Stavolta è un uomo a subire la violenza familiare di una donna. Si voleva far credere il contrario. E una donna teatralmente inscena un’aggressione con l’acido per incastrare l’ex marito. I poliziotti svolgono indagini ,la Squadra mobile di Agrigento e quelli del commissariato di Palma di Montechiaro (Agrigento) sotto la direzione della Procura, e il quadro accusatorio che inizialmente si prospettava a carico dell’uomo viene completamente ribaltato
Nei confronti della donna è stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per i reati di calunnia e deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso.
Si apprende che lo scorso 5 dicembre, la 50enne aveva accusato l’ex marito di una aggressione brutale con una sostanza corrosiva da cui era uscita miracolosamente illesa se non per alcune gocce di acido che l’avevano raggiunta in volto. In quella circostanza l’ex marito venne arrestato immediatamente e trasferito in ospedale perché gravemente ustionato.
Divieto di dimora per tre consorelle, tra cui la madre superiora
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Un’indagine dei carabinieri e della sezione “Fasce deboli” della Procura di Napoli, coordinata dal procuratore aggiunto dr. Raffaello Falcone,è sfociata in un’ordinanza di arresto di una Madre superiore ed altre sottoposte al divieto di dimora in Campania
Sotto i riflettori dell’Arma dei Carabinieri di Ischia l’Istituto religioso Santa Maria della Provvidenza, a Casamicciola Terme, , che ospita minori in attesa di affidamento, adozione o in affido a seguito di provvedimenti giudiziari nonché minori ospiti esterni, a seguito di corrispettivo pagato privatamente dai genitori.
Il giudice ha emesso la misura cautelare del carcere nei confronti di Marie Georgette Rahasimalala, 55enne nata in Madagascar, che si occupava del servizio mensa nell’istituto religioso Santa Maria della Provvidenza di Casamicciola.
Archivi – Film Orror -Spiritualismo- SUD LIBERTA’
I divieti di dimora in Campania, invece, riguardano la madre superiora Angela De Bonis, 81 anni, Noeline Razanadraozy, 51 anni, anche lei del Madagascar e anche lei addetta alla mensa, e Alice Albaracin, quasi 48 anni, nata nelle Filippine, consorella addetta al servizio doposcuola.
Un video ha messo nei guai la suora arrestate a a dare il via alle indagini (il video è stato girato da una ragazza minorenne ospite della struttura – in cui si vedeva Marie Georgette Rahasimalala cha schiaffeggiava e tirava più volte con forza i capelli a un bambino di 4 anni, disperato, alla presenza di altri bambini che la invitavano a fermarsi; la suora colpiva con uno schiaffo anche il fratello di 8 anni intervenuto per difenderlo, procurandogli una fuoriuscita di sangue dal naso. Vedremmo appresso, nelle udienze, la difesa degli avvocati difensori
I Carabinieri del Nas di Reggio Calabria a conclusione di un’articolata attività investigativa, denominata “LA SIGNORA”, hanno dato esecuzione, con l’ausilio di militari del Comando Provinciale Carabinieri del capoluogo, ad una Ordinanza, emessa dal GIP presso Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della locale Procura della Repubblica diretta dal Procuratore G. B., di applicazione della misura cautelare personale degli arresti domiciliari nei confronti di due donne, titolari di una casa di riposo abusiva, e di tre loro dipendenti, gravemente indiziati, secondo l’ipotesi investigativa, dei reati di maltrattamenti verso conviventi e abbandono di persone incapaci, aggravati dall’aver cagionato la morte di un ospite.
Altri 7 soggetti sono stati deferiti in stato di libertà per diversi illeciti penali. Le indagini del NAS condotte da Gennaio a Maggio 2021, supportate da attività tecniche di intercettazioni telefoniche, acquisizioni e analisi di cartelle cliniche e ispezioni igienico sanitarie, nonché da pedinamento e osservazioni, sono originate dalla querela di una donna il cui marito, affetto da malattia neurodegenerativa, era deceduto dopo un periodo di degenza presso la casa di riposo oggetto di indagine. Si ipotizza che l’uomo sarebbe stato vittima di maltrattamenti e abbandono che avrebbero causato un peggioramento irreversibile della sua condizione clinica fino a giungere al decesso. Gli accertamenti investigativi avrebbero permesso di ricostruire, allo stato degli atti e fatte salve le successive valutazioni di merito, che le titolari della struttura, sottoposte agli arresti domiciliari, unitamente ai dipendenti (3 sottoposti a misura cautelare ed altri 6 deferiti in stato di libertà), avrebbero maltrattato 15 ospiti della casa di riposto, tutti affetti da gravi patologie e non autosufficienti, con plurimi atti vessatori che sarebbero consistiti: –
Nel somministrare scarse quantità di cibo, anche scaduto e mal conservato, tali da cagionare deperimento e malnutrizione; Nel tenere gli ospiti senza riscaldamento e di acqua calda, in ambienti privi di abbattimento architettonico; Nel somministrare arbitrariamente medicinali, senza consulto medico, e psicofarmaci, tra cui l’Entumin, per rendere più “gestibili” e sedare gli ospiti, tanto che agli indagati viene contestato anche l’esercizio abusivo della professione sanitaria; Nell’omettere le normali pratiche di igiene personale e degli ambienti, in quanto gli anziani sarebbero stati abbandonati e chiusi nelle stanze per cui, in alcuni casi, sono stati costretti così ad espletare i propri bisogni su sé stessi e sul letto dove dormivano, provocando l’aggravamento delle patologie già in essere e cagionando in alcuni casi anche la malattia della scabbia. Tutti gli ospiti, tra i quali vi erano anche anziani permanentemente allettati, sarebbero stati gestiti da personale assolutamente inidoneo e privo dei requisiti medici specialistici, infermieristici e socio assistenziali richiesti, ed inoltre, soprattutto di notte, alla presenza di un solo operatore, tanto che le vittime in alcuni casi sarebbero state costrette a dormire tra le loro feci e urine rimanendo a lungo fradici e sporchi. Le titolari, in concorso con la cuoca ed altra dipendente, sono indagate anche per il reato di epidemia colposa in quanto con condotte omissive e negligenti avrebbero agevolato il propagarsi di un focolaio Covid tra gli ospiti, cercando in tutti i modi di nascondere i contagi agli altri dipendenti, ai familiari delle vittime, alla Prefettura ed all’ASL reggina, tanto da rendere necessario un immediato intervento del NAS per avviare le previste misure contenitive e di cura e scongiurare ben più gravi conseguenze, interrompendo i tentativi di occultamento dei casi Covid.
Altri due dipendenti sono indagati per sostituzione di persona, in quanto, come avrebbero dimostrato le intercettazioni telefoniche, avrebbero fatto credere ad una anziana signora intenzionata a lasciare la casa di riposo di parlare al telefono con il figlio, che la rassicurava sulla “buona qualità” dell’assistenza e degli operatori che la curavano, mentre, in realtà si trattava di un dipendente. Tra gli indagati, poi, vi è anche una geometra reggina che, unitamente alle titolari, è stata deferita in stato di libertà per il reato di falsità ideologica, poiché avrebbe attestato falsamente la presenza, presso lo stabile in cui vi era la casa di riposo abusiva, di 4 distinte casa – famiglia che rispettavano i requisiti minimi strutturali. Contemporaneamente all’ esecuzione della misura cautelare personale è stato eseguito il sequestro preventivo della casa di riposo, e gli ospiti sono stati trasferiti presso i familiari o altre strutture socio sanitarie individuate dai Carabinieri e dai servizi sociali del Comune di Reggio Calabria. Il procedimento penale è nella fase delle indagini preliminari per cui vanno fatte salve le successive valutazioni di merito.
Dovrebbero davvero gettare in un pozzo la chiave della cella per il farabutto appena arrestato.E’ il commento unanime della gente Nei giorni appena trascorsi i Carabinieri della Compagnia di Mazara del Vallo hanno tratto in arresto G.D. romeno classe 77, soggetto gravato da precedenti di Polizia e ben conosciuto dai militari operanti, per i reati di uccisione di animali, detenzione illegale di arma, armi clandestine, alterazioni di armi e detenzione abusiva di armi e munizionamento. Il malvivente si è reso responsabile di atti gravi nei confronti di un animale (un cane precisamente) uccidendolo barbaramente, trascinandolo, legato ad una corda al suo furgone, postando il tutto sui social network. Durante il filmato, inquadrando il povero animale ormai morto, l’uomo commenta il tutto rivolgendosi al proprietario del cane (un vicino di casa) rivendicando il gesto ad un morso che l’animale avrebbe dato alla mano della figlia, e come promesso prima gli ha sparato e poi trascinato legandolo al furgone. A seguito della denuncia presentata dalla presidente dell’associazione Nazionale protezione animali ONLUS, vista la reazione che la terribile vicenda ha scatenato su varie piattaforme on line i Carabinieri della Compagnia di Mazara, tramite minuziosa attività di indagine, sono riusciti a risalire proprio al 44enne, quale autore dei gravissimi maltrattamenti, acquisendo tutto il materiale, dallo stesso pubblicato, sui social dove oltre al filmato del cane trascinato da un furgone, risultato a lui in uso, si ritraeva spesso in selfie con in mano pistole e munizionamento vario, suscitando l’ira di tantissime persone che hanno lasciato commenti di ogni tipo.
Per tale motivo scattava nella giornata venerdì appena trascorso la perquisizione domiciliare dove l’uomo veniva trovato in possesso di: 1 arma da fuoco artigianale clandestina; nr. 80 cartucce a pallettoni calibro 12; nr. 113 cartucce a “salve” calibro 9 nr. 1 pistola a “salve” calibro 9 modificata “senza tappo rosso”; quanto rinvenuto, è stato posto sotto sequestro. Al termine formalità di rito, su disposizione dell’A.G., l’arrestato è stato tradotto presso la propria abitazione in regime di arresti domiciliari dove è rimasto fino all’udienza di convalida durante la quale è stata disposto l’obbligo di dimora nel comune di Mazara del Vallo e l’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria. Contestualmente è stata sospesa l’erogazione del reddito di cittadinanza.
A Santa Margherita di Belice, i Carabinieri della locale Stazione hanno arrestato per maltrattamenti in famiglia un 43enne. Era da circa un anno che l’uomo vessava la convivente, aggredendola ripetutamente, e così nella tarda serata di ieri, la donna non ce l’ha fatta più e disperata ha chiamato il 112.
Purtroppo l’uomo non si è ravveduto nemmeno alla vista degli uomini della Benemerita intervenuti presso la sua abitazione e, in preda a un violentissimo scatto d’ira, ha aggredito nuovamente la convivente accusandola di averlo denunciato. Immediatamente bloccato dai militari, l’uomo è stato condotto in caserma e arrestato per maltrattamenti in famiglia. Terminate le formalità di rito, si sono aperte le porte del carcere di Trapani.
Fiamme gialle in azione a Palermo dove la sorpresa e l’orrore si sono miste per l’esecuzione di un’ordinanza emessa dal G.I.P. del Tribunale del capoluogo, su richiesta della Procura della Repubblica, IV Dipartimento, con la quale è stata disposta l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di 4 soggetti.
I destinatari del provvedimento sono I.M.G. (cl. 65), I.C. (cl. 69), I.M. (cl. 58), e A.V. (cl. 93), tutti residenti a Palermo, ai quali la Procura della Repubblica ha contestato i reati di maltrattamento, lesioni personali, nonché di violazioni in materia di tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro. Con il medesimo provvedimento, il G.I.P. accogliendo integralmente le richieste della Procura della Repubblica – Dipartimento Fasce Deboli – che ha coordinato le indagini, ha disposto il sequestro preventivo di una Onlus-“I nonnini di Enza” che gestisce l’attività di assistenza residenziale, che viene contestualmente affidata ad un amministratore giudiziario nominato dal Tribunale di Palermo, al fine di assicurare la prosecuzione dell’attività con personale qualificato nell’interesse e per la salvaguardia degli ospiti della struttura.
Le indagini dei finanzieri del Nucleo di Polizia economico – finanziaria di Palermo – Gruppo Tutela Mercato Capitali, avviate grazie alla segnalazione di un’ospite della casa di riposo, si sono sviluppate attraverso specifiche attività di intercettazione delegate dalla Procura della Repubblica, che hanno consentito di documentare fin da subito episodi di maltrattamento, fisico e psicologico, ai danni degli anziani. In meno di due mesi sono state, infatti, registrate decine di episodi di vessazioni e angherie attuate sistematicamente a danno degli anziani costretti a vivere in uno stato di costante soggezione e paura.
Un vero e proprio regime di vita mortificante ed insostenibile, fatto di continue ingiurie e minacce (“ti prendo a bastonate, t’ammazzo a legnate”, “cosa inutile, prostituta…devi buttare il sangue qua e devi morire”, “tanto se muori che mi interessa”), e violenze fisiche (calci, schiaffi, strattonamenti, nonché intimidazioni per costringere gli anziani a stare seduti) informano le Fiamme gialle..
Lo stesso G.I.P. presso il Tribunale di Palermo, nel valutare il gravissimo quadro probatorio raccolto dalla Procura della Repubblica sulla base del lavoro svolto dagli investigatori del Nucleo di Polizia economico – finanziaria di Palermo, ha ritenuto la sussistenza di esigenze cautelari sottolineando che “il ricorso a forme di violenza fisica e morale da parte degli indagati non ha assunto carattere episodico ma costituisce espressione di un consolidato modus operandi contrassegnato dal sistematico ricorso a forme di prevaricazione e sopraffazione nei confronti degli anziani ospiti, spinti fino ad atti di vile aggressione alla loro sfera di integrità fisica, oltre al loro patrimonio morale”.
I titolari della struttura, inoltre, dovranno rispondere, oltre che del mancato rispetto delle prescrizioni dettate dalla normativa vigente in materia di prevenzione del rischio di contagio da COVID-19, anche degli specifici reati in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro poiché, come emerso nel corso delle indagini, i dipendenti della struttura assistenziale non facevano uso dei dispositivi individuali di protezione, pur entrando a contatto stretto in un luogo chiuso con soggetti anziani, particolarmente fragili.
Proprio per tale motivo è stato predisposto un piano di accertamenti mirati alla tutela degli anziani, che – in concomitanza con l’operazione di servizio – sono stati tutti sottoposti a tampone per scongiurare il pericolo della possibile insorgenze di pericolosi focolai.
La Guardia di Finanza, nell’ambito delle indagini delegate dalla Procura della Repubblica di Palermo continua ad operare quale polizia economico-finanziaria a forte vocazione sociale, assicurando – soprattutto in questo periodo di grave emergenza sanitaria con cui si sta misurando il nostro Paese – la tutela gli operatori economici, dei lavoratori onesti e rispettosi delle regole e delle fasce più deboli ed esposte a rischio della popolazione.
Offese ed insulti volgari ad un anziano ospite di un struttura ospitale per anziani di Palermo . Offese quali:”Deficiente, minchione, fai schifo, demente, pezzo di merda, animalaccio, porco”. Quanto basta per consentire al gip di emettere cinque misure cautelari con il divieto di dimora per cinque persone che gestivano la struttura. Parolacce, insulti, vessazioni di ogni genere per un anziano affetto da demenza la cui unica colpa era quella di lamentarsi per i dolori e di essere incontinente. “Ti do un pugno in faccia, ti faccio cadere i denti, ti butto per terra“,è detto nell’ordinanza giudiziale
“A conoscenza del fatto che l’anziano non avesse altri familiari, lo minacciava di cacciarlo fuori dalla struttura, oltre a prospettargli di tenerlo rinchiuso in una stanza; ignorava le sue richieste di assistenza anche minime legate ai suoi bisogni fisiologici (“ti puoi stare cacato”); lo percuoteva con schiaffi nonché facendo sbattere la sua testa contro le pareti – scrive il gip nella misura cautelare – lo immobilizzava legandolo o imbavagliandolo“. L’inchiesta è coordinata dal Procuratore aggiunto di Palermo Annamaria Picozzi.
“Sei un porco, cretino, deficiente, cosa inutile, bestia”, lo minacciava di mali fisici (“ti scripientu a testa o munì”, in dialetto siciliano), ignorava le sue richieste di assistenza con espressioni quali “muori, puoi tenertelo il dolore; crepi e ti levi di davanti – scrive il gip riportando le parole dell’operatore sanitario – picchiava l’anziano, gli tappava la bocca nonché lo costringeva a stare seduto sul water finché non avesse espletato i suoi bisogni fisiologici, ordinava di sedarlo“.
“Siamo in presenza di un ricorso continuo e sistematico alla vessazione e sopraffazione dell’anziano ospite, in danno del quale risulta instaurato un regime di vita abitualmente doloroso e avvilente, regime di vita che la persona offesa subisce impotente” sostiene il gip del Tribunale di Palermo nella misura cautelare. “Risulta dunque ampiamente comprovato, a carico di tutti gli indagati, il delitto di maltrattamenti – dice il gip – in danno dell’anziano. Quest’ultimo, come documentato in atti, è soggetto al quale è stata riconosciuta la condizione di ‘portatore di handicap in situazione di gravità'”.
Ai genitori è stata sospesa la patria potestà, tre fratellini i affidati ad una casa famiglia. La coppia di coniugi alzava le mani e maltrattava per futili motivi sui propri tre figli, di 9, 8 e 3 anni, li trattava con disprezzo e creava un clima di terrore e assoggettamento. E’ l’accusa contestata dalla Procura di Catania ai loro genitori, 39 anni lui e 33 lei, che sono stati arrestati e posti ai domiciliari dai carabinieri per maltrattamenti in famiglia nei confronti dei figli minorenni.
A seguito di una visita medica al più grande dei tre fratelli che aveva un ematoma all’occhio destro e lividi su guance, braccia e addome,sono scattate le indagini dei Carabinieri , avvalse anche di intercettazioni audio-video che hanno «confermato che la casa era per i ragazzini una sorta di “lager domestico” dove gli insulti, le botte e le violenze psicofisiche erano all’ordine del giorno».
Sei maestre di una scuola dell’infanzia di Collesano, in provincia di Palermo sono state sospese dall’attività di insegnamento. Un’ordinanza emessa dal Gip ha previsto la misura interdittiva per dodici mesi a carico di tre insegnanti e per nove a carico delle altre tre. Motivo: “numerosi e reiterati casi di maltrattamento e condotte vessatorie, materiali e morali,” nei confronti dei propri alunni, bimbi di età compresa tra i 3 e i 6 anni.
Immagine Archivio Sud Libertà
La notifica esecutiva è stata eseguita dai carabinieri della stazione di Termini Imerese Le indagini dei carabinieri di Collesano, scattate dopo segnalazioni confermate successivamente da alcuni genitori, hanno consentito di raccogliere elementi e prove, durante l’anno scolastico “sistematici e pressoché quotidiani atti di maltrattamento fisico e psicologico” da parte delle sei maestre nei confronti dei bambini che frequentavano tre classi della scuola dell’infanzia di Collesano.
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