Sulla gestione dei cimiteri di Palermo- all’attenzione di pubblici ministeri e magistrati della Procura di Palermo che indagano da tempo- pubblichiamo una dichiarazione del sindaco Leoluca Orlando e un comunicato della Lega
“La magistratura com’è doveroso ha chiesto che ci siano chiarimenti sulla gestione dei cimiteri, ipotizzando un’omissione di atti d’ufficio. Avrò modo di portare con me davanti all’autorità giudiziaria tutte le ordinanze, le disposizioni di servizio e i provvedimenti adottati nell’ambito della cabina di regia che ho istituito proprio per dimostrare che ho fatto tutto quello che era nelle mie possibilità e competenze di sindaco per potere affrontare questo problema. Rimangono le problematiche che stiamo cercando in tutti i modi, di concerto con l’assessore Toni Sala, di risolvere”.
Somme di gestione? Tre milioni di euro e mezzo all’interno della finanziaria nazionale, da destinare all’emergenza sepolture al cimitero dei Rotoli. Lo prevede -informa un comunicato dell’Ufficio stampa palermitano- un emendamento della Lega, prima firmataria la senatrice Valeria Sudano, alla Finanziaria nazionale. Queste somme serviranno per realizzare quasi 1.800 loculi all’interno del cimitero, seguendo quello che è un progetto redatto dagli uffici comunali.
Dopo aver tentato di coinvolgere la Regione, che ha però negato la disponibilità di 15 milioni per il primo stralcio del nuovo camposanto, prosegue quindi l’impegno dei rappresentanti della Lega per trovare soluzioni concrete, nonostante le gravissime responsabilità dell’attuale amministrazione comunale. Su questo tema, abbiamo più volte denunciato l’immobilismo e l’improvvisazione dell’Amministrazione Orlando, con un esposto alla Magistratura, iniziative di comunicazione e, più di un anno fa, la richiesta di convocare ai Rotoli una seduta di consiglio comunale.
Accanto a quest’azione politica e di denuncia non si è mai fermata quella istituzionale, che ora speriamo possa portare ad un risultato concreto, per restituire dignità e decoro ai tanti defunti in attesa di sepoltura e dare serenità alle loro famiglie».
Ricorderemo che il giorno della commemorazione dei defunti l’arcivescovo, monsignor Corrado Lorefice si era espresso in termini duri contro il potere :. “Centinaia di nostri cari da lungo tempo non trovano neanche la possibilità di una degna sepoltura a causa dell’incuria umana e dell’ignominia di chi vuole lucrare anche nel momento più decisivo e dirompente del mistero della vita”, aveva denunciato. Si sa che gli arresti domiciliari sono scattati a seguito di una indagine dei Carabinieri nell’ottobre 2020 per il direttore del Cimitero con l’accusa grave di corruzione e concussione. Lo scorso settembre la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per dieci persone, fra dipendenti comunali e impresari funebri.
Quale la contestazione velata del Pontefice all’uomo di fiducia della Segreteria di Stato vaticana? Si apprende sia un accordo di partnership per apporre il marchio ‘Caritas Roma’ sulla ‘Birra Pollicina’, una birra artigianale prodotta dal pane raffermo e commercializzata dalla società di cui è amministratore Mario Becciu, il fratello dell’ormai ex cardinale Angelo Becciu, in cambio della “donazione” alla Fondazione del 5% del fatturato di vendita.
Sembra che l’operazione possa essere stata “favorita da mons. Angelo Becciu” e che, anche in considerazione della disciplina di settore prevista in Italia, possa aver generato guadagni indiretti alla Angel’s, cosa che è stata appunto contestata da Francesco al suo ex uomo di fiducia nell’udienza choc del 24 settembre. Ma anche altri punti dell’accordo firmato il 18 novembre 2019 da mons. Giampiero Palmieri, come legale rappresentante pro tempore della Fondazione Caritas Roma Onlus, e da Mario Becciu, quale amministratore unico e azionista al 95% della società, sono stati sottoposti all’attenzione del pontefice.
Il Vaticano- la Magistratura – pone sotto i riflettori il concetto di ‘donazione’, intesa come erogazione liberale che, come tale, consentirebbe alla società detrazioni e deduzioni fiscali, in contrasto, con l’articolo 7 dell’accordo che prevede, tra le cause di risoluzione del contratto “il mancato versamento da parte della Angel’s Srl dei contributi previsti all’art. 4”.
In particolare l’articolo 4 dell’accordo, tra l’altro recita: “La Angel’s Srl si impegna a donare alla Fondazione ‘Caritas Roma’ Onlus un importo non inferiore al 5% del fatturato di vendita verificabile con cadenza trimestrale attraverso il sistema contabile della Angel’s Srl”. E ancora: “Il versamento di suddetti importi avverrà trimestralmente entro il giorno 10 del mese successivo al trimestre di riferimento a mezzo bonifico bancario intestato alla Fondazione e sarà accompagnato da un report dettagliato composto dai tabulati estratti dal sistema contabile della Angel’s S.r.l. da cui sarà possibile verificare la corretta determinazione dell’importo”.
Le indagini e le verifiche comunque sono in corso per l’accertamento completo della verità e del ruolo dell’ex Cardinale Becciu….
OMISSIONE DI VIGILANZA ED ISPEZIONE DELL’EX SOPRINTENDENTE PATANE’ AL CIMITERO ETNEO IN VIOLAZIONE DELL’ART19 DEL CODICE DEI BENI CULTURALI E PAESAGGIO?
Video sulla Vicenda della Biga di Morgantina -Y.T. (Tv.2000)
di Raffaele Lanza
Sul ritrovamento della celebre -oggi ancor di più- biga di Morgantina, reperto archeologico trafugato nel 2017 e la cui inchiesta dei Carabinieri ha «consentito- comè noto – di sgominare un gruppo criminale a elevata pericolosità sociale, dedito alla commissione di reati contro il patrimonio nelle province di Catania, Enna e Siracusa sia concesso spendere due parole.
Anzitutto il recupero – abbiamo appreso dai Carabinieri- è avvenuto prima che potesse essere venduta al mercato nero delle opere d’arte
Secondo quanto si è appreso, sarebbero stati gli indagati, intercettati, a ricostruire la dinamica dell’operazione illegale, realizzata con un complice interno al cimitero.
Il gruppo criminale dalla vendita dell’opera bronzea sperava di potere realizzare due milioni di euro.Abbiamo saputo tutti che una volta imbragata la biga , essa è stata sollevata con elicottero – proprio come se si girasse la scena di un film -e poi poggiata su un camion. Successivamente è stata divisa: la carrozza è stata nascosta in un garage nel Catanese, i due cavalli appunto occultati in una stanza «segreta» realizzata in una villetta privata dell’Ennese. Fin qui la cronaca.
L’appendice riguarda l’epoca del bene che pare non proviene dall’area archeologica situata nel territorio di Aidone (Enna). Secondo l’archeologa Rosalba Panvini, soprintendente-protempore ai Beni culturali di Catania, il manufatto individuato dai militari non risalirebbe infatti al 450 a.C, bensì a poco più di un secolo fa. “È un’opera di fine Ottocento o dei primi del Novecento. Una riproduzione ben fatta, ma non risale certo all’età classica”,
La “Biga di Morgantina”, in bronzo e del peso di una tonnellata, era stata posizionata nel cimitero di Catania sul tetto di una cappella monumentale dalla famiglia Sollima
Apprendiamo che i Carabinieri hanno programmato la consegna alla Soprintendenza ai Beni culturali e all’Identità siciliana di Catania. Ed è qui il punto. O meglio l’appunto. Anche qui viene da sorridere: la comicità prosegue proprio come in un film a puntate. La scoperta del furto della biga è avvenuta con oltre un anno di ritardo, i Carabinieri la ritrovano e la consegnano alla Soprintendente.. Ma viene trascurata finora la responsabilità (indiretta) pure della Soprintendenza di Catania nell’arco di tempo 2017-2018. La riportiamo perchè la Magistratura etnea abbia elementi ulteriori idonei per individuare tutte le responsabilità ipotizzate sulla clamorosa vicenda
Si trascura infatti che la Soprintendenza sia incorsa – l’esperienza ai Beni culturali insegna – nella fattispecie in una chiara violazione del Codice ai Beni culturali e del Paesaggio in vigenza dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137, per aver omesso o trascurato la vigilanza del bene bronzeo del Cinquecento e/o fine Ottocento (sarà accertato successivamente) nel periodo di tempo di oltre un anno dalla scoperta del furto e dalla denuncia Sissignore: la vigilanza. Come si applica?
1). La vigilanza sui beni culturali sulle cose di cui all’articolo 12, comma 1, nonché sulle aree interessate da prescrizioni di tutela indiretta, ai sensi dell’articolo 45 compete al Ministero (e alle Soprintendenze n.d.r.). 2. Sulle cose di cui all’articolo 12, comma 1, che appartengano alle Regioni e agli altri enti pubblici territoriali il Ministero provvede alla vigilanza anche mediante forme di intesa e di coordinamento con le Regioni medesime.
Ma riveste pure interesse la lettura dell’ Articolo 19 che prevede l”Ispezione”
E cioè: spieghiamo papale papale:
1. I soprintendenti possono procedere in ogni tempo, con preavviso non inferiore a cinque giorni, fatti salvi i casi di estrema urgenza, ad ispezioni volte ad accertare l’esistenza e lo stato di conservazione o di custodia dei beni culturali.
2.” Con le modalità di cui al comma 1 i soprintendenti possono altresì accertare l’ottemperanza alle prescrizioni di tutela indiretta date ai sensi dell’articolo 45 “..
Non trascuriamo neppure che sulle tombe monumentali del Cimitero di Catania la Soprintendenza di Catania ha realizzato una specifica pubblicazione scientifica (una sorta di censimento) Era a conoscenza dunque l’Ente regionale dell’esistenza del bene bronzeo. E non dimentichiamo che per esercitare vigilanza ed ispezioni i Soprintendenti possono – ricordiamo che la penultima Soprintendente era, prima della messa in pensione,_la dirigente M.Grazia Patanè- anzi hanno il dovere di esercitare un controllo periodico sui monumenti del Cimitero etneo. Non sembra affatto che ciò sia stato fatto. Comprendiamo la complessità dei loro compiti dirigenziali,ma in caso positivo la Soprintendente , anche se la Biga di Morgantina non risalga all’epoca classica-non sappiamo- e, quindi priva di elevata preziosità, avrebbe certamente presentato una denuncia -in primis- al Dipartimento ai beni culturali-Sezione del direttore generale- dal quale essa dipende -di Palermo.
Le indagini dei Carabinieri, durate dal 2018 al 2019 e coordinate dalla Procura di Catania, hanno preso spunto da un assalto, il 16 aprile 2018,degli autori del furto a un centro scommesse di San Giovanni la Punta, che fruttò oltre 17.000 euro. Quindi la scoperta del “mediatore tedesco”
E’ passato oltre un anno- secondo i Carabinieri- la scoperta del furto(nel 2018) in virtù delle particolari indagini ed intercettazioni..
Come non sembra pure che sia stato utilizzato il personale Catalogatore degli Uffici di Via Luigi Sturzo a Catania addetto proprio per legge al censimento delle opere d’arte. E la scomparsa della Biga di Morgantina non riguarda un oggetto artistico o piccolo bene ma addirittura- come nelle foto sopra-un bene visibilissimo, importante e prezioso nonostante tutto anche per tipo di materiale impiegato -per gli addetti ai lavori- collocato sopra una tomba monumentale con tanto di foto pubblicata all’epoca dalla Soprintendenza. Non esiste la responsabilità della Soprintendenza? O la Vigilanza sui monumenti è uscita dalla magia di un prestigiatore anzichè del Codice ai Beni culturali che espressamente lo prevede ed è rimasto nell’occasione inapplicato?
A Misterbianco si profila una commissione di gestione straordinaria: Roma ha deciso infatti lo scioglimento del Consiglio comunale per Mafia, “accertati condizionamenti da parte delle locali organizzazioni criminali”. La decisione era all’esame del governo. che ha decretato, su proposta del ministro dell’interno, Luciana Lamorgese, lo scioglimento del Consiglio comunale per 18 mesi.
La parola del prefetto di Catania, Claudio Sammartino, dopo il lavoro della commissione incaricata, lo scorso 30 novembre, di un accesso ispettivo antimafia una settimana dopo “Revolution Bet 2” è stata fondamentale e propulsiva. L’inchiesta della Dda di Catania su mafia e scommesse congelò i beni di Carmelo Santapaola, vicesindaco del comune sciolto, legato con la famiglia Placenti, e quindi al Clan Ercolano.
Il gip di Catania afferma si tratta di a «vera e propria occupazione sistematica dell’istituzione comunale, volta ad esplicare un controllo pieno di appalti e assunzioni», con Santapaola «testa di ponte del sodalizio all’interno dell’ente comunale». Circostanza confermata dal pentito Giuseppe Scollo, per il quale l’ex vicesindaco «fa sapere le notizie sugli appalti e vantava amicizie nel Comune di Misterbianco con la possibilità di ottenere posti di lavoro ai parenti degli affiliati».
Alcuni «riscontri concreti», atti alla mano, sull’efficacia del pressing mafioso (magari anche a insaputa del sindaco stesso). E, inoltre, le rivelazioni, pesantissime, di un altro pentito: Salvatore Messina, nome in codice (mafioso) “Manicomio”, esponente del clan Pillera. Lo scorso 3 dicembre, in una località segreta, Messina conversa e rivela molte cose ai pm Marco Bisogni e Giuseppe Sturiale. E parla di alcuni «incontri avvenuti prima delle elezioni, in particolare nell’aprile 2012». I magistrati dicono inoltre : è «assolutamente certo» che l’ex vicesindaco di Misterbianco «fosse a conoscenza dell’appartenenza mafiosa dei suoi cugini». Ma, in un verbale di 19 pagine con tanti “omissis”, il collaboratore conferma ai magistrati della Dda la posta politico-mafiosa in gioco.
Nella foto il Sindaco del Comune di Misterbianco, Nino Di Guardo
Il ruolo del sindaco del Comune di Misterbianco genera perplessità.E’ un ruolo scomodo e rischioso al contempo. Se si gira da lato è pronta la Giustizia se prova a girarsi dall’altro proverebbe il terrore di un nome di Clan – Santapaola- in caso di forte contrasto. Probabilmente il sindaco ha un ruolo diplomatico ma non decisorio.
Inutile dire però ai quattro venti che non c’è la Mafia al Comune di Misterbianco. Adesso arriverà pure il decreto firmato dal presidente della Repubblica Mattarella. E’ al comando dell’istituzione e, recentemente aveva fornito una dichiarazione dopo l’operazione antimafia “Gisella”che ha fatto luce dopo 28 anni sulla vicenda legata all’omicidio del segretario locale della DC Paolo Arena ed il coinvolgimento della mafia locale e nel contempo hanno coinvolto l’ex vice sindaco Corsaro ed oggi consigliere comunale di opposizione. Di Guardo rilevò che “Corsaro aveva il dovere di e dimettersi da consigliere comunale per ridare prestigio alla sua comunità”
“Se non avessi vinto la competizione elettorale del 2017 – affermò Di Guardo – il mio comune rischiava la possibilità di avere un sindaco appoggiato dalla mafia.”
Il riferimento era alle intercettazioni rese note dalla stampa dalle quali emergono le telefonate fatte, nel marzo 2017, dalla segreteria politica di Marco Corsaro a due degli arrestati dell’operazione “Gisella” chiedendo di incontrali in vista della imminente campagna elettorale. “Un fatto inaudito che tremo solo a parlarne – ebbe a dire con l’Ufficio stampa il sindaco Di Guardo – chiedeva lui le dimissioni di Santapaola e dell’amministrazione quando sapeva di avere la coda di paglia. Può rimanere Corsaro in consiglio comunale dopo aver chiesto aiuto e sostegno a mafiosi? Si dimetta subito per ridare prestigio alla sua comunità.”
“Noi siamo dalla parte della verità – affermava ancora Di Guardo nel corso di un incontro con la Stampa – non abbiamo scheletri nell’armadio ed abbiamo fiducia nell’azione dei commissari prefettizi, poiché abbiamo servito il comune a testa alta, con amore e dignità e pertanto non temiamo di essere sciolti per infiltrazioni mafiose che non esistono.
Nel 2012 la “Lista Santapaola”, a sostegno di Di Guardo candidato e poi eletto sindaco, totalizzò però 1.923 voti con l’elezione di tre consiglieri. Il pentito rivela che «i Placenti volevano avere un riferimento forte sul territorio per le licenze e per le altre cose che orbitavano nel comune».Affari illeciti scoperti e fermati definitivamente per lo scioglimento del Consiglio comunale.
Non c’è dubbio che con l’azione del Procuratore capo dr.Luigi Patronaggio( nella foto)la Magistratura si è posta, se non addirittura, sostituita al
potere istituzionale politico
di Raffaele Lanza
Sul ring Luigi Patronaggio e Matteo Salvini. Chi pensa che il giudice Patronaggio sia finito al tappeto dopo i “missili Web” di Matteo Salvini e del suo gruppo si sbaglia. Il Procuratore capo di Agrigento si sta comportando come un formidabile pugile o, chi preferisce, un abile spadaccino. E’ davvero spettacolo se pensiamo che Salvini ha l’immunità parlamentare e la maggioranza in Aula qualora il Tribunale, nell’ipotesi peggiore del ministro, richieda l’autorizzazione a procedere.
Finito nella rete agrigentina il capo di gabinettoMatteo Piantedosi, indagato anche lui – e qui sono dolori veri, non più spettacolo- nell’ambito dell’inchiesta sulla Diciotti della Guardia costiera. Oltre ai reati, già contestati, di sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio, si sono aggiunti anche dei reati di sequestro di persona a scopo di coazione e omissione di atti di ufficio. Sembra di ritornare ai tempi del Pool “Mani pulite” dei magistrati di Milano. Quando indagarono Bettino Craxi- per appropriazione finanziamento illecito al partito che capeggiava -il segretario socialista rilasciava una dichiarazione di fuoco contro i magistrati milanesi. Ricorderemo che ad ogni dichiarazione pubblica di Craxi seguiva con la puntualità di un cronometro un avviso di garanzia . Oltre venti dichiarazioni pubbliche rilasciò Craxi corrispondenti a oltre venti avvisi di garanzia. Magistratura e Politica entrarono così sempre in collisione.
“Salvini mostra indifferenza e considera le azioni del magistrato agrigentino “Medaglie al valore“.
Non la pensa certamente così il Procuratore capo Luigi Patronaggio che anzi, stavolta, quasi a velare le accuse di vicinanza al Partito democratico, spiega che il sequestro è di i coazione perchè il Ministro ha impedito lo sbarco per fare pressione sull’Unione europea per la ridistribuzione dei migranti. Di più rincara la dose Patronaggio: si è concretizzato pure il reato di ‘omissione di atti d’ufficio perché i due indagati avrebbero ignorato la richiesta della Guardia costiera di un porto sicuro, indicando Catania solo come scalo tecnico.
I legali di Salvini in ogni caso considerano “il comportamento del procuratore come un’azione inusitata,spettacolare visto che il Ministro, pur incorrendo nei reati citati dalla Procura agrigentina, ha agito nell’interesse superiore e certamente prevalente dello Stato come il governo può testimoniare. Inoltre Salvini ha effettivamente ricevuto un forte danno di immagine dilatato all’immagine dell’Italia all’estero”…. La Magistratura si è rafforzata invece perchè il potere sottostante si è eguagliato a quello politico e addirittura ha espresso intento sostitutivo di un Ministro della Repubblica. Insomma il dibattito si svolge all’infinito.
Si apprende infine che nei prossimi giorni,Luigi Patronaggio invierà gli atti alla Procura di Palermo che poi li trasferirà al Tribunale dei ministri, presieduto dal giudice Fabio Pilato. Un nome curioso che tanto ricorda un giudizio storico-religioso della Bibbia…
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