Ue, Meloni: “Ventotene non è la mia Europa”. Sospesa due volte la seduta in una Camera ad alta tensione

 

Giorgia Meloni - Fotogramma /Ipa

Toni accesissimi a Montecitorio dopo le critiche della premier al testo di Spinelli, Rossi e Colorni al confino nel 1941. Dai banchi della minoranza le urla: “Si vergogni, no al fascismo”. Via libera della risoluzione della maggioranza sul Consiglio

Toni accesissimi in Aula a Montecitorio dopo l’attacco della premier Giorgia Meloni al Manifesto di Ventotene, il testo per la nuova Europa scritto da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni nel 1941 confinati dai fascisti presso l’isola delle Pontine. Seduta sospesa due volte e opposizioni sul piede di guerra in una giornata che ha registrato una escalation di tensione alla Camera.

L’Aula della Camera ha votato, inoltre, a favore della risoluzione di maggioranza, presentata dopo le comunicazioni del premier, Giorgia Meloni, in vista della riunione del Consiglio europeo del 20 e 21. Il testo della maggioranza ha incassato 188 voti a favore, no 125 e 9 gli astenuti. Bocciate le altre cinque risoluzioni a firma delle opposizioni: del partito democratico, del M5S, di Avs, Italia Viva e Azione. Alcune di queste sono state votate per parti separate, per richiesta dei gruppi firmatari.

Non mi è chiarissima l’idea d’Europa alla quale si fa riferimento -dice la premier alla fine del suo intervento, dopo aver ribadito la linea che terrà al Consiglio Ue del 20 e 21 marzo – anche in quest’aula è stato richiamato da moltissimi partecipanti il Manifesto di Ventotene: ora io spero che tutte queste persone in realtà non abbiano mai letto il manifesto di Ventotene perché l’alternativa sarebbe francamente spaventosa…”.

 Parole che arrivano in chiusura del suo intervento alla Camera, che segneranno l’inizio delle tensioni in Aula, con una doppia sospensione dei lavori decisa dal presidente Fontana. Meloni si dilunga sulla disamina di alcune parti del documento, che vuole citare ad una ad una. Tra i brani letti l’Aula ascolta ‘la rivoluzione europea per rispondere alle nostre esigenze dovrà essere socialista’, con tanto di chiosa della premier (“e fino a qui vabbè…”) e ancora: ‘La proprietà privata deve essere abolita, limitata…'”. Le opposizioni iniziano a rumoreggiare, si distingue Federico Fornaro, deputato del Pd e autore di un saggio su Matteotti che si fa sentire.

Ma Meloni incalza, citando un nuovo passaggio: ‘La politica democratica sarà un peso morto nella crisi rivoluzionaria’, è un altro virgolettato citato. Il manifesto, legge sempre Meloni, conclude: ‘Il partito rivoluzionario attinge la visione e la sicurezza di quel che va fatto, non da una preventiva consacrazione da parte dell’ancora inesistente volontà popolare, ma nella sua coscienza di rappresentare le esigenze profonde della società moderna’ e ancora ‘attraverso questa dittatura del partito si forma il nuovo stato e attorno a esso la nuova democrazia’.

Bagarre alla Camera, ira opposizioni contro la premier: “Si vergogni”

Quanto basta per scatenare la bagarre finale in Aula, con il presidente Fontana costretto a sospendere i lavori, ma la sosta non placa gli animi e le opposizioni, alla ripresa della seduta alla Camera, attaccano a testa bassa.

A prendere la parola per primo, sull’ordine dei lavori, è il vicecapogruppo di Avs, Marco Grimaldi: “Ci sentiamo profondamente offesi e indignati”, inizia il deputato rossoverde, che poi attacca per il “fatto gravissimo”: “Questo Paese, questa democrazia, questa Costituzione è nata anche a Ventotene. Quegli uomini e quelle donne parlavano dal confine, da una dittatura, in questo Paese o eri suddito o eri ribelle. E’ anche grazie a loro se siete e se siamo liberi”.

A Grimaldi fa eco proprio Fornaro: “Quello che è avvenuto lo riteniamo un fatto grave nei confronti del Parlamento, della storia di questo Paese”. Il manifesto di Ventotene, spiega l’esponente dem, non è “l’inno alla dittatura del proletariato, è l’inno dell’Europa federale, contro i nazionalismi che sono stati il cancro che nel Novecento ha prodotto due guerre mondiali”. Per Fornaro, questo è un oltraggio alla “memoria di Altiero Spinelli, considerato il padre dell’Europa, di Ernesto Rossi, di Eugenio Colorni”. “Si inginocchi la presidente del Consiglio davanti a loro, altro che dileggiarli. Vergogna, vergogna, vergogna”, conclude il deputato dem.

Credo che alle gravissime parole che la presidente Meloni, un oltraggio alla nostra democrazia, la risposta migliore sia stata data dal presidente Mattarella“.

E’ l’inizio dell’intervento di Alfonso Colucci, del Movimento 5 stelle, che poi ricorda le parole del capo di Stato direttamente a Ventotene, mettendo l’accento soprattutto sulla parte in cui Mattarella disse che era “il fascismo” ad aver mandato “qui diverse persone per costringerle a non pensare o quantomeno per evitare che seminassero pericolose idee di libertà”. “Quanto abbiamo sentito oggi in quest’aula dalla presidente del Consiglio -ribadisce il deputato pentastellato- è un oltraggio. Non c’è spazio in quest’aula per il fascismo e lei dovrebbe per primo alzarsi da quello scranno. Presidente, si vergogni”, tuona Colucci.

Duro il commento di Elly Schlein: “Giorgia Meloni ha deciso in aula di nascondere le divisioni del suo governo oltraggiando la memoria europea. Noi non accettiamo tentativi di riscrivere la storia”. Scrive Matteo Renzi sui social. “La Meloni non ama Ventotene perché la storia di Ventotene dice il contrario della storia di Giorgia Meloni. Le prossime elezioni saranno un referendum tra chi crede nelle idee di Ventotene e tra chi crede in Giorgia Meloni. Noi non abbiamo dubbi su da che parte stare”.

La premier a Bruxelles

Nella serata di mercoledì la premier è tornata sul tema da Bruxelles. “Ho solo letto un testo,un testo si  puà distribuire ma non leggere? È un simbolo del quale ho riletto i contenuti. Non capisco cosa ci sia di offensivo nel leggere il testo. Non l’ho distorto, l’ho letto testualmente. Ma non per quello che il testo diceva 80 anni fa, ma per il fatto che è stato distribuito sabato scorso. Un testo 80 anni fa aveva la sua contestualità. Se lo distribuisci oggi, io devo leggerlo e chiederti se è quello in cui credi” commerta in conclusionee.

L’Europa in maniera concorde ed autonoma- salvo l’Ungheria di Orban che resta isolata e in stato di sudditanza russa e cinese-decide una spesa veloce di 800 miliardi contro le sfide e minacce future

 

 

 

L’Ungheria contro i 26 Pesi europei che hanno fatto un accordo sulla difesa comune. Isolata dunque e non si comprende neppure cosa   esprime il primo ministro Orban, risultato privo di contenuti.

Il consiglio Europeo, riunito in via straordinaria a Bruxelles, è riuscito ad approvare le conclusioni a 27 in materia di difesa comune, in cui i leader affermano all’unisono, tra l’altro, che l’Ue deve diventare “più sovrana”, “più responsabile per la propria difesa” e “meglio equipaggiata per agire e per affrontare in modo autonomo le sfide e le minacce future e immediate”. Non sono però riusciti ad approvare a 27 le conclusioni sull’Ucraina, a causa della ferma opposizione dell’Ungheria di Viktor Orban, che questa volta non ha fatto marcia indietro all’ultimo in cambio di qualcosa, come è successo più volte in passato, ma ha mantenuto la propria contrarietà.

Zelensky, von der Leyen, Costa - Afp
Zelensky, von der Leyen, Costa – Afp

Piuttosto che approvare un testo ammorbidito per venire incontro a Budapest, i leader hanno optato per un testo a 26: da un punto di vista tecnico-giuridico, non si tratta di conclusioni del Consiglio Europeo, ma di un testo allegato alle conclusioni stesse, che è “fortemente sostenuto da 26 Stati membri” su 27. l primo ministro Orban, che è anche il leader con la maggiore anzianità di servizio nel Consiglio Europeo, non sostiene la causa dell’Europa unita.

Per il presidente del Consiglio Europeo Antonio Costa, l’Ungheria “si è isolata” dagli altri Stati europei, ma “un Paese isolato”, ha notato, non significa “una Ue divisa”, dato che i 26 Paesi sono “uniti” nel sostegno a Kiev.

Orban afferma di essere dalla parte degli “Usa, Cina e Russia”, , a differenza di Bruxelles.Sull’idea di libertà e dell’eroismo ucraino neanche a parlarne per Orban. Discorso che a lui non  interessa minimamente. Quindi, isolato. E giustamente come afferma Antonio  Costa..

aerei militari francesi Archivi - Pagina 3 di 4 - Aviation ...
GLI AEREI FRANCESI IN GRADO DI LANCIARE “L’ATOMICA” – DI CUI DISPONE IN RILEVANTI QUANTITA’ PARIGI – CHE TANTO IMPENSIERISCONO ORA IL CREMLINO

Lo slovacco Robert Fico, anch’egli inizialmente contrario al testo sull’Ucraina, lo ha poi appoggiato, in cambio di un passaggio sul transito di gas attraverso l’Ucraina (Bratislava, che non ha sbocchi al mare, resta dipendente dal metano via tubo).

Il primo vertice a 27 da quando Donald Trump ha riaperto i canali diplomatici con il Cremlino, dunque, ufficializza la divaricazione delle posizioni sull’Ucraina tra la grande maggioranza degli Stati membri e l’Ungheria di Orban, che confina con il Paese invaso e ha una visione diversa dagli altri sulla Russia di Vladimir Putin.

800 miliardi  per riarmare  – velocemente -l’Europa autonoma ed indipendente dalle due superpotenze

Il leader magiaro si è però unito ai colleghi europei nell’approvare le conclusioni in materia di difesa, in cui i leader appoggiano i pilastri del piano ReArmEu da 800 miliardi di euro (stimati), che dovrebbe aiutare l’Ue a recuperare i decenni perduti e riarmarsi di fronte alla rinascita dell’imperialismo russo e alle pressioni americane, che con il ritorno di Trump si sono fatte più forti che mai.

Si apprende che la  presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso delle riserve, come aveva già fatto il ministro degli Esteri Antonio Tajani,ad es. sul nome scelto dalla Commissione per il piano, dato che, ha osservato, i concetti di “sicurezza” e “difesa” coprono molti più ambiti del mero riarmo, come materie prime, infrastrutture critiche e cyberattacchi.

Meloni e Starmer (Regno Unito): alla ricerca di una pace giusta e duratura in Ucraina

 

Giorgia Meloni e il Primo Ministro della Gran Bretagna Keir Starmer

 

 

“Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, rivolgendosi al Primo Ministro del Regno Unito, Keir Starmer, nel corso del bilaterale a Downing Street ha affermato : “I.n questo momento è molto importante che ci parliamo, che ci coordiniamo. Grazie per avere convocato il vertice sull’Ucraina. Siamo tutti molto impegnati per l’obiettivo che vogliamo tutti raggiungere, cioè una pace giusta e duratura per l’Ucraina”.
Penso – ha aggiunto – che sia molto, molto importante che evitiamo il rischio che l’Occidente si divida. E penso che in questo il Regno Unito e l’Italia possano svolgere un ruolo importante nella costruzione di ponti”. “Ho proposto una riunione tra gli Stati Uniti e i leader europei perchè se ci dividiamo saremo tutti più deboli”…..

Caso Almasri, la Corte penale internazionale apre il procedimento ,chiede spiegazioni all’Italia sulla liberazione,” entro 30 giorni la risposta”

 

Bandiera della Corte penale internazionale (Fotogramma/Ipa)

Nell’immagine rappresentata la bandiera -simbolo della Corte penale internazionale

 

 

Sulla graticola dell’Aja ancora il ministro Nordio e la Meloni. La Corte penale internazionale ha notificato al governo italiano l’avvio di una procedura sul caso Almasri. Nel documento si chiede di spiegare “la mancata consegna” del generale libico entro 30 giorni. In pratica il governo italiano avrà tempo per fornire le “proprie osservazioni” fino al 17 marzo prossimo.

Nella nota della Corte dell’Aja si ricostruisce l’intero caso, dalla richiesta di un mandato di arresto a ottobre del generale libico per crimini contro l’umanità all’arresto a Torino, arrivando poi alla  liberazione e al rimpatrio -od espulsione come dicono le autorità italiane -.

Sul rilascio del generale le opposizioni hanno presentato  una mozione di sfiducia al ministro della Giustizia Carlo Nordio che approderà in Aula martedì prossimo 25 febbraio.

I rischi per il ministro in carica  si configurerebbero – oltre al danno di immagine, già concretizzatasi in Italia -nei Paese europei per il “reato di Omissione di collaborazione con l’Ue” e, quindi un congelamento temporaneo del Passaporto personale…

Non si dà pace la premier che parla di danno d’immagine ma ora il condizionamento e l’intimidazione ontro il Procuratore F.Lo Voi è divenuto eccessivo e lesivo del mondo delle toghe

 

Romano Prodi si scaglia contro Giorgia Meloni: "Ero lì che ...

 

 

DI    RAFFAELE  LANZA

Possibile  che tutti i politici i  di spicco  non riescono ad accettare  un rinvio a giudizio  giudiziario neppure quando si tratta di un criminale di statura mondiale come il generale libio  Almasri liberato e rimpatriato in Libia con aereo di Stato?

Perchè le respoNsabilità giudiziarie debbono accettarle solo i cittadini comuni?     I  politicii come la Meloni dovrebbero dare l’esempio alla comunità italiana: le istituzioni, specie la Magistratura “colonna portante” del sistema italiano esigono rispetto e lealtà:  quando un politico con vari stratagemmi riesce ad organizzare dibattiti televisivi  con “giornalisti di comodo “perchè sotto padrone di  editore che li paga, usa un metodo scorretto nei confronti dei magistrati che fanno il loro dovere.

Poteva dunque il magistrato far finta di niente  come voleva   sfacciatamente la Meloni e mezzo governo con in testa Nordio, il Ministro della Giustizia che ha “peccato più di tutti in “grave omissione”, come dichiarato pure dai magistrati siciliani antimafia?

Perchè intimidire il dott F.lo Voi?      Per arrivare ad un’altra assoluzione di marca    Salvini”    Si faccia dunque il processo penale e si lascino in pace le toghe che danno onore all’Italia.

 

 

Altri appunti.Il nodo della ministra Daniela Santanchè che si dice “tranquilla” dopo la decisione della Cassazione di confermare a Milano la sede della seconda inchiesta Visibilia, ma che nei fatti è sempre più in bilico.

Collegata in video con l’evento ‘La Ripartenza’, condotto a Milano dal giornalista Nicola Porro, dopo un breve preambolo la presidente del Consiglio  torna a parlare dell’indagine per favoreggiamento e peculato che la vede oinvolta per il caso della scarcerazione del criminale libico Nijeem Osama Almasri.

Prima rivendica i risultati del suo governo su export, calo dello spread e “andamento record” della borsa italiana, frutto di una ritrovata “credibilità” del Paese (“dal ghiaccio dei fiordi fino alla sabbia del deserto, il mondo è tornato a puntare sull’Italia”); poi coglie la palla al balzo per sferrare un duro attacco nei confronti delle toghe che “remano contro” e che disfano la tela del suo operato come faceva Penelope, la mitologica moglie di Ulisse.

 Il bersaglio della premier è ilProcuratore capo di Roma Francesco Lo Voi ovvero colui che ha vergato l’avviso di garanzia recapitato a Palazzo Chigi due giorni fa: un atto “chiaramente voluto”, rimarca Meloni nel suo lungo sfogo perché “tutti sanno che le Procure hanno la loro discrezionalità”. Per la presidente del Consiglio, quella notifica rappresenta “un danno alla Nazione” per il quale non si dà pace: “Mi manda ai matti… A chiunque nei miei panni cadrebbero un po’ le braccia”. “Ieri – racconta – mi ritrovo sulla prima pagina del Financial Times con la notizia che sono stata indagata: se in Italia capiscono cosa sta accadendo, all’estero non è la stessa cosa”.

Meloni punta il dito contro quelle toghe “che vogliono decidere la politica industriale, ambientale, le politiche dell’immigrazione, vogliono decidere come si possa riformare la giustizia… In pratica vogliono governare loro. Ma – sottolinea – c’è un problema: se io sbaglio, gli italiani mi mandano a casa; se loro sbagliano, nessuno può fare o dire niente. Nessun potere al mondo in uno Stato democratico funziona così, i contrappesi servono a questo”.

Da qui, l’invito che suona come una sfida: “Quando un potere dello Stato pensa di poter fare a meno degli altri, il sistema crolla. Se alcuni giudici vogliono governare, si candidino alle elezioni e governino”. La premier sostiene di non essere “preoccupata né demoralizzata” dall’indagine, perché “quando ho assunto la guida del governo di questa Nazione sapevo esattamente a cosa sarei andata incontro…”. E conclude il suo intervento facendo appello agli elettori: “Finché ci siete voi ci sono anche io, non intendo mollare di un centimetro almeno fino a quando saprò che la maggioranza degli italiani è con me”. La sua, assicura, è “una battaglia che va oltre destra e sinistra: è la battaglia per un’Italia normale”.

COME SUD LIBERTA’ AVEVA PREVISTO E PUBBLICATO, LA PREMIER MELONI E I SUOI MINISTRI RICEVONO L’AVVISO DI GARANZIA DALL ATTENTO PROCURATORE DOTT F.LO VOI

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DI  RAFFAELE LANZA
Non era possibile che la Premier italiana e gli uomini che la circondano come ministri – riportiamo sotto il comunicato e i nomi – la passassero liscia sul caso del rimpatrio del criminale sanguinario generale libico Almasri.     Non era possibile che la Magistratura italiana, pur con gli errori e la sbavature dei più giovani  magistrati, restasse indifferente a questo clamoroso caso della liberazione dell’assassino libico.       E non riusciamo a comprendere ancora le istituzioni politiche che dicono “Vergogna” ai magistrati che hanno restituito  l’onore all’Italia.
Almasri, che è il leader della milizia Rada, è anche il capo della polizia giudiziaria di Tripoli ed è stato il responsabile della gestione di diversi centri di detenzione e prigioni tra cui il carcere di Mitiga, la zona vicino Tripoli in cui si trova anche l’aeroporto civile della città.
Benissimo, un plauso al Procuratore dott Francesco Lo Voi perchè quel criminale libico che si muove ora liberamente nel suo Paese chissà di quanti altri omicidi – mostruosità si macchierà?
Signora Meloni, l’abbiamo ammirata in tanti casi ma non si possono “difendere gli italiani” restituendo quest’assassino alla Libia.  La Corte penale internazionale lo ricercava e lei signora Meloni che vuol rappresentare l’   Europa si comporta così?  E i suoi uomini -ministri?   Sono forse di carta?             E’ giusto ora che un’adeguata punizione arrivi anche per lei dalla Magistratura più attenta. E’, vede, un problema di coscienza, non di partito.       Tutti i suo “colleghi”- vediamo i comunicati di “solidarietà”- saranno dalla sua parte ma non Dio e la coscienza autentica di chi ama davvero l’Italia e  una vita più giusta
Caso Almasri, Meloni: ” I magistrati mi hanno inviato avviso di garanzia per favoreggiamento e peculato”

Avviso di garanzia anche a Nordio, Piantedosi e Mantovano. La presidente del Consiglio: “Non sono ricattabile e non mi faccio intimidire”

L’annuncio della  Meloni

La notizia di oggi è questa: il procuratore della Repubblica Francesco Lo Voi, lo stesso del fallimentare processo a Matteo Salvini per sequestro di persona, mi ha appena inviato un avviso di garanzia per i reati di favoreggiamento e peculato in relazione alla vicenda del rimpatrio del cittadino libico Almasri”.

L’avviso di garanzia sul caso Almasri è stato emesso “presumo, a seguito di una denuncia che è stata presentata dall’avvocato Luigi Ligotti, ex politico di sinistra, molto vicino a Romano Prodi, conosciuto per aver difeso pentiti del calibro di Buscetta, Brusca e altri mafiosi”.

“Io penso – prosegue Meloni – che valga oggi quello che valeva ieri: non sono ricattabile, non mi faccio intimidire“.

Avviso di garanzia – prosegue Meloni – che è stato inviato anche ai ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e al sottosegretario Alfredo Mantovano, presumo a seguito di una denuncia che è stata presentata dall’avvocato Luigi Li Gotti, ex politico di sinistra, molto vicino a Romano Prodi, conosciuto per aver difeso pentiti del calibro di Buscetta, Brusca e altri mafiosi”.

La Cpi aveva spiccato un mandato di arresto contro Njeem Osama Almasri Habish il 18 gennaio: per questo l’uomo, in Europa dal 6 gennaio, era stato arrestato a Torino il 19 gennaio. La corte di appello, però, non ha convalidato il suo trattenimento, rilevando un vizio di forma nella procedura dell’arresto. Nel frattempo, il ministro dell’interno Matteo Piantedosi ha firmato un decreto di espulsione, seguito da un volo di stato che ha rimpatriato Almasri in Libia, dove è stato accolto da festeggiamenti.

Riferendo al parlamento, Piantedosi ha dichiarato che l’uomo è stato espulso  perché considerato “pericoloso”. Ma le polemiche e le critiche non si sono fermate, anche da parte della Cpi, che accusa l’Italia di non avere rispettato gli obblighi di cooperazione che derivano dallo statuto di Roma.

Almasri, che è il leader della milizia Rada, è anche il capo della polizia giudiziaria di Tripoli ed è stato il responsabile della gestione di diversi centri di detenzione e prigioni tra cui il carcere di Mitiga, la zona vicino Tripoli in cui si trova anche l’aeroporto civile della città.

E’ possibile – dice infine la Meloni -che io sia invisa a chi non vuole che l’Italia cambi, diventi migliore. Ma anche e soprattutto per questo, intendo andare avanti per la mia strada a difesa degli italiani, soprattutto quando è in gioco la sicurezza della Nazione, a testa alta e senza paura“.

Avviso di garanzia anche a Nordio, Piantedosi e Mantovano

“L’avviso di garanzia – ha quindi aggiunto Meloni – è stato inviato anche ai ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e al sottosegretario Alfredo Mantovano”.

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La premier italiana: “intesa con  il principe ereditario e primo ministro saudita Mohamed bin Salman “

 

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni con il principe bin Salman

 

 

 

 La premier Giorgia Meloni nel corso del suo intervento alla tavola rotonda di alto livello Italia-Arabia Saudita ad Al-Ula :.Siglati patti commerciali per “circa 10 miliardi di dollari”

Aggiunge :”Siamo tutti consapevoli che la relazione tra i sistemi economici italiano e saudita ha molti margini di crescita: è nostro comune interesse fare un salto di qualità” d’intesa con  il principe ereditario e primo ministro saudita Mohamed bin Salman.

“C’è un enorme potenziale non sfruttato nella nostra cooperazione, e questa visita può aprire una fase completamente nuova nella nostra partnership. Per questo, abbiamo elevato le nostre relazioni bilaterali al livello della partnership strategica”.

“A mio avviso c’è una differenza tra il semplice comprare o vendere qualcosa e il cooperare davvero. Cooperare è tutta un’altra cosa, che significa confrontarsi, ragionare insieme sulle indifferenze in uno scenario sempre più incerto in cui saper ascoltare ed essere ascoltati è fondamentale ed è il primo passo. Più il dialogo è franco e intenso, più si svilupperà naturalmente“.

Importante dichiarazione congiunta

Nel corso dell’incontro i due leader hanno firmato una dichiarazione congiunta che eleva i rapporti bilaterali a un partenariato strategico, avviando una cooperazione strutturata. Tra le iniziative concordate, l’organizzazione nei prossimi mesi di “un business forum settoriale” e l’avvio di un processo “per definire un piano d’azione con priorità condivise

Il rischio dei dazi in Italia

 

 

Trump e Meloni - Afp

 

Una relazione amichevole quella tra il presidente degli Stati Uniti e la presidente del Consiglio resa ancora più chiara anche dall’invito da parte di Trump, accettato da Meloni, all’inauguration day. La premier -si sa-ha infatti presenziato – unica leader europea – alla cerimonia di insediamento.

Meloni aveva comunque già avuto modo, di un colloquio a tu per tu con Trump pochi giorni prima dell’insediamento quando era volata a Mar a Lago in Florida per una visita informale   Ora comunque  la Presidente del consiglio dovrà verificare se otterrà risultati da questa amicizia  Il risultato che tutti sperano: no dazi all’Italia..

 il rischio dei dazi

I dazi doganali da parte degli Stati Uniti potrebbero avere un impatto sulla crescita e la competitività in uno dei mercati più importanti per i prodotti alimentari italiani. Italia del Gusto, il Consorzio che rappresenta le migliori aziende italiane nel settore agroalimentare e vinicolo, valuta con attenzione tale rischio.

Nel 2024, l’export agroalimentare italiano ha toccato i 57 miliardi di euro, con oltre 4,4 miliardi di euro nei primi 7 mesi, +19,7% sullo stesso periodo 2023 (dati Federalimentare), che rappresentano il terzo mercato di sbocco per l’agroalimentare made in Italy. I dazi, se applicati, infatti, faranno aumentare per i cittadini americani i prezzi al consumo dei prodotti alimentari italiani, riducendone la domanda e indebolendo la posizione di un intero settore, con gravi ripercussioni su tutta la filiera agroalimentare italiana

“Si dia inizio alle danze”, fra poco, alle 18 ore italiane, cerimonia di insediamento del Presidente Trump al Capitol Building con un pensierino a MARTE e altri pianeti

Donald Trump e sullo sfondo la Casa Bianca - (Fotogramma)

 

 

 

Tra lo scalpore di tutto il mondo ,Donald Trump torna alla Casa Bianca. Oggi, 20 gennaio 2025, la cerimonia di insediamento  consacrerà l 47esimo presidente degli Stati Uniti. Appuntamento alle 12.00 locali (le 18 in Italia) a Washington, a Capitol Building, per una cerimonia a cui assisterà anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni arrivata a a Washington nella notte. La premier torna a incontrare il presidente americano a pochi giorni dal blitz a Mar a lago, rivelatosi chiave per la liberazione della giornalista Cecilia Sala.

Eccezionalmente, proprio causa freddo, la cerimonia di insediamento si svolgerà al chiuso, giuramento e parata compresi, e non sulla nell’iconica location con la scalinata del West Front del Congresso a fare da sfondo. Decisione dello stesso Trump.

Affermazione di Trump”Non voglio vedere persone che stanno male o rimangono ferite, sono condizioni meteorologiche pericolose per le decine di migliaia di forze dell’ordine, di squadre di primo soccorso, e persino i cavalli, e le centinaia di migliaia di sostenitori che saranno fuori per molte ore il 20 gennaio”..

CECILIA SALA E LO “SPOT PUBBLICITARIO” DELLA MELONI CHE DOVRA’-FRA POCHI GIORNI- LIBERARE L’ING ABEDINI

 

L'abbraccio di Cecilia Sala con i genitori a rientro a Roma

 

 

Si chiude il capitolo della prigionia della cronista, ma la complessa vicenda che ha tenuto l’Italia col fiato sospeso e che ha portato alla sua liberazione non sarebbe ancora “del tutto conclusa”:

Occhi puntati all’affaire Mohammad Abedini, l’ingegnere iraniano 38enne arrestato all’aeroporto di Malpensa lo scorso 16 dicembre dalla Digos: una storia che inevitabilmente si intreccia con quella della giornalista italiana,anche see l’Iran abbia smentito un collegamento tra i due casi.

Il ruolo decisivo dell’Aise e investigatori segreti

Nel breve comunicato diffuso da Palazzo Chigi si parla di un “intenso lavoro sui canali diplomatici e di intelligence” per ottenere la liberazione di Cecilia Sala da parte delle autorità iraniane. E’ l’Aise, il servizio di sicurezza estero guidato Gianni Caravelli (volato a Teheran con l’aereo di Stato per recuperare la giornalista) a giocare un ruolo decisivo nelle trattative.

La Presidente del Consiglio ha espresso ” gratitudine a tutti coloro che hanno contribuito a rendere possibile” il ritorno di Sala. E informa personalmente i genitori della giornalista, Renato Sala ed Elisabetta Vernoni, insieme ai quali attenderà il rientro della cronista all’aeroporto di Ciampino: presenti anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani e il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, oltre al fidanzato di Sala, il giornalista de Il Post Daniele Raineri.

 Cecilia Sala rientrata a casa

Solo in serata Cecilia Sala, una volta rientrata a casa dopo essere stata ascoltata dai carabinieri del Ros sulla sua carcerazione in Iran, dirà poche parole: “Ringrazio tutti quelli che mi hanno tirato fuori”.

Abedini e l’intrigo internazionale

I riflettori ora restano accesi su Abedini, che rappresenta l’altra ‘faccia’ della vicenda del caso Sala. Il quotidiano statunitense Wall Street Journal scrive infatti che “nel quadro dell’accordo” che ha consentito la liberazione della giornalista “ci si aspetta che l’Italia rilasci l’imprenditore iraniano Mohammad Abedini”, che gli Stati Uniti hanno chiesto di estradare con l’accusa di aver fornito tecnologia per droni ai militari iraniani.

Secondo gli  Usa  Abedini dovrebbe essere rilasciato dal carcere milanese di Opera con uno “slittamento di tempi, ma possibilmente nei prossimi giorni”.

Un passo che il ministro della Giustizia Carlo Nordio può ordinare. Ieri il Guardasigilli si è recato a Palazzo Chigi per incontrare il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, smentendo però le indiscrezioni secondo le quali al centro del colloquio ci fosse il nodo Abedini: “Nell’incontro con le forze di maggioranza si è discusso della riforma costituzionale della separazione delle carriere e in merito ai problemi legati all’applicativo App Giustizia”. .

UN  GRANDE  SPOT PUBBLICITARIO  PER LA MELONI (CHE DOVREBBE RINGRAZIARE IN REALTA’ L’ING. ABEDINI )

 

Dell’intera vicenda conclusasi felicemnete tuttavia resta un interrogativo: ma quali erano le accuse contro la reporter italiana?          Aspettiamoci la liberazione ora del genio dei droni, Abedini usato nell’ombra come smezzo di scambio umano ,nella riservatezza possibile,  dagli investigatori italiani.   Un’occasione pubblicitaria e di paternità che la Meloni non avrebbe  voluto perdere..