Corte d’Appello . ergastolo per Matteo Messina Denaro -La difesa (Adriana Vella): “Chiedo l’assoluzione perchè non ci sono le prove che fu il mandante”

 

 

 

 

La difesa : “Messina Denaro non era ai vertici di Cosa nostra”

 

Ergastolo confermato per il boss mafioso Matteo Messina Denaro.La Corte d’Assise d’appello di Caltanissetta  ha confermato la sentenza di primo grado per il capomafia, accogliendo la richiesta della Procura generale nissena, rappresentata in aula dal pg Antonino Patti e dal sostituto Gaetano Bono.

La sentenza di oggi è arrivata nel giorno del 31esimo anniversario della strage di via D’Amelio. I giudici si sono riuniti questa mattina in camera di consiglio e dopo circa sei ore hanno emesso la sentenza di condanna nei confronti di Messina Denaro. Il boss superlatitante di Castelvetrano  condannato all’ergastolo per le stragi di Capaci e Via d’Amelio nel 2020.

La sentenza di condanna del boss arriva dopo varie fasi di dibattimento ed in ultimo quella dello scorso 25 maggio 2023 dove l’avvocato d’ufficio Adriana Vella, aveva richiesto l’assoluzione del superboss . Contestazioni  vibrate provengono dalla difesa legale del superboss ,  , al termine dell’ultima udienza aveva chiesto l’assoluzione per Messina Denaro perché il boss, secondo lei, ”non era ai vertici di Cosa nostra” del trapanese, quando fu deliberata la stagione stragista del 1992. E, quindi, ”non ha partecipato alle riunioni deliberative delle stragi”. Insomma, ”non c’è prova” che il capomafia di Castelvetrano abbia dato ”la sua adesione al piano stragista”.Messina Denaro ha sempre rifiutato di comparire in videocollegamento durante le udienze e anche oggi non era presente.

Messina Denaro rimane chiuso in cella al 41 bis in coerenza con il decreto firmato dal ministro Nordio , subito dopo la cattura, nel carcere de L’Aquila da dove aveva inviato un telegramma al suo avvocato d’ufficio complimentandosi per l’arringa: “Del poco che so mi è piaciuta la sua arringa”.

Un processo lungo e complesso quello che vedeva imputato il super boss Matteo Messina Denaro arrestato lo scorso 16 gennaio 2023 dopo trent’anni di latitanza. L’accusa era di essere stato tra i mandanti delle Stragi di Capaci e via D’Amelio dove persero la vita i giudici antimafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Francesca Morvillo e i membri delle loro rispettive scorte. E proprio oggi, giorno in cui si celebrano le commemorazioni in ricordo di Paolo Borsellino e dei membri della scorta morti assassinati il 19 luglio 1992, dall’aula “Costa” del Tribunale di Caltanissetta, arriva la sentenza definitiva emessa dal Presidente della Corte d’Assise d’Appello Maria Carmela Giannazzo. “In nome del popolo italiano la Corte d’Assise d’Appello, visto l’articolo 605 e la sentenza di primo grado appellatta, conferma la sentenza di primo grado e condanna l’imputato al pagamento delle spese processuali e al pagamento dei compensi a tutte le parti civili costituite nel processo “.

Nel corso della requisitoria del dibattimento, il pg Patti aveva detto: “L’accusa che si muove a Matteo Messina Denaro è di avere deliberato, insieme ad altri mafiosi regionali, che rivestivano uguale carica, le stragi. Quindi ci occupiamo di un mandante, non di un esecutore”.