Si è concluso uno dei più importanti processi della storia giudiziaria in Italia e nel pianeta. La Cassazione ha confermato ieri sera l’ergastolo a Massimo Bossetti, condannato in primo e secondo grado per l’omicidio di Yara Gambirasio.la ginnasta 13enne di Brembate di Sopra.
. Dopo oltre 4 ore di consiglio, i giudici della prima Sezione penale presieduta da Adriano Iasillo hanno reso nota la decisione, giudicando “inammissibile” il ricorso della difesa contro la sentenza d’appello. Un ricorso di 23 motivi e oltre 600 pagine, firmato dai difensori del carpentiere di Mapello, in cui erano stati elencati tutti gli elementi in una lunga indagine.
Yara era scomparsa il 26 novembre 2010 e tre mesi dopo (26 febbraio) il suo corpo era stato trovato in un campo di Chignolo d’Isola. Quattro anni più tardi erano scattate le manette per Bossetti. La prova è costituita dalla traccia biologica trovata su slip e leggings della vittima attribuita a ‘Ignoto 1’ poi identificato nell’imputato, finito in carcere il 16 giugno 2014, è la “pistola fumante” per l’accusa, solo un “mezzo Dna contaminato” per gli avvocati Salvagni e Paolo Camporini. I giudici di due diversi gradi hanno concordato nel ritenerla una “prova granitica”, per i legali invece quella traccia “ha talmente tante criticità che sono più i suoi difetti che i suoi marcatori”.
Inoltre, l’assenza di mitocondriale va ‘risolta’ concedendo una perizia, non chiedendo “un atto di fede”. Contro Bossetti, per l’accusa, ci sono stati anche altri elementi di non poco conto come : il furgone ripreso dalle telecamere vicino alla palestra e le fibre trovate sulla vittima compatibili con la tappezzeria del suo Iveco; le sferette metalliche sul corpo di Yara che rimandano al mondo dell’edilizia e l’assenza di alibi per l’imputato.Bosetti avrà tutta la vita per riflettere sul delitto da lui commesso . Poi un giorno se la vedrà pure con un altro Giudice ma del cielo: Dio onnipotente.