Puigdemont : il giudice belga ha stabilito la messa in libertà, condizionata al divieto di lasciare il territorio belga, l’obbligo di risiedere a un indirizzo fisso e di presentarsi personalmente a tutte le convocazioni dell’autorità giudiziaria e gli atti previsti dalla procedura. Tali condizioni non sono suscettibili d’appello.
madrid
L’Europa non riesce ancora ad esprimere il valore della Libertà rappresentata nella sua grandezza da Puigdemont
Inizia il tormento per l’uomo che ha portato una ventata di libertà in Catalogna.La Procura di Madrid ha chiesto oggi l’arresto senza la condizionale dei componenti del governo catalano e di spiccare un mandato di arresto europeo nei confronti di Puigdemont e degli altri consiglieri Antoni Comín, Meritxell Serret, Lluís Puig e Clara Ponsatí, che non si sono presentati all’interrogatorio, restando a Bruxelles dove si trovano da lunedì sera.
I reati contestati sono quelli di ribellione, sedizione e malversazione di fondi pubblici in relazione all’organizzazione del referendum in Catalogna il primo ottobre scorso. L’arresto è stato chiesto per l’ex numero due del governo catalano, Oriol Junqueras, e per gli ex ministri Jordi Turull, Josep Rull, Meritxell Borras, Raul Romeva, Carles Mundò, Dolores Bassa e Joaquim Forn (Interno), mentre a Santi Villa è stato concesso il rilascio in libertà condizionata.
Nel documento di richiesta del mandato di arresto europeo, inviato dalla procura spagnola al magistrato che si occupa dell’indagine, si sottolinea che “ci sono stati ripetuti tentativi di consegnare la citazione nei domicili” delle persona chiamate a comparire “così come ripetute telefonate, tutti ignorati”. Inoltre, si osserva che l’ex presidente catalano “ha dichiarato pubblicamente la sua intenzione a non comparire”, e che ha chiesto di essere interrogato in videoconferenza, e lo stesso hanno fatto i consiglieri Comín e Serret.
Su richiesta degli avvocati difensori il giudice Pablo Llarena ha accettato di rinviare al 9 novembre, alle 9.30, l’interrogatorio della presidente del ‘Parlament’ catalano, Carme Forcadell, e di altri cinque parlamentari. Il giudice ha accettato la richiesta dei legali di avere più tempo per preparare la loro difesa, in quanto le notifiche sono state ricevute solo due giorni fa.
Il presidente della Corte suprema spagnola, Carlos Lesmes, ha confermato che Puigdemont rischia l’arresto nel caso in cui non si presenti in tribunale : “Quando qualcuno non si presenta dopo essere stato citato da un giudice per testimoniare, in Spagna o in qualsiasi altro Paese europeo, di solito si emette un ordine di arresto”
Il mandato di arresto europeo, previsto da una direttiva europea del 2002, costituisce la prima concretizzazione nel settore del diritto penale del principio di mutuo riconoscimento, semplificando e accelerando l’estradizione di un indagato tra due Paesi membri dell’Unione europea.
Le caratteristiche principali della procedura risiedono nel fatto che le autorità giudiziarie cooperano direttamente senza la necessità di passare per una valutazione da parte dell’esecutivo, tipica dei casi tradizionali di estradizione.
Per 32 categorie di reati si deroga al principio della cosiddetta ‘doppia incriminazione’, ovvero l’atto non deve essere considerato un reato in entrambi i Paesi. L’unico requisito è che sia punito con pene detentive di almeno tre anni nel Paese di esecuzione.
Il mandato semplifica le procedure e la documentazione da presentare mediante la creazione di un unico documento e prevede scadenze brevissime per l’adozione della decisione sulla consegna.
Prevede inoltre il superamento del divieto di estradizione di cittadini contemplato da diverse Costituzioni, per cui se la persona oggetto del mandato d’arresto europeo ai fini dell’azione penale è cittadino o residente dello Stato membro di esecuzione, la consegna non può essere rifiutata, ma può essere subordinata alla condizione che la persona, dopo essere stata ascoltata, sia rinviata nello Stato membro di esecuzione per scontarvi la pena o la misura di sicurezza eventualmente pronunciata nello Stato membro emittente.
Ciò che si trascura – e l’Europa ha il dovere di tenerne conto – è che siamo di fronte ad un uomo che ha lottato per l’idea della libertà e per un mondo migliore. Le azioni del governo spagnolo rivelano pertanto una dittatura di idee che non tollera le idee diverse -e migliori per i valori rappresentati- e sono di fatto davvero indecenti. Se l’Ue dovesse allinearsi all’idea della dittatura spagnola, ci sarebbe da vergognarsi di essere partecipi di un mondo che non riesce ad esprimere il significato della Libertà di un popolo.
Catalogna: il prezzo della libertà
In migliaia hanno festeggiato a plaza Sant Juame, sotto la sede del governo della Generalitat.
La dichiarazione d’indipendenza, approvata con voto segreto, annuncia la costituzione della “repubblica catalana come stato indipendente e sovrano” e invita il governo di Barcellona a “emettere tutte le risoluzioni necessarie per l’implementazione della legge di transizione giuridica e fondamento della Repubblica”.
Fra le misure, figurano provvedimenti per istituire la nazionalità catalana, la promozione del riconoscimento internazionale, la creazione di una Banca della Catalogna, l’integrazione dei funzionari spagnoli nella nuova amministrazione indipendente, provvedimenti per l’esercizio dell’autorità fiscale, la messa a punto di una lista dei beni dello stato spagnolo presenti in Catalogna per una effettiva successione nella proprietà. Sono previsti anche un negoziato con Madrid e la firma di trattati internazionali.
Dopo il via libera del Senato all’applicazione dell’articolo 155 in Catalogna e al termine di un consiglio dei ministri straordinario, Rajoy ha annunciato la destituzione del presidente della Generalitat catalana e del suo governo, oltre allo scioglimento del Parlamento autonomo di Barcellona e la convocazione di elezioni anticipate in Catalogna il 21 dicembre. Rajoy ha inoltre annunciato la presentazione di un ricorso alla Corte Costituzionale contro la dichiarazione di indipendenza.
“Ho deciso di convocare quanto prima elezioni libere, pulite e legali per restaurare la democrazia” ha detto Rajoy. “Sono le urne, quelle vere, con leggi, controlli e garanzie quelle su cui si può basare la convivenza”, ha affermato il primo ministro, con un chiaro riferimento al referendum sulla secessione, ritenuto illegale.
Nell’applicare l’articolo 155, il governo spagnolo ha destituito anche il segretario generale del dipartimento dell’Interno della Generalitat, Cesar Puig, e il direttore generale della polizia generale della polizia regionale dei Mossos d’Esquadra, Pere Soler. Il provvedimento, nota El Mundo, non colpisce per il momento il comandante dei Mossos, Josep Lluis Trapero. E’ stata anche decisa la chiusura di tutte le rappresentanze della Catalogna all’estero, una delle quali si trova anche a Roma.
Libertà, Libertà, Libertà: grandezza del momento della Catalogna
I Deputati indipendentisti hanno cantato l’inno della Libertà “Les Segadores”
La dichiarazione d’indipendenza della Catalogna con 70 voti a favore, 10 contrari e 2 schede bianche, ha fatto scattare i primi provvedimenti di Madrid. Destituire cioè il governo Catalano e commissariare la Catalogna. Altra conseguenza: l’indizione immediata delle elezioni anticipate. La Spagna sembra avere la solidarietà dell’Unione europea. Ma il risultato dell’indipendenza catalana – checchè ne possa dire l’Europa intera – si rivela straordinario per aver esaltato il sentimento della libertà e della giustizia. Nessuno può offendere o reprimere questo valore. Onore alla Catalogna e al suo leader per la capacità dimostrata. I deputati indipendentisti hanno salutato intanto il risultato cantando in piedi l’inno Les Segadores, mentre in piazza è esplosa la festa. I partiti unionisti avevano lasciato l’aula prima del voto.
Il presidente della Generalitat catalana Carles Puigdemont si è detto emozionato per “la grandezza di questo momento” ed ha salutato il voto della dichiarazione di indipendenza come “un passo molto atteso”. “Nelle prossime ore dovremo mantenere questo Paese in vita, lo faremo sul terremo della pace, del civismo e della dignità”, ha affermato Puigdemont, parlando sulla scalinata d’ingresso del Parlamento davanti a 700 sindaci indipendentisti catalani.
– Migliaia di persone – 6mila secondo le stime della Guardia Urbana di Barcellona – stanno festeggiando a plaza Sant Juame, sotto la sede del governo della Generalitat. La ‘Festa della proclamazione della Repubblica’ è stata convocata dall’associazione civica indipendentista Omnium Cultural. “Fuori, fuori la bandiera spagnola”, cantano i manifestanti, secondo quanto riferisce il sito del quotidiano catalano La Vanguardia, chiedendo che vengano ammainate le bandiere spagnole che ancora sventolano sugli edifici pubblici.
DICHIARAZIONE D’INDIPENDENZA – La dichiarazione, approvata con voto segreto, annuncia la costituzione della “repubblica catalana come stato indipendente e sovrano” e invita il governo di Barcellona a “emettere tutte le risoluzioni necessarie per l’implementazione della legge di transizione giuridica e fondamento della Repubblica”.
Fra le misure, figurano provvedimenti per istituire la nazionalità catalana, la promozione del riconoscimento internazionale, la creazione di una Banca della Catalogna, l’integrazione dei funzionari spagnoli nella nuova amministrazione indipendente, provvedimenti per l’esercizio dell’autorità fiscale, la messa a punto di una lista dei beni dello stato spagnolo presenti in Catalogna per una effettiva successione nella proprietà. Sono previsti anche un negoziato con Madrid e la firma di trattati internazionali.
Nel segreto dell’urna, si è appreso che : i deputati dei partiti indipendentisti – l’alleanza Junts pel Sì e il Cup – erano 72, ma i voti favorevoli sono stati 70. Erano presenti in aula, ma hanno votato contro i deputati di Catalunya si que es Pot, il raggruppamento della sindaca di Barcellona Ada Colau, di cui fa parte Podemos.
Intanto, il Senato spagnolo ha approvato a grande maggioranza il ricorso all’articolo 155 in Catalogna. E’ la prima volta che una simile misura viene approvata in Spagna. Vi sono stati 214 voti a favore, 47 contrari e una astensione. Il provvedimento è stato approvato dal Partito Popolare al governo, dai Socialisti e Ciudadanos. Hanno votato contro Unidos Podemos, il partito nazionalista basco e le due formazioni secessioniste catalane: Erc e PDeCat.
RAJOY – Nel suo intervento di questa mattina al Senato di Madrid, Rajoy aveva chiesto la destituzione del presidente della Generalitat della Catalogna Carles Puigdemont, del suo vice e dei consiglieri del governo regionale. “Lui, solo lui” è l’unico responsabile di quanto sta avvenendo, secondo Rajoy.
“Ciò da cui i catalani devono essere protetti – ha detto – non è l’imperialismo spagnolo ma una minoranza che, in modo intollerante, vuole sottomettere chiunque al giogo della sua dottrina secessionista”. “Celebrare elezioni urgenti è una saggia decisione”, ha dichiarato ancora Rajoy, spiegando che il suo obiettivo è quello di convocare consultazioni entro sei mesi. “Ora non c’è più via di uscita rispetto alla chiamata alle urne”, ha aggiunto il premier.
Il governo spagnolo vuol porre fine ai propositi di Libertà ed autonomia della Catalogna
Il governo di Madrid obbligherà per legge la Generalitat de Catalunya a fare un passo indietro sui propositi indipendentisti.
Secondo l’articolo 155 della Costituzione, mai applicato fino ad ora nella storia della Spagna, “ove la Comunità Autonoma non ottemperi agli obblighi imposti dalla Costituzione o dalle altre leggi, o si comporti in modo da attentare gravemente agli interessi generali della Spagna, il Governo, previa richiesta al Presidente della Comunità Autonoma e, ove questa sia disattesa con l’approvazione della maggioranza assoluta del Senato, potrà prendere le misure necessarie por obbligarla all’adempimento forzato di tali obblighi o per la protezione di detti interessi“.
L’articolo 155 non specifica infatti quali ‘poteri speciali’ possono essere esercitati dal governo spagnolo, che sembra così essere autorizzato a mettere in campo qualunque strumento per porre rimedio alla questione e obbligare la Catalogna “all’adempimento forzato” degli “obblighi imposti dalla Costituzione o dalle altre leggi”. Sarà il governo quindi a dover sottoporre all’approvazione del Senato le misure studiate per risolvere la crisi e che vorrà adottare in caso di voto a favore.
(Agenzia)