Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla cerimonia in occasione del 79° anniversario della Liberazione

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella accolto dal Ministro della Difesa Guido Crosetto in occasione del 79° anniversario di LiberazioneIl Presidente Sergio Mattarella a Civitella in Val di Chiana in occasione del 79* anniversario di Liberazione

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il Ministro della Difesa Guido Crosetto in occasione del 79° anniversario di LiberazioneIl Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Civitella in Val di Chiana in occasione del 79° anniversario di Liberazione

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Civitella in Val di Chiana in occasione del 79° anniversario di LiberazioneIl Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Civitella in Val di Chiana in occasione del 79° anniversario di Liberazione

 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Civitella in Val di Chiana in occasione del 79° anniversario di LiberazioneIl Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con Ottavia Piccolo a Civitella in Val di Chiana in occasione del 79° anniversario di Liberazione

 

Il Presidente Sergio Mattarella a Civitella in Val di Chiana in occasione del 79* anniversario di LiberazioneIl Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della cerimonia commemorativa del 79° anniversario di Liberazione

 

Il Presidente Sergio Mattarella a Civitella in Val di Chiana in occasione del 79* anniversario di Liberazione

Il Presidente Sergio Mattarella a Civitella in Val di Chiana in occasione del 79* anniversario di Liberazione saluta la Sig.ra Ida Balò, Presidente dell’Associazione “Civitella ricorda”

Il Presidente Sergio Mattarella a Civitella in Val di Chiana in occasione del 79* anniversario di Liberazione

 

Il Presidente Sergio Mattarella a Civitella in Val di Chiana in occasione del 79* anniversario di Liberazione

 

Il Presidente Sergio Mattarella a Civitella in Val di Chiana al termine delle celebrazioni per il 79* anniversario di Liberazione

 

QUEI RAGAZZI CHE RIPOSANO SOTTO LE LAPIDI BIANCHE DEI CIMITERI CHE COSTELLANO LA NOSTRA PENISOLA, LI SENTIAMO COME NOSTRI FIGLI!!

 Civitella in Val di Chiana, 

Rivolgo un saluto a tutti i presenti, alla Vicepresidente del Senato, al Ministro  della difesa, al Presidente della Regione, al Sindaco, alle Autorità e, con affetto particolare, a tutti i cittadini di Civitella e ai Sindaci presenti.

Siamo qui, a Civitella in Val di Chiana, riuniti per celebrare il 25 aprile – l’anniversario della Liberazione -, a ottanta anni dalla terribile e disumana strage nazifascista perpetrata, in questo territorio, sulla inerme popolazione.

Come abbiamo ascoltato, poc’anzi, dalle parole del Sindaco, della Professoressa Ponzani, dalle letture –  e ringrazio Ottavia Piccolo per averci coinvolti, con commozione, nei drammatici ricordi che ci ha illustrato – e dalla testimonianza straordinaria di Ida Balò, gli eccidi avvennero, oltre che a Civitella, a Cornia, dove la crudeltà dei soldati della famigerata divisione Goering si sfogò in maniera particolarmente brutale, con stupri e uccisioni di bambini.

Nella stessa giornata si compiva, non lontano da qui, a San Pancrazio, un altro eccidio, dove furono sterminate oltre settanta persone.

Come è attestato dai documenti processuali, gli eccidi furono pianificati a freddo, molti giorni prima, e furono portati a termine con l’inganno e con il tradimento della parola. Si attese, cinicamente, la festa dei Santi Pietro e Paolo per essere certi di poter effettuare un rastrellamento più numeroso di popolazione civile.

La tragica contabilità di quel 29 giugno del ’44, in queste terre, ci racconta di circa duecentocinquanta persone assassinate. Tra queste, donne, anziani, sacerdoti e oltre dieci ragazzi e bambini. Il più piccolo, Gloriano Polletti, aveva soltanto un anno. Maria Luisa Lammioni due.

Il parroco di Civitella, Don Alcide Lazzeri, e quello di San Pancrazio, Don Giuseppe Torelli, provarono a offrire la loro vita per salvare quella del loro popolo, ma inutilmente. Furono uccisi anch’essi – come abbiamo sentito poc’anzi – insieme agli altri.  Alcuni ostaggi, destinati alla morte, rimasero feriti o riuscirono a fuggire. Nei loro occhi, sbigottiti e impauriti, rimarrà per sempre impresso il ricordo di quel giorno di morte e di orrore.

Sono venuto qui, oggi, a Civitella – uno dei luoghi simbolo della barbarie nazifascista – per fare memoria di tutte le vittime dei crimini di guerra, trucidate, in quel 1944, sul nostro territorio nazionale e anche all’estero.

Non c’è alcuna parte del suolo italiano –  con la sola eccezione della Sardegna – che non abbia patito la violenza nazifascista contro i civili e che non abbia pianto sulle spoglie dei propri concittadini brutalmente assassinati.

La Regione che ci ospita – la Toscana – è tra quelle che hanno pagato il più alto tributo di sangue innocente, insieme al Piemonte e all’Emilia Romagna.

La magistratura militare e gli storici, dopo un difficile lavoro di ricerca, durato decenni, hanno, finora, documentato sul nostro territorio italiano cinquemila crudeli e infami episodi di eccidi, rappresaglie, esecuzioni sommarie.

Con queste barbare uccisioni, nella loro strategia di morte, i nazifascisti cercavano di fare terra bruciata attorno ai partigiani per proteggere la ritirata tedesca; cercavano di instaurare un regime di terrore nei confronti dei civili perché non si unissero ai partigiani; cercavano di operare vendette nei confronti di un popolo considerato inferiore da alleato e, dopo l’armistizio, traditore.

Si trattò di gravissimi crimini di guerra, contrari a qualunque regola internazionale,  contrari all’onore militare e, ancor di più, ai principi di umanità.

Nessuna ragione, militare o di qualunque altro genere, può infatti essere invocata l’uccisione di ostaggi e di prigionieri inermi.

I nazifascisti ne erano ben consapevoli: i corpi dei partigiani combattenti, catturati, torturati, uccisi, dovevano rimanere esposti per giorni, come sinistro monito per la popolazione. Ma le stragi dei civili cercavano di tenerle nascoste e occultate, le vittime sepolte o bruciate. Non si sa se per un senso intimo di vergogna e disonore, o per evitare d’incorrere nei rigori di una futura giustizia, oppure, ancora, per non destare ulteriori sentimenti di rivolta tra gli italiani.

All’infamia, ad esempio, della strage di Marzabotto – la più grande compiuta in Italia – seguì un corollario altrettanto indegno: la propaganda fascista, sui giornali sottoposti a controlli e censure, negava l’innegabile, provando a smentire l’accaduto, cercando di definire false le notizie dell’eccidio e irridendo i testimoni.

Occorre – oggi e in futuro – far memoria di quelle stragi e di quelle vittime, e sono preziose le iniziative nazionali e regionali che la sorreggono. Senza memoria, non c’è futuro.

Una lunga scia di sangue ha accompagnato il cammino dell’Italia verso la Liberazione. Il sangue dei martiri che hanno pagato con la loro vita le conseguenze terribili di una guerra ingiusta e sciagurata, combattuta a fianco di Hitler nella convinzione che la grandezza e l’influenza dell’Italia si sarebbero dispiegate su un nuovo ordine mondiale. Un ordine fondato sul dominio della razza, sulla sopraffazione o, addirittura, sullo sterminio di altri popoli. Un’aspirazione bruta, ignobile, ma anche vana.

Totalmente sottomessa alla Germania imperialista di Hitler, l’Italia fascista, entrata nel conflitto senza alcun rispetto per i soldati mandati a morire cinicamente, non avrebbe comunque avuto scampo.  Ebbe a notare, con precisione, Luigi Salvatorelli: «Con la sconfitta essa avrebbe perduto molto, con la vittoria tutto…»

Generazioni di giovani italiani, educati, fin da bambini, al culto infausto della guerra e dell’obbedienza cieca e assoluta, erano stati mandati, in nome di una pretesa superiorità nazionale, ad aggredire con le armi nazioni vicine: le «patrie degli altri» come le chiamava don Lorenzo Milani.

Nella disastrosa ritirata di Russia, sui campi di El Alamein, nelle brutali repressioni compiute in Grecia, nei Balcani, in Etiopia, nelle deportazioni di ebrei verso i campi di sterminio, nel sostegno ai nazisti nella repressione della popolazione civile, si consumò la rottura tra il popolo italiano e il fascismo.

Si verificò – scrisse ancora Salvatorelli – «una crisi morale profonda, una disaffezione completa rispetto al regime, un crollo disastroso dell’idolo Mussolini.»

Il fascismo aveva in realtà, da tempo, scoperto il suo volto, svelando i suoi veri tratti brutali e disumani. Come ci ricorda il prossimo centenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti.

L’8 settembre, con i vertici del Regno in fuga, fece precipitare il Paese nello sconforto e nel caos assoluto. Ma molti italiani non si piegarono al disonore. Scelsero la via del riscatto. Un riscatto morale, prima ancora che politico, che recuperava i valori occultati e calpestati dalla dittatura. La libertà, al posto dell’imposizione. La fraternità, al posto dell’odio razzista. La democrazia, al posto della sopraffazione. L’umanità, al posto della brutalità. La giustizia, al posto dell’arbitrio. La speranza, al posto della paura.

Nasceva la Resistenza, un movimento che, nella sua pluralità di persone, motivazioni, provenienze e spinte ideali, trovò la sua unità nella necessità di porre termine al dominio nazifascista sul nostro territorio, per instaurare una convivenza nuova, fondata sul diritto e sulla pace.

Scrisse Padre Davide Maria Turoldo: «Tra i morti della Resistenza vi erano seguaci di tutte le fedi. Ognuno aveva il suo Dio, ognuno aveva il suo credo, e parlavano lingue diverse, e avevano pelle di colore diverso, eppure nella libertà e nella umana dignità si sentivano fratelli».

Fu così che reduci dalla guerra e giovani appassionati, contadini e intellettuali, monarchici e repubblicani, si unirono per lottare, con le armi, contro l’oppressore e l’invasore. Tra di loro uomini, donne, ragazzi, di ogni provenienza, di ogni età. Combatterono a viso aperto, con coraggio, contro un nemico feroce e soverchiante per numero, per armi e per addestramento.

Vi fu l’eroica Resistenza dei circa seicentomila militari italiani che, dopo l’8 settembre, rifiutarono di servire la Repubblica di Salò, quel regime fantoccio instaurato da Mussolini sotto il totale controllo di Hitler.  Furono passati per le armi, come a Cefalonia e a Corfù, o deportati nei lager tedeschi. Furono definiti “internati militari”, per negare loro in questo modo persino lo status di prigionieri di guerra. Ben cinquantamila di loro morirono nei campi di detenzione in Germania, a causa degli stenti e delle violenze.

Vi fu la Resistenza della popolazione,ribellatasi spontaneamente di fronte a episodi di brutalità e alle violenze, scrivendo pagine di eroismo splendido di natura civile. Vi furono le coraggiose lotte operaie, culminate nei grandi scioperi nelle industrie delle città settentrionali.

In tutta la Penisola, nelle montagne e nelle zone di mare, si attivò spontaneamente, in quegli anni drammatici, la rete clandestina della solidarietà, del risveglio delle coscienze e dell’umanità ritrovata.

A migliaia, uomini, donne, religiosi, funzionari dello Stato, operai, borghesi, rischiando la propria vita e quella dei loro familiari, si opposero alla dittatura e alle violenze sistematiche, nascondendo soldati alleati, sostenendo la lotta partigiana, falsificando documenti per salvare ebrei dalla deportazione, stampando e diffondendo volantini di propaganda.

Fu la Resistenza civile, la Resistenza senza armi, un movimento largo e diffuso, che vide anche la rinascita del protagonismo delle donne, sottratte finalmente al ruolo subalterno cui le destinava l’ideologia fascista.

Scrive, riguardo a questo impegno, Claudio Pavone: «Essere pietosi verso altri esseri umani era di per sé una manifestazione di antifascismo e di resistenza, quale che ne fosse l’ispirazione, laica o religiosa. Il fascismo aveva insita l’ideologia della violenza, la pietà non era prevista…»

La Resistenza, nelle sue forme così diverse, contribuì, in misura notevole, all’avanzata degli Alleati e alla sconfitta del nazifascismo.

Ai circa trecentocinquantamila soldati, venuti da Paesi lontani, morti per liberare l’Italia e il mondo dall’incubo del nazifascismo, l’Italia si inchina doverosamente, con commozione e con riconoscenza.

Quei ragazzi, che riposano sotto le lapidi bianche dei cimiteri alleati che costellano la nostra Penisola, li sentiamo come nostri caduti, come nostri figli.

Liberazione, dunque, dall’occupante nazista, liberazione da una terribile guerra, ma anche da una dittatura spietata che, lungo l’arco di un ventennio, aveva soffocato i diritti politici e civili, calpestato le libertà fondamentali, perseguitato gli ebrei e le minoranze, educato i giovani alla sacrilega religione della violenza e del sopruso. L’entrata in guerra, accanto a Hitler, fu la diretta e inevitabile conseguenza di questo clima di fanatica esaltazione.

Il 25 aprile è, per l’Italia, una ricorrenza fondante: la festa della pace, della libertà ritrovata, e del ritorno nel novero delle nazioni democratiche. Quella pace e quella libertà, che – trovando radici nella resistenza di un popolo contro la barbarie nazifascista – hanno prodotto la Costituzione repubblicana, in cui tutti possono riconoscersi, e che rappresenta garanzia di democrazia e di giustizia, di saldo diniego di ogni forma o principio di autoritarismo o di totalitarismo.

Aggiungo – utilizzando parole pronunciate da Aldo Moro nel 1975 – che “intorno all’antifascismo è possibile e doverosa l’unità popolare, senza compromettere d’altra parte la varietà e la ricchezza della comunità nazionale, il pluralismo sociale e politico, la libera e mutevole articolazione delle maggioranze e delle minoranze nel gioco democratico”.

A differenza dei loro nemici, imbevuti del culto macabro della morte e della guerra, i patrioti della Resistenza fecero uso delle armi perché un giorno queste tacessero e il mondo fosse finalmente contrassegnato dalla pace, dalla libertà, dalla giustizia.

Oggi, in un tempo di grande preoccupazione, segnato, in Europa e ai suoi confini, da aggressioni, guerre e violenze, confidiamo, costantemente e convintamente, in quella speranza.

E per questo va ripetuto:

Viva la Liberazione, viva la libertà, viva la Repubblica!  

 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Civitella in Val di Chiana in occasione del 79° anniversario di Liberazione

Cordoglio del Presidente Mattarella per la morte del Maresciallo Francesco Pastore e del Carabiniere Francesco Ferraro

Il Presidente Mattarella

C o m u n i c a t o

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato al Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Gen. C.A. Teo Luzi, il seguente messaggio:

«Ho appreso con profonda tristezza la notizia del grave incidente stradale verificatosi in provincia di Salerno in cui, durante lo svolgimento di attività di servizio, hanno perso la vita il Maresciallo Francesco Pastore e il Carabiniere Francesco Ferraro, ed è rimasto ferito un altro militare dell’Arma, nonché le persone a bordo degli altri veicoli coinvolti.
In questa dolorosa circostanza desidero esprimere a lei, Signor Comandante Generale, e all’Arma dei Carabinieri la mia solidale vicinanza.
La prego di far pervenire ai familiari le espressioni della mia commossa partecipazione al loro cordoglio e al Carabiniere rimasto ferito gli auguri di pronta guarigione».

Dichiarazione del Presidente Mattarella nel 15° anniversario del terremoto de L’Aquila

 

Il Presidente Mattarella alla scrivania

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

«Il terremoto di quindici anni or sono, nella notte tra il 5 il 6 aprile, sconvolse L’Aquila e il territorio circostante, strappando alla vita più di 300 persone. La distruzione si abbatté sul centro storico, sulla periferia, sui borghi vicini, lasciando tutta la Comunità nazionale attonita e sconvolta.
Il Paese seppe reagire, mobilitando tutte le proprie energie, mentre gli abitanti dell’area colpita dal sisma trovarono la forza per iniziare a ricostruire le case, i luoghi di lavoro, le scuole, per recuperare – per quanto possibile – le bellezze artistiche. Il percorso di rinascita di quella terra è divenuto un traguardo e un patrimonio civico comune.
La piena ricostruzione della Città e dei borghi è un dovere e un impegno da proseguire. Per ogni componente sociale, anzitutto per le Istituzioni. Così come tale è l’opera di riconnessione del tessuto sociale.
È una sfida che riguarda l’Abruzzo, le sue aree interne e, allo stesso tempo, costituisce un passaggio per innovare e offrire alle nuove generazioni la possibilità di realizzare i loro progetti nella sicurezza di un ambiente che sappia fare dei territori feriti, o a rischio per l’imprevedibilità della natura, luoghi di nuove opportunità.
La memoria di eventi così tragici deve dunque diventare per tutto il Paese ammonimento e impegno, per non trascurare mai il valore della vita umana e l’integrità delle Comunità».

Messaggio del Presidente Mattarella per il trentesimo anniversario di fondazione dell’Associazione per la Riduzione del Debito Pubblico

 

File:Sergio Mattarella Presidente della Repubblica Italiana.jpg

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato al Presidente Onorario dell’Associazione per la Riduzione del Debito Pubblico, Luciano Corradini, il seguente messaggio:
«Il trentesimo anniversario di fondazione dell’Associazione per la Riduzione del Debito Pubblico costituisce utile occasione per esprimere apprezzamento per le attività promosse dal Sodalizio in merito alla divulgazione e sensibilizzazione sulle problematiche economiche del nostro Paese, avanzando, mediante analisi di settore, utili proposte per un utilizzo sempre più consapevole e solidale delle risorse a disposizione del soddisfacimento dei bisogni della comunità, raccolte a mezzo del sistema tributario.
Lo sviluppo e la crescita economica sono risultati che, per essere raggiunti, sollecitano l’impegno sinergico di Istituzioni, associazioni e società civile: ogni soggetto è chiamato a contribuire per incrementare il benessere collettivo, come sancito dall’art. 4 della Costituzione.
Con l’auspicio che l’Associazione continuerà a profondere il medesimo impegno nel realizzare ulteriori proficue iniziative, rivolgo il più sentito augurio per il prosieguo della sua attività».

Dichiarazione del Presidente Mattarella in occasione del 150° anniversario della nascita di Luigi Einaudi

Il Presidente Mattarella alla scrivania

Mattarella ricorda la figura di Luigi Einaudi

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

«Nel 150esimo anniversario della nascita, la Repubblica ricorda Luigi Einaudi, primo Capo dello Stato eletto con le regole della Costituzione del ’48, costruttore tra i più importanti della nostra democrazia, figura di elevato prestigio internazionale che aiutò l’Italia nel dopoguerra a riconquistare la dignità perduta con il fascismo.
Grande è il debito che la comunità nazionale ha verso questo padre della Patria e ricco il patrimonio di pensiero, di azione politica, di equilibrio istituzionale, di coerenza personale, che ci ha lasciato.
Economista di vasta cultura, sensibile ai temi dell’equità sociale, democratico autentico che non ebbe timore a firmare nel 1925 il Manifesto degli intellettuali non fascisti di Benedetto Croce, Luigi Einaudi si dedicò con intelligenza e passione alla ricostruzione del Paese e poi, da Presidente della Repubblica, spiegò il suo impegno a tessere la tela della nuova democrazia italiana.
Costituente, Ministro e Vice Presidente del Consiglio, Governatore della Banca d’Italia, Einaudi ha impresso la propria impronta con sobrietà e misura, grande determinazione e fede nella libertà, contribuendo a far crescere il consenso su quei valori che hanno consentito all’Italia di risalire dalle macerie della guerra e della dittatura.
Il convinto europeismo di Einaudi risalta come un’altra chiara testimonianza della sua capacità di visione del futuro.
Tutto questo rende prezioso e vitale il suo insegnamento».

 

Dichiarazione del Presidente Mattarella in occasione della Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie

 

Giornata delle vittime di mafia, Mattarella a Casal di Principe sulle orme di don Diana: la prima volta di un presidente nella roccaforte dei casalesi

Archivi -Sud Libertà

 

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

«Nata nella società civile, cresciuta grazie ai valori di cui è portatrice, la “Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie” è ricorrenza significativa per la comunità nazionale.

Un giorno che sottolinea l’impegno per liberare le popolazioni e i territori dalle mafie, per vincere l’indifferenza e la rassegnazione che giovano sempre ai gruppi criminali.

Quando difendiamo la dignità di essere cittadini liberi, quando ci ribelliamo alle violenze e alle ingiustizie, quando davanti ai soprusi non ci voltiamo dall’altra parte, contribuiamo alla lotta contro le mafie.

Videomessaggio del Presidente Sergio Mattarella agli ...

La lettura dei nomi delle innocenti vittime delle mafie è atto che ci ricongiunge a quanti hanno pagato con la vita la disumanità mafiosa e segno di vicinanza alle loro famiglie e, al contempo, espressione forte, collettiva, di quel desiderio di giustizia che costituisce l’energia vitale di una democrazia.

Le Istituzioni sono chiamate a fare il loro dovere per contrastare, su ogni piano, le organizzazioni del crimine e l’azione dei cittadini e delle forze sociali è coessenziale per costruire e diffondere la cultura della legalità e della libertà.

Le mafie sono una pesante zavorra per l’Italia, insinuate come sono in ogni attività illegale dei traffici criminali.

La Giornata ci rammenta che la lotta alle mafie è compito e dovere di tutti coloro che amano la Repubblica e intendono renderne migliore il futuro».

 

Celebrazione del “Giorno del Ricordo”

 

 

Il Presidente Sergio Mattarella con Ignazio La Russa, Presidente del Senato della Repubblica,Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio dei Ministri,e con Augusto Antonio Barbera, Presidente della Corte costituzionale in occasione della celebrazione del “Giorno del Ricordo”

l Presidente Sergio Mattarella con Ignazio La Russa, Presidente del Senato della Repubblica,Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio dei Ministri,e con Augusto Antonio Barbera, Presidente della Corte costituzionale in occasione della celebrazione del “Giorno del Ricordo”

Il Presidente Sergio Mattarella saluta  Egea Haffner, bambina ritratta nella foto simbolo 
dell’esodo in occasione della celebrazione del “Giorno del Ricordo”

Il Presidente Sergio Mattarella saluta Egea Haffner, bambina ritratta nella foto simbolo dell’esodo in occasione della celebrazione del “Giorno del Ricordo”

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della celebrazione del “Giorno del Ricordo”

Intervista ad Alessandra Rivaroli, protagonista del docufilm “Kevina Jama – La Foiba Grande”

Intervista ad Alessandra Rivaroli, protagonista del docufilm “Kevina Jama – La Foiba Grande”

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la Sig.ra Laura in occasione della celebrazione del “Giorno del Ricordo”

L'intervento di  Davide Rossi, Professore di Storia e Tecnica delle costituzioni europee presso Università degli Studi di Trieste

L’intervento di Davide Rossi, Professore di Storia e Tecnica delle costituzioni europee presso Università degli Studi di Trieste

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella saluta Giuseppe Valditara, Ministro dell’Istruzione e del merito,in occasione della celebrazione del “Giorno del Ricordo”

 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella saluta Giuseppe Valditara, Ministro dell’Istruzione e del merito

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella consegna i premi ai vincitori del concorso nazionale promosso dal Ministero dell'Istruzione e del merito, dal titolo “10 febbraio" -“Un mondo e un passato”.Storie dai luoghi di origine degli esuli giuliano-fiumano-dalmati

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella consegna i premi ai vincitori del concorso nazionale promosso dal Ministero dell’Istruzione e del merito, dal titolo “10 febbraio” -“Un mondo e un passato”.Storie dai luoghi di origine degli esuli giuliano-fiumano-dalmati

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella osserva ilavori realizzati dagli studnti vincitori del concorso nazionale promosso dal Ministero dell'Istruzione e del merito, dal titolo “10 febbraio" -“Un mondo e un passato”.Storie dai luoghi di origine degli esuli giuliano-fiumano-dalmati

 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella osserva ilavori realizzati dagli studnti vincitori del concorso nazionale promosso dal Ministero dell’Istruzione e del merito, dal titolo “10 febbraio” -“Un mondo e un passato”.Storie dai luoghi di origine degli esuli giuliano-fiumano-dalmati

C o m u n i c a t o

Si è svolta questa mattina al Palazzo del Quirinale, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la celebrazione del “Giorno del Ricordo”.

La cerimonia, condotta dall’attrice Viola Graziosi, è stata aperta dalla proiezione del docufilm dal titolo “Kevina Jama – La Foiba Grande”, cui ha fatto seguito l’intervista alla protagonista Alessandra Rivaroli.

Sono intervenuti il professor Giuseppe de Vergottini, Presidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati, lo storico Davide Rossi, professore di Storia e Tecnica delle costituzioni europee presso l’Università degli Studi di Trieste e il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani.

Viola Graziosi ha, quindi, letto un brano tratto dal libro “Chi ha paura dell’uomo nero” di Graziella Fiorentin e due estratti tratti dal libro “Bora. Istria, il vento dell’esilio” di Anna Maria Mori e Nelida Milani.
La Sig.ra Egea Haffner, la bambina ritratta nella foto simbolo dell’esodo, ha portato la sua testimonianza.

L’orchestra di archi del Conservatorio G. Tartini di Trieste ha eseguito l’Adagio dal Quartetto in Re maggiore op. 8 n. 1 di Luigi Boccherini e le arie “Italiana” e “Siciliana” dalla Suite n.3 “Antiche danze e arie” di Ottorino Respighi

La cerimonia si è conclusa con il discorso del Presidente della Repubblica.

Erano presenti alla cerimonia il Presidente del Senato della Repubblica, Ignazio La Russa, il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, il Presidente della Corte Costituzionale, Augusto Barbera, il Vice Presidente della Camera dei deputati, Fabio Rampelli, esponenti del Governo, del Parlamento, autorità civili e appartenenti alle Associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati.

In precedenza nella Sala degli Specchi, dopo l’indirizzo di saluto del Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, il Presidente Sergio Mattarella, coadiuvato dal Ministro e dal Presidente della FederEsuli, ha premiato le Scuole vincitrici del Concorso “10 febbraio – Un mondo e un passato. Storie dai luoghi di origine degli esuli giuliano-fiumano-dalmati”.

 

Messaggio del Presidente Mattarella in occasione del 25° anniversario dell’ascesa al trono di Sua Maestá Abdullah II, Re di Giordania

 

Il messaggio di fine anno 2021 di Sergio Mattarella | il ...

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato al Re di Giordania, Sua Maestà Abdullah II, il seguente messaggio:

“In questa giornata così significativa per la Giordania, unita nel celebrare la fausta ricorrenza del venticinquesimo anniversario dellascesa al trono di Vostra Maestà, è con sincero piacere che Le porgo i più fervidi auguri della Repubblica Italiana e le mie personali congratulazioni.

Nel corso di un lungo regno Vostra Maestà ha sempre operato con costante dedizione al servizio del popolo giordano e ha contribuito con determinazione all’intensificazione dei rapporti di proficua collaborazione tra Amman e Roma. Confido che negli anni a venire Giordania e Italia continueranno a collaborare per promuovere la pace e la stabilità dell’area euro-mediterranea.

In spirito di sincera amicizia desidero quindi far pervenire a Vostra Maestà, alla famiglia reale e al popolo giordano i più cordiali rallegramenti per questo significativo anniversario, unitamente a sinceri auguri di ogni benessere e prosperità”.

Dichiarazione del Presidente Mattarella in occasione della Giornata nazionale delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo

 

discorso

 

Roma,

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

«La Giornata nazionale delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo, voluta all’unanimità nel 2017 dal Parlamento, unisce la comunità nel conservarne la memoria, con l’intento di promuovere, secondo i principi sanciti dall’articolo 11 della Costituzione, la cultura della pace e del ripudio della guerra.

Il flagello della guerra, come affermato dallo Statuto delle Nazioni Unite, porta indicibili afflizioni all’umanità.  

Colpisce le fasce più vulnerabili della popolazione: bambini, famiglie, persone che non prendono parte alle ostilità, tutti coloro che, secondo i principi stabiliti dalle Convenzioni di Ginevra, devono essere protetti e trattati con umanità in ogni circostanza.

Assistiamo ad un costante incremento delle vittime civili nelle aree che sono teatro di guerra. Dai conflitti in Medioriente alla guerra in Ucraina, il bilancio delle vittime è in allarmante crescita.

Sono fatti inaccettabili, che offendono i valori umanitari e di solidarietà su cui si basa la cooperazione tra popoli e nazioni e violano i principi del Diritto Internazionale Umanitario da applicare negli scontri armati.

Promuovere la cultura della pace, ottenere il rispetto della popolazione civile nei conflitti, sono elementi imprescindibili per scuotere le coscienze ed evitare gli orrori che derivano da ogni forma di uso indiscriminato della forza nelle relazioni tra i popoli.

In questa Giornata, la Repubblica commemora tutte le vittime civili delle guerre e dei conflitti ed esprime vicinanza ai loro familiari».

 

Il Presidente Mattarella all’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte Suprema di Cassazione

 

Il Presidente Sergio Mattarella con Margherita Cassano, Primo Presidente della Corte Suprema di Cassazione e Luigi Salvato, Procuratore generale presso la Corte Suprema di Cassazione in occasione dell’Assemblea generale della Corte Suprema di Cassazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2024 e per la relazione sull’amministrazione della giustizia nell’anno 2023

Il Presidente Sergio Mattarella con Margherita Cassano, Primo Presidente della Corte Suprema di Cassazione e Luigi Salvato, Procuratore generale presso la Corte Suprema di Cassazione in occasione dell’Assemblea generale della Corte Suprema di Cassazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2024 e per la relazione sull’amministrazione della giustizia nell’anno 2023

Il Presidente Sergio Mattarella con Margherita Cassano, Primo Presidente della Corte Suprema di Cassazione e Luigi Salvato, Procuratore generale presso la Corte Suprema di Cassazione in occasione dell’Assemblea generale della Corte Suprema di Cassazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2024 e per la relazione sull’amministrazione della giustizia nell’anno 2023

Il Presidente Sergio Mattarella all’Assemblea generale della Corte Suprema di Cassazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2024 e per la relazione sull’amministrazione della giustizia nell’anno 2023

Il Presidente Sergio Mattarella all’Assemblea generale della Corte Suprema di Cassazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2024 e per la relazione sull’amministrazione della giustizia nell’anno 2023

 

Il Presidente Sergio Mattarella all’Assemblea generale della Corte Suprema di Cassazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2024 e per la relazione sull’amministrazione della giustizia nell’anno 2023

 

Il Presidente Sergio Mattarella con Margherita Cassano, Primo Presidente della Corte Suprema di Cassazione al termine dell’Assemblea generale della Corte Suprema di Cassazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2024 e per la relazione sull’amministrazione della giustizia nell’anno 2023

 

 

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è intervenuto all’Assemblea generale della Corte Suprema di Cassazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2024 e per la relazione sull’amministrazione della giustizia nell’anno 2023.

Il Primo Presidente della Corte Suprema di Cassazione, Margherita Cassano, ha dichiarato aperta la seduta dell’Assemblea generale e ha svolto la Relazione sull’amministrazione della giustizia.

Al termine, hanno preso la parola: Fabio Pinelli, Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura; Carlo Nordio, Ministro della Giustizia; Luigi Salvato, Procuratore generale presso la Corte Suprema di Cassazione; Gabriella Palmieri Sandulli, Avvocato generale dello Stato; Francesco Greco, Presidente del Consiglio Nazionale Forense.