“
Il leader di Azione pure espresso una critica ai dem. “Enrico, fare manifestazioni contro la manovra senza proporre un’alternativa — è esattamente l’opposizione che la destra si augura di avere. Vi manderemo il documento di dettaglio sulle proposte per una contromanovra più equa e giusta. Lavoriamoci insieme”.
Non poteva mancare la replica del Pd : una contromanovra elaborata dai dem in cui, accanto alla critica alla manovra Meloni, si affianca un pacchetto di proposte.
Situazione incandescente e diplomazia estera al lavoro per riequilibrare la problematica sotto i riflettori Per il governo francese, l’Italia “non mantiene l’impegno fondamentale nel meccanismo di solidarietà europea” quindi Parigi non manterrà l’obbligo previsto. E Meloni è “la grande perdente di questa situazione”
“L’Italia – ha aggiunto – è perdente perché dispone normalmente di un meccanismo di solidarietà europea che significa che un gran numero di Paesi europei, in particolare Francia e Germania, si impegnano in cambio del fatto che l’Italia accolga le navi barche” a ricevere una parte dei migranti che sbarcano in territorio italiano.
Conclude Veran:”Avevamo l’obiettivo e l’impegno di accogliere poco più di 3mila persone in Italia, di cui 500 entro la fine dell’anno”
Tensione tra Italia e Francia- Nella foto il premier Meloni che dilata la polemica sui migranti e il totale delle persone distribuite
Botta e risposta tra governo francese e premier italiana. Non piace a nessuno questa polemica. Vi è troppa fibrillazione e tensione adesso sui migranti.. Afferma il vice presidente della Commissione europea Margaritis Schinas a Politco.Eu, . “Non possiamo permettere che due stati membri si scontrino in pubblico e creino un’altra mega crisi sui migranti”…La commissione Ue chiede la convocazione di un vertice straordinario dei ministri degli Interni per discutere la crisi e considerare i prossimi passi di un piano d’azione. La riunione straordinaria, da tenersi prima del previsto consiglio degli Interni di dicembre, dovrebbe essere convocata dalla Repubblica Ceca, che detiene la presidenza di turno europea.
Il vertice straordinario degli Interni affronterà lo scontro sui migranti fra Roma e Parigi. Afferma Schinas,che ha posto sotto i riiflettori la questione migranti: la commissione cercherà di portare avanti “un piano d’azione con iniziative concrete per l’intera rotta (del Mediterraneo centrale)”,
Inoltre Schinas ricorda. “La Commissione non ha competenza sulle acque internazionali, ma sta ragionando su come agire. “Sarà qualcosa che non coprirà solo l’aspetto della solidarietà ma l’intera rotta (del Mediterraneo centrale)”, si occuperà anche dell’aspetto delle “partenze” dalla costa nordafricana….”
Roma,
Nella sostanza la relazione del Presidente del consiglio ,oggi alle 11, alla Camera, come pubblicato dal nostro Quotidiano, si è soffermata sul ruolo italiano nella Ue.. Sul puntoMeloni ha ricordato che l’Italia è a pieno titolo parte dell’Occidente e del suo sistema di alleanze. Stato fondatore dell’Unione Europea, dell’Eurozona e dell’Alleanza Atlantica, membro del G7 e ancor prima di tutto questo, culla, insieme alla Grecia, della civiltà occidentale e del suo sistema di valori fondato sulla libertà, l’uguaglianza e la democrazia; frutti preziosi che scaturiscono dalle radici classiche e giudaico cristiane dell’Europa. Noi siamo gli eredi di San Benedetto, un italiano, patrono principale dell’intera Europa”.
“Negli ultimi giorni in parecchi hanno detto di voler vigilare sul nostro Paese, direi che possono spendere meglio il loro tempo. In quest’aula ci sono valide e battagliere forze di opposizione in grado far sentire la loro voce senza soccorso esterno, mi auguro”. Chi sostiene di voler vigilare sull’Italia “manca di rispetto non a me o al mio governo ma al popolo italiano, che non ha lezioni da prendere da nessuno”.
“Ovviamente non mi sfuggono la curiosità e l’interesse per la postura che il Governo terrà verso le istituzioni europee. O ancora meglio, vorrei dire dentro le istituzioni europee. Perché è quello il luogo in cui l’Italia farà sentire forte la sua voce, come si conviene a una grande nazione fondatrice. Non per frenare o sabotare l’integrazione europea, come ho sentito dire in queste settimane, ma per contribuire ad indirizzarla verso una maggiore efficacia nella risposta alle crisi e alle minacce esterne e verso un approccio più vicino ai cittadini e alle imprese”…
– “Il contesto nel quale si troverà ad agire il governo è molto complicato, forse il più difficile dal secondo dopoguerra ad oggi. Le tensioni geopolitiche e la crisi energetica frenano la auspicata ripresa economica post-pandemia”. “Le previsioni macroeconomiche per il 2023 indicano un marcato rallentamento dell’economia italiana, europea e mondiale, in un clima per di più di assoluta incertezza. La Banca Centrale Europea nel mese di settembre ha rivisto le previsioni di crescita 2023 per l’area euro, con un taglio di ben 1,2 punti percentuali rispetto alle previsioni del mese di giugno, prevedendo una crescita di appena lo 0,9%. Rallentamento e revisioni al ribasso che riguardano anche l’andamento dell’economia italiana per il prossimo anno. Nell’ultima Nota di aggiornamento al Def, la previsione di crescita del PIL per il 2023 si ferma allo 0,6%, esattamente un quarto del 2,4% previsto nel Documento di economia e finanza di aprile. E le previsioni del MEF sono addirittura ottimistiche rispetto a quelle più recenti del Fondo Monetario Internazionale, secondo le quali per l’economia italiana il 2023 sarà un anno di recessione: meno 0,2%, il peggior risultato tra le principali economie mondiali, dopo quello della Germania. E non si tratta purtroppo di una congiuntura isolata”,
“Crescita bassa o nulla, quindi, accompagnata dall’impennata dell’inflazione che ha superato il 9% nell’area euro e ha indotto la BCE, al pari di altre banche centrali, per la prima volta dopo 11 anni, a rialzare i tassi di interesse. Una decisione da molti reputata azzardata e che rischia di ripercuotersi sul credito bancario a famiglie e imprese, e che si somma a quella già assunta dalla stessa Banca centrale di porre fine, a partire dal 1° luglio 2022, al programma di acquisto di titoli a reddito fisso sul mercato aperto, creando una difficoltà aggiuntiva a quegli Stati membri che hanno un elevato debito pubblico”.
PNRR – “Il Pnrr è un’opportunità straordinaria di ammodernare l’Italia: abbiamo tutti il dovere di sfruttarla al meglio. La sfida è complessa a causa dei limiti strutturali e burocratici che da sempre rendono difficoltoso per l’Italia riuscire ad utilizzare interamente persino i fondi europei della programmazione ordinaria”.
“Basti pensare che la Nota di aggiornamento al Def 2022 ha ridotto la spesa pubblica attivata dal Pnrr a 15 miliardi rispetto ai 29,4 miliardi previsti nel Def dell’aprile scorso. Il rispetto delle scadenze future richiederà ancora più attenzione considerato che finora si sono per lo più rendicontate opere già avviate in passato, cosa che non si potrà continuare a fare nei prossimi anni. Spenderemo al meglio i 68,9 miliardi a fondo perduto e i 122,6 miliardi concessi a prestito all’Italia dal Next Generation EU”, aggiunge.
“Senza ritardi e senza sprechi, e concordando con la Commissione europea gli aggiustamenti necessari per ottimizzare la spesa, alla luce soprattutto del rincaro dei prezzi delle materie prime e della crisi energetica. Perché queste materie si affrontano con un approccio pragmatico, non ideologico”, E “il Pnrr non si deve intendere soltanto come un grande piano di spesa pubblica, ma come l’opportunità di compiere una vera svolta culturale”.
A poche dal passaggio di consegne – e rituale della campanella” tra Draghi e la Meloni, l”Ufficio stampa del Presidente del Consiglio comunica quanto segue : Colloquio informale di oltre un’ora a Roma tra il presidente del Consiglio italiano Giorgia tra il presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni e il presidente francese Emmanuel Macron. Un incontro “cordiale e proficuo”, nel corso del quale “sono stati discussi tutti i principiali dossier europei: la necessità di dare risposte veloci e comuni sul caro energia, il sostegno all’Ucraina, la difficile congiuntura economica, la gestione dei flussi migratori”. “I presidenti di Italia e Francia hanno convenuto sulla volontà di proseguire con una collaborazione sulle grandi sfide comuni a livello europeo e nel rispetto dei reciproci interessi nazionali..”
Sono otto i giornalisti nel Governo di Giorgia Meloni, la prima donna presidente del Consiglio nella storia d’Italia. Sei professionisti (Giorgia Meloni, Eugenia Maria Roccella, Matteo Salvini, Gennaro Sangiuliano, Antonio Tajani e Adolfo Urso) e due pubblicisti (Andrea Abodi e Nello Musumeci). Lo comunica Giornalisti.it e lo riproponiamo con alcune integrazioni.
Giorgia Meloni,
Quarantacinque anni, romana, Giorgia Meloni è la prima presidente del Consiglio donna nella storia d’Italia.
Quasi nessuno era a conoscenza che la Meloni è giornalista (professionista) cresciuta nel quartiere Garbatella di Roma, madre di una figlia, si innamora della politica nel 1992, quando a 15 anni aderisce al Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Msi. Fonda il coordinamento Gli Antenati, che partecipava alla contestazione contro il progetto di riforma della pubblica istruzione promossa dal ministro Rosa Russo Iervolino. Nel 1996 diviene responsabile nazionale di Azione Studentesca.
In politica non fa che bruciare le tappe. Nel 1998 viene eletta consigliere della Provincia di Roma per Alleanza Nazionale, rimanendo in carica fino al 2002. Nel 2000 diviene dirigente nazionale di Azione Giovani. Nel 2004 viene eletta presidente di Azione Giovani.
Nel 2006, a 29 anni, viene eletta alla Camera, divenendo la più giovane parlamentare della XV Legislatura. Dal 2006 al 2008 è una dei vicepresidenti della Camera dei deputati. Nel 2008 è nominata Ministro (la più giovane della storia dell’Italia repubblicana) per la gioventù.
Nel novembre 2012 si candida alle primarie del Popolo della Libertà, ma con la rinuncia di Berlusconi a disputarle il 20 dicembre lascia il PdL e fonda, assieme a Guido Crosetto, Ignazio La Russa e altri esponenti provenienti da An, PdL e Msi, il nuovo movimento politico di destra Fratelli d’Italia, nelle cui liste viene eletta alla Camera nelle Politiche del 2013.
Gennaro Sangiuliano, Cultura (Ha avuto come professore negli studi Giuseppe Conte)
Napoletano, classe ’62, una formazione da giurista e una carriera tutta nel giornalismo, inviato di economia e politica internazionale e poi direttore, dal 2018 al timone del Tg2 Rai, Gennaro Sangiuliano, da oggi ministro della cultura nel governo Meloni, è da sempre dichiaratamente schierato e impegnato a destra.
«La tradizione del giornalismo italiano è politica. Ed è certamente più onesta una faziosità limpida ed esibita di una subdola terzietà», spiegava qualche anno fa in un’intervista al Foglio, rivendicando al contempo l’equilibrio politico sempre mantenuto dal suo tg: «Basta vedere i dati dell’Osservatorio di Pavia. E questo perché sto attento al minutaggio, sono maniacalmente attento che ci siano tutte le voci». Nell’aprile del 2022 diventò un caso la sua partecipazione con un intervento sul conservatorismo alla conferenza programmatica di Fratelli d’Italia a Milano.
Laureato in giurisprudenza alla Federico II, un dottorato in Diritto ed economia, sempre a Napoli, e poi un master in diritto privato europeo alla Luiss di Roma dove ha avuto come professore Giuseppe Conte, docente alla Lumsa, alla Sapienza e alla Luiss, dal 1996 al 2001 è stato direttore del quotidiano Roma e poi vicedirettore di Libero.
Entrato in Rai nel 2003 è stato inviato in Bosnia, Kosovo e in Afghanistan. Dal 2009 al 2018 è stato vicedirettore del Tg1. Nel 2018 è stato nominato direttore del Tg2, riconfermato nel 2021. Autore di numerosi saggi, si è dedicato soprattutto alle biografie, da quella di Giuseppe Prezzolini (l’anarchico conservatore, 2008) a quella di Putin (Vita di uno zar, 2015), ma anche Hillary Clinton (Vita in una dynasty americana 2016), Trump (Vita di un presidente contro tutti 2017) e Xi Jinping (Il nuovo Mao. Xi Jinping e l’ascesa al potere nella Cina di oggi, 2019). L’ultimo, nel 2021, è dedicato a “Reagan Il presidente che cambiò la politica americana”.
Antonio Tajani, Esteri
«Venticinque anni di profondo impegno con l’Unione Europea e i suoi cittadini». Antonio Tajani, 68 anni, vicepresidente e co-fondatore di Forza Italia, riassume così, nel suo profilo Linkedin, la sua storia politica e professionale. Iniziata come ufficiale di complemento dell’aeronautica, tiene a ricordare nel suo curriculum, e proseguita nel giornalismo – dai microfoni dei Gr Rai alla guida della sede romana de “Il Giornale” – prima di approdare alla politica.
Tra i fondatori di Forza Italia a fine 2013 con Silvio Berlusconi, Tajani assume l’incarico di portavoce del primo governo del Cavaliere. L’anno dopo diventa europarlamentare nel Ppe e vola in Europa per una lunga carriera che lo vede arrivare ai vertici delle istituzioni, prima con la vicepresidenza della Commissione e poi con la presidenza dell’Eurocamera nel 2017 dopo essere stato Commissario per i Trasporti (2008-2010) e all’Industria, Imprenditoria e Turismo (2010-2014).
Nel 2002 diventa uno dei vicepresidenti del Partito popolare europeo e nel 2004 ottiene il terzo mandato a Strasburgo, dove lavora alla Costituzione europea, mai decollata per le bocciature dei referendum in Francia e Olanda.
All’inizio del 2021, rimasto fuori dalla rosa dei ministri forzisti, viene nominato da Berlusconi nella carica di coordinatore unico nazionale di FI. Eletto alle ultime elezioni politiche del 25 settembre alla Camera, Tajani, che da ragazzo militò nel Fronte Monarchico Giovanile, è laureato in Giurisprudenza, parla inglese, francese e spagnolo ed è sposato con due figli.
Molto riservato sulla sua vita privata, è impegnato nel sociale con il sostegno ai tossicodipendenti di una comunità del frusinate, nel Lazio, di cui era originaria la mamma. E a cui – ha annunciato qualche anno fa – devolve la sua pensione da ex vice presidente della Commissione Ue.
Matteo Salvini, Infrastrutture e mobilità sostenibili
Matteo Salvini, 49 anni, segretario della Lega, è il nuovo ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, oltre ad avere il ruolo di vicepremier del nuovo governo Meloni.
Alla guida della Lega arriva nel 2013, quando il partito è al minimo storico del 4 per cento. Rimuove “Nord” dal nome del partito e abbandona la vecchia battaglia di Bossi e Maroni per il federalismo, a favore di temi più caldi come l’immigrazione.
Cavalcando l’onda sovranista che si fa strada in Europa, dal Front National di Marine Le Pen in Francia all’Ungheria del premier Victor Orban, porta la Lega al 34% nelle elezioni europee del 2019. Traguardo lontano oggi, visto che lo scorso 25 settembre si è fermata all’8,8%.
Giornalista professionista, nella “Padania” e a “Radio Padania Libera”, sposato e divorziato, conosce bene l’Europa dopo tre mandati all’Europarlamento, ai quali sono seguiti quello alla Camera, e uno al Senato. Nell’ultima legislatura, con il Governo giallo-verde nel 2018, arriva la sua investitura a ministro dell’Interno, nonché vicepremier di Giuseppe Conte assieme a Luigi Di Maio.
Al Viminale comincia subito la sua battaglia contro l’immigrazione irregolare: in un anno e tre mesi da ministro (tanto durerà il Governo Conte I ) ha più volte stretto le maglie con provvedimenti come le multe alle ong che caricano i migranti in mare per portarli in Italia, e dando al ministro dell’Interno il potere di limitare o vietare l’ingresso delle navi.
Un provvedimento che lo ha portato davanti ai giudici quando negò l’ingresso alle navi Gregoretti e Open Arms, che hanno atteso per giorni fuori dal porto con a bordo centinaia di migranti. Nel primo caso è stato assolto, nel secondo il verdetto deve ancora arrivare.
Al ministero delle Infrastrutture Salvini arriva – ha detto in vista dell’incarico – interessato a «fare qualcosa che serva agli italiani», per «dimostrare che si può sbloccare quello che da decenni è bloccato», e in mente ha «cantieri, porti, autostrade e ferrovie».
Eugenia Maria Roccella, Famiglia, natalità e pari opportunità
Eugenia Maria Roccella, 69 anni, è nata a Bologna e figlia di uno dei fondatori del Partito Radicale, Franco Roccella, e della pittrice e femminista Wanda Raheli. È il nuovo ministro della Famiglia, natalità e pari opportunità.
Laureata in lettere moderne, è dottore di ricerca all’Università La Sapienza. Dal 2000 è giornalista professionista. Negli anni Ottanta ha lasciato i Radicali, colpevoli, a suo dire, di portare avanti «battaglie che stanno conducendo verso la distruzione dell’individuo». Si è allontanata per vent’anni dalla politica attiva. È diventata editorialista del quotidiano Avvenire e ha collaborato con Il Foglio, con Il Giornale e con la rivista bimestrale di cultura politica Ideazione. Nel 1997 ha scritto “La leadership di Berlusconi”, e nel 2001 “Dopo il femminismo” (Ideazione editrice).
Nel 2007 è portavoce, insieme con Savino Pezzotta, del Family Day, la manifestazione di sostegno alla famiglia formata da un uomo e una donna organizzata per il 12 maggio dall’associazionismo cattolico.
Deputata Pdl e sottosegretario al Welfare nel 2008 e alla Salute nel 2009, alle elezioni politiche del 2008 viene eletta alla Camera nelle liste del Popolo della Libertà (quota Forza Italia) per la circoscrizione Lazio 2.
Nel maggio dello stesso anno diventa sottosegretario al ministero del Lavoro, della salute e delle politiche sociali. In seguito alla ricostituzione del Ministero della salute quale autonomo dicastero, il 5 febbraio 2010 è divenuta sottosegretario alla salute.
Nel 2013 ha fondato “Di mamma ce n’è una sola”, il primo comitato italiano contro l’utero in affitto. Alle elezioni politiche del 2013 è stata rieletta alla Camera nella circoscrizione Lazio 1 nelle liste del Popolo della Libertà. Ha poi aderito al Nuovo Centrodestra guidato da Angelino Alfano.
Nel 2015 ha lasciato il Nuovo Centrodestra, nonché il gruppo Area Popolare, passando quindi al Gruppo misto e divenendo una delle fondatrici del Movimento Identità e Azione, guidato da Gaetano Quagliariello.
Alle elezioni politiche del 2022 viene ricandidata alla Camera nel collegio uninominale Puglia – 01 (Foggia) per il centrodestra e in terza posizione nelle liste di Fratelli d’Italia nei collegi plurinominali Calabria e Sicilia.
Adolfo Urso, Imprese e made in Italy
Torna ad occuparsi di temi economici, dopo la parentesi al Copasir, Adolfo Urso. Il nuovo ministro dello Sviluppo economico e del Made in Italy ha alle spalle una lunga storia di destra.
Nato a Padova 65 anni fa da genitori di Acireale (Catania), si laurea in Sociologia alla Sapienza di Roma, inizia l’attività politica nel Movimento sociale italiano e diventa giornalista.
Nel 1983 è tra gli autori del libro: “Atleti in camicia nera. Lo sport nell’Italia di Mussolini”. Nel 1986 diventa direttore responsabile di “Proposta”, bimestrale d’area. Nel 1988 è uno dei reggenti del Fronte della Gioventù; l’anno dopo entra nella segretaria politica del Msi-Dn, dove dirigerà il Dipartimento informazione.
Tra i promotori di Alleanza Nazionale, entra in Parlamento nel 1994. Quella attuale è la sua settima legislatura, le ultime due da senatore. Con i Governi Berlusconi II e III è stato viceministro con delega al Commercio estero dal 2001 al 2006 e tra il 2009 ed il 2010. Nel 2013 non viene candidato dal Pdl.
Forte dell’esperienza e dei contatti maturati nell’esecutivo di centrodestra fonda la società Italy World Services, che fornisce consulenza e assistenza per le imprese italiane all’estero. Nel 2015 aderisce a Fratelli d’Italia e nel 2018 torna alla politica attiva candidandosi al Senato.
Eletto, ottiene la vicepresidenza del Copasir. La sua attività con la Iws gli viene contestata quando con il Governo Draghi gli si apre la strada verso la presidenza del Comitato di controllo sull’intelligence in quanto unico esponente dell’opposizione. Lui spiega di aver passato al figlio la guida della società. Viene quindi eletto presidente dell’organismo.
Il senatore è anche presidente della fondazione Farefuturo che, si legge sul sito, «promuove la cultura e i valori della Nazione, rifuggendo dal dilagante “presentismo”, nella convinzione che occorra il massimo impegno per disegnare il futuro dell’Italia nel contesto di una Europa delle Patrie».
Padre di tre figli, è sposato con Olga, ucraina di Lugansk, città dell’Ucraina, autoproclamata Repubblica filorussa. «Mia moglie e nostro figlio dialogano in russo», ha recentemente raccontato il senatore.
Nello Musumeci, Sud e mare
Coordinatore di Catania della Sezione “Msi””, diventa presidente della Provincia di Catania eletto con il Msi nel 1994, Sebastiano Musumeci resta alla guida dell’ente per due mandati. Pochi mesi dopo diventa anche europarlamentare ed è rieletto nelle due successive tornate Europee del 1999 e del 2004.
Poi coordinatore regionale di Alleanza Nazionale, partito che lascia nel 2005 in polemica con Gianfranco Fini, fondando il movimento regionale Alleanza Siciliana. Alla guida di questo nel 2006 si candida a Palazzo d’Orleans contro Totò Cuffaro e il centrodestra, ma non viene eletto. Sottosegretario di Stato alle Politiche del Lavoro nel quarto governo Berlusconi nel 2011.
Nel 2012 ritenta l’avventura alla presidenza della Regione e viene sconfitto da Rosario Crocetta, candidato del centrosinistra. Nella stessa legislatura a Sala d’Ercole viene eletto presidente della commissione regionale Antimafia. Lavora nel frattempo al periodico Sicilia Oggi , sia come capocronista sia come tipografo per aiutare la gestione familiare. Lancia il movimento siciliano #Diventerabellissima” dalla citazione di una frase di Paolo Borsellino.
Nel 2017 è eletto governatore della Sicilia, incarico per il quale decide alla fine del periodo elettorale di non ricandidarsi a settembre scorso “obbligato” a favorire l’unità del centrodestra con il senatore Schifani -sponsorizzato da Forza Italia e dalla Lega , Musumeci appare risentito da questa scelta degli alleati ma viene eletto senatore della Repubblica alle politiche del 25 settembre e ora scelto dalla Meloni.
Andrea Abodi, Sport e giovani
Romano, una laurea in economia alla Luiss, una vita da dirigente principalmente nel settore di cui
ora è ministro. Andrea Abodi è il nuovo titolare del dicastero dello sport nel governo Meloni, e la sua nomina segna tra l’altro il ritorno del ministero, a venti mesi dalla caduta del Conte 2.
Abodi è attualmente presidente dell’Istituto per il Credito Sportivo, un incarico giunto all’apice di una lunga carriera nel mondo della dirigenza sportiva, che lo ha portato tra l’altro ad essere tra i cofondatori di Media Partners, presidente della Lega calcio di serie B, consigliere della Figc, e consigliere di Coni Servizi.
Nato a Roma il 7 marzo del 1960, Abodi – che è iscritto nell’elenco pubblicisti dell’Ordine dei giornalisti – è stato direttore marketing della filiale italiana del Gruppo McCormack, azienda specializzata nell’organizzazione di grandi eventi. Dal 2010 a febbraio del 2017 ha guidato come presidente la Lega calcio di Serie B. Dal 2017 è alla guida dell’Ics, banca sociale per lo sviluppo sostenibile dello sport e della cultura e leader nel finanziamento all’impiantistica sportiva.
Nella sua carriera di manager è stato, inoltre, fondatore e vicepresidente esecutivo di Media Partners Group, una delle principali agenzie di marketing dello sport, ed ha ricoperto il ruolo di presidente in varie società italiane (Arcea Spa, Medialazio srl ed Astral Spa); dal 2002 al 2008 è anche stato consigliere di amministrazione di Coni Servizi spa, mentre nel 2009 si è occupato dell’organizzazione della Coppa del Mondo di baseball a Pescara. Da presidente di Lega B ha promosso nel 2015 la costituzione di B Futura s.r.l., società di scopo della Lega dedicata allo sviluppo infrastrutturale, ricoprendo il ruolo di presidente. (ansa)
LA LISTA COMPLETA DEI MINISTRI
AFFARI ESTERI: Antonio Tajani (vicepremier)
INTERNO: Matteo Piantedosi
GIUSTIZIA: Carlo Nordio
DIFESA: Guido Crosetto
ECONOMIA: Giancarlo Giorgetti
IMPRESE E MADE IN ITALY: Adolfo Urso
AGRICOLTURA E SOVRANITA’ ALIMENTARE: Francesco Lollobrigida
AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA: Gilberto Pichetto Fratin
INFRASTRUTTURE E MOBILITA’ SOSTENIBILI: Matteo Salvini (vicepremier)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI: Marina Calderone
ISTRUZIONE E MERITO: Giuseppe Valditara
UNIVERSITA’ E RICERCA: Anna Maria Bernini
CULTURA: Gennaro Sangiugliano
SALUTE: Orazio Schillaci
TURISMO: Daniela Santanché
Ministeri senza portafoglio:
RAPPORTI CON IL PARLAMENTO: Luca Ciriani
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: Paolo Zangrillo
AFFARI REGIONALI E AUTONOMIE: Roberto Calderoli
SUD E MARE: Sebastiano Musumeci
SPORT E GIOVANI: Andrea Abodi
FAMIGLIA, NATALITA’ E PARI OPPORTUNITA’: Eugenia Roccella
DISABILITA’: Alessandra Locatelli
RIFORME: Elisabetta Casellati
AFFARI EUROPEI, COESIONE TERRITORIALE E PNRR: Raffaele Fitto
Un formidabile presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che in diretta-stasera- spiega le nuove misure restrittive sino al 3 maggio prossimo e respinge con fermezza e sdegno -tra l’altro – le “menzogne di Salvini e della Meloni” dilatate ad arte sui social”
Esordio: “Abbiamo appena prediposto un nuovo dpcm con cui proroghiamo le misure restrittive fino al 3 maggio”. “Una decisione difficile ma necessaria, di cui mi assumo ogni responsabilità politica. E’ una decisione che ho assunto dopo diversi incontri con ministri, esperti del comitato tecnico-scientifico, regioni, province, comuni, sindacati, industrie, associazioni di categoria. Il comitato tecnico scientifico ci ha dato una conferma, i segnali della curva epidemiologica sono incoraggianti. Le misure di contenimento stanno dando frutti, stanno funzionando”, aggiunge Conte. “Non possiamo vanificare gli sforzi sin qui compiuti: se cedessimo ora, rischieremmo di perdere tutti i risultati positivi e dovremmo ripartire dall’inizio. Dobbiamo mantenere alta la soglia dell’attenzione, anche ora che siamo prossimi alla Pasqua. Dobbiamo farlo anche per i ponti del 25 aprile e del primo maggio. Siamo tutti impazienti di ripartire, l’auspicio è che dopo il 3 maggio si possa ripartire con cautela e gradualità. Dipenderà dal nostro comportamento, dobbiamo continuare a rispettare le regole”…
“La proroga del dpcm vale anche per le attività produttive, mettiamo la salute al primo posto e consideriamo tutti gli interessi in campo. La nostra determinazione è allentare le misure il prima possibile per tutte le attività produttive per far ripartire in sicurezza il motore del paese a pieno regime. Dobbiamo attendere ancora. Se anche prima del 3 maggio si verificassero condizioni, cercheremmo di provvedere di conseguenza”, dice prima di fare riferimento a qualche “piccola variazione: dal 14 aprile riapriamo cartolibrerie, librerie, negozi per neonati e bambini. Il lavoro per la fase 2 è già partito, non possiamo aspettare che il virus scompaia del tutto dal nostro territorio”.
Il fondo deve avere una potenza di fuoco proporzionata alle risorse di un’economia di guerra. Deve essere disponibile subito, se arriveremo tardi sarà una risposta insufficiente”e. “Sul tavolo sono stati messi strumenti significativi, ma il nostro strumento è l’eurobond, condurremo fino alla fine la nostra battaglia” Altrimenti io non firmerò nulla.
Quindi il riferimento alla “nuova linea di credito destinata alle spese per la sanità collegata al Mes. Vedo che in Italia su questo punto, sin dalla notte, si è creato un dibattito legittimo e vivace. Il governo troverà l’opportunità per informare tempestivamente il Parlamento. E’ altrettanto importante che il dibattito si sviluppi con chiarezza.
Il Mes esiste dal 2012, non è stato istituito ieri, non è stato attivato la scorsa notte come falsamente è stato dichiarato da Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Non è assolutamente così. Questo governo non lavora con il favore delle tenebre, l’Eurogruppo non ha firmato nulla e non ha istituito nessun obbligo: è una menzogna. Su richiesta di alcuni stati membri, non dell’Italia, l’Eurogruppo ha lavorato alla proposta di questa linea di credito collegata al Mes. Terzo punto: l’Italia non ha firmato nessuna attivazione del Mes, non ha bisogno del Mes, uno strumento totalmente inadeguato e inadatto all’emergenza. L’ho chiarito ai miei omologhi”. E poi, guardate, la negoziazione con i 26 Paesi dell’Unione è davvero complessa. Dobbiamo parlare ai vari popoli e spiegare il nostro progetto” Ma se creiamo ostacoli, c’è il rischio di non arrivare al successo della negoziazione che si deve condurre con ambizione perchè l’Italia può e deve esprimere la propria dignità, il proprio coraggio, la propria storia